Licenza pesca: ecco quanto si pagherà
Dal 1 gennaio 2016 la licenza di pesca in mare a pagamento rischia davvero di diventare realtà. Il disegno di legge 521 presentato dall’on. Oliverio e colleghi, di cui abbiamo iniziato a darvi conto già mesi fa, è attualmente stato inglobato in un “testo unificato” che raggruppa diverse proposte di legge in materia di pesca e si propone di trovare una sintesi.
A dimostrazione del fatto che trattasi di proposta bipartisan i primi firmatari sono, oltre al già citato senatore PD Oliverio, l’on. Roberto Caon del Gruppo Misto e l’on. Francesco Catanoso di Forza Italia. Il nuovo testo unificato sostituisce tutte le proposte precedenti e si avvia alla discussione in Commissione Agricoltura.
Cosa cambia per la pesca sportiva?
Purtroppo poco. Assodato che la volontà di imporre un balzello è trasversale nell’agone politico e che la destinazione dei fondi, contrariamente a quanto ipotizzato in alcuni incontri ufficiali, non è mai stata in concreta discussione, cambia la definizione degli importi. La proposta Oliverio non parlava di somme, per quelle ci avevano pensato due emendamenti gemelli, poi fortunatamente ritirati, di alcune frange del centrodestra. Ora la sintesi potrebbe trasformarsi in 10 euro per la pesca da terra e 20 euro per la pesca dall’imbarcazione.
L’articolo 21 della Proposta di Legge C. 338 e C. 339 stabilisce che “A decorrere dal l° gennaio 2016 chiunque intenda effettuare attività di pesca sportiva o ricreativa in mare è tenuto alla comunicazione di cui all’articolo 1 decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 6 dicembre 2010, come modificato dal decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 15 luglio 2011. La comunicazione ha validità annuale.”
Mentre “chiunque” – ossia tutti – sono tenuti alla comunicazione, solo i soggetti di età compresa tra i 16 ed i 65 anni sono tenuti al pagamento di un “contributo annuo pari a 20 euro se intendano esercitare la pesca sportiva da imbarcazioni a motore e pari a 10 euro negli altri casi“.
Chi sarà colto a pescare in violazione alle norme sulla comunicazione e sul versamento del “contributo” sarà soggetto a sanzione amministrativa di 51 euro “incrementata del doppio“. Precisamente, alla “la sanzione amministrativa di cui all’articolo 1168 del codice della navigazione approvato con regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, incrementata del doppio“. In lingua italiana questo significherebbe 51 euro + 102 = 153 euro, ma chissà se il legislatore aveva davvero in mente questa cifra. Sarebbe bastato indicare la somma, ma evidentemente il nostro legislatore sente il bisogno di complicare le cose per renderle più oscure.
Rispetto agli attrezzi utilizzabili per la pesca sportiva in mare l’articolo 22 abroga la lettera f) dell’articolo 138 del DPR 1639/68 e con esso la possibilità di utilizzare parangali e nasse. Coerentemente, il comma 2 abroga le lettere d) ed e) dell’articolo 140 del Regolamento, che limitavano l’uso di questi attrezzi adesso abrogati.
Come da copione la pesca in apnea non è stata minimamente presa in considerazione, ci aspettiamo quindi che la quota dovuta dai pescasub possa variare in funzione delle concrete modalità di esercizio e che, per non precludersi la possibilità di fare una pescata con mezzo nautico – proprio o di amici – tutti verseranno l’importo superiore di 20 euro.
Che fine fanno questi soldi?
Il problema di una licenza di pesca a pagamento non è mai stato se pagare o no, quanto più, pagare per avere cosa? La risposta è semplice: nulla! Il testo unificato riprende le intenzioni di utilizzo dei proventi già illustrate nella prima stesura della 521. Il 60% destinato alla costituzione di un “Fondo per lo sviluppo della filiera ittica”, il 30% sia destinato al finanziamento dell’attività di vigilanza, controllo e contrasto alla pesca illegale, del restante 10% non è dato sapere ma quasi certamente finirà nel calderone della fiscalità generale.
Quindi, in buona sostanza, temevamo di dover pagare per finanziare i distruttori del mare e questo è esattamente lo scenario che si prospetta. Nel testo non mancano poi altri aiuti alla pesca professionale sotto forma di esenzioni e sgravi fiscali, mentre le associazioni della pesca sportiva e ricreativa, in rappresentanza di oltre 1 milione di praticanti, continuano a non essere interpellate e men che mai ascoltate.
Per quanto la politica continui a dimostrarsi sorda alle rimostranze di chiunque tenti in qualche modo di mettere in discussione i suoi piani di tassazione selvaggia, le associazioni nazionali della pesca sportiva continuano a percorrere ogni strada possibile nel tentativo di far recedere governo e ampi settori del parlamento dai loro propositi. Ricordiamo tra queste la recentissima lettera aperta inviata da FIPSAS, APR (Alleanza Pescatori Ricreativi) e Per il Mare, e l’istanza ai capigruppo avanzata da FIPIA.
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