Licenza di Pesca in Mare a Pagamento: Ritorna l’Idea dei 100 Euro
Il voto in aula sul disegno di legge che avrebbe dovuto istituire la licenza di pesca in mare a pagamento, calendarizzato per il 27 marzo, non c’è stato ma non è affatto una buona notizia. Del nuovo testo erano trapelate solo delle indiscrezioni ma si sapeva che il rimpasto del dispositivo era tutt’altro che concluso. Ora è ufficiale: il comitato ristretto della Commissione Agricoltura della Camera ha ultimato la messa a punto del testo unico per il settore, il prossimo passo sarà il 5 aprile con la prevista audizione con le organizzazioni della pesca (quali?).
Per i pescatori sportivi e ricreativi ci sono solo brutte notizie.
1- L’articolo 12 (pesca non professionale) è stato architettato in maniera da realizzare una rapina vera e propria. La forbice sull’ammontare della licenza di pesca si è di molto ampliata, partendo da un minimo di 10 euro fino ad arrivare a ben 100 euro, perdipiù succettibili di aggiornamento annuale sulla base della variazione, accertata dall’ISTAT, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati. L’importo della licenza dovrebbe essere calcolato in ragione della tipologia di pesca praticata e di imbarcazione utilizzata, anche se nessun chiarimento ulteriore è stato specificato nel testo.
2- Cambia anche la ripartizione dei proventi della “tassa” di pesca. Non più il 60% ai pescatori professionali (per indennizzare i periodi di fermo biologico), il 30% alle Capitanerie di Porto (per attività di controllo, ovviamente a danno esclusivo dei ricreativi) e il 10% al CONI (presumibilmente assegnati poi alla FIPSAS); bensì il 50% alla filiera professionale, sempre il 30% alla vigilanza e il 20% destinato a non meglio precisata “promozione della pesca sportiva”. Essendo notevolmente aumentato l’importo della licenza, quella che appare come una riduzione (in percentuale) ai professionisti, rappresenta invece un incremento molto sostanzioso alla loro causa.
In buona sostanza, in poco meno di un mese, la situazione è peggiorata in maniera drammatica, in un colpo solo si è ritornati alla proposta del 2014, formulata allora dal centrodestra, che proponeva sostanzialmente lo stesso tipo di prelievo. La protesta dei dilettanti è stata fallimentare: appena qualche migliaio di sottoscrizioni per la chiamata all’azione fatta dalla FIPSAS, a fronte di oltre un milione di praticanti stimati tra cannisti e subacquei, è il chiaro segno del totale disinteresse della categoria verso il problema. Al contrario quella di inizio marzo dei professionisti sotto Montecitorio ha sortito il duplice effetto di indurre la politica ad aumentare il prelievo nei confronti dei dilettanti e, tra le altre cose, a proporre una marcata riduzione delle sanzioni appena varate (agosto 2016) per la pesca illegale.
È chiaro che i ricreativi e le loro rappresentanze non hanno più nessuna reale capacità di incidere concretamente su questo ennesimo scippo targato PD, ma che è altamente probabile possa godere dell’avallo anche delle opposizioni. Forse, a conti fatti, potrebbe essere più conveniente andare a bussare alla porta del comparto della piccola nautica da diporto, uno dei pochi che negli anni ha sempre saputo difendersi dai vari assalti alla diligenza e che da una tassa che andrà indubbiamente ad incidere sul suo sviluppo, potrebbe avere tutto l’interesse di proteggersi.
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