Lettera del DT Roberto Borra sull’Europeo di Lagos
Pescasub di Novembre 2003 – Campionati Europei – Sono rimasto molto colpito da una foto pubblicata dalla suddetta rivista a pag. 33, che ritrae Alberto March sul gommone a fine gara il quale, come tutti, espone alla vista del pubblico il proprio carniere. Il suo barcaiolo espone una grossa cernia, ma confusa tra gli altri pesci infilati nel porta pesci ve ne è una seconda, infatti con attenzione ne possiamo vedere la bocca e la coda.
Io vorrei capire una cosa:
i l regolamento specificava che riguardo le cernie brune era permesso pescarne solamente una, mentre per le altre specie erano ammessi altri quantitativi.
Quando ci fu la riunione dei Capitani, io sollevai il problema e chiesi che venisse applicato il medesimo regolamento del campionato del mondo del Brasile con una forma di penalizzazione per chi trasgredisse tale regola.
La direzione di gara mi rispose che nessuno avrebbe dovuto prendere più pesci di quelli previsti, come ben specificato nel regolamento gara, ed inoltre il commissario presente sull’imbarcazione aveva il dovere di far rispettare tale regola e portare a conoscenza le trasgressioni alla direzione, e ai giudici.
Quindi era data per scontata l'”onestà” dei concorrenti.
Allora io mi chiedo: perché uno del calibro di March che sa che può pescare solo una cernia, ne prende una seconda?
Non credo debba dimostrare al mondo che sa pescare, perché sorvola su una regola che dice: numero di catture permesse al giorno per specie 1, e poi ne presenta una sola alla pesatura?
Sicuramente chi ha fatto il proprio dovere è stato il commissario di imbarcazione, che non gli ha permesso di fare il cambio e gli ha fatto portare la cernia più piccola, in caso contrario March avrebbe conquistato il terzo posto.
Sinceramente, è un fatto che mi lascia annichilito, è una cosa che non fa onore al nostro sport, perché catturare quando non serve al risultato?
Abbiamo impiegato anni per arrivare a fare queste regole, e le gare si chiamano così proprio perché tutti devono rispettarle, dal grande campione all’ultimo arrivato.
Roberto Borra
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