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Le schede dei campioni: Marco Bardi e l’orata

Le schede dei Campioni, raccolte e curate da Simone Belloni, affrontano il tema della cattura delle varie prede da una prospettiva del tutto particolare, quella delle gare. Pur fornendo indicazioni utili anche ai pescatori in apnea amatoriali, le schede sono dirette in particolare verso coloro che si dedicano all’agonismo o che, comunque, vogliono approfondire la loro conoscenza delle gare e delle tecniche vincenti adottate dai protagonisti del nostro sport.
E’ la volta dell’orata, una preda magica la cui scheda è stata redatta da Marco Bardi, un vero mito del nostro sport, attualmente responsabile del Team Omersub
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Marco Bardi con una bella orata

Dove cercarla

Per tentare la cattura di un’orata è fondamentale riconoscere una zona che presenti un Habitat ideale, costituito di solito da massi accatastati, preferibilmente in pochi metri di fondale. Sono ottime anche le pareti rocciose che finiscono a sabbia ed alga. Altre zone degne di nota sono gli agglomerati di grotto, con preferenza verso le cigliate basse ma ricche di vita. Il periodo migliore è sicuramente da Maggio a Novembre inoltrato, e la profondità ideale varia dai 2 ai 15 mt. Ci sono zone speciali, costituite da allevamenti di mitili, zone portuali, dighe e canali di lagune, ma anche nei fondali tradizionali, in cui è sempre possibile incontrarla. Golosa di vermi, ricci e molluschi bivalvi, l’Orata si avvicina spesso alla costa ma è molto condizionata dallo stato del mare, delle correnti e delle maree. Per mia esperienza, ho potuto notare che nei posti da me frequentati l’orata è più facile trovarla durante l’apice della bassa marea, quando sembra che si avvicini alla costa al contrario di tutti gli altri pesci, che nella stessa fase si allontanano. Non è una certezza matematica per tutti, ma le mie catture di orate avvengono sempre in coincidenza con questo fattore. Pertanto, in fase di bassa marea attivo il radar per le orate e mi muovo di conseguenza. Per dovere di cronaca, si deve dire anche che in certe zone è possibile l’incontro con qualche orata in tana. In tal caso, sono pesci molto facili, ed una volta avvistata la preda la cattura è praticamente scontata.

Come insidiarla

La mattina all’alba è il momento migliore, perché le orate sono molto diffidenti ma non sanno resistere al primo stimolo alimentare, un processo biologico che la porta ad avvicinarsi molto alla costa in tutta tranquillità, anche se le maree e le correnti non sono ottimali. La scarsa luce e la sua necessità di soddisfare il suo ritmo alimentare la rendono più vulnerabile del solito, tanto che si possono effettuare catture addirittura dalla superficie, anche se piuttosto rare. In tal senso, mi ricordo che subito dopo l’incidente occorsomi nel 2001, le prime volte che sono tornato in acqua l’ho fatto proprio la mattina molto presto, con la speranza di catturare qualche pesce senza fare apnea, come mi avevano consigliato. La prospettiva non era certo allettante, ma pur di tornare in mare ho accettato la sfida. In quelle prime tre occasioni di piena estate, mai mi sarei immaginato di poter catturare diversi pesci -tra cui alcune belle orate- dalla superficie. Scelsi, infatti, un fondale basso ma molto frastagliato, che mi permettesse di fare agguati dalla superficie ed alla fine, visti i risultati, mi dissi con una certa ironia che per impedirmi di pescare avrebbero dovuto amputarmi le gambe! Questa esperienza mi regalò gli stimoli per continuare ad andare in mare, mi dimostrò che anche senza scendere negli abissi si possono catturare i pesci, che l’istinto è l’arma migliore e che le orate hanno il loro punto debole.

Ne catturai diverse proprio mentre il sole faceva capolino, ma subito dopo non ne vidi mai nemmeno una. Credo che questo principio valga solo in piena estate lungo i litorali più frequentati, mentre nelle altre stagioni ne ho catturate in qualunque orario.
Ci sono dei momenti in cui le orate non ne vogliono sapere di avvicinarsi, forse perché sono di indole poco curiosa. La loro grande diffidenza verso i sub, sommata alla poca curiosità, ne fanno un pesce classico da agguato, ossia da sorprendere mentre meno se lo aspetta. Dovendo suggerire una tecnica su tutte, quindi, direi che è proprio l’agguato la migliore. Se all’aspetto avvistiamo un’orata diffidente che si sposta davanti a noi lateralmente e senza avvicinarsi, conviene spostarsi rasenti al fondale, cercando una copertura per anticiparla, sorprendendola. In molti casi, se la manovra è silenziosa e lenta, l’orata ne rimane vittima. Con l’acqua torbida, invece, può accadere che appena ci siamo appostati sul fondo l’orata si materializzi davanti al fucile, ed allora il gioco è fatto.

Pur pescando spesso a quote ragguardevoli, devo confessare che la maggior parte di orate le ho catturate in basso fondale. Solo una volta ho catturato un’orata di 6 kg -in mezzo ad un branco di dentici di pari misura- su un fondale impegnativo. D’inverno e primavera ne catturo diverse senza superare i 5 metri di profondità.

Un sub con una grossa orata

Attrezzatura

L’attrezzatura per l’orata è molto simile a quella che si utilizza normalmente per l’agguato o l’aspetto di ogni altro pesce. Credo che sarebbe assurdo progettare un’attrezzatura specifica pesce per pesce, salvo rare situazioni estreme. Unico punto su cui mi soffermo è la cura del mimetismo, perché con l’orata è necessario sparire completamente alla sua vista. Ribadisco, però, che sarà inutile essere perfettamente invisibili alla vista del pesce se poi si è facilmente localizzabili dal loro radar (linea laterale). La mia formula è: massima silenziosità e movimenti molto calibrati, in perfetto mimetismo con il tipo di fondale.

Personalmente, effettuo questa pesca con arbalete da 90 armato con gomme da 16 ed asta da 6,3mm, monofilo da 160 e mulinello al fucile. Pinne mimetiche leggermente più corte e muta sempre mimetica. Maschera di ampio campo visivo, gilet porta piombi per un assetto ottimale in pochi metri di fondo. Durante questa pesca riesco a catturare di tutto, dalla spigola alla grossa leccia, dal cefalo alla salpa, tutti pesci che amo cucinare personalmente. Ogni tanto capita anche l’orata, che regala la soddisfazione della preda regale pur se di taglia media.

In competizione

Non è mai stato facile catturare un’orata in gara, e salvo qualche sporadico colpo di fortuna, le poche presentate nei carnieri sono sempre state oggetto di una tecnica raffinata, già difficile quando si è soli in mare (figuriamoci durante una competizione con tanti gommoni che sfrecciano continuamente avanti ed indietro).

Io per primo ho sempre pensato che la cattura di un’orata in gara avvenisse solo in tana per una casualità, ma nel tempo ho dovuto ricredermi, proprio grazie alle catture che sono riuscito ad effettuare. La più importante risale al Campionato assoluto di Poetto nel 1996 dove, non avendo potuto preparare il campo di gara per la presenza ai Mondiali di Gijon, ho dovuto inventare la gara. Solo a fine gara, dopo numerosi tentativi con varie tecniche, mi sono avvicinato alla costa ed ho deciso di effettuare alcuni agguati tra i massi del basso fondale. La fortuna mi premiò con una stupenda orata di oltre 4 kg che salvò il mio piazzamento arricchendo un misero carniere.
Non si può certo dire che l’orata sia un pesce fondamentale, in quanto nessuno ci può contare seriamente, ma con il nuovo regolamento dove alcune specie hanno dei limiti di cattura e ci sono bonus per le specie diverse, cambiare tecnica e cercare di catturare un’orata, oggi più di ieri assume un’importanza degna di considerazione.

Proprio al mio ultimo campionato, quello di Terrasini nel 2001, alla seconda giornata ne catturai una di 3kg che mi fruttò un bonus come specie pregiata di altri 1.000 punti. La presi all’aspetto in parete, nella zona di Capo Rama, dove tentavo di catturare qualcosa del genere.
Se in gara ci sono le condizioni ideali conviene tentare, anche perché mentre s’insidia l’orata, considerando che di solito si opera in basso fondale misto, è possibile catturare anche il sarago, il cefalo, la leccia, il serra, la salpa, il tordo e così via.
Non è possibile partire con la sicurezza di trovare un’orata. Questo pesce si muove molto con le correnti e le maree, ed in gara si deve rispettare gli orari e le zone che il regolamento impone.

Un’orata è finita a pagliolo

Ne catturai una molto bella nel mio primo assoluto, quello mitico disputato a Palau nel 1985. Nella seconda giornata vagavo casualmente lungo i fondali dell’isola di Budelli, oggi parco Marino, quando riuscii a sorprendere una grossa orata tra la fine della frana e le alghe circostanti. Se ancora penso che con una orata grossa e altri 12 pesci da kg ottenni solo il 13° posto di giornata, ho già detto quanto si dimostrò ricco di pesce quel Campionato.
A sorpresa, anche se difficile, quella del 1993 al Campionato Italiano per Società vinto nelle acque di Arzachena, dove una bella orata di oltre 2kg, si aggiunse ad un dentice e tanti saraghi catturati su una zona di massi ed alga al centro campo di gara. Solo una volta in Spagna la fortuna mi sorrise con le orate, permettendomi di catturarne 4 nella stessa giornata durante un trofeo.
Secondo me in gara l’orata dovrebbe avere un valore tutto suo, come un jolly in un mazzo di carte. In effetti, può capitare anche il colpo di fortuna, proprio come nel caso di chi pesca il jolly durante una partita a scala 40, ma tutto questo è inevitabile, ed analogo al caso di chi trova la tana zeppa di pesci o ai mille altri casi fortuiti. Il principio, però, porterebbe ad avere quella speranza che una volta era riposta nella cattura di una grossa cernia, che ti proiettava nei primi posti o ti salvava dalla brutta figura. Uno stimolo che ogni agonista deve possedere per dare il massimo fino all’ultimo minuto, con la speranza di in appiglio cui aggrapparsi, fattore che oggi come oggi sembra scomparso.

Marco Bardi

P.S. A mio avviso l’orata è al secondo posto assoluto in termini di bontà culinaria, subito dietro alla corvina e davanti al dentice.

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