L’agonismo che vorrei: Luca Limongi
Personalmente come atleta (o forse ex!), credo che le difficoltà riscontrate in Italia nel settore agonistico della pesca in apnea siano dovute a un insieme di fattori ben più complesso, non legati principalmente alle gare con formula a nuoto. Rischio di entrare in un discorso troppo ampio ma sono convinto che agire solo sui regolamenti non basta per risollevare le sorti del nostro sport. La mancanza di un progetto di base e i continui cambiamenti hanno fermato lo sviluppo del settore agonistico, mettendo in disparte molti aspetti fondamentali alla base del rilancio di questa attività.
L’agonismo della pesca in apnea è posto all’interno della Federazione che, purtroppo, per vari motivi ha notevoli difficoltà a costruire un percorso di crescita efficace in questo settore. A mio parere occorre fare una valutazione complessiva partendo dalla fidelizzazione e dal tesseramento dei pescatori esterni, continuando con lo sviluppo dei corsi di pesca , passando alle selettive, al Campionato Italiano per poi arrivare al vertice del percorso con la Nazionale. Alla base di un progetto importante ci sono investimenti importanti, economici sicuramente ma soprattutto di persone con obiettivi collegati che permettano di raggiungere lo sviluppo comune prefissato.
Durante i corsi federali per allenatori, presso la Scuola della Sport del Coni a Roma, in molti abbiamo avuto l’impressione che si fosse intrapresa una nuova strada mirata allo sviluppo di diverse attività agonistiche federali ma, purtroppo, è stato costruito un progetto di crescita completo limitato alla sola apnea che, grazie soprattutto al grande lavoro svolto da alcune persone, ha portato al raggiungimento dei risultati agonistici che tutti conosciamo. Purtroppo la pesca in apnea non ha la possibilità di ottenere dal Coni lo stesso ritorno economico dell’apnea, è questione di numeri, le medaglie importanti conquistabili sono troppo poche rispetto a quelle disponibili con le tante specialità dell’apnea e inoltre, la pesca in apnea non viene presa in considerazione come sport condivisibile e adatto al “pubblico”
Provo ad analizzare i punti elencati prima:
Fidelizzazione – Partiamo dalla domanda principale, perché un pescatore in apnea dovrebbe iscriversi alla Federazione? Io 22 anni fa mi tesserai con il circolo Eridania Sub Torino perché volevo imparare e migliorare la mia tecnica per poi partecipare alle gare, sognando di poter vestire prima o poi la maglia della Nazionale. Oggi, questa motivazione è ancora attuale? O meglio, quanti appassionati sognano ancora la Nazionale? Ahimè credo siano poche le persone che rientrano in questa fascia di possibili atleti, non poche nel loro totale, ma poche rispetto ai numeri che servirebbero per dare una vera scossa e nuova linfa al nostro settore agonistico. Occorre lavorare su altre motivazioni che giustifichino il tesseramento, il primo passo nel percorso verso l’esordio in Nazionale. Far parte di una Federazione che ci rappresenta, avere a disposizione un’assicurazione di responsabilità civile, entrare a far parte di un circolo, trovare dei compagni di pesca, acquisire nuove nozioni, divertirsi, promuovere il nostro sport, allenarsi…sono tutti argomenti su cui bisogna lavorare in modo mirato, migliorandoli tutti perché in molti casi ri rivelano inadatti, poco attraenti o promossi in modo poco efficace, una automatica limitazione al possibile incremento di nuovi tesserati.
Corsi di pesca in apnea – Per accedere al mondo dell’agonismo occorre partecipare a un corso di pesca in apnea che quindi diventa un altro punto cruciale per raggiungere il nostro obiettivo finale. Per sviluppare i corsi si sono intraprese diverse strade che hanno portato ad un aumento massiccio del numero di istruttori ma non del numero di allievi brevettati, soprattutto quelli indirizzati ad arricchire in modo significativo il totale degli atleti partecipanti al circuito agonistico. Le cause di questo mancato risultato sono molte ma deve far riflettere che la maggior parte degli allievi brevettati in un corso di pesca non è interessato al mondo agonistico. Il problema risiede sempre nelle motivazioni? Io credo di si, e penso che dobbiamo essere noi atleti e istruttori a modificare questa tendenza, occorre analizzare il progetto corsi di pesca nei dettagli, per permetterne la giusta divulgazione puntando alla crescita di possibili nuovi atleti. In molte città/regioni ci sono difficoltà organizzative spesso causate dal basso numero di allievi presenti nei singoli circoli o dalla disponibilità degli istruttori, organizzare un corso unificato tra più società può essere una soluzione molto interessante che permetterebbe in alcuni casi di creare corsi di livello molto alto che forse richiamerebbero più allievi. Altro punto dolente è la ricerca di nuovi allievi al di fuori dei soliti gruppi. “Organizziamo un corso di pesca quest’anno?” “Si potremmo ma abbiamo un solo allievo e non ne vale la pena” “Peccato, lo faremo l’anno prossimo”. Questa può essere una tipica discussione legata all’organizzazione di un nuovo corso di pesca in apnea; forse andrebbe affrontata in modo diverso. “Organizziamo un corso di pesca quest’anno?” “Si possiamo, siamo 30 soci nel circolo e se ogn’uno trova un allievo l’anno prossimo potremmo riuscire a coinvolgere nelle gare quattro/cinque nuovi atleti”. Se vogliamo risollevare il nostro sport dobbiamo lottare e esporci, non possiamo aspettare che possibili allievi e atleti ci vengano a cercare, la maggior parte delle persone ignora anche l’esistenza di corsi e gare di pesca in apnea.
Selettive di qualificazione – Spesso vengono poco considerate ma in realtà sono il vero cuore del nostro agonismo e probabilmente occorrerebbe dargli maggiore risalto come fatto in passato. Non sempre si riesce a convincere nuovi brevettati a partecipare al circuito delle selettive. Tra i motivi principalmente il poco interesse verso le gare, pensare di non essere all’altezza, il costo di un’eventuale trasferta. Alcuni circoli e atleti organizzano uscite sociali sui campi gara nei periodi molto precedenti alla competizione proprio per far conoscere la zona e motivare i nuovi atleti magari accompagnandoli anche con qualche indicazione. Questo è un aspetto importantissimo che spesso fa nascere “la voglia” di iniziare il percorso agonistico. Altro aspetto importante è motivare il risultato di squadra facendo comprendere che anche un risultato individuale modesto può contribuire alla classifica per società regalando spesso vittorie inaspettate. Logicamente i “veterani” svolgono un compito fondamentale nello sviluppo del team all’interno del circolo. I commenti negativi che generalmente si sentono sull’attuale circuito gare riguardano soprattutto la mancanza di pesce e organizzazioni sommarie e improvvisate, due elementi che limitano molto “il divertimento” della competizione alla quale alla fine partecipano i soliti noti. Sulla mancanza di pesce purtroppo possiamo fare poco ma forse valutando meglio le date e i periodi potremmo avere un minimo di miglioramento. Il problema organizzativo invece credo si debba risolvere con forza, se una gara non funziona gli atleti devono intervenire chiedendo maggiore serietà all’organizzazione oppure smettere di disputare tale gara. Stesso approccio per eventuali partecipanti scorretti che volutamente ignorano o aggirano il regolamento. Un aspetto in cui credo fermamente è la modalità di premiazione mista, non solo in base alla classifica finale ma con anche un sorteggio dei premi tra tutti i partecipanti. Premiare i vincitori è sicuramente importante, coppe e medaglie contribuiscono in modo eccelso a questo aspetto ma eventuali premi in attrezzatura, prodotti tipici, abbigliamento, possono benissimo essere sorteggiati tra tutti gli atleti partecipanti, rendendo piacevole e coinvolgente per tutti la premiazione. Contribuisce molto a un risultato ottimale un buon rinfresco post gara, il classico conviviale “terzo tempo”. Se ben organizzato crea grande entusiasmo, premiazione, sorteggio e rinfresco trasformano il dopo competizione in un’ulteriore motivazione per partecipare alle gare; le competizioni di tiro al bersaglio subacqueo in questo forniscono un ottimo esempio. Forse ridurrei un po’ il numero di gare da disputare ma dipende molto dai partecipanti e dall’obiettivo finale. Se l’obiettivo è incrementare il numero di garisti non si può tagliare troppe o rischiamo di far implodere un sistema già di piccole dimensioni. Magari serve un intervento combinato, qualcosa di parallelo all’attuale circuito. Mi riferisco a un circuito di selettive a coppie che permetta l’accesso al Campionato Italiano a coppie. Attualmente vengono organizzate diverse gare a coppie in Italia, ad esempio il trofeo “Scoppetta” a Maratea o il “Gaetano Luce” a Bogliasco, anche solo una competizione per settore da cui estrapolare la lista delle 50/60 coppie che accederebbero alla competizione finale, da disputare in campi gara non necessariamente in Puglia o a Civitavecchia come avvenuto nelle ultime 9 edizioni. Questo circuito da disputare senza preparazione compresa la finale, un circuito diverso da quello individuale con finalità differente: partecipazione, coinvolgimento e divertimento quali aspetti principali. Personalmente credo che potrebbe darci grosse soddisfazioni, logicamente anche in questo caso il “terzo tempo” è fondamentale. Si potrebbe valutare in egual modo anche un circuito a squadre con imbarcazione, di esempi ne abbiamo tantissimi e in ogni regione al momento c’è almeno una gara organizzata con questa modalità, legare il circuito al Campionato Italiano a Squadre sarebbe semplicissimo. L’unica certezza è che occorre fare qualcosa che rilanci le “gare minori”, la valutazione deve essere attenta a tutti gli aspetti e coinvolgere nello sviluppo un maggior numero di atleti , in rappresentanza almeno uno per settore altrimenti rischiamo di ripetere vecchi errori.
Campionato Italiano – Intervenire sui Campionati Italiani è forse il punto più delicato, difficile riuscire ad accontentare tutti ma occorre non perdere mai di vista l’obiettivo comune finale: “risollevare le sorti del nostro sport”. Far crescere la voglia di partecipare al Campionato Italiano e elevare il livello degli atleti in funzione della Nazionale sono i due punti su cui si dovrebbe lavorare. Personalmente abolirei qualsiasi Campionato di Seconda/Qualificazione, a vantaggio di un accesso diretto dalle selettive al Campionato Assoluto, per il quale ridurrei ai soli primi 10 atleti classificati il diritto di accesso al campionato successivo.
Tali scelte potrebbero a:
– Motivare ulteriormente i partecipanti al circuito delle selettive
– Motivare gli atleti a restare nella Top Ten per non retrocedere alle selettive
– Favorire il supporto economico da parte dei circoli che a volte si trovano nello stesso anno a supportare diversi atleti in campionati diversi
– Ridurre da 2 a 1 anno il tempo necessario per conquistare l’accesso al Campionato Italiano
Un altro punto critico riguarda il numero di gare a cui partecipa un atleta che non retrocede; attualmente molti disputano solo il Campionato e probabilmente anche questo contribuisce a non far crescere agonisticamente gli atleti oltre un certo livello. Inserire alcune competizioni dedicate durante l’anno o degli stage altamente formativi potrebbe dare una forte spinta di crescita anche individuale. Critico è sicuramente l’aspetto economico ma credo sia oramai obbligatorio ragionarci se vogliamo “risollevare le sorti del nostro sport”. Tanti altri aspetti sono da affrontare: durata della preparazione, scelta dei campi gara, ma sono punti secondari rispetto al progetto di rinnovamento principale e vanno discussi durante la sua valutazione. Anche i Campionati Italiani dovrebbero essere organizzati in modo da mostrare e promuovere il meglio del nostro agonismo compreso un “terzo tempo” che riesca a coinvolgere le possibili persone intervenute a visionare la manifestazione.
Nazionale – La sognata maglia Azzurra in questo momento si trova proprio sotto la lente: il positivo arrivo di Marco Bardi come DT risveglia tante nuove speranze ma il difficile prossimo Campionato del Mondo in Grecia crea altrettante preoccupazioni. Come detto, in questi anni i risultati internazionali della nostra Nazionale non sono riusciti a essere all’altezza della tradizione italiana e siamo oramai alla ricerca continua della soluzione magica che possa riportarci ai vertici delle classifiche. Forse la mancanza di un adeguato coordinamento agonistico ha portato ai tanti cambi di DT e a un’insicurezza generale. Torno a una frase che ho utilizzato a inizio intervista “sognando di poter vestire prima o poi la maglia della Nazionale”, un sogno , un grandissimo obiettivo che richiede costanza e tanto impegno di tempo, fisico ed economico ma che non ha un percorso chiaro che permette il suo raggiungimento.
Ho impressione che questa insicurezza sia aumentata dopo il ritiro dei grandi atleti che hanno dato lustro al nostro agonismo, loro erano della generazione che ha vinto tutto e oggi mi sembra manchino dei punti di riferimento. Felice, Claut, Barteloni, Mortellaro sono una buona base ma occorre coinvolgere nel progetto di crescita della Nazionale anche altri atleti da anni ai vertici nazionali del nostro sport ma che non trovano spazio all’interno del “sogno azzurro”: Ascione, Loi, D’Alessandro, Deiana, Cuccaro, Roccaforte sono solo alcuni dei nomi. Un discorso a parte merita Nicola Riolo; Nicola è lui stesso l’agonismo, ha sempre vissuto per vincere e ancora oggi come la fenice rinasce ad ogni campionato dimostrando una continuità unica. Sicuramente Nicola è un’atleta complicato, poco gestibile, a volte può essere antipatico, difficilmente accetta la seconda linea ma è un patrimonio agonistico nazionale che forse andrebbe sfruttato meglio non sprecando le sue grandi capacità. Forse le scelte politiche, forse la mancanza di coraggio o forse altro hanno “parcheggiato” da troppi anni questo atleta all’interno del circuito nazionale.
La federazione greca organizzerà un Campionato del Mondo che mi piace sempre meno, una gara preparata e costruita per alcuni loro atleti che pescano a quote estreme senza lasciare alternative per la tattica di gara, pochissimi atleti possono ambire alla vittoria, il pericolo di incidenti è altissimo e ad oggi ci sono poche informazioni sulla garanzia di un’assistenza medica qualificata durante la competizione. Oltre a queste problematiche anche la scelta dei convocati della nostra Nazionale rischia di complicare ulteriormente la già difficile trasferta. Diversi nominativi hanno cominciato a girare nell’ambiente e anche il sondaggio su Apnea Magazine, seppur fosse un gioco, ha sollevato alcuni commenti preoccupanti. Come sempre, sarà impossibile accontentare tutti, soprattutto in un paese di CT come l’Italia ma, questa volta potrebbe nascere un precedente storico che cambierebbe totalmente le valutazione per l’accesso al “sogno Azzurro”.
Sembra si stiano valutando come possibili atleti anche nominativi al di fuori degli atleti partecipanti ai Campionati Italiani degli ultimi anni, ma anche pescatori che non hanno mai partecipato a competizioni di pesca individuali però con indiscusse capacità di pesca profonda che, come detto, sembra essere caratteristica indispensabile per il prossimo mondiale greco. I problemi legati a una scelta simile sono tanti, ma il principale riguarda le modalità di accesso alla Nazionale: si sconvolgono le basi del percorso meritocratico utilizzato fino ad oggi, non basta più ottenere i migliori risultati a livello nazionale ma vengono inseriti nuovi elementi di valutazione che, se così fosse, scopriremo nei prossimi mesi. Questa scelta potrebbe creare incertezza per il futuro e molti atleti potrebbero accantonare la rincorsa al “sogno azzurro” in quanto si vedrebbero non riconosciuti gli sforzi fatti fin’ora. Probabilmente si sta valutando questa strada in quanto il raggiungimento di un buon risultato in Grecia passerà obbligatoriamente dalla capacità dei nostri atleti di pescare a quote abissali ma, mi chiedo se tale scelta può realmente contribuire a risollevare le sorti del nostro sport oppure se non era meglio partecipare comunque con una squadra basata sulla meritocrazia dei Campionati Italiani.
Dall’esterno sembra un investimento finalizzato a ottenere un risultato importante a breve termine nel 2016 o la ricerca di nuove strade che possano contribuire a colmare il nostro attuale distacco dai vertici della classifica internazionale. Prendere le giuste decisioni non è mai facile e solo a posteriori potremo effettuare una valutazione ma, personalmente avrei preparato questa gara in modo diverso supportando alcuni atleti con una preparazione specifica. Sono quasi due anni che si conoscono le caratteristiche del prossimo Campionato del Mondo e forse si poteva cominciare in anticipo puntando a migliorare le capacità di adattamento alla profondità e incrementare le quote operative. Nell’apnea abbiamo atleti e tecnici di altissimo livello che sicuramente potevano fornire un grandissimo supporto con una pianificazione e un percorso di allenamenti e crescita sviluppato in due anni.
Il 2017 sarà l’inizio di un nuovo quadriennio federale e sicuramente saranno fatte nuove valutazioni sul settore agonistico della pesca in apnea, mi auguro che si riesca a pianificare un progetto importante anche da un punto di vista economico che permetta anche alla nostra Nazionale di esprimersi al meglio facendo tutto il necessario per riconquistare le vittorie importanti che alimentano il “sogno Azzurro” in tutti noi.
Queste sono solo mie considerazioni ma ci dovrebbe essere un confronto continuo tra agonisti perché ogn’uno di noi può contribuire in modo positivo, per risollevare le sorti del nostro sport sarebbe importante pianificare un intervento forte e accurato, purtroppo non basta cambiare qualche regolamento per ottenere benefici importanti, federazioni, aziende, istituzioni devono contribuire insieme al rilancio non solo del settore agonistico.
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Category: Pesca in Apnea