La preparazione fisica nel nuoto pinnato e nell’apnea: parte 3
Foto 1 – Atleti del Nord Padania
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Contesto modelli tecnico-stilistici
Assistendo ad una manifestazione agonistica di Nuoto Pinnato anche il più neofita dei Tecnici Sportivi percepirebbe una diversità negli stili di nuotata attualmente adottati dagli atleti:
– uno stile derivato dalla spinta in acqua di un corpo rigido con inclinazione fissa del tipo “motoscafo”
– lo stile derivato dalla penetrazione ondulatoria di un corpo mobile con inclinazione variabile del tipo “delfino”
Le considerazioni riferite ai due modelli tecnico-stilistici dipendono primariamente dai seguenti fattori:
a) dalle caratteristiche del soggetto: grado di mobilità, congenita e/o acquisita, del rachide dorsale e del cingolo scapolo omerale;
b) dal tipo di monopinna adottata;
c) dalle capacità cinestesiche del singolo atleta e di adattamento alle varie e/o nuove situazioni;
d) dalla “scuola” di provenienza, per:
– la sensibilità dei tecnici di percepire e di trasmettere agli atleti la modificabilità degli schemi motori ovvero ricerca della “..ripetizione
senza ripetizione…”(Bernestein) e superamento del modello stereotipato;
– la cura rivolta, dai tecnici, alla preparazione fisica generale e specifica della mobilità articolare
La preparazione fisica deve assolutamente valutare l’influenza di questi fattori sulla biomeccanica del gesto.
Foto 2 – Cinegramma
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Il modello stilistico con le monopinne lineari
Con queste attrezzature molto leggere ridotte all’essenziale si rilevano in molti soggetti, generalmente velocisti, le seguenti particolarità stilistiche:
1.1) assetti molto rigidi nella parte anteriore del nuotatore con:
– mani esageratamente sovrapposte
– braccia e spalle serrate
– accentuato dorso curvo permanente contratto
– evidente curva in lordosi di compenso alla cifosi dorsale
In molti soggetti il tentativo di trasmettere un impulso ondulatorio partendo dal tratto cervicale a tutta la colonna vertebrale è vanificato dalla rigidità del dorso curvo.
In realtà si avverte un vigoroso inarcamento(caricamento) solo dal tratto lombare indirizzato alle estremità inferiori con “fulcro del movimento localizzato in L3-L4” (M.Ciavarella).
Con questo assetto si evidenziano spesso dei movimenti verticali più o meno volontari delle mani o delle braccia o del capo a fronte di un’area dorsale in rigida cifosi.
Foto 3 – Assetto rigido a cuneo
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1.2) assetti con una penetrazione idrodinamica “cuneo” con una angolazione fissa del busto; questo assetto non permette la formazione di un’onda propulsiva (massa d’acqua) sopra al nuotatore tanto importante nella fase ascendete. Questa limitazione riconducibile alle caratteristiche delle monopinna lineare tende a favorire maggiormente la fase discendente.
Queste considerazioni sono evidenziate nel cinegramma, posto sotto, in cui la sovrapposizione di immagini in avanzamento, come visibile dai punti di repere dei centri articolari e dei relativi segmenti, mostrano quanto sia limitata l’escursione verticale del centro articolare “cingolo scapolo omerale” rispetto alla superficie dell’acqua.
Questo grafico, come le foto sotto, contrastano con la prossima sequenza dello stile ‘delfinato’ in cui ho inteso mettere in evidenza l’affondamento delle spalle nella ricerca di un’onda superiore figura n. 5 assimilabile alla foto dell’atleta dell’Est H.V.
Foto 4 – Assetto rigido frontale
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1.3) Alla fase ascendente della pinneggiata, di caricamento a carico dei muscoli lombari segue una energica spinta discendente con esclusivo coinvolgimento dei quadricipiti femorali.
Parere personale:
Questa interpretazione stilistica, ancora oggi visibile soprattutto tra i velocisti, non è certo da considerarsi un “gesto economico”, viste le palesi rigidità delle aree muscolari degli arti superiori e del busto non propriamente deputate alla propulsione ma piuttosto ad “un’azione tensiva di supporto passivo/appoggio’ (M.Ciavarella).
La localizzazione dello sforzo e l’affaticamento delle vaste aree muscolari degli arti inferiori riconduce sempre alle affermazioni dell’autore prima citato che nel 2000 giustamente sosteneva:
“‘nel pinnato si sono riscontrati tassi di lattato ematico e consumo di VO2max, dopo prove ripetute di sforzi submassimali, notevolmente superiori a quelle mai registrate in un nuotatore di puro proprio quest’utilizzo delle masse muscolari (inferiori) rappresenta la prima sostanziale differenza tra il nuoto pinnato e il nuoto puro”.
Foto 5 – Stile delfinato
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Può ritenersi, a questo punto, efficace e vantaggioso un modello che prevede da un lato una parte del corpo in contrazione permanente e
dall’altro una parte in cui si con-centra il lavoro e il lattato?
Ecco perché personalmente propendo al nuovo stile “delfinato”, indotto dalle monopinne “a siluro”, che ho potuto osservare in atleti russi di altissimo livello (vedi Akapov).
Questi atleti anche morfologicamente denotavano un accurato lavoro svolto nella preparazione fisica evidenziando :
– posture corrette
– strutture fisiche proporzionate ed armo-niche
– ampie escursioni articolari rachidee e scapolari.
Il modello stilistico con monopinne inclinate
Con le monopinne a “siluro” si assiste attualmente ad uno stile di nuotata più sinuoso con un movimento corporeo globale;
– gli spostamenti verticali, rispetto alla superficie dell’acqua, meno evidenti sono quelli delle mani;
– il polso permette alle braccia di ottenere un’ampia escursione verticale della chiave articolare scapolo-omerale permettendole di affondare maggiormente;
– il movimento ondulatorio inizia dal tratto cervicale e favorito dalla mobilità dorsale permette lo spostamento dell’onda propulsiva(massa d’acqua) sia nella parte inferiore che in quella superiore del corpo dell’atleta.
In sostanza il nuotatore cerca di richiamare una massa d’acqua sopra di sé sospingendola alle estremità inferiori, la monopinna in questo modo può favorire la spinta della fase ascendente, come accade nella nuotata subacque. (vedi foto 5 e foto 6).
Parere personale ed impressioni degli atleti
Ritengo che attualmente questo sia il modello stilistico da applicare congiuntamente ad una preparazione fisica generale e specifica, per le
seguenti motivazioni:
– permette la costruzione e la regolazione di sensazioni cinestesiche-tattili attive, ovvero la ricerca attiva di una penetrazione idrodinamica ottimale ed adattabile alle situazioni attraverso il “senso
dell’acqua”;
– favorisce un coinvolgimento muscolare diffuso e la reale alternanza dei muscoli agonisti e antagonisti di tutto il corpo;
– attenua e/o elimina l’azione cifotizzante e lordotizzante, l’atleta sia in acqua che fuori assume posture più corrette;
– gli atleti avvertono minore affaticamento localizzato agli arti inferiori e allo stesso tempo sentono la necessità di una preparazione muscolare ed articolare adeguata;
Nel caso di uso promiscuo dei modelli di monopinna gli atleti intervistati hanno fornito risposte contrastanti riguardo all’adattamento spontaneo o forzato.
Foto 6 – H.V. vedi sequenza 5
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