La pesca del Tonno Rosso deve essere riformata
In questi mesi abbiamo visto come la pesca sportiva e dilettantistica siano oggetto delle morbose attenzioni della politica e del partito di governo in particolare. Stavolta è il turno di una risoluzione parlamentare presentata dall’on. Laura Venittelli, già autrice durante il World Fishing di un intervento molto fermo sulla necessità della licenza onerosa per gli amatori. Co-firmatari del documento i colleghi Nicodemo Oliverio, autore della proposta di legge che tra le altre cose vorrebbe imporre la licenza a pagamento per sovvenzionare la pesca professionale, insieme a Francesco Sanni ed Emanuele Cani.
In vista dell’annunciato aumento del 20% delle quote di pesca del tonno rosso per il 2015, gli onorevoli si sono giustamente preoccupati di chiedere una loro “congrua” redistribuzione, con particolare attenzione per i sistemi di pesca selettivi quali il palangaro e le tonnare fisse. Con colpevole ritardo, ma meglio che mai, sembrano essersi accorti dell’anomalia per cui le quote italiane sono esclusivo appannaggio di una dozzina di imbarcazioni in prevalenza della marineria di Salerno, lasciando le briciole a tutti gli altri componenti la filiera nazionale.
Fin qui tutto più che condivisibile, ma poi ecco la nota stonata: si richiede al governo “un ulteriore impegno per limitare, per la pesca non professionale, la cattura ad un singolo esemplare ad imbarcazione.”
Non si può non notare come tale disposizione sia già in vigore fin dal 2007, introdotta in sede europea dal Regolamento CEE n. 643/2007, e rappresenti oltretutto una mera utopia visto che i quantitativi spettanti alla pesca sportiva diminuiscono ogni anno.
Forse l’on. Venittelli intendeva dire “un singolo esemplare” nell’intera stagione di pesca, ma a fronte delle esigue quote riservate alla pesca sportiva una simile proposta appare semplicemente risibile e fuorviante, quasi che il prelievo della pesca sportiva, cui vengono riservate le briciole, potesse in qualche modo “danneggiare” la pesca professionale.
Il 2014 è stato indubbiamente l’anno della beffa in cui, a fronte di 5000 permessi rilasciati – si perché i pescatori sportivi per pescare il tonno già devono avere una licenza annuale ad hoc – sono state concesse appena 10 tonnellate, lo 0.5% del totale, pari ad una capacità di prelievo pro-capite di 2 kg (senza dimenticare che la taglia minima di pesca del tonno rosso è 30 kg).
E’ innegabile che una certa politica abbia una visione distorta della pesca sportiva, ignorando (volutamente?) le ricadute economiche, occupazionali e di gettito fiscale che un hobby che conta circa 2 milioni di praticanti indubbiamente ha su una produttività in forte crisi ormai da anni, per difendere ad ogni costo un settore che si è auto-distrutto e che conta appena qualche decina di migliaia di addetti.
Ora, cosa dobbiamo aspettarci da chi si impegna per far approvare restrizioni che già esistono?!
Sicuramente nulla di buono…
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