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La lettera di Antonino Vella in risposta all’articolo di Giorgio Volpe

| 21 Dicembre 2007 | 0 Comments

riceviamo e pubblichiamo – Follonica 17 Dic. ’07 – Carissimo Giorgio, ho appena terminato di leggere e rileggere la tua pubblicazione del 13/12/2007 dal titolo
‘ FIPSAS E TUTELA DELLA PESCA IN APNEA : BASTA BUFALE ‘ ed, essendo anche io un appassionato cyberpescapneista da anni impegnato a cercare soluzioni all’annoso problema della discriminazione del pescapneista dalla categoria dei pescatori dilettanti,in qualche modo mi sono sentito chiamato in causa un po’ per le precisazioni che, dal tuo punto di vista, giustificano l’operato della federazione un po’ per i termini con cui apostrofi tutti coloro che non condividono il percorso (per modi e per tempi) intrapreso dai nostri rappresentanti federali.
Convengo con te che, nell’esporre il proprio pensiero, ognuno dovrebbe usare termini non offensivi e che, prima di parlare, ci si dovrebbe informare esattamente sull’argomento trattato.
Converrai con me,spero, che chi è preposto a rappresentarci ed informarci,però, non sempre si prodiga in tal senso per cui è comprensibile che le notizie possano arrivare talvolta distorte,talvolta incomplete e talvolta travisate.
Anche stavolta la tua presa di posizione in difesa della federazione,del tutto legittima, non mi appare chiara dall’origine : non capisco cioè se tu intervieni a nome tuo personale, o in nome della testata che rappresenti o se hai avuto mandato dalla presidenza nazionale o di settore.

Vediamo adesso se riusciamo ad analizzare i due grossi problemi che, al momento, sembrano catalizzare l’attenzione di tutti gli interessati alla pesca in apnea.

Il decalogo del sub presentato dal Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio scaturito da un Tavolo Tecnico istituito dallo stesso ministero se,dal tuo punto di vista, non interessa il mondo della pesca in apnea nelle AMP in quanto tale attività non viene neanche citata, agli occhi di molti
(tra i quali anche io mi riconosco) può diventare la pietra tombale per le nostre aspirazioni pescasportive nelle aree protette.
Altra cosa sarebbe stata ed altro valore avrebbe avuto un documento che, presentato dal Ministero e discusso anche con persone interessate alla pesca in apnea, avesse invece citato espressamente la nostra attività dichiarando che la pesca sportiva in apnea (in quanto facente parte delle attività subacquee ricreative) si può praticare nelle AMP, laddove è possibile, con modalità e limitazioni (torcia, arpione, specie di pesci, trainetta, paperino, scooter elettrici e non ecc’.) ed indicando chiaramente le eventuali sanzioni per i trasgressori.
Il fatto che nel documento la pesca in apnea non venga neanche citata, a mio parere, significa che su questo tema non è neanche il caso di discutere tanto è ormai accettato come principio inderogabile la impossibilità di praticare tale attività nelle AMP.
Riporto, per fare chiarezza, una tua frase scritta nella seconda parte del tuo documento ”
” Tralascio gli atti dei processi su questioni attinenti la nostra materia, che ispirano vero e proprio terrorismo psicologico, e tralascio anche altri aspetti relativi alle AMP che confermano un certo trend non propriamente positivo per la nostra disciplina.
Questa mia convinzione è suffragata proprio dall’Articolo 2.2 del protocollo,intitolato ‘ Definizione delle attività subacquee ricreative nelle AMP che tu hai messo in grassetto nelle tua informativa.
Infatti per ‘ attività subacquee ricreative nelle AMP si intende l’insieme delle attività effettuate a scopo turistico e ricreativo,FINALIZZATE ALL’OSSERVAZIONE dell’ambiente marino’.(e ciò vuole dire che la pesca in apnea non è una attività ricreativa)
Se questa mia affermazione è una BUFALA BISLACCA, un PANEGIRICO SURREALE ed una FALSA E SPOCCHIOSA convinzione di essere in possesso del verbo ti invito (o ti sfido) a far sottoscrivere un documento da aggiungere a quello presentato all’Eudi Show 2007 da Icram, Federparchi, Adisub, Hsa Italia, Greenpeace Italia, Legambiente, Mareamico, Marevivo, Verdi Ambiente e Società e WWF Italia in cui si riconosca alla pesca in apnea il titolo di attività ricreativa, dilettantistica e sportiva.
Se riuscirai in questa operazione farò pubblica ammenda ed avrai le pubbliche scuse di quanti si sono espressi come un branco di oche starnazzanti; fino ad allora,però, consentici il beneficio del dubbio!!!
Certamente il personaggio che si è occupato, in nome della FIPSAS,di apportare il proprio contributo e di firmare il documento,perciò,anche a nome mio, essendo un voltagabbana
opportunista (visto che la pesca in apnea non gli aveva mai riservato gloria) ed essendo diventato ”esperto biologo del Settore Didattico che notoriamente non prova grande simpatia per la pesca
subacquea ‘ si sarà ben guardato dal proporre,nelle sedi opportune,una precisazione che salvaguardasse la nostra attività.
Non voglio credere alla ‘ teoria complottista, infondata seppure intrigante ‘ per cui ti invito
(l’invito è rivolto anche alla Federazione) a far sì che l’esperto in questione (ci piacerebbe conoscerne il nome) che ha firmato per tutti noi su delega della Federazione, divenisse il redattore ed il primo firmatario di una petizione, da inviare al Ministero dell’Ambiente, in cui, come dovuta integrazione al documento incriminato, si rendesse giustizia alla pesca in apnea con le indicazioni sopraccitate e che inserisse, come è giusto che sia,la pesca in apnea tra le attività subacquee turistico-ricreative-sportive nelle AMP.

Il fatto poi che il nostro presidente nazionale FIPSAS Ugo Claudio Matteoli,prendendo la parola il 31 marzo 2007 a S.Benedetto del Tronto al Convegno sul tema ‘ Parchi marini, Pesca Sportiva e Pescaturismo : realtà,prospettive e possibili sinergie ‘ abbia citato la pesca in apnea, all’interno di un discorso riportato dalla rivista della Federazione di sette colonne, dichiarando in un passaggio ”.riesca a far pescare tutti i pescatori veramente sportivi, COMPRESI QUELLI IN APNEA CHE NON DOVREBBERO PIU’ ESSERE CONSIDERATI I REIETTI DEL MONDO PISCATORIO. NON SE LO MERITANO ‘..’ non credo che possa farlo sentire sollevato dalla responsabilità della situazione in cui i pescasub si ritrovano all’interno delle AMP.
E mi fa estremamente piacere sapere da te che, per esperienza diretta, tu sapessi che lo stesso presidente del settore AS Alberto Azzali aveva sottoposto all’attenzione del Consiglio Federale un pacchetto di documenti da inviare al Ministero dell’Ambiente con cui si proponeva una regolamentazione della pesca in apnea sportiva nelle AMP e che, una volta approvata, sia stata inviata al Ministero.
Ufficialmente, benché oltre 450 tesserati Fips abbiano chiesto,con una interrogazione alla sede centrale, quali fossero le intenzioni della Presidenza Nazionale riguardo all’annoso problema della pesca in apnea nelle AMP, ad oggi ancora non ci è dato di sapere niente se non per tua comunicazione.
Quali altri atti ha compiuto il presidente Matteoli in difesa della pescasub? O ritiene di aver esaurito il suo compito dichiarando il suo dispiacere per l’esclusione della pescasub dalle AMP e demandando al presidente di settore Azzali il ruolo di interlocutore con il Ministero? E’, per caso, il presidente Matteoli anche il presidente del Settore Pesca in mare,o pesca a traina, o pesca al tonno rosso? Se sì,credo che abbia fatto benissimo a scendere personalmente in campo scrivendo di suo pugno al Ministero competente un intervento in difesa dell’attività di pesca dilettantistica al tonno rosso minacciata da una regolamentazione che la esclude,di fatto, dalla pratica sportiva.
Ma, se come credo, il presidente ha preso le difese di questa attività in prima persona difendendo la categoria con il peso di tutta la FIPSAS Nazionale (e forse senza neanche passare dalla discussione e dall’approvazione del Consiglio Federale) di sua spontanea volontà o su pressione dei tesserati Fips esercitanti tale pratica sportiva, mi sembra evidente la disparità di trattamento fra
figli e figliastri,pescatori di superficie gli uni e pescatori subacquei gli altri.

Il fatto,poi,che l’accettazione del protocollo sia volontaria anche nel resto del territorio,vista l’elasticità di interpretazione da parte degli organi preposti alla vigilanza,può indurre qualche perplessità in chi,magari per altri motivi, è incappato nelle maglie di una sorveglianza rigida, non sempre bene informata e mai disposta a porsi delle domande.
Vorrei ricordarti che proprio tu,in chiusura del tuo documento, parlando di controlli in mare, dichiari che ‘.’ Allo stato attuale, ogni accertamento è un vero terno al lotto, non si sa mai cosa fare per essere irreprensibili.

Con questo credo di aver interpretato il pensiero di molti e, forse, di averti fornito un’altra chiave di lettura altrettanto possibile e magari più vicina alla realtà riguardo al ‘Codice etico Subacqueo ‘.

Veniamo adesso all’altro punto caldo: IL PERMESSO OBBLIGATORIO

Anche per questo argomento ho letto attentamente quanto hai scritto con tanta dovizia di particolari ed ancora una volta mi permetto di dissentire dalla tua lettura dei fatti.
Siccome ritengo che, per l’alta professionalità che dimostri nella conoscenza delle leggi e nella loro interpretazione, tu non possa sbagliare nel trascrivere i testi o le sintesi di essi, vorrei farti notare un passaggio fondamentale che pare sfuggirti.
La Direzione Generale della pesca del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali,nell’esporre il quadro attuale della pesca dilettantistica-sportiva, ha disegnato un quadro abbastanza veritiero di quanto avviene in Italia (a differenza di altri stati Europei) e, giustamente, si ”..ripropone di sensibilizzare tutti i soggetti istituzionali preposti al fine di migliorare la normativa vigente”’
Accettato il passaggio che in un prossimo futuro la categoria dei pescatori sportivi in mare sarà, in qualche modo,censita (ed in uno stato di diritto mi sembra del tutto legittimo,se non altro per uniformarci alle norme UE) con un altrettanto legittimo Permesso/Patentino/Licenza/chiamiamolo come ci pare, mi è del tutto incomprensibile il motivo per cui la ”.FIPSAS ha pensato di impostare una strategia che possa impedire un ulteriore inasprimento delle norme che disciplinano l’esercizio della PESCA IN APNEA e,ove possibile, assicurare poche norme inequivocabili valide, salvo poche eccezioni motivate, sull’intero territorio nazionale ‘.
Capisco che ‘nelle stanze dei bottoni si ripeta che la PESCA SPORTIVA MARITTIMA sia un problema lamentato da alcune categorie professionali e che la vendita abusiva del pescato è una regola per una parte significativa dei PESCATORI SPORTIVI e che è assolutamente necessario porre un freno a questa illegalità diffusa ‘; allo stesso tempo mi è assolutamente incomprensibile il motivo per cui la ‘ FIPSAS ha ritenuto opportuno anticipare le mosse dell’esecutivo,nella convinzione che l’istituzione di un documento obbligatorio solamente per la pratica della PESCA IN APNEA non sia in sé vessatorio, se concepito in un certo modo,e che anzi presenti degli indiscussi vantaggi, primo fra tutti la possibilità di un contatto preventivo fra l’aspirante PESCASUB e le istituzioni ”
Con questa posizione e con questo atteggiamento ‘protettivo ‘ nei confronti della categoria dei pescasub è evidente che anche la FIPSAS Nazionale ritiene i pescatori in apnea come gli unici colpevoli dei dissapori lamentati dalla categoria dei pescatori professionisti.
E’ possibile che, su un numero stimato (ritengo per difetto) di 1.500.000 pescasportivi marittimi da imbarcazione più un certo numero di pescatori da terra o in immersione, la FIPSAS sia convinta di centrare il problema ‘difendendo’ la pesca subacquea riconoscendola,prima di tutto, colpevole di tutti i mali del mondo?
Questa posizione accetta e da forza a quanti sono riusciti a far eliminare la pesca sub nel Parco della Maddalena causa ‘ troppo pesce bucato al ristorante ‘.
Per caso, in quella occasione la FIPSAS Nazionale si è fatta sentire in difesa dei sub ricordando che, magari, tutto il resto del pescato poteva essere comunque di provenienza dilettantistica (gli ami dei palamiti non lasciano il segno) ed il pesce bucato, pescato da pescatori subacquei professionisti?
O questa affermazione avrebbe potuto mettere in difficoltà i nostri rappresentanti federali nei confronti di tutti quei pescasportivi (esclusi i pescasub) che possono praticare la loro attività nelle AMP?

Avviandoti alla conclusione del tuo documento dichiari che ”per essere interlocutori autorevoli ed ottenere ascolto sulle varie questioni occorre abbandonare la logica corporativa e l’approssimazione tipica dei forum per porsi su un piano superiore’..’
Non capisco perciò la proposta ‘corporativa ‘della federazione per un ‘permesso/patentino/licenza ‘ da far ottenere solo ai pescasub e non a tutti i pescasportivi di mare.

E scusami se non riesco a capire quanto scrivi in chiusura del documento’..giusto per chiarezza.

La FIPSAS,dici tu, non ha proposto il tesseramento federale obbligatorio per chi intende praticare la pesca in apnea sportiva,sarebbe difficile anche solo pensarlo. La FIPSAS, prosegui, ha solo chiesto che il rilascio del permesso (che perciò si intenderà obbligatorio) presupponga il possesso di una polizza RC per cui,visto che la TESSERA FIPSAS ne contiene già una, chi altri, al momento, dovrebbe o potrebbe rilasciare tale permesso? Mi sembra una questione di lana caprina che vuole distogliere l’attenzione dal vero problema.

I pescatori subacquei in apnea desiderano essere considerati, nel mondo della pesca ricreativa e sportiva, alla stessa stregua di tutti i pescatori dilettanti e vogliono che, in primis, sia la FIPSAS nazionale a non fare discriminazioni con convincimenti errati; i pescasub possono condividere o no la scelta del permesso di pesca in mare,ma all’interno di un progetto globale che accomuni,con le diversificazioni tipiche secondo la scelta di pesca, le attività di superficie e quelle subacquee.

Se così fosse stato fin dalla costituzione della prima AMP e la federazione avesse tenuto duro sull’inserimento dei pescasub insieme ai pescatori dilettanti fra i possibili fruitori delle aree marine
protette (a costo di chiedere l’estromissione di tutti),oggi non si vedrebbe,come dici tu,incolpare la FIPSAS di avere ‘permesso’ la nostra esclusione dalle zone C.
Saremmo sicuramente tanti di più a chiedere la ‘ reintegrazione ‘e forse la nostra voce,unita a quella dei pescatori di superficie estromessi, avrebbe avuto maggiore peso e non avremmo dato alle istituzioni l’idea dell’Armata Brancaleone di cui la nostra presidenza è a capo.

In sintesi stessi doveri ma, cosa fondamentale, stessi diritti per tutti i tesserati di una stessa federazione

Antonino VELLA

Risponde: Giorgio Volpe

Caro Antonino,

mi spiace sinceramente che ti senta toccato dalla mia colorita espressione, solitamente si addice a chi parla tanto e a sproposito senza mai combinare nulla. Sul protocollo e sul Presidente Matteoli taglio corto: credo che il tuo contributo sia stato preso in controtempo dalla lettera inviata questa mattina (giovedì 20 dicembre) al Ministro Pecoraro Scanio e al dott. Cosentino. Sappi, comunque, che la mia interpretazione è condivisa anche dal dott. Terlizzi, che conosci senz’altro in quanto hai cooperato con lui alla stesura del Libro Bianco. Il dott. Terlizzi fornisce consulenza per i regolamenti AMP, quindi credo sia persona titolata per giudicare il protocollo in oggetto. Del resto, ti contraddici da solo quando nella seconda parte dell’articolo pretendi, giustamente, che il pescatore in apnea sia trattato come tutti gli altri pescatori sportivi. Evidentemente devi deciderti: facciamo attività subacquea ricreativa finalizzata all’osservazione dei pesci o pratichiamo pesca sportiva? Secondo me, Matteoli e Terlizzi, ma anche secondo l’ordinamento giuridico, siamo pescatori sportivi. Del resto, il protocollo non può fare alcun danno, perché non solo l’esclusione sistematica della pesca in apnea si avvia a compiere 11 anni, ma anche perché la restaurazione con conseguente eliminazione della pesca in apnea anche nelle AMP dove in precedenza era consentita è inziata nel 2004. Già prima della recente firma del protocollo, infatti, scrivevo un articolo su Pia in cui parlavo di un passaggio dal pregiudizio alla tautologia, notando come l’unico argomento utilizzato per respingere proposte di introduzione e regolamentazione della pia nelle AMP fosse l’esigenza di un sistema di regolamenti armonizzati…. in altre parole, la pietra tombale sulla pesca in apnea è stata già messa e gli attuali tentativi sono volti a resuscitare un cadavere ormai ridotto alle ossa.

Sul discorso del permesso, comprendo il tuo punto di vista ma non concordo. La FIPSAS non fa alcuna discriminazione, è il settore AS che sta muovendosi autonomamente. E’ un tuo diritto dissentire, e lottare politicamente per un cambio di rotta e guardia. Per quanto riguarda i tecnici come me, se non sarà gradito il mio operato sarà sufficiente non interprellarmi, io sarò felice di andarmene a fare quello che altri non hanno mai smesso di fare, cioé pescare, salvo vagliare più o meno distrattamente il lavoro altrui di tanto in tanto e profondermi in articolatissime critiche.

Per il resto, mi limito ad una notazione: è vero che la FIPSAS in passato non ha brillato per attivismo, ma era la FIPSAS della tua generazione, quella che ha lasciato un’eredità disastrosa a quelli della mia generazione. Personalmente oggi tento di mettere una pezza e di recuperare una situazione apparentemente irrecuperabile, del passato non posso certamente rispondere più di quanto non possa fare, nel tuo caso, uno specchio.

Un caro saluto,
Giorgio Volpe

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