L’importanza di assumersi nuove responsabilità
Foto – Riccardo Sirna
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Considerare più importanti gli animali dell’uomo sembra essere il credo ambientalista. Un branco di delfini in difficoltà crea più aspettative fra la gente che mille bambini africani che muoiono di fame. Navi, aerei, elicotteri mobilitati, si spendono miliardi per questo, sino a quando i delfini non saranno salvati. Il musetto del delfino è molto più simpatico di una tribù in via d’estinzione della Nuova guinea, già!” loro sono cannibali.”
Un Capodoglio smarrito fa notizia e un delfino ferito ci commuove alle lacrime, i bambini afgani no, sono figli di Al Qaeda.
Alcuni ambientalisti arrivano ad intellettualizzare una terra parassitata da uno strano animale: l’uomo, è necessario ridurre il suo numero, “come” non importa. La sopravvivenza è legata alla distruzione dei deboli, con l ‘istigazione alla lotta selvaggia da parte degli infami che daranno l’assalto alle ricchezze del pianeta. Questo è uno spaccato del futuro che ci aspetta. L’uomo si scopre a odiare il suo simile, anche nel nostro condominio vi è un essere indegno, antipatico che volentieri vorremmo sparisse per sempre. Accanto alla fame dei poveri vi è il paradosso di cagnetti infiocchettati, imbellettati e ben nutriti, a lato di una popolazione di miserabili senza nessuna possibilità di sussistenza. Animali carini e piacevoli, al contrario di umani pieni dei loro problemi che ci rattristano e incupiscono, che ci disturbano quando si accalcano in massa per chiedere cibo, assistenza e maggiore dignità.Il pianeta si prepara a diventare artificiale in tutto e per tutto.
Ma oltre all’esagerazione supportata dai fatti, sta avvenendo qualcosa che segnerà per sempre il futuro del pianeta, la rivalutazione della natura e della vita animale: in futuro sopravvivrà, solo ciò che della natura l’uomo deciderà di conservare perché degno di tal fine: balene, delfini, leoni, virus. La massa si avvia comunque a comprendere che uomo e natura non sono due entità separate che devono all’estinzione di uno la sopravvivenza dell’altra. L’uomo può decidere cosa conservare, se l’artificiale o il naturale e selvaggio che cura e controlla nei parchi naturali, anche loro sempre più entità artficiali, frutto di volontà politiche, spesso combattute aspramente. Questi santuari dell’umanità paradisi ” non naturali”, artificiali quanto un grattacielo o uno stadio, arene dove l’uomo deciderà cosa conservare, dopo una decisione politica. I computer hanno velocizzato la vita, l’evolversi dei progetti. In men che non si dica si mettono a punto progetti faraonici che si realizzano in pochi mesi, al massimo in qualche anno. Ne origina uno scontro di culture, quella antica aggressiva dell’uomo verso i suoi simili e quella che rappresenta la spia di una nuova concezione della vita che vede l’uomo finalmente consapevole. I delfini, quelli liberi, non quelli imprigionati dentro gabbie d’acqua, diventano il simbolo dell’essere vivente come tale, evidenziano la forza che incoraggia a sperare che l’uomo possa difendere una specie in estinzione e quindi tutto lo scibile. Solo chi con dignità si è avvicinato con responsabilità e con rinnovato amore ad attività di pesca o di sfruttamento di risorse naturali può essere l’esempio di questa nuova responsabilità, può meglio comprendere come anche il prelievo marino possa rappresentare uno stimolo che sviluppi la rinnovabilità delle risorse, che debbono essere conservate in ogni modo a testimonianza della perfezione della vita sommersa.
Chi invece lavora in mare è schiavo del mercato e dell’anima vecchia che lo vuole combattente solo per i suoi fini, stretto dalla cultura della Quantità: più afferro più guadagno, poco importa se devo poi contrattare un prezzo da fame.
Ecco che la qualità della vita diventa anche qualità nella scelta di come prendere per poter poi anche conservare.
Esistono situazioni in cui gli uomini provano a fare sul serio, in una gara si dimostra come intelligenza e razionalità esprimano una qualità di prelievo, mettendo insieme i frutti del mare, con garbo e occhio vigile, anche se “garbo” quando si sopprime una vita sembra detto a sproposito, ma d’altronde la pesca e l’alimentazione si basano sulla soppressione di una , cento mille vite. Reti, ami, arpioni e coltellacci realizzano tutti lo stesso fine: la pesca di silenziosissimi animali che vivono in ambiente naturale. E’ importante consegnare all’umanità un ‘esempio, quasi un modello comportamentale dicendo: questo pesce si può prendere, quest’altro no.
I delfini salvati dalle spadare, o le balene aiutate a riprendere la rotta giusta, ancor più ci fanno capire come l’uomo voglia combattere per la sopravvivenza di una specie, atto simbolico che tratteggia l’ aspirazione di far sopravvivere in fondo in fondo proprio se stesso.
” I parchi marini oasi artificiali, satelliti di un pianeta rappresentano la sua speranza, la gara l’approccio consapevole che dovrà educare, conducendo l’uomo nei termini e i modi appropriati.”
Luciano Cottu
cottl@cmas2000.org
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Category: Editoriali