L’europeo di Nicola Riolo
Nicola Riolo
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AM: Nicola, ci parleresti della tua preparazione?
Nicola Riolo: Credo che l’ipoteca sulla vittoria l’abbiamo messa a fine Maggio, quando ci siamo recati ad Arbatax per una settimana di perlustrazione preliminare.
Senza la pressione degli avversari sul campo, abbiamo potuto preparare con calma, prendendo con cura i segnali e soprattutto cercando le prede nei posti più impensabili, dove a Settembre non ci saremmo potuti far vedere dagli altri.
Un po’ quello che francesi e spagnoli hanno fatto negli ultimi Mondiali?
Esattamente. A dir la verità, si dice che anche spagnoli e francesi abbiano visitato il campo gara nei mesi di Giugno e Luglio, però noi abbiamo potuto contare sull’appoggio determinante dei locali, che ci hanno immediatamente indirizzato nel modo giusto.
Nel mio caso, Guido Castorina mi ha fatto capire subito cosa dovevo cercare e su quale tipo di fondale, così mi sono ritrovato a segnare pesci in posti dove da solo non sarei mai andato.
Sulla tua prima giornata cosa puoi dirci?
Sinceramente, non ho molto da recriminare. Il campo era abbastanza povero e non avevo molto
pesce. Due prede mi sono state scartate perché erano sotto peso, altre due le ho perse a causa
di un’asta piegata che ho esitato a sostituire.
Secondo te, questo Europeo dimostra che almeno in Mediterraneo l’Italia non è seconda a nessuno?
Secondo me, a prescindere dai singoli atleti che possono comporla, se la squadra dimostra di essere affiatata come ha fatto in questa occasione, può battere chiunque anche in Oceano e non solo nel Mediterraneo.
Cosa pensi della tua prestazione?
Quest’anno mi ero già preso le mie belle soddisfazioni, per cui avevo già detto che avrei fatto di tutto per permettere la vittoria della squadra. Certo, avevo qualche chanche di vincere anche individualmente, ma non rimpiango di aver ceduto la seconda giornata ai miei compagni di squadra.
Visto che hai accennato alla seconda giornata….cosa è accaduto esattamente?
Al termine della prima giornata ho assunto un aminoacido che non avevo mai provato in precedenza ma che tenevo nella borsa da tempo. Subito dopo, forse anche per via del fatto che era scaduto a Dicembre 2000, mi è venuto un mal di testa leggero ma persistente che mi ha tenuto compagnia per tutto il pomeriggio. La sera a cena, poi, ho mangiato della carne troppo dura che non sono riuscito a digerire. Verso le cinque di mattina mi sono svegliato con un mal di testa troppo forte per pensare di affrontare la gara, così ho chiesto a Guido Castorina di avvertire Fabio che sarebbe toccato a lui scendere in acqua e pescare sui miei segnali.
Riolo è il titolare della Sdive
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Sicuramente il tuo è stato un gesto che dimostra una grande maturità ed una grande sportività…
Sia come individuo che come Azienda [n.d.r. la Sdive] avrei avuto tutto l’interesse a scendere in acqua, ma questi sono sacrifici importanti che un vero sportivo deve saper fare ogni volta che sospetta di non poter rendere al 100%, perché gli avversari sono sempre agguerriti e la vittoria
della squadra è la cosa più importante.
Quindi durante la seconda giornata hai fatto da barcaiolo ad Antonini. Puoi fornirci qualche dettaglio?
Fabio aveva preso visione solo di alcuni dei miei segnali, ed è stato certamente molto bravo.
Comunque, i segnali erano tutti precisi, in quanto non si riferivano a zone ben frequentate bensì a piccole porzioni di fondale con uno, due, massimo tre pesci. Abbiamo concordato insieme la strategia di gara, poi risultata vincente: all’inizio ci siamo dedicati alla raccolta di pesce bianco e solo in un secondo momento, con una decina di pezzi ormai in carniere, ci siamo messi a cercare la cernia. Avevo cinque o sei segnali da visionare e al secondo tentativo ne abbiamo trovata una che si era incastrata a Pedro Carbonell. Fabio mi ha stupito per la sua capacità di concentrazione ed il suo sangue freddo, tutti segni di grande maturità.
Riguardo il panorama agonistico Europeo, che cosa ti ha colpito di più in questo campionato?
Sicuramente la capacità di alcuni atleti greci, turchi e ucraini di pescare a quote di tutto rispetto, sotto i trenta metri, per tutte e cinque le ore di gara.
L’organizzazione?
Perfetta, grazie anche all’ appoggio di Lo Vicario, che ci ha veramente semplificato la vita.
Come ti appare lo stato di forma della nazionale?
Eccellente. Credo che in questo momento sia la squadra da battere e che qualunque atleta in qualunque mare debba temerla.
E’ presto per parlare del mondiale?
Forse è addirittura tardi! Mi risulta che gli spagnoli siano già stati sul posto a Maggio.
A questo punto, però, avrebbe poco senso andare a preparare durante il nostro inverno, ad esempio a Dicembre o Gennaio. Meglio sarebbe partire 6 settimane prima della gara in modo da avere due settimane di tempo per pescare, una settimana di riposo ed altre tre di preparazione
ufficiale.
Questo perché presenza e comportamento del pesce variano molto a seconda della stagione.
Cosa ti aspetti da questo campionato del mondo?
Premetto di non aver avuto alcun contatto con il CT e di non sapere nulla in merito alla formazione. Però posso ripetere quello che ho sempre detto: ho partecipato a gare importanti come il mondiale di S. Teodoro o quello Porto Cristo facendo risultato anche se non si trattava di gare tagliate su misura per le mie caratteristiche. Credo di aver sempre dimostrato di essere un atleta vincente in tutti i campi gara ricchi di pesce, anche perché sono abituato a pescare con ogni tecnica in un mare ricco. La scelta finale spetta comunque al CT, che deve decidere in base ad una serie di considerazioni ad ampio raggio.
Se fossi il Capitano, quale sarebbe la formazione per il mondiale?
Non invidio certo il Capitano: dovrà fare delle scelte difficili, anche perché la rosa di atleti papabili annovera molti campioni, alcuni dei quali dovranno per forza di cose restare al margine della competizione. Molto crudamente, se fossi il Capitano metterei dentro sicuramente Bellani, che ha già maturato esperienze in oceano e che al momento attraversa un periodo di gran forma. Poi inserirei Maurizio Ramacciotti, che negli ultimi mondiali ha rappresentato un punto fermo della nazionale.
Per il terzo posto sarei indeciso tra De Silvestri, Antonini e Riolo. La precedenza, tra i tre, la darei ad Antonini e Riolo per via della maggiore esperienza. Per garantire l’unità del gruppo, poi, non mancherei di portare il grande Marco Bardi.
Programmi per il futuro?
Sono molto contento di aver vinto il mio quinto titolo italiano.
L’ ho inseguito a lungo per eguagliare il primato di Scarpati e Gasparri e adesso che sono
riuscito a conquistarlo…il desiderio è di andare avanti e magari vincere anche il sesto.
Certo, non sarà facile…..
A proposito di futuro…quello dell’agonismo come lo vedi?
Io sarei favorevole ad organizzare i nostri campionati in concerto con paesi africani, come ad esempio la Tunisia: saremmo accolti a braccia aperte ed eviteremmo le polemiche con quella parte d’ ambientalisti che invece di preoccuparsi dei veri problemi del mare si concentra sulle gare di pesca in apnea. Vorrei offrire uno spunto di riflessione: in 20 giorni di preparazione e 2 di gara o catturato una cernia di 15 Kg, mentre se fossi andato a pesca per i fatti miei lo Stato italiano mi avrebbe autorizzato a catturare 22 cernie, una al giorno.
Insomma, quella parte di ambientalisti contrari alle gare… dovrebbe essere contenta.
E riguardo il problema dello scarso ricambio di atleti? Cosa proporresti per stimolare l’interesse dei giovani verso la nostra disciplina?
Personalmente mi aspetto dalla Federazione l’attivazione di un brevetto di istruttore di pesca in apnea, figura che dalle mie parti manca completamente. La federazione si sta muovendo in questo senso, speriamo che gli sviluppi siano rapidi.
In generale, credo che la cosa più importante sia un rilancio dell’immagine del pescatore in apnea, che potrebbe passare anche attraverso le pescate di beneficenza in paesi più poveri.
Un consiglio per i giovani che, indipendentemente dalle gare, vogliono migliorarsi?
Martellare la Federazione per chiedere un istruttore capace nella propria zona e poi frequentare i corsi di apnea e pesca in apnea. Credo che questo sia l’unico consiglio da dare: fare i corsi con persone che hanno vent’anni di apnea alle spalle.
Grazie Nicola!!!!
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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea