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Itinerari di Pesca: Liguria Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio

| 6 Giugno 2008 | 0 Comments

 

La Baia del Silenzio

Nello splendido scenario del Golfo del Tigullio, prevalentemente formato da scogliere a picco sul mare, a pochi passi dall’autostrada A12 Genova ‘ Livorno, uscendo a Sestri Levante si incontra uno dei più caratteristici scorci di Liguria. Giunti nel centro storico della cittadina, si potrà raggiungere la penisola che divide la famosa Baia delle Favole, dalla Baia del Silenzio.

Tale penisola, anticamente, era in realtà, costituita dall’attuale promontorio, circondato dal mare che a sud si presenta con pareti a strapiombo sul mare. Questo isolotto fu, solamente in età moderna, unito alla terraferma da un istmo molto sottile formato dai depositi delle numerose e periodiche alluvioni dei torrenti Gromolo e dal Petronio e dall’azione costante del mare. Questa esile striscia di terra fu colonizzata dai pescatori che eressero lì le loro abitazioni: la Baia del Silenzio trasmette, infatti, sensazioni particolari quando la si vede per la prima volta; oltre a presentare acque particolarmente trasparenti, il mare della Baia del Silenzio e’ circondato da case color pastello ‘ le antiche povere case dei pescatori – che rendono incantevole il paesaggio e rievocano episodi di vita quotidiana della gente di mare.

Da questo scorcio di Liguria inizia il nostro itinerario subacqueo.
La zona, vista anche la facilità con la quale si può raggiungere partendo da terra è sicuramente sfruttata, ma a volte è in grado di regalare grandi emozioni sia a chi predilige la pesca nel bassofondo sia a coloro i quali amano insidiare i pesci a batimetriche più importanti.

 

L’autore dell’articolo con una bella preda ligure

Occorre fare una premessa: qui come in tutto l’itinerario è necessario operare con tranquillità, specialmente all’alba o al tramonto e portare agguati o aspetti a regola d’arte perché il pesce conosce a memoria il subacqueo, data la facilità con la quale si può effettuare una battuta di pesca. La scelta dell’arma primaria è orientata su un fucile di 90 ‘ 100 cm, arbaleté o oleopneumatico, non dimenticando comunque di portare al seguito, appeso alla boa segna sub un corto da tana e una torcia con un buon fascio di luce da utilizzare nei numerosi anfratti.

Sul lato destro della baia (che è off limits durante la stagione balneare) noteremo una diga frangiflutti posta a difesa delle barche ormeggiate al suo interno: questo luogo è ideale per immergersi con facilità, perché collegato direttamente con il mare aperto.
Raggiunta la diga a piedi, si può entrare in acqua verso il lato esterno, proprio in corrispondenza del punto in cui essa ha la sua origine.

Una volta guadagnata l’acqua, occorre prestare da subito attenzione, specie in presenza di mare formato; il tratto compreso tra la diga stessa e un gruppo di scogli affioranti (chiamati dai locali in dialetto ‘i trei fre’ ‘ i tre fratelli), posti a una ventina di metri di distanza, è frequentato da saraghi, anche di buona taglia, orate (fino a 2 kg. di peso), da nutriti branchi di grossi cefali che noteremo stazionare a pelo d’acqua specie nelle ore più calde del giorno. Non è raro incontrare pure spigole anche nel periodo primaverile ed estivo, benché non si tratti di esemplari enormi, è possibile l’incontro con pesci di discreta taglia.
Proseguendo in direzione ovest, troveremo una serie di lastre e pietre chiare ove l’onnipresente sarago darà filo da torcere anche ai pesca sub più esperti; capita sovente di incontrare un folto branco, composto da esemplari che in alcuni casi superano abbondantemente il chilo di peso, che staziona a mezz’acqua. E’ un’occasione da sfruttare al volo, infatti alcune volte si riesce, con una caduta da manuale a sparare ad un esemplare da record, prima che il branco scompaia dirigendosi verso il largo.

I tre scogli affioranti, chiamati dai locali in dialetto ‘i trei fre’ ‘ (i tre fratelli)

Giunti in corrispondenza di tre pini che si stagliano inconfondibili sulla parete rocciosa, conviene allargarsi verso i bordi esterni del nostro itinerario,a profondità maggiori; qui, infatti, alla base di una risalita di roccia, staziona un branco di dentici di peso compreso tra il chilo e i tre chili. Questo branco è stanziale anche nel periodo invernale e, con un pizzico di fortuna e un aspetto ben calibrato, possiamo riuscire a portare a tiro un esemplare che, in caso di cattura, ci ripagherà della fatica fatta.

Proseguendo raggiungiamo una vasta cala, chiamata ‘Cala Grande’ o ‘Cala dei morti’ (al largo di questa zona infatti durante l’ultimo conflitto bellico fu affondato un cargo armato tedesco e i corpi, senza vita, dell’equipaggio vennero spinti dalle correnti in questa baia). Qui il fondale cambia conformazione: le rocce e lastre chiare lasciano il posto a una franata di rocce dove il sarago, anche di grosse dimensioni, trova rifugio nelle tane che si aprono tra i massi accatastati. In corrispondenza della punta che apre la cala allontanandoci trenta metri dalla costa incontriamo la secca di San Niccolò, un panettone roccioso che si staglia da un fondale di circa 15 Mt fino a raggiungere la superficie.

La secca va visitata a cominciare dal lato interno del cappello, dove sono presenti numerose fratture che nelle giuste condizioni regalano grossi saraghi, specialmente pizzuti (qui ho catturato un pizzuto di 1,3 kg). Sul lato esterno, essendo nella rotta di transito dei pelagici, rende possibile l’ incontro con qualche dentice, mai superiore ai 2 kg. e qualche piccola ricciola oltre a numerosi barracuda, che, a seguito dell’aumento delle temperature dell’acqua marina, colonizzano da qualche anno la zona.
Una volta lasciata la secca si potrà scegliere se tentare la fortuna con i cefali presenti saltuariamente in pochissimi metri d’acqua all’interno della cala oppure cercare saraghi e qualche discreta corvina tagliando la stessa rada da una punta all’altra.

 

I tre pini di riferimento per la rimonta

Siamo ora giunti alla fine della insenatura dove inizia il punto più interessante dell’intero itinerario.
Qui i fondali diventano più impegnativi e le emozioni sono sempre in agguato. Grandi massi accatastati fanno da tana a saraghi e corvine, e nei meandri più bui non è raro sorprendere qualche mostella di grosse dimensioni. E’ opportuna un’adeguata valutazione delle prede intanate perché le spaccature presenti sono, spesso popolate da cernie giovani, di dimensioni ridotte, alle volte inferiori al chilo, che sarebbe consigliabile non catturare, sia per permettere loro di giungere ad almeno una riproduzione e permettere alla zona una costante presenza del serrande, sia perché tali esemplari sono sprovveduti e troppo facilmente si portano a tiro.

Questa zona, chiamata la ‘latina’ è il primo promontorio che si tuffa nel mare, nel golfo del Tigullio, dopo il promontorio di Portofino a destra e di Punta Manara a sinistra e pertanto zona obbligata di passaggio di pelagici; specie alle prime luci dell’alba o al tramonto capita di incrociare e a volte catturare grossi dentici, ricciole, palamite e lampughe.

Se non si è profondisti allora siamo giunti al limite dell’itinerario ed è ora di avviarci sulla strada del ritorno.
Se al contrario abbiamo attitudini alla pesca profonda e soprattutto abbiamo un compagno di pesca fidato e parimenti dotato è possibile tentare qualche aspetto oltre la Cala Grande in corrispondenza della parete rocciosa che declina dolcemente in acqua. Qui, allontanandosi di circa 100 150 metri, dalla costa inizia una zona di grotto che va dai 18 ai 33-34 metri, la profondità e la conformazione del fondale può permettere l’incontro di qualunque specie. E’ la zona ideale, se troviamo il giusto gradino per nasconderci alla vista dei pesci, per portare l’aspetto ai grossi dentici (ho visto pesci enormi anche di 7 ‘ 8 kg) e alle ricciole.

Inoltre è l’habitat perfetto per le corvine, che qui raggiungono, indisturbate, dimensioni di tutto rispetto, anche oltre i due chili. Certo non sono pesci facili, anche perché hanno la loro dimora sotto alcuni panettoni di grotto posti a 32 metri, però, se la giornata è giusta e non sono state disturbate prima del vostro arrivo si può assistere ad uno spettacolo unico con un volo di 20, 30 ma anche 50 corvi enormi che attendono il nostro arrivo sul fondo. Dopo aver visitato la zona dobbiamo necessariamente fare dietrofront e ritornare sui nostri passi, siamo infatti giunti alla distanza massima consentita, vista la presenza del porto di Sestri Levante e, se siamo in periodo di balneazione, dalla presenza dei bagni dell’hotel dei Castelli, situato in uno dei posti più suggestivi scorci della Liguria di Levante: la punta della penisola di Sestri Levante.

 

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