Intervista al Presidente del Settore AA FIPSAS Alberto Azzali
Apnea Magazine – Presidente, la Federazione sta lavorando da tempo ad un progetto di rinnovamento delle competizioni di pesca in apnea, portato avanti con un piano d’ azione pluriennale. Potrebbe illustarci la genesi di questa operazione?
Alberto Azzali – Per rispondere a questa domanda devo necessariamente fare un passo indietro, e tornare all’inizio del quadriennio di gestione, ossia al momento in cui ci siamo trovati a programmare le attività che oggi stiamo portando avanti. In quella fase, abbiamo dovuto fare i conti con i frutti ereditati dall’esercizio precedente, certamente non buoni. Tra il 1999 ed il 2000, infatti, la pesca in apnea agonistica ha attraversato un periodo estremamente difficile, e si è trovata a fronteggiare attacchi veementi tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale. In Italia, l’opposizione di alcune associazioni ambientaliste alle gare di apnea si è manifestata in più modi, addirittura con raccolte di firme ed una mobilitazione senza precedenti. Anche a livello internazionale, in seno alla CMAS, si sono avute forti spinte per l’eliminazione della pesca in apnea dal novero delle discipline sportive della confederazione. Queste spinte sfociarono in una votazione con cui si approvò la moratoria delle gare, una decisione che non ha avuto conseguenze pratiche solo per un vizio di forma della decisione, che in seguito alcune federazioni hanno sollevato e fatto valere di fronte al tribunale arbitrale del CIO. Insomma, posso dire serenamente che la pesca in apnea si è trovata ad attraversare un momento particolarmente difficile in quel periodo, e ciò ha spinto la dirigenza federale all’adozione di efficaci contromisure.
Per rispondere alle accuse ed alle iniziative di alcune associazioni ambientaliste ed illustrare in modo compiuto la realtà delle gare di pesca in apnea, la Federazione ha elaborato il Libro Bianco della Pesca in Apnea [consultabile in formato PDF cliccando qui], un’opera che annovera il contributo di personaggi autorevoli, come il dr Antonio Terlizzi, biologo coinvolto in progetti di ricerca dell’ICRAM.
Il progetto che abbiamo elaborato, finalizzato ad un rilancio dell’attività, nasce anche da ripetute lamentele di molti agonisti, che in occasione del Campionato Italiano di due anni fa presentarono un documento scritto contenente una serie di richieste su vari temi. In particolare, gli atleti chiedevano l’adozione di misure a favore di una maggiore sicurezza delle competizioni, la definizione di una sorta di codice etico, un maggiore impegno della Federazione per l’elaborazione di messaggi in grado di trasmettere un’immagine meno cruenta di questa disciplina -e quindi di maggior presa verso il pubblico- e, infine, una migliore organizzazione delle competizioni.
Il problema della sicurezza nelle gare stava assumendo proporzioni preoccupanti. L’esperienza sul campo (incidenti a vari atleti, tra cui Alberto March al mondiale di Tahiti e Marco Bardi al campionato assoluto di Palermo del 2001) e le acquisizioni scientifiche sul Taravana ci hanno convinto della necessità di rivedere i regolamenti, per impedire -o almeno limitare grandemente- certi episodi. La lunga preparazione dei campi gara unita ad una competizione estenuante, effettuata con l’ausilio dell’ imbarcazione e per questo disputata con continui spostamenti su segnali nell’abisso, metteva gli atleti in grande pericolo, esasperando pericolosamente l’essenza stessa di questo sport, che ne usciva snaturata. La “migliore organizzazione” delle gare, invece, mirava ad ottenere manifestazioni agonistiche meno impegnative da un punto di vista economico, e caratterizzate da tempi di preparazione ridotti.
Di fronte alla situazione generale ed alle richieste provenienti dagli agonisti, la Federazione ha poi realizzato un questionario, inoltrato a tutti circoli affiliati, attraverso il quale si intendeva valutare l’atteggiamento della base rispetto ad un programma triennale, i cui punti chiave erano:
a) il passaggio alle gare a nuoto
b) l’eliminazione della cernia dal novero delle prede valide
c) una revisione generale del regolamento
Di fronte a questa situazione, che potremmo riassumere con un agonismo non più sostenibile a tutti i livelli, abbiamo affidato il compito di elaborare il nuovo regolamento ad un gruppo di lavoro composto da un medico (Luigi Magno), da un biologo ricercatore (Antonio Terlizzi) e da un tecnico (Luciano Cottu).
In questi ultimi tempi, però, una parte di agonisti ha criticato anche aspramente alcune delle scelte effettuate. Il dissenso si è anche tradotto in vere azioni di boicottaggio delle competizioni, come accaduto al Campionato Toscano….
Come Presidente del Settore Attività Subacquee della FIPSAS mi propongo in primo luogo di aggregare ed andare incontro a tutte le esigenze, almeno per quanto possibile. La Federazione è al servizio dei propri tesserati ed è sempre aperta al dialogo con chi manifesta il proprio dissenso rispetto a determinate scelte.
Il nuovo regolamento è appena nato, e le prime applicazioni pratiche hanno già fornito spunti di riflessione che porteranno sicuramente ad aggiustamenti: fermo restando che la struttura generale non si tocca, nell’apportare le modifiche terremo nella massima considerazione tutte le indicazioni.
Però devo rilevare che troppo spesso ci troviamo a fronteggiare critiche che si appuntano su dettagli secondari di un progetto globale sostanzialmente ignorato. Se andiamo ad analizzare i documenti federali, possiamo verificare che i quattro pilastri su cui poggia il nuovo impianto delle competizioni di pesca in apnea sono:
a) Competizione “democratica e popolare”: per “democratica” si intende quella competizione il cui regolamento abbatte gli ostacoli che impediscono agli atleti di competere ad armi pari, e che pertanto risulta meno gravosa per gli atleti e, conseguentemente, più popolare.
b) Sportività: si è voluto esaltare l’aspetto schiettamente atletico delle gare di pesca in apnea, aspetto che nelle gare tradizionali risultava certamente secondario. Con le gare a nuoto, l’allenamento e la prestanza fisica giocano un ruolo importante, favorendo -com’è giusto che sia- l’avvento di nuovi e giovani talenti e quel naturale ricambio ai vertici delle classifiche auspicabile in tutte le discipline sportive.
c) Sicurezza: per evitare spiacevoli incidenti come quelli ricordati poco fa, era necessario evitare certe esasperazioni ed abbassare le quote operative medie raggiunte dagli atleti in gara. Con la FaN, il risultato è stato immediatamente ottenuto, e le batimetriche di esercizio degli atleti sono sensibilmente diminuite.
d) Sosteniblità ambientale: la società di oggi è in profonda trasformazione, e nel corso degli ultimi anni le esigenze di tutela del mare sono molto cambiate. L’eliminazione della cernia dal novero delle prede valide e la limitazione del numero delle catture rispondono alla necessità di adeguamento della pesca in apnea agonistica a queste nuove esigenze.
Riguardo le azioni di protesta sfociate nel boicottaggio promosso da alcuni circoli toscani, credo che si tratti di un approccio totalmente sbagliato. La Federazione è sempre disponibile ad ascoltare ciritiche e controproposte, pertanto spero che alla fine prevalgano dialogo e senso di responsabilità.
Presidente, mai come oggi i pescatori in apnea amatoriali sentono il bisogno di essere rappresentati in modo efficace. La parchizzazione selvaggia sta lentamente realizzando una proibizione di fatto della disciplina: cosa può fare la Federazione per tutelare l’intera categoria?
Noi della FIPSAS abbiamo un ruolo istituzionale che ci deve porre al centro di tutta la pesca in apnea, non solo agonistica, ma anche amatoriale. Il problema sostanziale è che numericamente siamo poco consistenti: sugli 80-100.000 pescatori apneisti che si stimano in attività nel nostro paese, solo un migliaio risultano tesserati e quindi rappresentati dalla Federazione. Di questo problema abbiamo già parlato con il Presidente della Federazione, il Prof. Ugo Claudio Matteoli, ed è nostra intenzione aumentare la rappresentatività federale per dare forza e voce alla categoria, aspirazione che potrebbe concretizzarsi con l’introduzione di un tesserino, eventualmente comprensivo di assicurazione rc. Così facendo, non solo si otterrebbe il risultato di ottenere una maggiore rappresentatività, ma si potrebbero fornire informazioni a tutti gli appassionati per poi trattare con gli enti gestori delle AMP, e magari chiedere di consentire la pesca in apnea alle persone in possesso di questa sorta di certificazione.
Quello che molti sembrano non capire è che i dirigenti federali si trovano a trattare con politici, che in quanto tali risultano estremamente sensibili al consenso: è ovvio che rappresentare 100.000 persone significa avere un certo peso, mentre rappresentarne 1.000 significa subire senza alcuna possibilità di avanzare richieste.
Di questi temi parleremo diffusamente al Convegno di Rieti organizzato da Egidio Capalbo [il 1° Novembre pv]: con l’occasione invito tutti a partecipare, sono certo che i lavori potranno interessare tutti gli appassionati.
Forse ti interessa anche...
Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea