Intervista al Campione del Mondo Stefano Bellani
Stefano Bellani sul podio – Foto: Olivier Herrera
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Stefano Bellani ci ha regalato un’importante vittoria nel Mondiale del Cile, una vittoria attesa da lungo tempo e maturata al termine di due giornate intensissime. Si ringraziano il CT Roberto Borra e Olivier Herrera per le foto gentilmente concesse.
Allora Stefano, innanzitutto complimenti per questo risultato strepitoso. Ci racconti la prima giornata?
La prima giornata è partita sotto i peggiori auspici. Avevamo a disposizione tre imbarcazioni con diversa motorizzazione: una con 25 cavalli, una con 30 ed una con 40. Nell’estrazione tra noi atleti pensavo di essere stato fortunato, perché mi era toccata la barca più potente, ma mi sono dovuto presto ricredere. Mentre mi dirigevo al centro del campo gara, infatti, il timoniere ha accelerato e all’improvviso si è sfasciato lo specchio di poppa. Siamo riusciti ad agguantare il motore, evitando di perderlo, e subito mi sono trovato a dover prendere una decisione cruciale. L’organizzazione voleva sostituirmi l’imbarcazione, ma io sapevo bene che mai e poi mai mi sarebbe stata assegnata una barca altrettanto potente, così ho preferito rimettere insieme i pezzi alla bene e meglio, con un po’ di cima, e tenermi quella. Mancava circa mezz’ora all’inizio della gara ed io ero impegnato in tutte queste manovre, quando un’altra barca si è avvicinata per offrirci assistenza. Quando si è accostata, la mano sinistra che tenevo poggiata sul bordo è rimasta schiacciata fra i due natanti! Non vi dico il dolore: anche se il dito non si è rotto -devo dire grazie alla fede-, si è gonfiato al punto che per oltre mezz’ora non riuscivo in alcun modo a piegarlo. Fortunatamente, mentre attendevo che le altre imbarcazioni arrivassero a centro campo gara ho potuto tenere il dito nell’acqua fredda (13°) per un po’, ed una volta iniziata la manche non ho più sentito nulla (un po’ per la tensione, un po’ perché il dito si era sgonfiato).
Dunque: pronti, via! Mi sono diretto in una zonetta dove avevo 3 mulatte belle grosse in acqua bassissima, circa 2/3 metri. Questi pesci neri se ne stavano dentro buchetti in sassi chiarissimi, zeppi di ricci, e per manovrare in tali tane si doveva operare a testa in giù, con le due mani occupate da torcia ed arma, per cui mi sono veramente riempito di spine di riccio in tutto il corpo!
Bellani su una delle imbarcazioni cilene – Foto: Roberto Borra
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L’inizio non è stato dei più entusiamanti, le pietre visitate erano vuote, ma mentre mi stavo allontanando ho visto un sasso particolare che, dopo un attento controllo, m’ha regalato una mulatta di 5,7 chilogrammi. A quel punto mi sono messo a pinneggiare su segnali precisi, dove avevo visto e marcato le mulatte, prendendo altri due o tre pesci belli.
Finito il percorso sono tornato indietro lungo la frana, perché, non avendo trovato tutti i pesci marcati (ne avevo 16), ho cominciato a guardare i sassetti vicino alla tana principale (quella dove avrei dovuto trovare il pesce in precedenza) prendendo altre tre o quattro mulatte. Ho catturato tutti pesci molto grossi: una 5,7 kg, una da 5,5 kg, due da 5 kg, due da 4 kg… pesci importanti.
Passata la zona a tappeto, mi era chiaro che avevo poche altre possibilità. La zona più interessante dove poter fare lo spostamento era infatti piena di pescatori, e alternative non ne avevo. Allora ho deciso di provare a fare un paio d’ore al razzolo su zone “ad istinto”, per poi completare la prova con l’ultima ora e mezzo nella mischia. Morale della favola: razzolando ho preso un bel grongo, un rojiso ed un ochio de uva da 1,8 kg, mentre nella mischia non ho preso nulla, terminando la gara con 11 prede valide ed un primo posto nella classifica parziale, con un vantaggio su Bruno De Silvestri di appena 800 punti.
Una prima frazione tecnicamente un po’ insolita per il Bellani che conosciamo?
Beh, diciamo che di solito non imposto una gara in basso fondale, le mie caratteristiche sono altre. Sono solito curare i tuffi, non a tenere un ritmo elevato delle sommozzate, quindi durante la preaprazione ho dovuto fare “di necessità virtù”. Mi sono dovuto, se così si può dire, “snaturare”.
In allenamento mi ero reso conto di come pescatori come Bruno o Maurizio avessero qualcosa in più rispetto a me nella pesca in bassofondo, ed ho capito che dovevo lavorare sul ritmo. Mi sono impegnato, e alla fine ho fatto una gara di ritmo decisamente buona.
Carniere cileno per Bellani – Foto: Roberto Borra
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Ci parli della seconda e decisiva frazione?
In preparazione avevo trovato un paio di zone veramente belle, sulle quali, però, sapevo di dover sicuramente dividere il pesce con la concorrenza, ed una zona dove giravano diverse cabrille e, nella stessa zona, alcune pietre con delle vieje. Non erano 10 pesci, ma ne avevo comunque avvistato almeno sei o sette.
A due giorni dall’inizio della gara ho deciso di andare con Delbene a controllare quella zona. Era un posto di laminarie con qualche pietra nascosta, e setacciando il posto abbiamo trovato 3 bei gronghi, mentre sulle pietre marcate a vieje c’erano i soliti pesci, tranquilli ed immobili.
Quindi, voglio dire, la cosa diventava molto importante, e soprattutto anche questa volta i miei pesci erano di circa 2 kg (la Vieja difficilmente supera i 3 kg). Quindi scelgo di partire in questa zonetta e mi ci ritrovo a pescare tutto solo (come avevo previsto, nell’altra zona c’era una mischia furibonda) rimediando 9 vieje di circa 2 kg, 3 bei gronghi, un rojiso ed una cabrilla. Ad un’ora e mezza circa dalla fine delle ostilità pensavo d’aver perso il Mondiale, perché le notizie davano De Silvestri con 15/16 prede, i Cileni con moltissimi pesci e Ramacciotti con 14pz.
Fino a quel momento avevo solo 9 pesci e mi sentivo quasi fuori, però non mi sono perso d’animo, e così un pesce qua ed uno là sono arrivato a 12/13 prede, per poi terminare la prova al limite estremo del campo gara, dove ne ho rimediate altre 3, terminando con un totale di 15 pesci. Ero arrabbiatissimo anche perché ripeto, i miei stessi pesci gli aveva pure Bruno… ma un paio d’ore prima, a quanto sapevo, e già pensavo di essermi mangiato il Mondiale. Al rientro in porto sono iniziati i primi scambi di informazioni sui carnieri: Bruno mi ha detto di avere dai 12 ai 16 pesci validi, quell’altro dai 12 ai 14, tutti avevano meno pesci di quanto pensassi. A quel punto ho cominciato a pensare che forse stavolta me la stavo giocando davvero, anche se avevo forti sospetti che Bruno m’avesse superato. Solo durante la pesatura, quando hanno sollevato il carniere di De Silvestri, mi sono reso conto che avevo vinto, anche perché i suoi pesci erano decisamente più piccoli dei miei, ed infatti gliene hanno scartati molti, sebbene diversi per pochi grammi. Insomma, nel rendermi conto della mia vittoria ho anche capito che avevamo perso a squadre.
Stefano Bellani gioioso sul podio – Foto: Olivier Herrera
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Con quali fucili hai pescato?
Praticamente il 95% del Mondiale ho pescato con un’arbalete da 60 asta tahitiana da 6,5, solo un’oretta l’ultimo giorno quando ho cercato le Cabrille ho impugnato un 75cm. Poi giacca da 7mm pantaloni da 5mm ed immancabile la torcia.
Com’era la morfologia dei fondali dei due campi gara?
Differente. Il primo campo gara era a Nord della città, dove non c’erano strade per arrivarci. Era molto più ricco di pesce e tutto in una frana bianca. Il secondo, più a sud, era molto sfruttato, con pesci smaliziati come le cabrille, che s’aggiravano tra le laminarie alla cui base, ben nascoste, c’erano delle pietre con le vieje. Le Vieje sono pesci poco ricercati, perché hanno uno scarso valore gastronomico, e quindi sono piuttosto confidenti, ma le altre specie appena vedono un fucile… vanno come saette.
Che ricordo ti porti via dal Cile?
Credo che il Cile sia in assoluto il posto dove ci sono più pescapneisti, e quindi credo di aver vinto il mondiale nel posto più bello, dove la pesca in apnea è uno sport Nazionale e dove c’è un tifo ed un rispetto per il sub veramente eccezionale. Non esiste altra forma di pesca, tipo rete o palamito. Lì tutti prendono pesce col fucile, e difatti sul mercato e nei ristoranti i pesci arrivano tutti dal pescapneista. Una vera cultura.
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