Intervista a Riccardo Molteni: San Teodoro 1988, un Assoluto perfetto!
Come ogni anno l’appuntamento con i Campionati Italiani Assoluti di Pesca In Apnea era uno dei miei obiettivi principali. Nonostante diversi bei piazzamenti, secondi posti e perfino un ex-aequo a Palau nel 1985 con Lo Baido (alla fine fui secondo per un mio secondo piazzamento di giornata peggiore rispetto a quello di Pippo), non ero mai riuscito a portare a casa il trofeo. Quest’anno, teatro della prova è la costa orientale della Sardegna e, più precisamente, a San Teodoro, zona situata un po’ più a sud di Olbia. I fondali della terra sarda sono sempre tra i più belli e anche questo stimolava fortemente gli “appetiti sportivi” dei 31 atleti aventi diritto. L’assoluto si svolge in due giornate, il 24 e 25 settembre nello specchio di mare che va, a nord, da Capo Coda Cavallo fino alla zona sud di Punta Orvile. Il regolamento prevede che un pesce bianco per essere valido debba pesare almeno 500 grammi, mentre la cernia 3 kg. Ogni pesce valido catturato ha un coefficiente di 500 punti ed, il punteggio massimo per una cernia di almeno 10 chili, è di 10.500 punti (insomma, un pesce di 10 chili o uno di 30 hanno lo stesso “valore”). È chiaro che i serranidi, strategicamente, decideranno la gara. La zona è piuttosto vasta e la preparazione sarà difficile ma stimolante. Sono comprese anche le isole di Molara e Molarotto, l’isolotto dei Pedrami e quello di Ottiolu, sicuramente posti conosciuti ma bellissimi.
Arrivo sul posto circa 15 giorni prima assieme al mio secondo, il teutonico-palermitano Markus Spektor, ed al mio Bat 420 a tre cilindri (un buon gommone per l’epoca). Nessun GPS e mire prese con i segnali a terra. La preparazione inizia sotto i migliori auspici grazie anche alle condizioni meteo-marine perfette. Carta nautica alla mano cominciamo a cercare di capire quali possano essere i punti migliori da visitare e quali quelli da scartare sia per la morfologia subacquea del luogo e sia per la possibilità di essere conosciuti e preparati da molti. Le secche risultano numerose già a 500/600 metri dalla costa ma, vista la loro posizione e la loro “facile” accessibilità, preferiamo evitarle. Prepariamo bene le isole di Molara e Molarotto dove marchiamo tante cernie e tantissimo pesce bianco, come quasi tutti i migliori.
Purtroppo a metà preparazione, un gruppo di ecologisti ed altre associazioni ambientaliste inscenano una vibrante protesta che costringe gli organizzatori ad escluderle dai campi gara. Diversi concorrenti vengono presi in contropiede e, complice anche il cambiamento delle condizioni meteo dell’ultima settimana, vengono spiazzati e devono ricominciare le ricerche in altri lidi e per giunta con pochissimo tempo a disposizione. Dal mio canto, invece, pur perdendo diversi bellissimi posti e soprattutto affidabili, sono riuscito a trovare ottime zone sparse un po’ in tutto l’areale rimasto.
Sul campo della prima frazione, quello più meridionale, (da poco dopo Punta Ottiolu fino a Punta Orvile) nonostante la tantissima posidonia, sono riuscito, grazie ad ore ed ore di traino lungo, a trovare qualche zona molto bella. Verso il limite sud ho segnato una schiena di roccia in mezzo all’alga che corre verso nord cadendo rapidamente. Scorrendola con attenzione e dedicandoci qualche ora, ho scovato dentro una spacca intorno ai 30 metri, una bella cernia di circa 10/11 kg molto tranquilla e facile. Intorno ho anche alcune zonette con pesce mobile ma interessanti per poterci fare un’oretta di razzolo: saraghi e tordi.
Una grecalata fortissima interrompe per almeno tre giorni la preparazione e tutti rimangono a terra. Le condizioni sono veramente proibitive ma, sotto l’insistenza del mio secondo e gli occhi esterefatti di molti, decido di uscire ugualmente l’ultimo giorno. Mi dirigo fuori Ottiolu a fare paperino e m’accorgo che, nonostante le onde altissime, l’acqua è pulita. Infatti riesco a trovare una bella lastra mastra di saraghi sui 25 metri e piccole pietre tutt’attorno molto interessanti. Tutto contento e molto carico insisto col traino lungo ma ad un certo punto mi trovo in un mare di posidonia senza fine. La navigazione è impossibile quindi ormai spostarsi non ha senso, ma non demordo e continuo. La situazione è tragicomica: è tutto verde.
Decido di mollare il traino e fare delle lunghe planate verso il largo. Il fondale s’inabissa ed ormai sono costantemente oltre i 32/33 metri di fondo. Poi intravvedo qualcosa di chiaro al limite della posidonia: è un confine di sabbia. Chiamo Markus e gli dico che farò qualche tuffo un po’ più fondo, a circa 35 metri. Al terzo tuffo vedo una sagoma grigio scuro sulla sabbia, gli vado incontro. È una cernia bruna che scatta verso il largo! La cerco con diverse planate verso la sua direzione di fuga. A un tratto con la coda dell’occhio, in mezzo a quell’oasi di sabbia, scorgo una leggero dosso. Mi ventilo bene e faccio un tuffo, ci sono 37 metri. Scorgo una bellissima lastra insabbiata con una spacchetta formata dal rialzo della stessa. Pedagno. Altro tuffo e m’accosto: vedo la cernia infilarcisi dentro. Controllo la lastra dall’esterno per non spaventare il pesce e vedo i suoi occhi. È un pesce grosso. Risalgo esultante, segno accuratamente il punto e rientro in porto. Sul campo che poi risulterà quello della seconda giornata (da Capo Coda Cavallo a Punta Ottiolu), nella Secca di San Teodoro, che fa cappello a 22 metri, ho preparato bene ai bordi, dove digrada dolcemente fino a 45 metri. Durante una planata ho visto partire una cernia ed andarsi ad infilare sotto alcune lastrine nell’alga in circa 32/33 metri di fondo. Ispezionando bene il punto ho visto che il cernione sgattaiola in un buco accessibile e quindi piuttosto facile da ritrovare. Insomma un posto sicuro e dove, certamente, fare la partenza. A poca distanza dalla questa zona ho marcato un bel punto con diversi saraghi, corvine e labridi ma, soprattutto, poco distante ho trovato una zonetta in 30/31 metri con diverse lastre, quasi sepolte da sabbia e posidonia, stipate di saraghi e corvine all’interno, più almeno un altro centinaio di pesci che stazionavano tutt’intorno formando un muro che si elevava dal fondo per almeno 7/8 metri. Impressionante! Posso poi contare su alcuni punti in meno acqua (si fa per dire visto che comunque erano tra i 25 ed i 28 metri) dove poter razzolare qualche altro pesce.
Insomma a fine preparazione sono piuttosto soddisfatto. Ho alcune cernie che ritengo sicure e diversi spot interessanti. In più sono convinto di potere pescare per tutte e due le giornate su zone valide e, quindi, sfruttare al meglio il tempo a mia disposizione.
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