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Incidente: Pescasub Investito da una Barca, l’Elica gli Lacera un Braccio

Bruttissima avventura quale capitata domenica scorsa al 50enne Federico Manzi, 35 anni di pesca e immersioni sulle spalle. Era uscito all’alba, dal porto di Cecina, in compagnia dell’amico Pierluigi Orbicciani, e avevano diretto la prua del gommone verso la zona di Vada. Non però nei pressi del faro, zona oggetto di intenso traffico nautico anche dalle prime ore della mattina, ma in uno spot a circa 3,5 km a ovest dello stesso, una zona decisamente più tranquilla, o almeno così credevano.

Arrivati sul posto i due ancorano il mezzo su un fondale di circa 20 metri, e issano la regolamentare bandiera di segnalazione. Scendono poi in acqua e si portano dietro le boe, la zona permette di allargarsi dai 50 metri previsti dal gommone con segnale di sub immerso ed è quindi meglio essere previdenti. Verso le 9, mentre Federico è in superficie intento a ventilarsi per effettuare un tuffo, viene investito da un grosso motoscafo senza che abbia neppure il tempo di accorgersi che il natante gli stava piombando letteralmente addosso a forte velocità.

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La chiglia, e questa sarà la sua più grande fortuna, colpisce il subacqueo tra la spalla e il collo. L’urto allontana il corpo dall’asse dell’elica quel tanto che basta per ferirlo solo di striscio al gomito del braccio. La ferita è comunque profonda, ha raggiunto l’osso, e il fucile che impugnava è finito letteralmente sbriciolato dai taglienti delle pale. Manzi è stordito ma ancora cosciente e ha la forza di tentare di attirare l’attenzione dell’irresponsabile che è alla guida di quello scafo bianco in vetroresina, con delle vistose strisce blu sulle murate. Il gesto però viene interpretato dal cafonauta come un saluto, al quale “cortesemente” risponde, eclissandosi poi rapidamente a tutta velocità senza probabilmente essersi minimamente accorto di cosa ha fatto e di quanto sia stato vicino all’uccidere un uomo. Eppure il gommone con la bandiera era ancorato a meno di 100 metri di distanza e la barca è passata come una scheggia in vicinanza di ben due boe di segnalazione.

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Se questa volta non siamo qui a piangere un altro fratello ucciso in mare è solo per un caso, il rispetto per regole imposte riguardo i segnali di subacqueo in immersione è praticamente assente nella gran parte dei fruitori del mare, anche da parte di soggetti sicuramente in possesso di patente nautica (come in qusto caso) e che, in teoria” dovrebbero sapere quello che fanno. Appare quantomai urgente rimettere mano ad una seria normativa che tuteli il subacqueo e che, soprattutto, preveda delle valide forme di deterrenza che sostituiscano le ridicole e spesso inapplicabili sanzioni oggi previste.

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