In Europa si Studia di Vietare i Palamiti, Ridurre il Prelievo a 3 kg e non Solo
Forse non tutti hanno sentito parlare del Medac prima d’ora; si tratta di un organo consultivo in materia di pesca ma, per non sbagliarne la definizione, la riportiamo integralmente così come appare sul sito ufficiale:
“Il MEDAC è un’associazione senza scopo di lucro che persegue un obiettivo di interesse europeo generale, con sede legale a Roma, Italia.
Il MEDAC è composto da organizzazioni europee e nazionali rappresentanti il settore della pesca (sia flotta industriale, sia piccola pesca artigianale, che il settore della trasformazione ed i sindacati) ed altri gruppi di interesse (tra cui organizzazioni ambientaliste, associazioni di consumatori e associazioni di pesca sportiva/ricreativa) nell’ambito della PCP (ndr Politica Comune della Pesca) operanti nell’area del Mediterraneo, formato dalle acque marittime del Mediterraneo situate a est del meridiano 5°36’ di longitudine ovest.
Il ruolo del MEDAC è quello di predisporre non solo pareri sulla gestione della pesca e sugli aspetti socioeconomici relativi alla conservazione della pesca nel Mediterraneo, indirizzati agli Stati Membri e alle istituzioni europee, per contribuire alla realizzazione degli obiettivi della PCP , ma anche fornire soluzioni tecniche e suggerimenti, tra cui raccomandazioni congiunte (ex. Art. 18 Reg.1380/2013) su richiesta degli Stati membri.”
Le Polemiche dopo l’Ultima Riunione
A inizio anno è salito alla ribalta delle polemiche perchè, durante l’ultima riunione del gruppo di lavoro GL4 (quello relativo alla Pesca Ricreativa), svoltasi a metà febbraio, si sono fatte estremamente concrete le proposte di vietare del tutto ai ricreativi l’uso di strumenti passivi come palamiti (o palangari) e nasse, e quella di ridurre il limite del carniere giornaliero da 5 a 3 kg. La scintilla della bagarre non sono state tanto le proposte, quanto il fatto che le associazioni in rappresentanza della pesca ricreativa, non siano state compatte nel respingerle, con reciproche accuse di non fare l’interesse dei ricreativi.
La Composizione del MEDAC
Prima di esprimere qualche valutazione, è utile capire quale sia la composizione del Medac (in particolare del suo Comitato Esecutivo) che, sempre dal sito, è descritta così: “Nel Comitato Esecutivo il 60% dei seggi è attribuito ai rappresentanti del settore della pesca ed il 40% agli altri gruppi di interesse. Il Comitato Esecutivo è l’organo che adotta le raccomandazioni ed i pareri.” Se poi si vuole scendere nel dettaglio della composizione del gruppo di lavoro GL4, bisogna dire che di 47 enti rappresentati, 34 sono legati all’industria della pesca, 8 ad associazioni ambientaliste e solo 5 ad associazioni rappresentative della pesca ricreativa.
Con una rappresentanza della pesca ricreativa, in seno al gruppo di lavoro dedicato, del tutto irrilevante, non deve stupire che certe proposte trovino terreno fertile. Magari deve stupire di più che nemmeno in una situazione così minoritaria, il mondo ricreativo riesca a fare fronte comune.
Divieto per Palangari
La pesca professionale sostiene che l’uso di lenze con 200 ami faciliti la pesca illegale, perchè tali attrezzi non permettono il rispetto nè dei limiti di carniere nè delle misure minime; una parte dei ricreativi sottolinea l’aspetto tradizionale e storico, un’altra appoggia il ban sostentendo di aver visto e rivisto barche riempite di pesci fino all’orlo con questi attrezzi, e che se oggi non accade con tanta frequenza si deve solo alla carenza di pesci.
Posizioni di retroguardia in cui ognuno non fa altro che difendere il proprio orticello. Il professionista si lamenta ma non muove un dito contro la pesca illegale dei ricreativi essenzialmente per due ragioni: primo perchè dovrebbe denunciare i ristoratori che comprano il pescato illecito, ma che poi finirebbero per non comprare più neppure da lui, e secondo, perchè sono diversi i professionisti che hanno stretto accordi con i ricreativi, di cui si occupano di vendere il pescato illecito, ricavandoci una stecca senza praticamente nessun costo aziendale.
L’aspetto tradizionale e storico è questione squisitamente sentimentale, al netto della capacità teorica o concreta di prelievo, l’utilizzo di attrezzi passivi, ossia che pesca senza l’intervento attivo del pescatore, stride fortemente con quella che è la dimensione sportiva e ricreativa della pesca.
Bisogna dire però che le barche le abbiamo viste riempire fino all’orlo con tutte le tecniche, dal palamito alla traina, dal vertical jigging al bolentino di profondità, dalla pesca subacquea allo spinning. Ogni volta che si punta il dito su una tecnica, ci si dimentica che la vera discriminante è l’uomo. Chi dice che il palamito non permette di rispettare i limiti, e che se questo non succede è solo perchè non c’è pesce, non ragiona in maniera diversa da chi propone di vietare l’uso del natante nella pesca ricreativa, perché alcuni violano le normative sul prelievo massimo consentito.
Riduzione del Carniere Giornaliero da 5 a 3 kg
Questa proposta, peraltro non nuova, sarebbe largamente condivisa all’interno del gruppo di lavoro, unitamente all’introduzione dell’obbligo di marcatura mediante taglio della pinna caudale. Le motivazioni sono sempre le stesse: si parte dall’asserzione, priva di ogni riscontro scientifico, secondo cui il prelievo dei ricreativi ammonterebbe a ormai il 10% del prelievo ittico totale. Peccato però che quando si decide di fare uno studio approfondito il risultato sia ben diverso, come dimostra uno degli ultimi lavori pubblicati in Spagna, che certifica come il prelievo sportivo/ricreativo non superi il 5% del totale.
Si prosegue poi con l’inutile calcolo del pescato teorico annuale, che porta ad affermare che un dilettante non ha nessun bisogno di 1825 kg l’anno (5 kg x 365 giorni). Chiaramente il fatto che un ricreativo, nella realtà, vada a pescare (se va bene) una volta a settimana, e che raramente si trovi anche solo ad avvicinarsi al limite stabilito, non li sfiora minimamente.
Sulla marcatura poi abbiamo già detto in passato: è del tutto in utile in un sistema nel quale mancano controlli strutturali. Chi vende il pescato, già commette più illeciti e non si capisce perchè imporgli quest’obbligo dovrebbe farlo desistere dai suoi propositi. Diventerebbe quindi l’ennesima imcombenza a carico di chi le regole le ha sempre rispettate.
Taglie Minime Maggiorate per la Pesca Ricreativa
Altro argomento scottante è quello delle taglie minime. È ormai chiaro a tutti che la taglia minima di diverse specie di pesci è inadeguata quando non del tutto inesistente, ma è altrettanto chiaro che la pesca professionale non ha nessuna intenzione di imporsi ulteriori limitazioni. In questo scenario ha senso che siano i ricreativi ad accettare l’imposizione di taglie minime maggiori rispetto a quelle attuali?
Anche qui il mondo dei ricreativi si spacca nettamente: da una parte chi sostiene che nuove misure sarebbero la strada verso una nuova credibilità che permetterebbe di avanzare nuove richieste riguardanti vari settori della pesca, dall’altra chi invece ritiene che cedere ad un atteggiamento chiaramente punitivo da parte della pesca professionale, porterebbe solo limitazioni e nessun beneficio di sorta.
Anche in questo caso, è difficile non accorgersi di come la pesca professionale abbia sempre considerato (e ancora oggi consideri) la pesca ricreativa come un concorrente sleale che deve essere limitato e che anzi, deve in qualche modo rifondere i danni che arreca alla filiera in termini di minor pescato.
Divieto di Utilizzo di Salpa Bolentino Elettrici e Simili
Sempre in tema di limitazione degli attrezzi utilizzabili dagli sportivi, da notare la ripresa della battaglia contro i salpa bolentino elettrici. Questi dispositivi, in Italia, hanno avuto vita molto difficile e sono stati considerati vietati fino al 2008 quando, ci è intervenuta un’ordinanza del TAR del Lazio (ricorso 10795/2008) per spiegare una cosa estremamente banale: l’energia elettrica utilizzata per generare forza lavoro, non ha nulla a che fare con l’utilizzo della stessa per generare scariche stordenti. Quindi il divieto di utilizzo fatto pretestuosamente discendere dall’art. 99 del dpr 1639/68, non aveva nessun fondamento.
La questione comunque non è mai andata giù ai professionisti, i quali continuano a sostenere la stessa motivazione dal 2007: “l’uso del “Salpabolentino elettrico”, riducendo lo sforzo fisico dei pescatori sportivi profuso nel riavvolgimento del filo alla cui estremità si trova l’amo, aumenterebbe sensibilmente le possibilità di cattura, e ciò in considerazione dei limiti, introdotti dall’ordinamento, della quantità di pesce che i pescatori di pesca sportiva possono catturare”.
L’unica nota positiva è che, almeno in questo caso, le rappresentanze della pesca ricreativa sono risultate compatte nel tentare di rispedire al mittente questo nuovo tentativo di limitazione. Non tutte con le stesse motivazioni, alcune anche manifestamente pretestuose, ma l’importante è il risultato.
Tira una Brutta Aria
Insomma, come avete potuto vedere, in Europa tira una gran brutta aria per la pesca sportivo/ricreativa. È vero che il MEDAC si limita ad esprimere pareri e non a fare regolamenti, ma è anche vero che è uno degli organismi più influenti nei processi normativi in fatto di pesca. Che sia di fatto sotto il controllo egemone dei rappresentanti della pesca professionale e dell’ambientalismo è già un brutto segno; se poi il fronte dei ricreativi, già fortemente minoritario, si spacca, la situazione si complica ulteriormente.
Una cosa è certa, ridurre la conflittualità con la pesca professionale è un qualcosa che si può ottenere solo nella logica del compromesso, in cui ciascuna delle parti rinuncia a qualcosa a favore dell’altra. Se invece le rinunce devono gravare solo sui ricreativi, nel più becero intento punitivo, fanno bene quelli che oppongono il più netto, anche se forse inutile, rifiuto.
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