Il Raduno Apnea Magazine 2007
Come ogni anno, anche nel 2007 si è tenuto il consueto raduno annuale Apnea Magazine, un appuntamento aperto a tutti gli appassionati di pesca in apnea e finalizzato unicamente allo stare insieme nel segno dell’amicizia e dell’amore per il mare. Come già l’anno scorso, abbiamo voluto lasciare ad uno dei soci del nostro circolo “estraneo” alla redazione di AM il compito di stilare un resoconto della manifestazione. Quest’anno si è offerto uno dei soci più simpatici e impertinenti, Riccardo Goracci aka Ricky, un vero maestro di goliardia che ha predisposto questo sfizioso quanto irriverente racconto, ricco di imprecisioni ed esagerazioni ma non per questo meno divertente. Solitamente la nostra politica editoriale è molto severa e Apnea Magazine non pubblica contenuti di questo tenore e linguaggio, ma in questa occasione permetteteci un’eccezione, in fondo si tratta del resoconto di un ritrovo di amici appassionati di pesca in apnea e crediamo che il vero spirito del Raduno non possa essere colto senza un pizzico di autoironia. A noi il racconto ha messo allegria, speriamo che faccia altrettanto con voi e magari vi convinca a partecipare all’edizione 2008. Giorgio Volpe
L’autore del resoconto Riccardo Goracci aka Ricky – Foto: A. Balbi
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Io ho partecipato a tre raduni nazionali di AM, oltre a numerose svigliaccate [neologismo volpiano che indica un raduno trimestrale, a volte con garetta. Obbligo di digiuno nei 3 gg precedenti] e riunioni estemporanee complete di pescatella sociale dal 2005, anno della mia iscrizione al circolo. Ho assistito quindi alla notevole evoluzione di un evento dapprima quasi settario e con caratteristiche da Lion’s Club White Adams Only post-coloniale in Africa Orientale, fino all’attuale kermesse semipopolare a cui ha partecipato gente sconosciuta perfino ai frequentatori del forum, come effigi e personalità del mondo della pesca subacquea attuale e remota.
Nel 2005, al Vecchio Mulino, si ritrovavano solo i collaboratori più stretti di AM, l’atmosfera che si respirava di primo acchitto era quella di un’elite un po’ snob ed io, unico outsider della cerchia, fresco d’iscrizione da 2 mesi, avevo la sensazione d’essere di troppo e mi muovevo con estrema cautela sentendomi con curiosità osservato. La vaga condiscendenza d’ordinanza che si concede a chi non si sa chi sia, da dove sia uscito fuori e presumibilmente scarso di fondamentali.
Nel 2006 il vento era cominciato a cambiare: il circolo stava crescendo come numero d’iscritti, diversi di noi già si conoscevano personalmente per esser stati insieme a pesca o in pizzeria o in altre occasioni a livello locale, la pressione e la curiosità per incontrarsi almeno una volta all’anno era maggiore, la gente si accomuna intorno ad AM per la sua qualità di polarizzare appassionati da ogni regione d’Italia, il che in tempi di federalismi e conseguente inasprimento dei campanilismi non è opera sociologicamente disprezzabile. Gli iscritti all’ASD sono continuati a salire anche nel 2007, attestandosi sui 100 soci, che lo rendono probabilmente il circolo di pescatori subacquei più numeroso d’Italia: oramai l’organizzazione di un raduno diventa qualcosa di importante e impegnativa, tantopiù che da quest’anno se n’è cominciato apertamente a far pubblicità a partire dalla pagina iniziale del sito fino ai forums più popolari. Quando, poi, due settimane prima dell’evento, la squadra ASD AM ha anche vinto il Campionato Italiano a Squadre, la coincidenza ha trasformato una consuetudine in un happening di livello nazionale che ha attirato anche i vertici della Fipsas, campioni di varia caratura, fino alle famigliole numerose.
Roselle è la storica sede dei raduni AeMmiani: per quattro volte s’è svolto qui, in un’agriturismo particolare caratterizzato dalla presenza di due suggestive pozze termali che lo rendono unico nel contesto assolato della pianura grossetana. Difficilmente in precedenza si riusciva a riempirne le numerose stanze: quest’anno, invece, anche tutto il contado delle vicinanze si fregava le mani. Di questo periodo, estinti i tempi dei cacciatori, tanta gente è cosa rara.
I ristoratori invece piangevano.
Ai Raduni di AM carne (e pesce) non mancano mai!
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In effetti ciò che caratterizza i raduni di AM è la non chalance con cui s’irride il clima d’austerità che ultimamente media e alcune trasmissioni colorate di verde tendono a far accettare.
I raduni d’AM sono molto scorretti politicamente. Darfur, Eritrea e Somalia stanno lontani, basta: per tre giorni nessuno s’è ricordato dei Tg, né dei sensi di colpa che s’inculcano a chi non è certo responsabile di certe situazioni.
Qui c’è il mare, la Maremma e l’uccello che ci lascia la penna; c’è ciò che stuzzica appetito, goliardia, cameratismo, nonché la risata terapeutica e obbligatoriamente plautiana: si stanno gettando basi per l’unione di una nuova categoria col proprio spirito di corpo e d’appartenenza ed è una novità nell’universo individualista di chi pratica questo sport.
Il clima è volutamente da caserma, logicamente maschilista, ma per scelta non per formazione. E chi ci arriva formato fa anche prima.
Il venerdì è cominciato lo scarico delle merci.
No, non era La Grande Abbuffata di Ferreri, non almeno nelle scene del banchetto: lo era proprio nella scena dello scarico delle derrate, all’inizio, prima che decidano di chiudersi in casa e morirci mangiando. Chiunque arrivava aveva con sé casse e buste e ne usciva fuori di tutto. Non si è mai dovuto insistire su quest’aspetto, viene sempre spontaneo.
Forse s’era fatto scarso affidamento sul pesce pescato e’molto male!
Il solo carniere di sabato ha eclissato quelli dei quattro precedenti Raduni e perfino venerdì non si è riuscito a cucinarlo tutto. E così alla fine è pure avanzato, alla mercè di chi se lo volesse portare a casa.
Sulla carne non s’è lesinato.
Dentro AM s’annida di tutto, magari di riflesso o solo per passione, ma di tutto: macellai, vinai, pasticceri, distillatori, pastai, cocktailers, oleari, caseari, cacciatori e salsaioli. Come in una tana ciclopica di calcare su un precipizio di 50 metri in mezzo alla corrente perenne: il rifugio d’ogni forma bentonica delle vicinanze, una nicchia ecologica endemica e autosufficiente.
Cucina etnica, sia regionale che internazionale, ma tendenzialmente maremmano-ignorante, quella dei carbonari da macchia dell’Uccellina per capirsi: dalla Valtellina verso NE, fino alla Sicilia seguendo immaginariamente l’A1, con ricca sosta in terra etrusca e poi magari prendendo pure un par di traghetti. Gente che non teme, a cinquant’anni suonati, di partire dalla Sicilia in macchina alla volta dei tomboli arrivando in giornata, o dalla Sardegna accettando due notti in traghetto e altre otto ore sui moli o sui bus locali, da Pordenone carichi di prosecco rischiando le nebbie padane, per finire da Capo Spartivento passando prima per l’Ikea di Roma in modo da soddisfare la giovane consorte e ottenere il permesso per spendere 3 giorni con amici mai visti ma solo letti..
Nemmeno sul vino s’è badato a spese, ma questo era scontato: c’è solo da constatare che dopo tre giornate così, ne saranno avanzati 70 litri; e c’era di tutto, d’ottima qualità, mica Tavernello o porcherie da discount. C’è una strada poco più a sud di Roselle, che hanno chiamato la strada del vino: ufficialmente passa per Scansano, Pitigliano e varie località tipiche, ma in realtà in quei giorni avrebbe dovuto compiere una deviazione a nord e terminare al Vecchio Mulino. Se vi chiedevano che c’era, ditegli che c’era Joefox con la sua band.
A sx: Gallinucci con il Prof. Malpieri, la moglie di Ricky e Manut – A dx: Leo e Cb72
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Venerdì 12 Ottobre
Il tempo era propizio e anche questa è una cosa che, per il periodo scelto, torna sempre a favore di AM. Gott Mit Uns? Ich glaube’ oops: mi sa di sì. Dopo il campionato a Lecce non ci poteva subito abbandonare, ma che scherzo da prete sarebbe stato? Fattostà che quando i primi fedelissimi si sono presentati a partire dalla mezza del venerdì, mare astri e temperatura erano in una combinazione troppo perfetta per non provare un calasole negli spots più prossimi. Il fatto è che pure la cassa di salumi Fiorucci da 4 kgs era un’altra bella tentazione: abbiamo perciò risolto il dilemma mangiandocene una ricca porzione (mezza cassa, ndr) col pane senza sale di Siena, bagnato con la cuvèe du chasseur adatta, cioè Morellino e Merlot, e proseguendo con i primi assaggi di infusi sardi non industriali e caffèborghetti a scopo digestivo: accessori preziosi sopra il dozzinale tavolaccio plastico in dotazione, tramutatosi di colpo in desco da cerimonia.
Tutto sotto attenta supervisione del Prof. Malpieri, arrivato passando per Civitavecchia con un vago languorino. Sì, insomma, è arrivato allupato.
Tranne pochi, pochissimi (anzi, sono solo due) impenitenti salutisti, che spesso ormai contribuiscono solo con la presenza a questo tipo di cerimonie (Zani e Fini, nda), tra l’altro anche mezzo ammalati, e qualcun altro che, avendo capito poco, s’era fatto poc’anzi un primo al ristorante lì vicino (Leo e Cb72), i commensali hanno fatto onore in silenzio alle salamelle da S. Palomba affettandole dapprima a tocchi larghi tre dita, poi, verso la fine, tagliandole direttamente nel senso della lunghezza’ (sic!).
Verso le 3 e mezzo si stava a Talamone pronti col gommone per il tour dell’Uccellina: noi in 5, gli altri seminati per tutto l’Argentario con le auto.
Alcuni partecipanti al raduno
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Quando cala il sole, si spegne il crepuscolo e comincio il giro di raccolta dei quattro sub scaglionati e scoglionati per la costa, io ho tre cefali, A. Zani niente, Dentex un sarago, Vitone poco ed ha padellato un dentice, Zefiro non si trova.
Passiamo due volte sotto Capodomo che ormai è notte fonda, ma non si sente niente e il pallone non si vede manco guardando il largo verso gli ultimi riflessi già lunari. Passiamo a ispezionare l’altra punta e invece ci ammagliamo su una rete con l’elica: ci sono più di 15 metri di fondo, che ci fa una schetta di questa misura, qui? Mandiamo maledizioni al professionista irresponsabile, non esiste nessuna segnalazione, i sugheri ci circondano e non si sa come uscirne. Dentex tronca tutto a coltellate e sciogliamo la palla di trave attorno all’elica; spingendo il gommone a nuoto usciamo da questo cerchio della morte e alla fine arriviamo da Zefiro, ancora a mollo nei pressi del Bagno delle Donne. Nulla ha preso, ma ha passato romanticamente il tempo assorto dalla luminescenza che a poco a poco gli s’accendeva attorno. Un dreamer alla John Lennon.
Siamo in forte ritardo per la cena, tutti telefonano a qualcuno a scopo sedativo. Al porto si lascia il gommone sotto a un faro e trottiamo sull’Aurelia sgommando come un’alfettone della Speciale anni 70.
E’ arrivata un bel po’ di gente nel frattempo, molti mai visti, altri visti di rado. Saluti abbracci o presentazioni, ancora con la muta addosso, poi ci cambiamo e sediamo a tavola.
C’è un anticipo del menu dell’indomani: salumi, pesce e carne.
Quelli ch’erano andati alla Giannella sono tornati con una spigola e qualch’altra cosa, quelli a Port’Ercole con cefaloni e un polpo, ma poi è stata cotta la sola spigola. Io mi sono attaccato in particolare alle anguille sfumate santostefanesi portate dal nostro uomo all’aCiana, il mitico Emilio Perillo, oltre al cefalo lagunare affumicato. Non erano molti quelli in grado d’apprezzare questa delicatezza: lo si fa in proporzione agli anni passati da queste parti, io ce n’ho passati 40 e infatti Emilio se n’è accorto, i nordici invece le guardavano con sospetto.
Anche le torte tipiche della moglie di Emilio, com’è tradizione da un par d’anni, non sono mancate: quelle però se le ricordavano tutti, infatti sono state spazzolate via mentre ancora si servivano le salsicce calde. Ho intravisto anonime dita zozze che lustravano le teglie vuote nella penombra, seguite da silhouettes in controluce che se le leccavano col risucchio.
Si torna sempre tutti cinghiali, a Roselle. O ci si diventa presto: ‘La Selva’ a marzo ha fatto scuola, discepoli e non solo tra il sesso forte.
Radical-chics! Alla larga!
Certo, per gli iniziati potrebbe essere un po’ traumatico, ma io ho notato che ci mettono poco ad allinearsi, di media tre ore. D’altra parte mica è previsto alcun rito d’iniziazione umiliante. Anzi, nessun rito del tutto: tutt’al più dimostrare d’essere rustici q.b.
Qui il blasone è solo quello col logo d’AM. La pescasub ha i suoi riti e ‘non è sport da signorine’: è la pallanuoto di Nanni Moretti, semmai, che ci fa questa figura.
Cono Corrado con l’orata catturata nelle acque dell’Argentario – Foto: Emilio Perillo
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Sabato 13 Ottobre
Il giorno dopo io, che dormivo a Talamone, vengo svegliato da Dentex col telefonino.
Sono le 7 e mezzo, la stanza sta in una penombra aurorale e fa freddo. Come sempre a pesca, quand’è mattina, ci vorrei tanto ripensare, sganciarne una e rigirarmi sotto le coltri, ma oggi c’è la gara sociale e nonostante l’alcool non smaltito bisogna andare: c’ho un ospite e viene anche da Genova.
Mi concedo una lunghissima pisciata purificatrice, mi lavo gli occhi cisposi con un brivido e mi dirigo al bar a farmi una esosa pastarella come unica colazione.
Rimpiango la distanza da Roselle. Cioè: dalla sua dispensa. Mi piace il salato, la mattina, non il cornettaccio e cappuccio.
Al porto trovo Andrea e Luigi in banchina: indirizzo quest’ultimo al Bagno delle Donne suggerendogli una dritta efficace (infatti, lì poi ci faranno la cerniotta che farà da sugo per la farfalle domenicali), poi montiamo e facciamo benzina. In meno d’un’ora di navigazione arriviamo in zona pesca: nessuno c’ha seguito, tutti si sono sparsi lungo la costa a piedi o con i pochi gommoni partendo da località diverse, il campo gara è indefinito così come l’orario di partenza.
Non quello di rientro: le 13.
E alle 13 pertanto ci ritroviamo sul gommone e ripartiamo per il rientro: non è andata male, ma non è che siamo tanto soddisfatti. Io ho una riccioletta, una bella tanuta e un equivalente sarago, Dentex ha fatto due bei capponi, un tordo e una tanuta più piccola, più una murena senz’altro sotto peso.
Per strada incontriamo Emilio con Cono, Manu, Davide e Luca che rimorchia al porto il gommoncino di Luca in avaria. Il proprietario sta mestamente seduto sul mezzo traditore e lo fa impennare a 38° a causa della stazza plantigrada. Ci mostrano il pescato e qui capiamo che sarà dura: un gran luccio marino, due degne orate e vari altri pesciotti. Non si capisce la distribuzione delle catture, l’unica è contare su quello, poi tocca vedere ch’hanno fatto gli altri.
Arriviamo a Roselle alle due e c’è già un po’ di gente; m’intrufolo nel reparto alimentare a rubacchiarmi un po’ di pizzette e altri snacks allineati e coperti per il gran momento e visto che ci sto stappo pure una bottiglia. La guardo e ha un’etichetta familiare: ma è la foto della squadra campione! Bardi, Maxfox e Gionni. La nostra. E che vino sarà? Leggo: Salento rosso. Qui c’è la zampa dell’uomo di Nardò: ora bevo con più gusto e poi c’ho pure sete.
Il fatto è che puzzo come uno stambecco dello Stelvio perché non mi sono ancora lavato, sono rimasto chiuso fuori casa perchè mia moglie se n’è andata a Cala di Forno in barca con Manuela: ci raggiungeranno in serata. Lì per lì penso alla pozza termale dell’agri, ma senza sapone è una perdita di tempo. Alla fine mi decido e sfrutto doccia e detergenti d’uno degli appartamenti deserti.
Si procede alla pesatura dei carnieri
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L’acqua calda schiarisce il corpo e anche la mente: quand’esco vado a vedere che roba era quella presa dal team Emilio’s. Il luccio farà 3 kgs e mezzo, le due orate si sono ridotte ad una di 2 kgs (boh!…) poi c’è una corvinetta e un sarago e qualcos’altro sottopeso. M’accorgo che sono tutti puliti’
Orata e luccio l’ha presi Cono, che tanto esperto di gare non è evidentemente, come me del resto, poichè si sa che al limite il pesce si usa farcirlo per bene prima della pesa, quando lui ha fatto innocentemente il contrario. Poi, l’altra orata, quella catturata da Emanuele, di poco inferiore alla prima, è stata proprio direttamente pulita e portata a casa da chi l’ha presa, senza manco passare per la bilancia! Temeva di sacrificarla sul grill del Vecchio Mulino’. Qualcuno ridacchia, qualcuno resta perplesso: pian piano prevarrà l’ilarità generale, fino a terminare in grasse risate e prese per i fondelli al momento della premiazione, tre ore più tardi.
Poi c’è Maxfox e l’allegra banda dello Staff con un secchio di pescetti, infine c’è la cerniotta di Nunpigghiunienti, il sicano dal nome scaramantico quanto mai azzeccato, che c’è venuto da Messina, ma ha tenuto alto il blasone al livello del futuro Ponte.
I capannelli di gente s’infittiscono, arrivano persone a getto continuo e presto smetto d’incuriosirmi: impossibile presentarsi a tutti, se càpita càpita. Erano attese 100 persone a tenersi larghi, ne sono arrivate 120, ma a rotazione di una sessantina. Giunge perfino una rappresentanza di partners partenopei, armati fino ai denti e non poco affamati. Ce n’è uno che è alto due metri che rimette in discussione ogni teoria sul mimetismo, lo strusciapanza e perfino la distanza di tiro.
Qualcuno intanto m’indica facce note o sconosciute, o note solo tramite fotografia.
Quello asciutto e signorile è Azzali… a Geo&Geo mi sembrava diverso, ma la voce è la sua: siede gesticolando a gambe accavallate mentre discorre con una torma di gente, platea bendisposta e arrendevole stavolta, ogni tanto sorseggia qualcosa dal tavolo, impossibile sapere cosa, ci saranno 30 varietà di drinks.
Quell’altro con barba e occhiali è Borra: l’ho capito a notte fonda, e solo perché stava sempre accanto a Azzali, infatti il suo timbro di voce continua ad essere per me ignoto.
Da sx: il vincitore Cono Corrado, secondo Riccardo Goracci, terzo Andrea Castagnola (Dentex) – Foto: A. Balbi
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Bardi è attorniato da fans e adulatori ed è oggetto di foto ricordo aggrappato a sconosciuti sorridenti a 32 denti che manca poco si fanno autografare, anche col taglierino, le schiene nude o altre appendici, che certo non laveranno più a vita. Quando arriva il turno di A.Fini non ho proprio idea di cosa si sarà fatto firmare: lui lo spazio libero sulla pelle l’ha finito da quel dì, difatti, quando passa per la casa circondariale di Grosseto si sbracciano cercando di lanciargli pizzini da recapitare’
Anche Gionni, Maxfox e la stessa Coppa devono sottostare a quest’incombenza gravosa che li riporta a un clima da isola dei veri VIP, non quella di quei quattro sfigati che ci accasciano la sera alle 21.
Sorprendentemente saltano fuori donne da tutte le parti, per chi frequenta questo tipo di raduni è merce rara (di solito ne stanno ben alla larga), ma comunque sono quasi tutte accasate e sovente hanno prolificato. La media comunque resta buona, da ciò si deduce che non lo sia tanto la bocca dei nostri spearfishers.
Gionni presenta l’ultima novità del suo noto playmate show-room: una fotografa col nome del mestiere, MariLuce. I marpioni in trasferta che s’annidano nell’ASD si mettono comunque al lavoro. Alla fine gliene incoglierà giusto una bella ‘scimmia’ maremmana: aka, sbronza. Tanto l’indomani non si pesca, per cui: il danno è superficiale, orgoglio e onore sono salvi.
Alla premiazione sale sull’immaginario podio proprio Cono alzando la prima coppa di pesca sub della sua vita. La cosa sorprendente è il suo status d’outsider totale: prima volta a pesca all’Argentario, prima gara della sua vita. Un nuovo Hamilton della pescasub!
Nonostante il viaggio allucinante da RC ha pescato sia il venerdì che soprattutto il giorno della gara. Io sono secondo, e anche per me è la prima coppa. Terzo è il mio compare Dentex da Genova che qualche gara in gioventù l’ha fatta, ma anche per lui è la prima volta da queste parti.
Io vi svelo che comunque lo facevo per il bacio (e non accademico: semmai con tanto di casquet) della bella Silvia Bardi Superstar, mica per la coppa: ma lei c’ha snobbati per andare a darlo ai fortunelli (mi trattengo assai, ma chiamiamoli così) della lotteria che s’è svolta successivamente e che metteva in premio vari articoli dei nostri sponsors. Nella foto corsara sono uscito con una faccia da pirla imbarazzato che mi trasfigura: prego, tanto non ci guadagnate niente, guardate solo la coppetta nella mano.
Un brindisi con il Team ASD AM Campione d’Italia. Da sx: Max Volpe, Gionni Marti, Ricky Goracci, Marco Bardi, Simone Belloni e Giorgio Volpe – Foto: A Balbi
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Sul tavolone da giardino s’allinea una serie di bottiglie impressionante.
La gente alluma preoccupata i preparativi per il barbq che languono, le pizzette, le schiacce ripiene e i salatini non bastano più, si anela la ciccia der Gallina da Santa Marinella, stavolta anche a forma di braciole e rostinciana, oltre alle arcinote salsiccie del babbo. Il pesce, anche se in programma da tempo, viene invece stranamente ignorato. E’ anche vero che qui stiamo tra gente che se ne mangia quanto e quando vuole e si sarà pure stufata, però stavolta la qualità era superiore: ricordo che al primo raduno si fecero carpacci di tordo e cefali arrosto a iosa, mentre al secondo si finirono pure le salpacce catturate (ma qui io mi chiamo fuori! Chi ne fu indecentemente ghiotto era un omone allupato di nome Caio’)
Attacca a tirare una certa tramontanella. Era imprevista, io ero rimasto con le previsioni che davano clima estivo fino a lunedì, dopo un po’ fa anche freschetto. Qualcuno, o perché l’ha capita in tempo o perché così sta più prossimo alla fonte degli approvvigionamenti, si assetta intorno al tavolo interno e fa cerchio attorno a Azzali per ascoltarlo. Confronti sciolti: la federazione, la pesca e l’apnea e gli impegni concreti che sta prendendo Giorgio con gli organi preposti. Vanno avanti un bel po’. Siccome stento a seguirli, senza meno a causa dell’alcool per carità, presto mi rimetto dove c’è più vita: stanno dando un video, mentre il tramonto cala ed il vento aumenta, quello di Gionni con le sue catture nel Salentu.
Lu sole, lu mare e lu ientu. Non è il titolo, eh? E’ la sua firma del profilo.
Mi guardo un po’ di spigole e corvine trafitte poi mi comincio a scocciare: ahò, non ne padella una! Ma quant’anni c’ha messo a farlo? E no, perché se è stato girato in un mese, ad esempio, la fauna locale doveva essersi estinta. Quando arrivo alla coppiola di corvine è davvero il colmo.
Lascio il video e mi siedo con Manut a mangiare la carne scottata alla brace: non so chi si sia dedicato alla griglia sacrificandosi la serata, ma merita tutta la mia approvazione, la rostinciana è buona. Manuela s’è appena iscritta al forum e non è nemmeno una pescasub. Sarebbe però interessata a farlo e si ritrova proiettata in questa realtà che non sospettava esistesse: trova simpatica la gente e diversa da quella ch’è solita frequentare, per una del suo status è abbastanza sorprendente. Poi ha trovato diversi ammiratori, qualcuno anche un po’ invadente, che la corteggiano senza vergogna e lei gioca con loro.
Il fortunato vincitore del Dentex Gimansub Luca Bargagli con l’amico Emilio Perillo in un eloquente gesto di commento – Foto: A. Balbi
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Il Gran Capo, anzi enorme ormai, Joefox, saluta l’arrivo del pari peso massimo Martorana. Sono due lottatori di sumo, ma differiscono dai giapponesi per la pelosità licantropesca che ormai collega petto, barbe e perfino sopracciglia. Non avendoli mai visti in costume posso solo immaginare che razza di pellicce posseggano sotto. Sono curioso di vedere che succede e m’apposto: tentano d’abbracciarsi dandosi delle manate sulle spalle, ma i respingenti addominali glielo negano, così finiscono per colpirsi a vicenda lì dove ci arrivano, nei bicipiti, con sonore e gioviali pacche che ammazzerebbero all’istante un undicenne.
Aveva in programma una suonata dal vivo col suo gruppo: ormai è quasi una prassi alle nostre rimpatriate, ma stavolta il freddo smorza ogni velleità. Il vento va montando ancora, cantante e chitarrista si rimpinzano, bevono e si congedano contriti e incappottati.
Allora si passa all’estrazione delle matrici del riffone serale, che prevedono premi superiori al valore delle figlie vendute. Io ne ho presi ben tre, ma che presto varranno come le azioni Cirio di qualch’anno fa, anzi, meno. Almeno quelle, in fondo, per una cosa erano anche utili.
La Silviona distribuisce generosamente baci ai già baciati dalla suerte infedele insieme ai premi, facendo rosicare chi sperava nel miracolo, come un tifoso sull’1 a 2 al 90°.
Il primo se l’aggiudica quello che avevo visto a rimorchio col gommone in avaria la mattina all’Argentarola: uno strepitoso Dentex GimanSub doppio elastico dal valore incalcolabile. Se ne va immediatamente, stringendo sottobraccio il bottino immeritatissimo, augurandosi a squarciagola di romperlo di nuovo non appena riparato, tra cori d’epiteti all’indirizzo della sua anatomia meno nobile.
Della serie: ‘ Acchiappa e trotta via, prima che qualcuno ci ripensi-, e lo fa infatti lasciando nuvolette di polvere sospese come il sorcio messicano. La classe maremmana è giustamente rinomata nel mondo.
Di colpo si crea un attimo di silenzio quando depongono sul tavolone pancato due dei pesci catturati la mattina: sono l’orata di Cono e uno dei capponi d’un chilo e passa di Dentex.
Un’occhiata e già capisco che sono cotti molto male, anzi: sono proprio mezzi crudi. Questa cosa è inaudita ed è uno spreco deprecabile visto che si tratta della crema della pesca in apnea. Il chiasso riattacca come prima, l’orata viene divorata solo nelle parti cotte e ne resta mezza tristemente accantonata sul bordo; non s’è ancora capito chi sia stato il responsabile di tale crimine: ma quando lo si scoprirà, se è un Socio, cento nerbate con la Dyneema da 2,5 piombata sulle terga sono il minimo inappellabile di pena previsto, oltre alla radiazione perpetua d’ufficio dai Raduni.
Un momento caldo: la visione in anteprima dei filmati realizzati da Gionni Marti – AM
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L’alcool inizia a corrompere il popolo di AM: a me mi dà per dormire e per fare pipì, l’ultimo problema lo risolvo spesso lì tra i rosmarini dell’agri (poveri quelli che verranno!), mentre il primo m’arriva a folate e se ne va da solo.
‘When you are in Rome, do like romans do’, recita un adagio da guida turistica anglosassone: qui siamo in Maremma, è lo stesso. Gli altri vedo che stanno messi uguale o quasi. Qualcuno è proprio imbriago. Mi finisco qualche tartina alla ‘nduja portata da Cono che sta ancora sul tavolo: i toscani non l’avevano mai vista e hanno preso fuoco, unica eccezione Silvia che ne ha trangugiate una dozzina. Meno male che coi baci l’aveva fatta finita. Poi, qualcuno scarta il tocco di Parmigiano Reggiano da un chilo e mezzo che finora s’era salvato, lo accosta alla pasticceria sicula di Salvatore Rubera, ci mette pure tre-quattro bocce di bonarda a lato e il pane, in modo da riassettarsi alla mensa. Scendono in campo i mangiatori da competizione, quelli che aspettano la fine per rivalersi. Anche gli ultimi salumi di Fiorucci sono sacrificati e vengono francescamente spartiti per la lunghissima tavolata, sempre tagliati a mo’ di gnocchi.
Io, all’una, me ne vado a casa a Talamone: se mi facessero il palloncino per strada, riaprirebbero l’Asinara.
Il pranzo di commiato al termine della tre giorni
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Domenica 14 Ottobre
M’alzo alle 10 relativamente riposato: devo avere una prostata simile a una zampogna, ma chissenefrega. C’è l’assemblea elettiva del circolo alle 10.30 a Roselle, ma il Serra mi telefona che non sembra imminente. Invece alle 10.30 inizia per davvero, io arrivo alle 11 e perdo la votazione.
Si chiacchiera un po’ su forum, moderazione e linea editoriale, poi s’iniziano i preparativi per l’ultimo pranzo, saremo rimaste oltre venti persone tra zoccolo duro e neo adepti caricatissimi.
Il menu stavolta prevede le cose che ci siamo riservati e che s’è indegnamente nascosto alle masse di ieri. Spuntano pizzoccheri della Valtellina fatti e trasportati da Ottavio, una bomba per il fegato, probabile colesterolo al termine: 380!, ma che, fortunosamente, si rivelano congrui al tempo tanto assolato quanto funestato da fredda e forte tramontana.
Rispunta Caio, afflitto per non aver partecipato ieri sera a causa della famiglia ammalata al completo: strepita per un pronto ripetersi della futura svigliaccata.
Qualcuno nel frattempo ha tentato di nuovo la sorte in acqua e s’è avventurato di prima mattina alla volta di Port’Ercole: torneranno scornati, infreddoliti e l’unico cappotto rimediato è quello che non scalda.
Ci pensano vino e birra Ichnusa a riaccendere spiriti abbattuti o insonnoliti. Cristiano, inoltre, caccia fuori certi millesimati di Valdobbiadene che non c’è manco bisogno di freddare, puro nettare.
Gionni e consorte spariscono nelle dimore padronali a preparare un sugo di cernia e cappone per le farfalle (purtroppo l’unica pasta rimediata: io la detesto) e ne uscirà una cosa delicatissima, che stravolge il mio concetto di cucina pugliese, e comunque meridionale. Io mi dedico al barbq, stavolta allineandoci il luccio di Cono e tre pezzi minori, ma sarà un’impresa cucinarli a puntino con questo vento, poi finirà che il luccio avanzerà per oltre metà: le panze imploravano pietà.
Mentre si passa ai già noti digestivi e cominciano i saluti di coloro che partono per le destinazioni più lontane, anche per quest’anno s’avvia alla conclusione il nostro Raduno: le facce non sono tristi, non sono mica distacchi da emigranti in esodo verso la Statua della Libertà, i contatti si mantengono sul forum, nelle città d’origine o contigue, in fondo sono pochi i giorni in cui si sta effettivamente lontani, e la comunità è solida.
Comunità, si noti bene: non community da forum del ca**o.
E’ avanzata talmente tanta roba da riempirci perlomeno un Transit a ruote gemellari..
La quantità di immondizia prodotta è pari al volume di due delle suddette vetture.
L’unione fa la forza, ma pure la panza.
Preparativi per la merenda cena del sabato
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Momento dell’assemblea dei soci ASD AM – Foto: A. Balbi
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Paolo Valteroni (Piolo), vero motore dell’evento, si gode il meritato riposo dopo tante fatiche… Foto: A. Balbi
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