Ibiza 2001: Silvia Dal Bon e Manuela Acco
Silvia Dal Bon
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AM: Allora Silvia, come hai vissuto l’esperienza del Mondiale?
Silvia Dal Bon: L’esperienza del mondiale è stata interessantissima!
Come prima cosa ho notato che la prospettiva di dovermi confrontare con un appuntamento così importante mi ha dato una grande carica durante gli allenamenti.
Mi ero riproposta di realizzare in gara un -48 metri nella prova di assetto costante ed invece… sono riuscita a fare di più (-51 metri) portando addirittura il mio personale a -53 metri.
In secondo luogo, ho visto finalmente come si svolge una gara: prima d’ora, infatti, non avevo partecipato a nessuna competizione.
Mi sono resa conto quindi delle difficoltà che si possono incontrare nella preparazione il giorno della gara: infatti, ogni atleta ha un orario di partenza (official top) ben definito e che non può essere modificato. Ciò crea problemi nel caso in cui si arrivi al momento del via senza sentirsi pronti al tuffo nell’assetto costante o all’ultima inspirazione nella prova di apnea statica .
Non partire al Top significa la squalifica!
Ma la cosa più bella in questi giorni di allenamento e gara è stata la mia squadra!
Con le mie compagne ho condiviso tutto: gioie, delusioni, pasti saltati, medicine per raffreddori, vestiti, serate e alzatacce. Ci siamo divertite e sostenute a vicenda e quest’esperienza vissuta insieme ci ha unito molto e ha fatto di noi una vera squadra.
AM: Sin dalla prova di assetto costante avete dimostrato di essere la squadra da battere. Poi, la discussa squalifica nella prova di statica ha compromesso parzialmente il risultato facendovi finire in terza posizione. Che cosa puoi dirci in proposito?
Ci sono rimasta malissimo quando accanto al mio nome sul tabellone ho letto 0,00, le mie compagne hanno fatto di tutto per starmi vicino e tirarmi su, ma la prova incriminata era proprio la mia.
Poi ho vissuto l’esperienza del ricorso e l’ulteriore delusione di trovarmi di fronte a giudici che per quanto chiedessi le ragioni di una decisione così penalizzante non rispondevano alle mie domande e ridevano – di cosa, poi, non l’ho proprio capito [n.d.r. neanche noi]. Sono uscita dalla stanza senza capire a cosa fosse servito presentare ricorso.
Poi tutta la mia delusione si è trasformata in rabbia quando, a mente fredda, ho analizzato le cose che mi erano state dette. Il giudice italiano (una donna), quella sera stessa mi ha cercato per dirmi che per lei la prova era valida, che dal video non appariva una perdita di controllo motorio, che ero affaticata ma non in “samba”, però, dato che aveva scarsa esperienza, preferiva delegare il suo giudizio ai giudici francesi.
Bene! Questo è costato alla mia squadra il terzo posto!
Silvia in risalita dalla prova di assetto costante a Ibiza
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Ora però mi chiedo:
Ma se un giudice può delegare ad altri il suo voto, saremo mai certi dell’imparzialità della commissione?
Perché non si formano giurie con giudici di diversa nazionalità? Perché non si formano giurie composte da veri giudici visto che ai mondiali uno di loro non rientra nelle liste dei giudici AIDA 2001? Perché i giudici non sono tutti sullo stesso pianoe c’è qualcuno che ha più potere degli altri?
Ed infine: perché tutto ad un tratto il video ufficiale non ha più valore e ci si basa sul ricordo del giudice che ha visto di persona e che può essere tradito due volte, dai sensi prima e dalla memoria poi?
Quando ci si pongono tutte queste domande, sorge il sospetto che nella minoranza di quella giuria si fosse già formata una maggioranza, come accade in politica.
Forse è proprio per questo che è calata un po’ a tutti la voglia di partecipare a competizioni AIDA: manca quella serietà che abbiamo messo noi in un anno di allenamenti.
In ogni caso, prendo tutto questo come una bella lezione, c’è sempre da imparare e una cosa l’ho capita: apnea non è AIDA.
Un sacco di persone un po’ di tutti i paesi ci hanno dato il loro appoggio e solidarietà ed è per queste persone e per l’amore per l’apnea che è sempre vivo in me che continuerò ad allenarmi.
Un’ultima battuta sui tuoi progetti futuri?
Ho veramente tante cose in testa, forse troppe! L’apnea comunque occupa uno dei primissimi posti.
Quest’anno vorrei curare meglio l’allenamento sia a secco che in acqua, migliorare la pinneggiata che non è delle migliori e mi piacerebbe cogliere molte delle occasioni per l’allenamento in costante che ci hanno offerto molti ragazzi e ragazze incontrati al mondiale. Abbiamo ricevuto molti inviti, anche a Nizza dalle ragazze francesi che sono stupende e fortissime, per fare allenamenti insieme.
Con questi propositi spero non mi sarà difficile, migliorare il mio record personale in costante!
Manuela Acco
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Manuela, le tue impressioni su questa esperienza con la squadra azzurra.
Come già ben sapete i nostri risultati sono stati penalizzati da una giuria che si è dimostrata estremamente di parte e non propriamente competente. Penso che situazioni del genere non si debbano più ripetere in futuro perché così si penalizza il vero valore dello sport. Ci tengo a sottolineare che il problema non è mai esistito tra noi atleti (di tutte le nazioni), ma solo tra alcuni giudici che dovrebbero, a mio avviso, lasciare spazio a chi vuol fare questo mestiere libero da pregiudizi o da pressioni esterne.
Detto questo, eliminiamo i rancori e godiamoci pienamente la vittoria della nostra squadra maschile e la comunque splendida prestazione di questa esordiente squadra femminile italiana. Abbiamo fatto proprio una bella figura!
La cosa che più mi rimane dentro è la crescita che abbiamo fatto insieme io e le mie compagne: dagli allenamenti, alle selezioni, a tutti i momenti trascorsi insieme nel periodo del mondiale. Quello che a mio avviso conta di più in una gara di squadra è proprio il clima che si crea all’interno del gruppo, che deve essere positivo, stimolante, ricco di dialogo, di affiatamento, di comprensione, di gioco e di ironia.
Foto cortesia: Team of Finland
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Questo perché la pressione della gara è altissima e la consapevolezza che la propria prestazione è determinante per il risultato della squadra crea un senso di responsabilità in ogni atlteta e, allo stesso tempo, una grande complicità che lega i componenti dello stesso team. Tra noi si era creata una situazione ideale e la nostra fortuna è stata anche quella di poterci allenare e poter condividere le nostre esperienze con i super-atleti della squadra maschile: un bel vantaggio! Anche perché, oltre a trarre beneficio dagli insegnamenti di atleti di calibro mondiale, abbiamo potuto usufruire di ottimi suggerimenti per la gestione di una gara di squadra, dal momento che questa era per loro la terza esperienza mondiale.Fondamentale è stato il lavoro svolto del Dott. Lorenzo Manfredini, che si è occupato quotidianamente delle nostre condizioni psico-fisiche, così come importantissimo è stato tutto il lavoro dello staff: dall’ allenatore, al medico, agli assistenti.
La cosa più emozionante è stata quella di condividere questa esperienza con altre persone provenienti da tutto il mondo che, come per magia, si sono ritrovate tutte lì per mettersi alla prova, a soffrire e a gioire per le proprie prestazioni e per quelle della propria squadra. Bei momenti, anche perché ti ritrovi vicino le persone più disparate: dall’ inossidabile over-50 israeliano alla mitica mamma statunitense che compete ai mondiali assieme alla figlia.
Una battuta sui tuoi programmi futuri e una sull’apnea….
Programmi futuri: continuare l’allenamento per partecipare alle prossime competizioni nazionali e non.
L’apnea: uno sport bellissimo che porta alla riflessione, all’introspezione, insegna ad ascoltarsi e nello stesso tempo stimola a tirar fuori la forza e la grinta che stanno dentro ciascuno di noi, qualità che poi si rivelano fondamentali nella vita quotidiana.
Grazie ragazze, siete il nostro orgoglio: continuate a farci sognare!
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Category: Altre discipline, Apnea