I Test Medici del Raduno Team Omer
Il preparatore atletico del Team Luca Bartoli ha effettuato una serie di misurazione su ogni atleta
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Tra le molte cose che abbiamo fatto durante l’ultimo raduno del Team Omer, senza dubbio quelle più affascinanti riguardano i test che abbiamo effettuato noi atleti insieme all’équipe medica. Tale équipe era composta dal dott. Luca Bartoli, specialista in allenamento ed alimentazione e preparatore atletico del Team Omer e dalle dott.sse Elisabetta Zandoli ed Erika Suzzi, psicologhe ed esperte in Mental Training. Tutti e tre lavorano per Mediasport, Centro Studi e Ricerche per lo Sport.
Il nostro sport ha ancora molti aspetti poco conosciuti e, fino ad ora, le ricerche in questo campo non sono state molte; quello che si è fatto è stato di prendere i canoni di allenamento tradizionale, tipo quelli utilizzati per l’atletica o per il calcio, testati e studiati da tempo, per riportarli così com’erano all’apnea.
Questo, però, non era stato fatto seguendo una base scientifica, perché nessuno si era preoccupato di sapere se l’apnea subacquea poteva essere trattata alla stregua degli sport “terrestri” e quindi allenata nella stessa maniera. Ciò era dovuto a molti fattori, tra cui, come sempre accade, quello economico; essendo questo sport praticato da pochi, i finanziamenti per le ricerche non consentivano l’effettuarsi di test approfonditi e specifici. Inoltre, un altro fattore non meno importante è quello tecnico: esistono molte apparecchiature specifiche per effettuare monitoraggi e test su atleti che effettuano sport terrestri (corsa, ciclismo, ecc.) ma nessuna di queste apparecchiature funziona sott’acqua.
Si presenta quindi l’ulteriore ostacolo di progettare e produrre, partendo da zero, le apparecchiature necessarie che funzionino non solo immerse, ma magari a trenta o quaranta metri di profondità. Questo richiede ingenti sforzi e grandi somme da poter spendere.
Intanto siamo partiti, cercando di raccogliere su basi scientifiche, e quindi misurabili, più dati possibile. Da questi, dopo averli analizzati con cura, si potrà partire per lo sviluppo di una teoria utilizzabile da tutti per l’allenamento e per migliorare le proprie prestazioni.
I TEST
Riccardo Mazzi effettua l’esame spirometrico
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Ma veniamo alla descrizione di quello che è stato fatto. Ove possibile, riporterò le misurazioni che mi riguardano, così da poter dare un’idea di quali sono i valori comuni, così da poter confrontare, eventualmente, i dati in vostro possesso.
Il raduno del Team si è svolto a Costa Paradiso, nel Nord della Sardegna, dove avevamo alcuni appartamenti ed una piscina a disposizione. Uno di questi appartamenti è stato adibito ad ambulatorio ed è stato attrezzato con tutte le attrezzature necessarie per effettuare le misurazioni, immagazzinare i dati, analizzarli e rielaborarli. Gli atleti sottoposti ai test erano:
– Bardi, Antonini, Petrollini, De Silvestri, Manciulli, Natale, per la pesca subacquea:
– Chiozzotto, Badiello, Mazzi, Rovella, per l’apnea.
Prima di tutto ognuno di noi si è sottoposto ad una visita generale, che comprendeva la misurazione dell’altezza, peso ed esame plicometrico, per valutare la percentuale di massa grassa corporea. Poi è stata misurata la circonferenza toracica in inspirazione massima ed in espirazione massima, per valutare l’elasticità del torace.
Il primo test: la spirometria.
Grazie alla speciale attrezzatura, è stato possibile vedere sullo schermo di un computer il grafico della nostra espirazione, insieme con tutti i dati ad essa relativi.
Dal grafico è possibile capire come lavorano i muscoli toracici e come lavora i diaframma; ciò da subito un’indicazione valida di come possiamo migliorare la nostra capacità polmonare.Tra i dati riportati, meritano attenzione quelli rispetto alla media delle persone della nostra età e della nostra corporatura.Questo viene dato in percentuale: il 100% significa che siamo esattamente nella media.
Le dott.sse Elisabetta Zandoli ed Erika Suzzi
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Il mio responso, 7.4 litri, pari al 138% rispetto alla media, indica che ho una buona capacità polmonare. I migliori pescatori subacquei arrivano intorno al 140%. Chi fa apnea pura, invece, mediamente è intorno al 125%. Su questi dati c’è già di che riflettere, ma non mi voglio dilungare troppo nelle spiegazioni, altrimenti rischierei di dover scrivere un libro, invece di un articolo.
Su mia richiesta abbiamo effettuato una misurazione spirometrica dopo aver effettuato la “carpa”, un particolare tipo di inspirazione forzata che consente di “pompare” aria nei polmoni (richiede esperienza e sensibilità, perciò la sconsiglio vivamente ai principianti); lo sforzo che si deve effettuare è notevole e perciò probabilmente non è utile ai nostri scopi, almeno che non si debba scendere veramente profondi, ma i risultati sono sorprendenti: 8.66 litri, pari al 156.5% rispetto alla media.Gli altri valori misurati con la spirometria, per quanto siano importanti, non sto a riportarli per non appesantire l’esposizione.
Il secondo test: è stato quello più lungo, ma probabilmente il più importante. Abbiamo indossato un cardiofrequenzimetro che registrava il profilo delle nostre pulsazioni per tutta la durata del test. Poi, cuore della sperimentazione, abbiamo delicatamente indossato una speciale maschera gran facciale, all’interno della quale erano inseriti tre elettrodi che dovevano essere applicati sulla fronte. Questa operazione ha richiesto la massima attenzione e il paziente aiuto delle dottoresse, perché era necessario che gli elettrodi non si staccassero durante le misurazioni. Questi elettrodi erano collegati ad un elettromiografo, strumento che indica il livello di contrazione muscolare ovvero, rigirando il punto di vista, il livello di rilassamento.
Preparazione ai test in piscina.
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Questa tecnica è detta Biofeedback Method. Sappiamo tutti quanto sono importanti le tecniche di rilassamento per l’apnea, ma come facciamo a sapere “quanto” siamo rilassati? E come capiamo qual è la tecnica che meglio ci si adatta, ossia quella che ci fa rilassare di più? Con questa apparecchiatura è possibile misurare il rilassamento e vedere in tempo reale quanto siamo rilassati.
Chi è stato allo scorso Eudi Show, avrà visto, presso lo stand Omer, di cosa si tratta.
Abbiamo fatto una misurazione di base, cioè senza adottare particolari tecniche di rilassamento, per alcuni minuti. Poi, subito dopo, è stata fatta un’altra misurazione mentre cercavamo di rilassarci, come facciamo prima di fare un’apnea. L’ultima misurazione è stata fatta mentre facevamo un’apnea (a secco). All’inizio ed alla fine di ciascuna misurazione venivano annotati il battito cardiaco (che comunque era registrato automaticamente in continuo) e la pressione del sangue. Alla fine, incrociando i dati, sarà possibile ottenere in un unico grafico l’andamento del rilassamento ed il battito cardiaco per ciascuna di questa fasi. E’ un po’ come la telemetria della Formula Uno.
Terzo test: in seguito, lo stesso lavoro è stato fatto in piscina, andando a misurare i dati mentre eravamo immersi nell’acqua. Da qui vedremo le differenze tra le apnee a secco e quelle in acqua, per capire come e quanto interviene il diving reflex.
Purtroppo ancora non esiste un elettromiografo che si possa portare in profondità, ma speriamo che venga realizzato in tempi brevi.
Altre misurazioni: i giorni successivi, abbiamo raccolto dei dati in mare, utilizzando i cardiofrequenzimetri in profondità. Alcuni sono scesi in assetto costante fino a -47 metri, e il profilo dei loro battiti cardiaci è risultato molto interessante.
Tutti gli atleti del Team sono stati sottoposti a tutti questi test e ciascuno di loro è stato monitorato con il cardiofrequenzimetro per tutta la durata di una battuta di pesca o di un’uscita in mare.
A fine giornata, ognuno arrivava con la fascia del suo cardiofrequenzimetro che veniva inserita nell’apposita interfaccia, collegata al PC portatile, e si scaricavano i dati, annotando anche orari e tempi.
Qualche dato: in apnea statica in piscina si sono registrate punte minime di 28 pulsazioni al minuto, alla fine di un’apnea di circa 4’30”.
Dopo essere riemersi da un’apnea profonda (oltre i 40 metri), qualcuno è arrivato a circa 150 pulsazioni al minuto.
Facendo la “carpa” mediamente si riesce a prendere un litro in più di aria.
I più forti apneisti e pescatori subacquei hanno notevoli capacità di rilassamento
CONCLUSIONI
Non siamo affatto giunti a delle conclusioni, ma anzi abbiamo capito che sicuramente c’è ancora molto da sapere e da scoprire; siamo solo al punto di partenza e la strada è lunga e sconosciuta, e per questo affascinante.
Adesso è disponibile una bella mole di dati, precisi e misurabili, da studiare. Una volta capito come si è adattato l’organismo di chi ottiene buone prestazioni, si potrà capire in che direzione muoversi e sarà più semplice dare indicazioni ai principianti ed agli esperti che vogliono migliorare.
Il dott. Bartoli, la dott.ssa Zandoli e la dott.ssa Suzzi stanno ancora lavorando sui dati ottenuti, perciò è presto per avere dei risultati precisi; però, da una prima osservazione, sembra che ci potrebbero essere grandi novità. Ma non voglio anticipare niente.
Intanto stiamo già organizzando, a breve, un altro incontro per effettuare altri test.
Sono molto curioso di sapere dove ci porterà la strada che abbiamo intrapreso.
RINGRAZIAMENTI
Sento di dover fare alcuni ringraziamenti, e anche se so che sembreranno retorici ed opportunisti, vi assicuro che no lo sono affatto.
Innanzi tutto ringrazio tutti gli atleti del Team che hanno partecipato; persone stupende e grandi amici. Lavorare con loro è stato un vero piacere.
Un grazie all’équipe medica, Luca, Elisabetta ed Erika; anche loro grandi amici, oltre che seri e validi professionisti.
Un ringraziamento ai giornalisti presenti, Stefano Navarrini de Il Subacqueo, Emanuele Zara e Lucia Notarangelo di PescaSub e Giorgio Volpe di Apnea Magazine. Il loro lavoro è stato senz’altro prezioso ed il loro contributo per sviluppare questo settore è fondamentale.
Un grazie speciale a Marco Bardi, responsabile del Team ed organizzatore di questo stage. L’organizzazione è uno dei punti di forza di questa squadra, ed il merito è senz’altro suo.
Infine vorrei ringraziare la Omer e i suoi responsabili, presenti allo stage, ed in particolare i proprietari, che hanno reso possibile questa importante iniziativa e che si stanno impegnando seriamente nello sviluppo del nostro settore, guidati da una grande passione per questo sport.
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Category: Altre discipline, Apnea