I Profili di Apnea Magazine: LUCA SANTI, un Amore Azzurro Cristallino
Luca Santi è nato a Genova il 6 mrzo 1983. I suoi paramentri fisici sono: normo-tipo con una altezza di 178cm, un peso di 74 kg ed una capacità vitale di circa 6 litri. Di professione è un operaio metalmeccanico. È iscritto al Club Sub Sestri Levante e, da ormai diversi anni, fa parte del team Mares Pure Istinct. Fin da piccolo è cresciuto vicino al mare e, con l’aiuto di suo padre Calisto Santi, ha imparato molto presto a farsi affascinare dall’elemento liquido. Negli ultimi anni si è diviso spesso tra prima e seconda categoria, dimostrando di aver acquisito quella mentalità e quell’esperienza che spesso fanno la differenza nel nostro sport agonistico. L’ultimo acuto, in ordine cronologico, è stato il Campionato di Qualificazione a Trapani, svoltosi nel settembre scorso, che lo ha ampiamente promosso con un secondo posto da incorniciare.
Allora Luca partiamo dalla fine: ottimo Campionato di Qualificazione a Trapani. È filato tutto liscio o hai avuto da lavorare sodo?
Diciamo entrambe le cose. Nei 4 giorni di preparazione ho controllato i campi gara per 9 ore al giorno insieme al mio secondo. È stato massacrante anche perché sono fondali piuttosto sfruttati e le correnti decisamente variabili. Nell’occasione ho avuto la fortuna di essere assistito da Fabio Amico, forte atleta locale e conoscitore della zona, che mi ha potuto aiutare al meglio. Abbiamo studiato la tattica di gara che ritenevamo più adatta, abbiamo scelto con cura gli spostamenti e, soprattutto, mi ha supportato in maniera decisiva anche quando i migliori segnali controllati a più riprese risultavano deserti e coperti di posidonia.
In due giornate che prede valide hai preso?
Ho fatto una gara accorta e, decisamente, all’attacco. La prima giornata ho preso 2 marvizzi e 3 saraghi, mentre la seconda frazione è andata decisamente meglio: 5 saraghi, un marvizzo ed uno scorfano. Questi ultimi due pesci (direi, senza dubbio, fondamentali) sono stati catturati con caparbietà: infatti il primo l’ho fiocinato tra le pinne di un gruppo di altri concorrenti sul medio fondo ed, il secondo, in un posto dove erano già passati in tantissimi.
C’è qualche cattura che ricordi come decisiva o come impegantiva, determinante?
La cattura piu importante è stata certamente quella del marvizzo della seconda giornata . Era due ore che non vedevo un pesce. Non avevo ancora sparato e l’ansia saliva. Finalmente, all’ennesimo tuffo, sono riuscito a vederlo parzialmente, infilato in un buco molto stretto. Ho pianificato con attenzione il tiro perché il rischio di strapparlo era alto. È andato tutto in maniera perfetta e l’ho fiocinato e tirato fuori senza patemi. Metterlo in gommone ha fatto sparire la tensione che mi stava attanagliando insieme alla paura di veder sfumare il buon piazzamento della prima giornata.
Cosa rappresenta per te l’agonismo?
L’agonismo per me è la massima espressione del nostro sport ed è un occasione per mettersi alla prova con i propri limiti. Ma è anche l’occasione per poter rivedere e incrociare le armi con vari amici sparsi per l’Italia. Infatti da anni oltre che gareggiare mi impegno nell’organizzazione di selettive e gare a squadre. Poi è chiaro che la parte agonistica del nostro sport devi anche averla nel sangue. Passare dalla caduta rovinosa al successo è quasi nella normalità e non tutti riescono a sopportare queste situazioni. Bisogna essere sempre calmi e lucidi perché anche il quoziente fortuna è, spesso, determinate. Non bisogna mollare.
A chi devi la tua continua crescita agonistica negli ultimi anni?
La mia crescita la devo a chi mi ha seguito e supportato in questi anni. Mio padre che mi ha introdotto nel mondo della pesca, mio cugino Nicola Smeraldi, ottimo agonista, che mi ha spinto a iniziare a gareggiare, alla Mares che sta credendo in me in questi anni, a mia moglie che negli anni ha imparato a convivere con le mie trasferte. Poi ci sono altri fattori ugualmente importanti ma probabilmente più marginali rispetto a quelli che ho citato.
Qual è la tecnica di pesca che ami?
Decisamente, quelle che preferisco, sono la pesca in tana e il razzolo. Le tecniche che in gara utilizzi di più e che danno i migliori risultati. Pescare così è anche molto performante sia a livello fisico sia a livello mentale. Devi essere molto rapido, intuitivo, allenato, attento ai particolari che, spesso, fanno la differenza tra una cattura ed un pesce che neanche hai visto.
Qual è il pesce che preferisci insidiare?
I miei pesci preferiti sono saraghi e corvine, visto che le cernie in Liguria sono rarissime. Dove pesco io, a Sestri Levante, ci sono zone dove si possono fare ancora buoni incontri ma su pesci decisamente sospettosi e difficili. Vivono spesso nel grotto e se non fai le cose con perizia spesso spariscono per sempre. Ci sono giornate che non vedi una coda ma, nei momenti giusti, puoi catturare quei 4/5 pesci che ti danno grande soddisfazione. Mi piace molto “frugare” nel grotto con corto e fiocina. Metti la testa in un buco e non sai mai cosa ti troverai davanti. Il sarago da 4 etti? La corvina da 2 chili? Nulla?
Qual è la cattura che non scorderai mai?
La cattura che non scorderò mai è stata quella di una grossa e difficile corvina. Era da poco scomparso mio padre e decisi di fare la mia prima pescata dopo il lutto. Avevo decisamente poca voglia. Andai proprio su un segnale che mi aveva insegnato lui e sul quale avevamo pescato spesso. Catturare un bel pesce su quella tana è stata una forte emozione. Si è riacceso tutto in un batter d’acchio. La voglia di ritornare a mare, di pescare sereno, di continuare a gareggiare. È ciò che avrebbe voluto. Ad ogni uscita ora il mio ricordo, saluto e ringraziamento va sempre a lui. La persona a cui devo questa passione.
So che usi sia arbalete che oleopneumatici. Ci sono pesche che preferisci fare con uno ed altre con l’altro oppure non hai problemi?
Testando spesso nuovi prodotti mi sono innamorato dei moderni oleopneumatici e ho imparato ad apprezzarli e sfruttarli al meglio. Alterno senza problemi aria e elastico in tutti i tipi di pesca. Ma se devo esprimere una preferenza direi che i fucili ad aria preferisco utilizzarli per la pesca all’agguato e all’aspetto, passando dal cyrano evo hft 1.1 70 fino ad arrivare al 120 in base alle condizioni di visibilita e moto ondoso. Asta tahitiana da 7mm. Con questi fucili in mano può arrivarti davanti il sarago di mezzo chilo come la ricciola di 40 chili e non hai problemi di sorta. Se devo pescare in tana o razzolo preferisco arbalete passando dal viper 55 con 4 punte (quello che uso di più in assoluto con gomme da 18mm e asta da 7mm) al 90.
Che arma non manca mai nella tua borsa?
Viper 55 armato con fiocina mares a 4 punte rigorosamente mustad. Fucile che per il pesce bianco non dà seconde chance.
Sei pronto per i prossimi Assoluti?
Quest’anno sono un po’ indietro con gli allenamenti a causa della stagione invernale indecente che ha dato pochissimo spazio alle uscite in mare e per gli impegni famigliari. Ho avuto un po’ di problemi ad allenarmi a secco visto che a novembre sono diventato papà per la prima volta e devo ancora trovare il modo migliore per unire l’utile al dilettevole. Ma sto cercando di sfruttare il tempo rimasto per intensificare le uscite in mare e arrivare in uno stato di forma decente all’importante e difficile appuntamento. Ritengo che le acqua della Sardegna siano generose ma decisamente impegnative. Come deve essere giustamente una prova ad alto livello come il Campionato Italiano Assoluto. Vediamo. Come al solito ce la metterò tutta.
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