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I Profili di Apnea Magazine: Andrea Calvino

| 10 Dicembre 2007 | 0 Comments

 

Calvino si prepara per un tuffo (Foto A. Balbi)

Tocca ad Andrea Calvino, giovane agonista del Team Omer nato a Roma il 25 maggio 1977, inaugurare la nuova serie dei Profili di Apnea Magazine dedicati ai campioni della pesca in apnea.
Disponibile, simpatico e cortese, lo abbiamo incontrato ed intervistato in occasione del Campionato Assoluto 2007 di Cinisi, nel quale ha purtroppo ottenuto un risultato di gran lunga inferiore alle attese ed alle sue possibilità.

Come è iniziata la tua carriera agonistica e quali sono stati i tuoi migliori risultati?
Ho iniziato nel 2000, partecipando ad un trofeo a coppie in Sardegna, dove mi trovavo per caso, a cui neanche volevo prendere parte, ‘trascinato’ da un amico il cui compagno aveva dato forfait all’ultimo minuto.
Alla fine abbiamo perfino vinto quel trofeo nelle acque di Stintino e da lì mi è scattata un’immensa passione per l’agonismo.
Così l’anno dopo ho partecipato alle selettive in Toscana, iscrivendomi al Circolo di Grosseto, ottenendo risultati discreti e mancando la qualificazione per un soffio; qualificazione che sarebbe arrivata qualche anno più tardi.
Nel 2004 ho cambiato circolo, tesserandomi con il Mojoli di Civitavecchia capitanato da Gallinucci e dai fratelli D’Onofrio.
Nel 2005 sono arrivato secondo al Campionato di Seconda categoria di Portoscuso e, all’esordio all’Assoluto 2006 di Bosa, ho pagato pegno all’inesperienza retrocedendo.
Con un buon settimo posto ottenuto alla semifinale della Zona A, disputata a Civitavecchia, mi sono qualificato al mio secondo campionato di Prima Categoria, tuttavia mi considero ancora e comunque un ‘buon esordiente’.

 

Un ritratto di Andrea Calvino (Foto A. Balbi)

Che tipo di pescatore ritieni d’essere?
Sono uno che cerca d’adattarsi alle situazioni e alle stagioni.
Credo di avere un bagaglio tecnico piuttosto variegato.
Amo tutte le tecniche e cerco di scegliere la migliore a seconda del momento.
Entrando nello specifico, direi che d’estate cerco di praticare la pesca un po’ più profonda, sfruttando il mare calmo e limpido e senza mai esagerare, nelle altre stagioni mi dedico molto alla pesca mista praticando agguato ed aspetto in poca acqua o tana in basso/medio fondo.

Che tipo d’attrezzatura usi?
Dal 2003 sono entrato a far parte del grande Team Omer e utilizzo solo attrezzatura strettamente di serie; non sono un maniaco dell’attrezzatura e cerco cose semplici e affidabili che comunque tengo sempre efficienti.
Con i prodotti Omer mi trovo molto bene e, piuttosto che i particolari nelle attrezzature, curo molto altri aspetti studiando il comportamento delle specie, l’influenza meteo-marina, i posti, le tecniche, i segreti altrui eccetera.
Poi con una buona attrezzatura standard i pesci li catturi.

Ci racconti un’esperienza vissuta che ti è rimasta nel cuore in carriera?
Direi la prima selettiva a Talamone.
Mi sono presentato e c’erano tutti i veterani Toscani, personaggi goliardici e ben conosciuti dell’agonismo; conoscevano ogni piega del fondale ed io non stavo neanche troppo bene fisicamente.
Alla fine vinsi, in questo fondale povero di prede ed in cui ci voleva pure fortuna, pescando prevalentemente all’aspetto in fondo basso e medio e prendendo 2 spigole ed un tordo.

 

Un momento di relax durante la preparazione (Foto A. Balbi)

Quali sono le catture di maggior peso che hai mai fatto?
Leccia: 15 kg.
Cernia: 12 kg.
Dentice: 7 kg.
Spigola: 5 kg.
Orata: 4,5 kg.
Sarago: 1,5 kg.
Corvina: 2,6kg
Tordo: 1,3 kg.
Grongo: 8 kg.
Murena: 5,5 kg
Pesce particolare: Gattuccio di 4 kg.

Conosci Apnea Magazine?
Come no? E’ una bellissima realtà.
Appena posso mi collego e seguo tutto.
Sto poco sul forum per questioni di tempo, ma leggo molto gli articoli e credo che la cronaca diretta delle gare sia qualcosa di ‘stupefacente’ che contribuisce a mantenere viva l’attenzione verso la nostra disciplina.
Davvero un gran bel lavoro, vi ammiro e vi faccio i miei complimenti.

Trovi differenza tra le riviste elettroniche che si possono leggere su Internet e quelle cartacee?
Trovo che la rivista elettronica sia più diretta, abbia un taglio migliore, più moderno, e sia più gestibile e fresca.
La cartacea ha tante buone qualità ma è meno diretta.
Poi spesso è ripetitiva con le foto cosa che in AM non avviene, anzi è sempre molto aggiornata e qualitativamente superiore.
Comunque ‘ più siamo meglio è!’

Come vedi il futuro della pesca in apnea e quali possono essere le iniziative per allargare la base?
Pur essendo un ottimista di carattere, qui mi trovo veramente in difficoltà a vedere cose rosee.
Purtroppo capisco i giovani che non s’appassionano alle gare perché ormai difficoltà ce ne sono tante, troppe; in primo luogo trovare campi gara validi, idonei, ricchi di pesce e quindi divertenti, invece m’accorgo che ogni anno è peggio.
Sono sicuramente importanti i trofei promozionali, come il trofeo Zampolini, in cui i giovani si possono confrontare con i campioni più esperti.

Calvino in azione (Foto A. Balbi)

A Bardi ho chiesto di reintrodurre nei Campionati di Prima Categoria gli spostamenti; tanti mi criticheranno ma credo che il campionato assoluto debba essere la massima espressione di questo sport e debba dare il massimo dello spettacolo in tutto.
Sono favorevole alla formula a nuoto per le selettive e anche per le semifinali ma chi arriva in prima categoria debba avere la possibilità di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità e non è questo che allontana i giovani anzi gli da’ un’immagine più attraente.
Quindi è giusto non avere lo scoglio dell’impegno economico all’inizio ma, se guardiamo anche ad altri sport, chi punta ad arrivare ad un certo livello qualche sacrificio economico deve pur farlo e alla fine, se la passione c’è, si riesce anche ad affrontarli.
Infatti, malgrado formula a nuoto sia già in vigore da alcuni anni, di giovani se ne vedono davvero pochi.

Pesca in apnea e tutela dell’ ambiente: troppa discriminazione nei nostri confronti. Come vedi le cose ?
Sicuramente credo che i campioni del nostro sport abbiano il dovere di dare un’immagine positiva con il loro comportamento e devono essere i primi a rispettare le regole.
Trovo altresì positivo il resoconto del pescato durante le competizioni, proposto da Marco Bardi sulla rivista Pesca in Apnea, da cui si vede con dati oggettivi quanto marginale sia l’impatto che i migliori pescatori d’Italia hanno sul prelievo ittico, mettendo in luce quanto succede in gara e quanto tutto ciò sia lontano da quel che si crede o si racconta delle competizioni e delle stragi.
Insomma: ‘ok, parliamone!’ ma il problema alla fine è sempre e solo politico, se l’interlocutore non vuol sentire…
Comunque questa per me è la strada giusta; anziché lamentarsi avere dati oggettivi su cui discutere.

Hai altri hobby otre la pesca in apnea?
Ho diversi interessi, nel tempo libero leggo e vado al cinema.
La pesca tuttavia rimane la mia unica grande passione davanti alla quale tutto passa in secondo piano.

 

Pronti per ricominciare… (Foto A. Balbi)

La cattura di una preda prestigiosa richiede sempre perizia nella tecnica del tiro: tu come ti comporti al cospetto di dentice, ricciola e cernia?
Col dentice ci vuole molta sensibilità per riuscire a cogliere l’attimo giusto per scoccare il tiro; io di solito tendo a sparare nel momento in cui il pesce tenta di virare.
Insomma né di muso, né mentre fugge ma appena accenna a cambiare traiettoria dopo esserti venuto incontro.
Per quanto riguarda la ricciola, pescando esclusivamente con fucili ad elastico, cerco sempre di colpirla nella parte posteriore o addirittura in pancia dove, malgrado sia una zona morbida, l’asta ha comunque un’ottima tenuta.
Con la cernia il discorso è un po’ più complicato.
E’ un pesce con ha una forza che sembra un cinghiale e spesso riesce scrollarsi l’asta di dosso, per questo non azzardo mai il tiro, cerco sempre di sparare a colpo sicuro ed in testa.
Mi è capitato tante volte di trovare cernie in tana, anche grosse, a cui potevo toccare la coda ma non ho mai sparato perché sarebbe stato impossibile tirarle fuori; magari ci ritorno cercando di sorprenderle all’agguato, che deve essere effettuato alla perfezione per riuscire a scoccare un tiro decisivo che trapassi il pesce, perché perdere un pesce grosso è davvero un peccato.

Redazione: S. Belloni
Impaginazione: S. Rubera

 

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