I° Congresso Internazionale sulla gestione dei parchi marini
Si è svolto il 17 e 18 settembre nella splendida struttura del Castello di Piombino, finemente restaurato di recente, il primo Congresso internazionale dedicato alla tematica della gestione moderna dei parchi marini. L’evento, reso possibile e fortemente voluto dal vulcanico Prof. Roberto Bedini, Direttore dell’Istituto di Biologia ed Ecologia Marina di Piombino, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Comune di Piombino, dalla Provincia di Livorno, dalla Regione Toscana e dal Comune di Follonica, con l’importante contributo dell’Università di Pisa, ha visto la partecipazione di studiosi di fama internazionale, amministratori ed associazioni.
L’obiettivo degli organizzatori era approfondire e valutare le possibilità di una moderna gestione dei parchi marini, sulla base delle esperienze positive già sperimentate in alcuni paesi del Mediterraneo, al fine di verificare le reali opportunità di fruizione e valorizzazione dei parchi marini, non solo sotto il profilo scientifico e culturale, ma anche sotto quello economico e occupazionale.
Durante le due giornate di lavori, eminenti ricercatori stranieri hanno relazionato circa esperienze di tutela condotte nei rispettivi paesi di appartenenza: è il caso del Prof. Sadok Bouzid e della Prof.ssa Aouij-Chaouch Saloua dell’Università di Tunisi, che hanno riportato gli esiti delle esperienze condotte nel Parco marino del Golfo di Gabès; il Prof. Jean-Pierre Lozato-Giotart, dell’Università Paris III, ha condotto un intervento incentrato sulle possibilità di sfruttamento turistico dei parchi marini, sulla base delle ultime esperienze transalpine; la Dott.ssa Milvana Arko-Pijevac, Direttrice del Natural History Museum di Rijeka, è intervenuta con una relazione sulle biocenosi dell’area marina protetta di Kostrena, in Croazia; infine, la Dott.ssa Maria Antonietta Pancucci-Papadopoulou, direttrice dell’Hellenic Centre for Marine Research di Atene ha fatto il punto della situazione dei parchi marini ellenici.
Per la ricerca italiana, invece, estremamente interessanti sono stati gli interventi del Prof. Giuseppe Cognetti, Professore Emerito dell’Università di Pisa, che ha lamentato l’eccessiva estensione delle AMP nazionali e la mancanza all’interno di dette aree di attività correlate alla ricerca, quello del Prof. Roberto Castelli, sempre dell’Università di Pisa, e del Prof. Gianfranco Sartoni dell’Università Di Firenze.
Il Dott. Puccio Corona dell’Associazione Nazionale Mareamico ha, invece, posto l’accento sulla necessità di promuovere attraverso la comunicazione e i mass media le attività condotte all’interno delle aree marine protette, al fine di incentivare il turismo ed il volano economico ad esso collegato.
Importanti esperienze nel campo del turismo sostenibile sono state riportate poi dal Dott. Giampiero Sammuri, Presidente dell’Ente Parco della Maremma, che ha puntualizzato come certe scelte operate in un parco terrestre come quello dei monti dell’Uccellina possano essere valide anche nelle aree marine protette.
La seconda giornata congressuale ha visto protagonista una delle attività economiche più importanti, la pesca professionale ed anche l’acquacoltura: a tale proposito ha suscitato molto interesse l’intervento del Dott. Carlo Pretti, ricercatore presso l’Università di Pisa, relativo alla sostenibilità ed all’impatto ambientale degli impianti di acquacoltura, nell’ottica di un loro inserimento all’interno delle AMP.
Presente, in rappresentanza del Presidente nazionale della F.I.P.S.A.S. Prof. Ugo Claudio Matteoli, il Dott. Paolo Tardito, che però, dopo un’interessante relazione circa la realizzazione, a cura della Federazione, di barriere sommerse sul Dosso di Santa Croce, una secca situata nelle acque antistanti la città di Trieste, è stato costretto ad abbandonare i lavori per impegni federali, senza poter partecipare all’importante tavola rotonda sulla pesca.
Al dibattito hanno invece preso parte il Dott. Mario Ferretti, del C.I.R.S.P.E. di Roma, in rappresentanza della categoria dei pescatori professionisti, ed il Dott. Massimo Guerrieri, Presidente della Federcoopesca della Toscana. Entrambi hanno posto l’accento sull’esigenza di una tutela del mare che non penalizzi le attività economiche legate alla pesca, riconoscendo però la differenza tra l’impatto ambientale della piccola pesca fatta con sistemi tradizionali (reti da posta) e pesca industriale (strascico e reti da circuizione): la prima potrebbe essere compatibile con le zone a minor grado di tutela, sia per garantire la conservazione di una economia legata ad essa, sia per proteggere il patrimonio culturale che essa rappresenta; per quanto attiene alla pesca industriale, segnatamente quella a strascico, sono stati riportati dati che indicano una tendenza graduale alla diminuzione della consistenza della flotta peschereccia nazionale, strettamente correlata ad una sempre minore remuneratività di tale sistema, che ha costi sempre più elevati a fronte di un pescato sempre più scarso. Il Dott. Ferretti ha poi sostenuto l’esigenza di potenziare le aree di rispetto volute dalle stesse associazioni di categoria, che non sono dei veri parchi ma porzioni di mare, poste anche a profondità rilevanti, assoggettate ad una regolamentazione del prelievo mirata alla conservazione delle principali specie obiettivo. Al dibattito sulla pesca industriale ha preso parte, tra gli altri, il Dott. Fabrizio Serena, dirigente dell’Area Mare dell’A.R.P.A.T. di Livorno.
Il Dott. Guerrieri, infine, ha puntualizzato come la proliferazione di vaste aree protette in cui anche la piccola pesca è proibita abbia causato, per contro, un ulteriore depauperamento ed una diminuzione drastica della taglia media della fauna ittica presente nelle zone limitrofe, soggette, a causa dei divieti imposti nelle zone protette, ad un prelievo superiore da parte dei pescatori locali, impossibilitati a differenziare le aree di pesca.
In definitiva, durante i vari interventi e tavole rotonde in cui hanno preso la parola scienziati, amministratori e rappresentanti di categorie del settore produttivo, è emerso un concetto di tutela sensibilmente diverso da quello attualmente applicato nei 190.000 ettari di aree marine protette già istituite in Italia: molti eminenti studiosi hanno posto l’accento sulla eccessiva estensione di dette aree ed hanno suggerito la creazione di piccole riserve di tutela integrale, dei piccoli parchi tematici con obiettivi specifici, strettamente collegati con il mondo della ricerca scientifica, dell’educazione ambientale e della formazione professionale; da più parti si è posta l’attenzione sull’esigenza di una maggiore fruibilità delle aree marine protette, su di un potenziamento dell’offerta di servizi per il turismo legato all’ambiente, sulla necessità di incentivi ad una ricerca che fornisca dati scientifici in base ai quali stabilire il grado di compatibilità delle diverse attività economiche e produttive con le esigenze di tutela nelle aree marine protette.
A tal proposito è apparso molto lucido l’intervento del Dott. Ovidio Dell’Omodarme, Assessore ala Cultura del Comune di Piombino, il quale ha ribadito come le scelte, nella gestione dei parchi marini, debbano essere operate proprio in relazione alle evidenze scientifiche e come sia importante che, così come si tutela l’ambiente marino, ci si preoccupi di preservare anche quella cultura materiale del mare di cui è impregnata la pesca tradizionale.
Provando a tirare le somme di un evento sicuramente molto importante e dai contenuti estremamente interessanti, è da notare con disappunto e rammarico la mancata presenza al Congresso di Piombino di rappresentanti dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, i quali avrebbero costituito un punto di riferimento dialettico fondamentale, contribuendo al dibattito sulla gestione dei parchi marini, affrontato nel corso dell’evento da molti punti di vista, anche con il punto di vista di chi attualmente gestisce uno dei parchi marini più vasti in Italia.
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