Grave passo falso del Presidente FIPSAS Prof. Matteoli
Alcuni di voi avranno notato l’intervista al Presidente nazionale FIPSAS Ugo Claudio Matteoli apparsa il 23 novembre scorso su Il Giornale di Vittorio Feltri, certamente tra i quotidiani più in vista a livello nazionale. A coloro che non hanno ancora letto l’articolo consigliamo senz’altro di farlo subito, cliccando su questo link, in modo da poter valutare le considerazioni che seguono a ragion veduta.
Procediamo con ordine. La vicenda inizia nel mese di maggio 2010, quando, in occasione di un convegno animalista organizzato dal Ministro del Turismo Michela Brambilla, il direttore de Il Giornale Vittorio Feltri se la prende con i pescatori sportivi. A dire del direttore, tutti sono perfettamente consapevoli del problema caccia, ma in generale si tende a dimenticare che esiste anche la pesca, un’attività crudele dove i poveri pesciolini finiscono ad agonizzare in sacchetti di plastica per poi finire, il più delle volte, nel secchio della spazzatura. Questo genere di posizione non poteva certamente far piacere alla FIPSAS, che è riuscita ad ottenere uno spazio sul quotidiano per esercitare il diritto di replica ed esporre le proprie considerazioni. E’ questa la genesi dell’intervista al presidente Matteoli titolata “Così la pesca sportiva rispetta la natura”. La lettura dell’articolo ha generato grande preoccupazione nel popolo degli appassionati di pesca in apnea – tesserati e non tesserati FIPSAS – ed anche nelle molte aree della pesca di superficie in cui si effettua un prelievo, perché contiene affermazioni che non rispondono al vero e rappresenta una sorta di manifesto dell’integralismo del catch&release, vale a dire quella frangia di pseudopescasportivi in crisi di identità che vorrebbero passare per animalisti ficcando ami in bocca agli amici pesci per puro divertimento, per poi rimetterli in acqua ancora vivi… o quasi.
Passiamo in rassegna le frasi salienti attribuite dal giornalista del quotidiano di Feltri al nostro presidente nazionale Prof. Ugo Claudio Matteoli. In buona sostanza, Matteoli ha preliminarmente preso le distanze dalla caccia, sostenendo che “Noi pescatori non vogliamo e non possiamo essere associati ai cacciatori”, per poi dichiarare che nella pesca sportiva non si uccidono animali: “Nelle nostre competizioni i pesci vengono catturati e immediatamente liberati […] C’è l’obbligo assoluto di rimettere nell’acqua il pesce vivo e vegeto, senza danni”. Quando il giornalista lo incalza, facendogli notare che a volte può “scapparci il morto”, il Presidente risponde che il danneggiamento del pesce è sanzionato con la squalifica, precisando che questi incidenti capitano di rado, in quanto la Federazione ha adottato molte cautele, come i materiali ecologici, i materassini per appoggiare il pesce senza ferirlo e persino i medicinali per curarlo. Il crescendo rossiniano di dichiarazioni filoanimaliste culmina con la dichiarazione più destabilizzante per i pescatori in apnea, data in risposta alla richiesta di definire la pesca sportiva: “Una sfida tra l’uomo e il pesce. E non è divertente se finisce con la morte dell’avversario”. Di fronte a simili dichiarazioni, che hanno immediatamente causato la reazione sdegnata delle principali associazioni di cacciatori, allibiti dalla presa di distanze rispetto alla caccia, accusata – a ragione, secondo noi – di evidente ipocrisia, i pescatori in apnea non potevano non restare quantomeno perplessi, per non dire basiti. Le dichiarazioni del Presidente, infatti, oltre a contenere elementi di indubbia falsità – non è vero che nelle gare FIPSAS il pesce non muore mai, e non solo per l’esistenza delle gare di pesca in apnea! – sembrano attestare senza la minima ombra di dubbio la volontà del massimo rappresentante federale di accogliere le posizioni dell’integralismo più spinto del catch and release, secondo una precisa linea politica che, a quanto ci risulti, non trova riscontro in alcuna delibera del Consiglio Federale ma anzi sembra cestinare i regolamenti gara certamente approvati dal Consiglio.
Non riuscendo a capire cosa stesse accadendo, abbiamo chiesto chiarimenti al Presidente Matteoli, che fino ad oggi ha sempre mostrato la volontà di tutelare tutti i suoi tesserati, compresi i pescatori in apnea, come dimostrano le molte dichiarazioni rilasciate in occasione di incontri e convegni del nostro piccolo mondo. Il Presidente ha risposto alla nostra richiesta di chiarimento con un comunicato che pubblichiamo di seguito integralmente:
Cari amici pescatori in apnea,
so che una mia recente intervista ad un quotidiano ha suscitato un certo malcontento in alcuni di Voi, derivato, evidentemente, da una scarsa chiarezza nell´esposizione dei miei pensieri e dal taglio che il “Giornale´ e l´intervistatrice, dichiaratamente animalisti, hanno voluto dare alle mie parole. Di ciò me ne scuso! Nel contempo ritengo però che vada fatta luce su come la penso.
Non sono un animalista, non lo sono mai stato e non lo sarò mai. Provengo da nonni contadini per cui conosco perfettamente il ruolo e l´utilità degli animali nella vita e nell´alimentazione dell´uomo; non mi sognerei mai di anteporre l´importanza di un essere umano a quella di un animale. Da sempre sono un pescatore, con la canna, ma un pescatore come Voi. Non ho nessun problema a dichiararlo a tutti e ad affermare che le mie battute di pesca in mare, sempre più rare purtroppo, finiscono con il pesce in tavola. Non ho nessuna sindrome “Walt Disney´ e so che i pesci non hanno niente a vedere con il “Nemo´ dei cartoni animati.
Detto questo, devo però anche affermare che sono un ambientalista. Di quelli veri. Non di quelli da salotto che fanno ambientalismo solo discutendo del sesso degli angeli e pensando che la natura si preservi racchiudendola sotto una campana di vetro evitandole così qualsiasi contatto con il “perfido´ uomo. Sono e mi ritengo un ambientalista operativo, di quelli a cui piace “fare´ per la natura, non guardarla. E´ per questo motivo che ho lottato per far sì che la FIPSAS venisse ufficialmente riconosciuta come Associazione di Protezione Ambientale, è per questo motivo che abbiamo cominciato a fare progetti con il Ministero dell´Ambiente sull´educazione ambientale nelle scuole, è per questo motivo che non sono d´accordo con i finti pescatori sportivi che catturano e vendono pesce e distruggono la nostra immagine verso l´esterno, è per questo motivo che non posso essere d´accordo con chi utilizza mezzi non leciti o chi pesca di notte, ecc.. E badate bene che quello che sto dicendo interessa solo in minima parte i pescatori in apnea, ma riguarda piuttosto altre tipologie di pescatori.
Ed a proposito di ambiente, so perfettamente che i pescatori in apnea sono tra quelli a minor impatto ambientale. So perfettamente che, contrariamente a chi pesca con una canna o con una rete, il pescatore in apnea è molto più selettivo e decide il tipo e le dimensioni della preda. So che, in particolare nella pesca alla posta, il gesto atletico e le difficoltà fanno sì che prendere un pesce non sia alla portata di tutti per cui la quantità del prelievo non può che essere molto limitata. Tutte cose che so da sempre, tanto che insieme ci siamo battuti presso il Ministero per la pesca nelle zone C delle AMP. Purtroppo per ora con scarsi risultati, non dipesi però da una nostra scarsa volontà.
Deve quindi essere chiaro a tutti Voi, e lo dico in modo che non possano esserci dubbi, io difendo e difenderò sempre tutti i pescatori sportivi e ricreativi (cioè non solo quelli che fanno competizioni di qualsiasi tipo o quelli che preferiscono praticare il “catch and release´, ma anche quelli che vanno a pescare per prendere pesci da mangiare), a prescindere dal fatto che il pesce venga ucciso o rimesso vivo in acqua. State tranquilli, la FIPSAS è casa Vostra, ne fate parte a pieno titolo e nessuno di noi sta tramando per danneggiare la Vostra e la Nostra immagine. Vorrei anzi che i pescatori in apnea che ancora non fanno parte della nostra famiglia si unissero a noi per far sì che la forza dei numeri ci consentisse un´azione più energica ed incisiva verso le Istituzioni. E´ un sogno? Speriamo di no!
Essendo però il Presidente pescatore di un´Associazione Ambientalista non vedo come possa essermi contestato che, dove possibile e quando non ci sono motivazioni alimentari, non si possa fare il possibile per rimettere vivo il pesce in acqua. E ciò non certo per motivazioni animaliste, ma perché sarebbe da parte nostra un´azione inutile e poco producente ai fini della risorsa ittica.
Continuiamo quindi a praticare la pesca che ci appassiona di più, certi che la FIPSAS ed io stesso faremo di tutto per consentire a chiunque di praticare il suo sport, sopra e sotto l´acqua. Vigiliamo però tutti insieme perché il comportamento di pochi che compiono azioni non degne da veri sportivi non infanghi il nostro nome e ci costringa sulla difensiva quando invece, essendo i veri difensori del mare, dei fiumi e dei laghi, dovremmo essere quelli che pretendono che venga fatto sempre di più per i “nostri pesci´ e per il nostro “ambiente´.
Come possiamo commentare questa vicenda e le reazioni che ha suscitato nel nostro ambiente e non solo? Il Presidente Matteoli si scusa per la scarsa chiarezza dell’esposizione dei suoi pensieri, accentuata dal taglio dato al pezzo dal Giornale, dichiaratamente animalista, e ribadisce non solo il diritto del pescatore amatoriale di prendersi un pesce per la cena, ma rimarca la piena volontà federale di continuare ad accogliere e tutelare, per quanto possibile, i pescatori in apnea. Di questo prendiamo atto… ma non certo con soddisfazione, perché questo articolo dal taglio filoanimalista è stato sbandierato sul sito federale come una conquista che ha portato alle scuse di Feltri, una scelta quantomeno inappropriata e intrinsecamente sospetta, che evidenzia una totale mancanza di sensibilità verso alcune componenti federali e promuove un’interpretazione del concetto stesso di pesca sportiva che non condividiamo – ci è impossibile, visto che risulta incompatibile con la nostra attività! – e di cui, siamo certi, la FIPSAS avrà a pentirsi. La lettera contiene, inoltre, ripetuti quanto inopportuni richiami all’illegalità, che da soli potrebbero aprire nuovi fronti di polemica.
Tralasciamo ogni considerazione sulla lettera di chiarimenti e concentriamoci sui fatti: il dato oggettivo è che le dichiarazioni di Matteoli riportate da Il Giornale sono state lette da milioni di persone, che continueranno a pensare che tutto quanto attribuito a Matteoli – e strombazzato sul sito federale come una vittoria – corrisponde a verità, almeno finché le correzioni di tiro riguarderanno solo i media del nostro piccolo settore. L’affermazione non corrispondente al vero secondo la quale nelle gare FIPSAS il pesce viene immancabilmente liberato, l’idea stessa della pesca sportiva come sfida con il pesce che perde di fascino e divertimento se l’avversario muore ed altre affermazioni di contorno dello stesso tenore, infatti, diffondono un’idea della pesca amatoriale e sportiva distorta e mistificatoria, mettendo in dubbio la sua stessa natura di attività predatoria finalizzata, almeno in linea generale, alla cattura ed al consumo a tavola del pescato. Che alcuni pescatori siano costretti a rilasciare prede di scarso o nullo valore alimentare e che col tempo possano trasformare questa esigenza in abitudine o filosofia è certamente legittimo, e noi pescatori in apnea non abbiamo alcuna obiezione, ma se si vuole cambiare il significato stesso della locuzione “pesca dilettantistica” identificandola con il rilascio del pescato, allora abbiamo molto da obiettare. La verità è che gli integralisti del no kill – ormai evidentemente penetrati in vari settori federali fino al punto da esercitare pressioni efficaci sui massimi organi rappresentativi – pensano in cuor loro di poter vestire i panni degli animalisti per sottrarsi alle censure di stampo emozionale, prendendo le distanze ed anzi condannando i cattivacci padellari, quelli che il pesce se lo portano a casa per onorarlo a tavola – morto, evidentemente. Si tratta, purtroppo, di una tattica suicida, perché se oggi la priorità degli animalisti è quella di eliminare la predazione che comporta l’uccisione degli animali, una volta cancellato questo fenomeno con l’aiuto degli pseudo-pescasportivi-pseudo-animalisti potranno promuovere a problema vitale l’eliminazione di ogni sofferenza inferta agli animali senza necessità, peraltro già sanzionata dalla legge penale in vigore (art 544-ter Codice Penale), ossia, con riferimento alla pesca sportiva, al catch and release (se per le sofferenze inflitte al verme usato come esca c’è un precedente giudiziario favorevole ai pescatori, resta il dubbio di cosa potrebbe accadere se un giorno si prendessero in esame le sofferenze inflitte al pesce rilasciato sistematicamente). Quella che oggi appare come una via d’uscita per questi sprovveduti fanatici integralisti del rilascio del pescato è in realtà un vicolo cieco che snatura il concetto di pesca e lo fa accartocciare su se stesso, uccidendolo.
Noi pescatori in apnea siamo fieri di selezionare preventivamente il pescato per poi effettuare un prelievo oculato e motivato (i pesci li mangiamo, l’art 544-ter del Codice Penale non ci riguarda) e difendiamo il concetto di pesca che si è consolidato nei millenni, ossia quello che si identifica con la cattura dei pesci ed il loro successivo consumo. Siamo ambientalisti, non animalisti.
Pur prendendo atto delle precisazioni del Presidente Matteoli, pertanto, ci sentiamo di elevare un cartellino giallo: si è trattato un passo falso che procurerà senz’altro un danno alla Federazione, in particolare al settore AS. Se il Presidente va in giro sui quotidiani a tiratura nazionale a fornire indicazioni sulla pesca sportiva incompatibili con la nostra disciplina, è evidente che non possiamo ritenerci soddisfatti. E’ certo che i pescatori in apnea federali sono rimasti scottati e molto delusi da questa vicenda, e sarà difficile per Matteoli riottenere la loro piena fiducia.
Ci pare innegabile che questa intervista, lungi dall’essere motivo di vanto per la FIPSAS, sia in realtà un passo falso di magnitudine significativa e ci auguriamo che in futuro si voglia usare maggiore prudenza nella distribuzione di dichiarazioni e concetti che inevitabilmente finiscono per diventare della FIPSAS, ossia anche dei tesserati pescatori in apnea, e che costituiscono un’arma formidabile nelle mani dei nostri nemici. I chiarimenti del Presidente Matteoli, certamente dovuti, non ci soddisfano. Se non altro, ci permettono di continuare il nostro impegno all’interno della casa federale, cui siamo sinceramente devoti, ma ci auguriamo davvero che in futuro simili spiacevoli equivoci non abbiano a ripetersi, perché la lealtà di tutto il team di Apnea Magazine è diretta alla FIPSAS solo se e in quanto la Federazione lavora per la tutela dei diritti dei pescatori in apnea (circoli, tesserati e non tesserati), veri destinatari finali del nostro impegno fuori e dentro la casa federale.
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Category: Editoriali