Grandi promesse e un pizzico di delusione
Felice e Accolla: coppia affiatata non solo in gara
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Concetto Felice, classe 1981, al recente campionato italiano di pesca in apnea si è aggiudicato per il secondo anno consecutivo il titolo simbolico di atleta più giovane in gara; per lui, dopo la retrocessione, non è una gran consolazione ma di sicuro non gli mancherà il tempo e le occasioni per dimostrare di essere all’altezza di questo impegno.
Ragazzo di grande cuore e grandissima generosità ci da’ appuntamento nella sua Siracusa, a metà mattina in un piccolo bar, per una seconda colazione che per molti è un piacere mentre per lui, appena tornato da una battuta di pesca, diventa quasi una necessità per recuperare le energie spese.
Alla comitiva si aggrega anche il padre di Concetto; fa il pescatore e il mare se lo porta dentro due occhi azzurri che risaltano nel viso segnato dal sole e dalla salsedine; basta guardarli e si capisce subito da dove viene la passione smisurata che il figlio ha per il mare e la pesca.
A Concetto che nel 2003, come barcaiolo di Francesco Accolla, ha assaporato l’emozione di vincere un campionato assoluto, la retrocessione brucia ancora; non importa che in seconda categoria negli ultimi due anni siano finiti molti nomi eccellenti dell’agonismo nazionale, la nostra conversazione comincia dal commento delle due giornate.
Un momento di relax durante la preparazione del Campionato (Foto Gianni Muratore)
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Questo esito deludente è stato solo una questione di sfortuna o hai qualcosa da rimproverarti?
Penso che ci sia stata una buona dose di sfortuna; in preparazione avevo segnato alcune tane con tanto pesce, purtroppo in gara ne ho trovati molti meno e spesso troppo piccoli; credetemi in due giorni ho catturato tutti i pesci che ho incontrato, nella seconda giornata avevo anche un bel carniere ma, a parte una murena, tutti i pesci sono risultati sottopeso e molti per pochissimi grammi.
Veramente un peccato, in questi casi si potrebbe attribuire un coefficiente ridotto alla cattura ma considerare comunque valida la preda; in fondo il pescatore come fa a valutare se il pesce risulterà 405 grammi o 395?
E’ stata davvero una delusione anche perché ero fiducioso di potermi riconfermare.
Malgrado la tua giovane età sei ritenuto uno tra i più forti, a livello italiano, come pescatore in acqua bassa, questo rischia però di essere un grosso limite nelle gare importanti, in cui difficilmente si può pescare a terra.
Lo ammetto, l’aspetto e l’agguato in poca acqua sono sicuramente le tecniche per le quali mi sento più portato, provo maggiore soddisfazione; ci vogliono abilità, esperienza e preparazione per riuscire a fare carniere.
Malgrado questo ritengo di essere anche un buon pescatore in tana, anche a profondità considerevoli; a Torre S. Giovanni, ad esempio, ho pescato per buona parte della prima giornata tra i 18 e i 24 metri.
Il carniere della prima giornata (Foto Alberto Balbi)
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Raccontaci le due giornate
Nella prima giornata non avevo tanti pesci segnati; sono andato subito sulle tre mire che avevo catturando tre pesci e poi ho cominciato a razzolare catturando altri tre pesci.
Sono riuscito anche a catturare due saraghi in un solo tuffo; arrivato su uno dei segnali dove mi aspettavo di trovare molto pesce ho chiesto al mio barcaiolo (Francesco Accolla, campione italiano 2003, ndr) di passarmi anche un secondo fucile e mi sono tuffato.
Ho guardato dentro un primo buco ma ho visto solo un pesce piccolo allora mi sono affacciato su un buco vicino catturando al volo un bel sarago che ho tirato fuori immediatamente; proprio in quel momento un altro sarago, più corpulento, si è infilato dentro il primo buco, sono tornato velocemente indietro e ho fiocinato anche il secondo; avreste dovuto vedere la faccia di Ciccio quando gli ho passato i due pesci.
A fine giornata, malgrado il piazzamento di certo non brillante, ero abbastanza fiducioso; in classifica avevo alle mie spalle fior di campioni, compreso il mio sponsor Nicola Riolo, cui avevo confessato la mia tranquillità di poter fare un’ottima seconda frazione.
Sul campo della seconda giornata avevo infatti molti segnali, tra cui anche la tana in cui Petrini ha poi catturato le sue quattro orate; in tutti avevo ripetutamente visto una gran quantità di saraghi di mole.
La gara invece si è trasformata in una cocente sconfitta; ho trovato alcune tane vuote, in altre c’era solo pesce sottopeso e, per finire, avevo programmato lo spostamento sulla tana di Petrini a fine gara.
La bilancia ha fatto il resto ed il prossimo anno mi aspetta un difficilissimo campionato di seconda categoria.
Felice al trofeo SDIVE 2004 (Foto Fabio Cucchiara)
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Allora chiudiamo l’argomento Campionato e passiamo a qualcosa più piacevole; come pescatore quali sono le prede che ti danno maggiore soddisfazione?
Sicuramente l’orata!
Ad eccezione di quando la si incontra in tana, è un pesce la cui cattura richiede una tecnica sopraffina, molto più della spigola, altro pesce tipico della pesca all’aspetto/agguato, che invece spesso ti arriva dritta davanti alla punta dell’asta.
E quanto pesava l’orata più grossa che hai catturato?
La più grossa credo pesasse intorno ai sei chilogrammi ma nei miei carnieri ci sono spesso esemplari superiori ai cinque.
Comunque non ho mai catturato grosse prede; la più grande in assoluto è stata una leccia di tredici chili.
Purtroppo le prede veramente grosse le ho sempre perse per non aver avuto in quei momenti l’attrezzatura adeguata a fronteggiare la reazione di pesci di oltre venti chili.
Lo scorso anno, ad esempio, ho catturato un dentice di 12 chili; sono riuscito ad afferrarlo per la coda con tutte e due le mani, il pesce era così grosso che non riuscivo ad infilare la mano nelle branchie per finirlo; mentre cercavo di trovare una soluzione al problema l’asta si è sfilata e all’ennesimo tentativo di raggiungere la testa, il dentice, approfittando del fatto che avevo dovuto togliere una mano dalla coda ha scodato violentemente lasciandomi a mani desolatamente vuote.
Il giorno dopo, il padre di un mio amico, recatosi a pescare nella stessa zona, lo ha ritrovato morto a galla, un vero peccato per una preda così importante.
C’è una cattura che ricordo sempre con grande piacere: una cernia di 10 chili trovata in una tana in due metri d’acqua.
Concetto e il mare di Siracusa (Foto Salvatore Rubera)
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Quali sono le tue zone abituali di pesca?
Posso dire di non avere delle zone abituali, a Siracusa è possibile pescare anche nel tratto di mare proprio davanti alla città; quando mi sposto decido in base alla stagione e alle condizioni meteo marine se andare verso nord, nella zone di Brucoli e Augusta, o dirigermi a sud, verso Avola o Portopalo di Capopassero.
Mio padre mi ha insegnato a conoscere il mare, sopra e sotto l’acqua, e con l’esperienza ho individuato delle zone ben precise che sanno regalarmi soddisfazioni con costanza.
Il padre di Concetto sorride compiaciuto e noi ci salutiamo con il proposito di ritrovarci presto, magari per commentare un risultato decisamente migliore.
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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea