Giustino Blasio: una rapida ascesa
Un bel primo piano per Blasio (foto A.Balbi)
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Giustino Blasio (Roma), classe 1969, dell’Apnea Team Roma e del Team Seatec, è uno dei pochissimi nomi emergenti dell’agonismo ad aver raggiunto ed aver confermato negli utimissimi anni i propri risultati a livello nazionale.
Come scopriremo ha conosciuto la pesca in apnea in tarda età ma la passione e l’abnegazione lo hanno ben presto proiettato ai vertici dell’agonismo italiano.
Di carattere socievole e pacato in acqua si trasforma in una vera macchina da guerra, rovistando il fondale con perizia e tecnica, sfruttando al massimo le sue doti principali: l’istinto e la grinta.
Amante della pesca in tana nel grotto laziale al pesce bianco, sua ostica palestra per la maturazone, non disdegna le puntate nel blu nella magica Sardegna alla ricerca di dentici e cernie.
Usa solo arbaletes di serie a cui apporta pochissime modifiche.
Eclettico e sempre ben allenato riesce a pescare sia in poca acqua che a quote di tutto rispetto.
Molto pragmatico nelle scelte ritiene che il fattore sicurezza sia indispensabile per la buona condizione fisica e mentale.
Lo abbiamo contattato ed intervistato per voi facendoci raccontare un po’ di cose interessanti circa la sua passione per il mare e l’agonismo.
Allora Giustino, vuoi raccontare agli amici di Apnea Magazine come ti sei avvicinato alla pesca in apnea?
Al contrario di molti ho iniziato in tarda età.
Infatti solamente a trent’anni ho cominciatoo per gioco a praticare con degli amici questo sport. Chiaramente a livello amatoriale al principio, con uscite mirate a polpi ed altri pesciotti. Poi ho cominciato ad appassionarmi a questo mondo sconosciuto ed il mio istinto predatorio si è evoluto. Ho deciso così di fare un corso di apnea per migliorare le mie qualità fisiche e di movimento e, subito dopo, mi sono iscritto al circolo Apnea Team Roma per il quale tutt’ora gareggio.
Ti ha subito affascinato il mondo delle gare?
Sì, fin da subito ho voluto provare a cimentarmi nelle competizioni. Ho un forte senso agonistico e non poteva che venir fuori.
Le mie prime gare sono iniziate nel 2003 appena cambiati i regolamenti. Tutti mi parlavano delle gare con imbarcazione di come fossero belle e spettacolari, ma io mi sono subito trovato bene anche a nuoto.
Infatti, lo stesso anno, ho sfiorato la qualificazione e, nel 2007 ho centrato le semifinali a Civitavecchia.
Non avevo mai fatto preparazione e non sapevo da dove iniziare. Ricordo che quando preparai il campo gara ero molto teso e non sapevo esattamente che fare.
Poi trovando qualche pesce sono riuscito a rilassarmi fino al giorno della gara.
Arrivai decimo finale e riuscii a staccare il biglietto per gli Assoluti di Cinisi in Sicilia.
Andò benissimo, ben oltre le previsioni arrivai secondo finale.
Mi ricordo un campo gara povero e difficile ma, grazie alla conformazione dello stesso, in prevalenza grotto, ed al mio istinto, feci due giornate regolari e fui battuto solo da Cagnolati.
Lo scorso anno sfiorasti la vittoria: primo di giornata nella frazione d’apertura e poi? Cosa ti è mancato per vincere?
L’esperienza sicuramente.
Infatti la seconda giornata di gara era quella nella quale avevo segnato più pesce. Avevo trovato zone piuttosto fonde con saraghi, labridi ed un paio di murene a coefficiente.
Tutti pesci che rimanevano in zona o si spostavano di poco: insomma ritrovabili.
Purtroppo il giorno della gara è entrata una fastidiosa corrente che ha sporcato l’acqua sul fondo e fatto sparire il pesce.
Avrei dovuto cambiare tattica ma non me la sono sentita ed alla fine mi sono salvato con un’occhiata da 415 grammi che mi ha regalato 10.58 punti percentuali e un insperato sesto posto finale.
La monumentale orata di quasi 5kg. (foto A.Balbi)
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Ma l’orata della prima frazione se la ricordano tutti ancora adesso!
Me la ricordo bene anch’io, soprattutto l’avvicinamento prima del tiro: non finiva mai.
Stavo facendo diversi tuffi su una porzioncina di grotto segnata in preparazione e dove avevo già catturato tre bei saraghi.
All’ennesima immersione comincio a guardare i buchetti più esterni dell’agglomerato sempre armato con il Grotto da 50 centimetri e la fiocina a 4 punte.
Ad un certo punto mi cade l’occhio sulla sabbia, alla mia destra, e noto una macchia nera.
In un primo momento non ho capito cosa fosse ma dopo poco i contorni hanno preso forma: era un’oratona ferma nella sabbia allo scoperto.
Era chiara come la sabbia stessa.
A quel punto ho provato ad avvicinarmi pianissimo ed allo scoperto perché era l’unica soluzione per raggiungerla.
Non so quanto c’ho messo ad arrivarle a tiro ma sono stati i secondi più lunghi della mia vita.
Alla fine le ho sparato in testa ed ho mollato il fucile.
Sono riuscita ad afferrarla e, solo una volta raggiunta la superficie, sono riuscito a capire che ormai era mia.
Era bellissima, un pesce indimenticabile davvero!
Quale arma utilizzi di più nell’arco dell’anno durante le tue pescate?
Sicuramente il Grotto 60 con fiocina pentadente mustad.
Pescando in prevalenza nel litorale laziale su fondali di grotto ed a pesce bianco, ritengo questo connubio insuperabile.
Pesco in tana tra i dieci ed i venti metri di fondo e saraghi e corvine non hanno scampo.
Ogni tanto ci prendo anche qualche cernia.
Non uso fucili ad aria perche, in primis il mio sponsor non li produce e poi hanno meno sensibilità come grilletto.
A dire il vero in sacca ho sempre un vecchio fucile ad aria da un cinquantina di centimetri, ma non lo uso mai.
Praticamente l’ho adoperato i primi tempi in cui pescavo ed ormai è lì a fare da ornamento alla borsa.
Non riesco a capire come mai non l’ho ancora tolto: sarò superstizioso?
A parte gli scherzi io ormai è anni che uso solo fucili ad elastico in tutte le misure disponibili.
Sono fantastici in tutte le situazione e potenti abbastanza per ogni tipo di preda che incontro.
Si tratta solo di saperli settare ed adattare alle esigenze anche se, a dire il vero, ormai sono praticamente perfetti così come escono dalla fabbrica.
Li modifico pochissimo.
Che mute usi?
Uso mute su misura che mi fornisce il mio sponsor.
La giacca è sempre in neoprene morbidissimo liscio spaccato, mentre il pantalone è spesso foderato esternamente e spaccato internamente.
Preferisco la fodera nei pantaloni perchè, essendo le gambe spesso a contato col fondo, sono più resistenti.
Le combinazioni che uso di più sono 5mm la giacca e 3mm il pantalone.
Nella stagione fredda aumento lo spessore di entrambi.
Uso sempre i guanti ed un machera con buon campo visivo e volume interno piuttosto ridotto.
Il boccaglio in silicone lo metto sotto il cinghiiolo e lo tolgo dalla bocca ad ogni immersione per evitare che faccia rumore con le bollicine.
Al di là di tutto credo che comunque sia solo questione di abitudine.
Anche cernie e dentici tra le prede di Blasio
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Qual’è il pesce che più t’affascina e quello che pensi di conoscere meglio?
Il pesce che m’intriga di più è sicuramente il dentice.
Lo pesco prevalentemente in Sardegna.
Quando vado sulle secche sarde prendo il mio fido Snake 110 doppio elastico e comincio a cercare i branchi di questi meravigliosi pinnuti.
Quando li catturi è sempre un’ emozione indescrivibile.
Il mio più grosso dentice era di sette chili.
Il pesce che conosco meglio è il sarago.
Mi dedico gran parte dell’anno alla sua pesca e da noi è onnipresente.
Una vera sfida da minatori in quei mille cunicoli del grotto.
Spesso ne esce lui vincitore, sottraendosi con maestria anche alle più raffinate astuzie del pescasub, ma quando lo prendi, specie quelli vecchi dai denti gialli, è proprio una bella soddisfazione.
Il sarago più grosso che ho preso era un bel maggiore di 1400 grammi.
Ma tu spari a gronghi, murene o labridi?
Solo in gara.
Quando pesco per conto mio non m’interessano.
Sono pesci che ritengo piuttosto facili e poco interessanti.
A dire il vero credo che un agonista che intende crescere e formarsi dovrebbe dedicare un po’ di tempo alla ricerca di queste specie, anche perchè in gara sono sempre punti che metti in tasca.
Infatti molte selettive si decidono a labridi e specie a coefficiente.
Io ormai credo di aver maturato un’esperienza tale da poterne fare a meno.
Quali sono i tuoi pesci più grossi mai catturati?
Sarago 1,420 kg
Corvina 2,300 kg
Cernia 14 kg
Ricciola 7 kg
Leccia 5 kg
Spigola 6 kg
Tordo 1,690 kg
Orata 4,700 kg
Il pesce più strano un S.Pietro di 1,5 kg
Quali sono le tue quote operative?
Nel Lazio sempre tra i 5 ed i 18 metri.
Da noi non serve andare più a fondo.
Spesso è torbido e le zone spaccate e ricche di pesce si trovano a quelle quote.
Mentre quando vado in Sardegna allora il disorso cambia.
L’acqua spesso limpida e le numerose secche in zona mi portano ad aumentare le mie quote operative fino a 28/30 metri.
Pesco con una certa sicurezza anche a quest’ultime quote ma sempre con un amico che veglia in superficie.
E comunque non esagero mai e rimango sempre abbondantemente entro i miei limiti.
I tempi di apnea?
Normalmente uso quella che mi serve per catturare il pesce e quindi varia da momento a momento.
Cerco sempre di non esagerare e starci il meno possibile.
In generale diciamo tra i 30 secondi ed i 2.30 minuti.
Quando l’apnea è sostenuta i miei recuperi in superficie sono il doppio rispetto al tempo passato sott’acqua.
E’ buona norma per evitare spiacevoli episodi di Taravana.
Negli ultimi anni si sono verificati parecchi ed importanti incidenti di questo tipo, quindi mi regolo di conseguenza.
Non esiste pesce che vale la vita ragazzi, ricordatevelo!!
Sei mai stato contattato dai selezionatori della Nazionale?
No, mai.
Blasio in azione con un sarago fasciato (foto A.Balbi)
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Una bella cernia di 14 kg. E’ sempre una gran soddisfazione!
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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea