Giovanni Zito: Campione ieri ed oggi
Una recente immagine di Giovanni Zito
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Per i pochi che non conoscessero Giovanni Zito, ricordiamo che è stato un indiscusso protagonista nel panorama della pesca in apnea tra la fine anni ’80 e gli anni ’90. Nel suo ricco palmares spiccano su tutti i successi nel Campionato di Seconda Categoria a Pula nel 1988, la vittoria agli Assoluti di Cecina nel 1992 e l’affermazione individuale nella prova di Coppa Europa di Milazzo nel 1993. Zito vanta diversi altri piazzamenti di rilievo, come anche alcune presenze nella Nazionale. Grande pescatore di frana con un fiuto del pesce da fuoriclasse, Zito ha lasciato l’agonismo ancora nel pieno della maturità per diverse ragioni. Pesca tuttora con successo per conto suo e gareggia appena ne ha l’occasione in trofei fuori dai circuiti riconosciuti dalla FIPSAS come La Coppa Campioni in Grecia, ad esempio. Definito da molti un taciturno, un solitario, Giovanni Zito è apparso tutt’altra persona ai microfoni di Apnea Magazine. In questa intervista, che ci pregiamo di proporvi, ripercorreremo le tappe fondamentali della vita agonistica di questo Campione attraversando gioie e dolori del suo recente passato.
Allora Giovanni, dove ci siamo lasciati?
Ho smesso di gareggiare nel Campionato di Seconda Categoria ad Otranto nel 2001. Ho fatto la prima frazione e poi mi sono ritirato, sia dalla gara che dell’agonismo. E’ stata una decisione forte e dura, ma non c’era soluzione. Non mi piaceva più l’ambiente. Ho avuto diverse discussioni con l’organizzazione durante i giorni che precedevano il Campionato. Avevo presentato documenti in regola, con tanto di certificazione medica che attestava i seri motivi per i quali dovetti rinunciare alla Prima Categoria l’anno precedente, ma nonostante tutto anche se presi parte alla prima frazione mi fecero rimanere tutto in sospeso riguardo una decisione nei miei confronti (se ritenere valida la mia gara o no) e la cosa m’innervosì, impedendomi di esprimere al massimo le mie potenzialità in gara e portandomi, alla fine, a maturare una decisione drastica, ma, comunque, priva di pentimenti.
Cosa ti impedì di partecipare al Campionato di Prima Categoria nel 2000?
Andiamo un po’ a ritroso. Nel 1999 presi parte al Campionato di Seconda Categoria a Follonica [vinto da Dario Ponzio n.d.r.]. Mi preparai con cura e metodo per l’evento e, con un ottima prima frazione ed una seconda di contenimento, mi piazzai al quarto posto finale ed ottenni il diritto a disputare l’Assoluto a Torre S. Giovanni l’anno successivo. Ero contento e fiducioso, così mi allenai e preparai tutto in modo da poter giungere all’appuntamento al massimo della forma e magari ottenere un bel risultato. La sfortuna volle che ad una sola settimana dall’inizio del Campionato Assoluto ebbi un incidente in moto e mi fratturai in modo serio un piede. Dovetti quindi rinunciare ed affrontare un lunga riabilitazione. Guarii perfettamente e poi successe quel che ho raccontato in precedenza.
Va bene Giovanni, ora parliamo un po’ dei tuoi successi. Se dovessi fare una classifica in ordine d’importanza come la stileresti?
Al primo posto metterei sicuramente il successo all’Assoluto a Cecina, al secondo posto a pari merito la vittoria della Seconda categoria a Pula nel 1988 ed il secondo posto, sempre a Pula, nel 1993. Per il terzo posto sceglierei la vittoria individuale in Coppa Europa a Milazzo nel 1993.
Zito col carniere della prima giornata al Campionato di Seconda. Follonica 1999
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Ci vorresti raccontare il tuo successo al Campionato di Prima Categoria nel 1992?
Certo, è passato qualche anno, ma ci sono ancora diversi episodi che non posso dimenticare. Ricordo benissimo l’acqua torbida, la foschia della seconda giornata ed una preparazione di 15 giorni veramente ben effettuata. Ma andiamo per ordine. Fu una delle pochissime gare della mia vita che mi permise di avere un cospicuo taccuino di mire, tanto che avrei potuto pescare a segnale per tutte e dieci le ore della competizione. Quell’anno il mio secondo fu mia moglie ed il giorno prima della gara trovai anche l’occasione fortunata per dirgli che con Lei barcaiolo non avrei mai potuto vincere nulla. Comunque, a parte questi episodi sui quali ridiamo ancor oggi ma che rimangono divertenti ed unici e meritano una citazione, ero pronto.
La prima frazione si disputò nel campo gara a terra, nei pressi di Cecina. Partii su un segnale un po’ al largo, su un ciglio di roccia nel fango pescando all’aspetto, nel tentativo di catturare un’orata o un dentice che avevo visto girare in preparazione. Qualche cosa girava ancora, ma erano pesci piccoli e nervosi e dopo qualche tuffo riuscii comunque a catturare un bel sarago. Poi tornai verso terra in una zona dove avevo visto girare dei muggini. Alternando l’aspetto e l’agguato in poca acqua riuscii a fiocinarne due belli grossi. Poco più avanti catturai ancora un bel tordo ed un sarago.
Decisi di spostarmi nuovamente al largo a visitare una zona di corvine, ma senza successo. Era una bella tana che fino al giorno prima ospitava alcuni bei pesci e sulla quale avevo fatto un certo affidamento. Allora tornai in terra per pescare all’agguato, alternando un apache 90 con tahitiana e, nelle zone più torbide, un SL con la fiocina. Presi un altro bel sarago e, razzolando fino all’ultimo tuffo come un forsennato, altri due bei labridi.
La prima frazione terminò con la vittoria di giornata di Riolo grazie ad un cavetto misto di circa 13/14 pesci. Io con 8 prede mi piazzai al secondo posto. Il distacco da Nicola era piuttosto impegnativo, ma contavo molto sul campo gara della seconda frazione (quello alle secche di Vada n.d.r.) perché avevo segnato 3 o 4 posti molto belli. Su un paio di zone intorno ai 28/30 metri, avevo addirittura marcato due belle cernie, per giunta molto facili. Avevo anche una bella zona poco distante dal faro dove razzolando avrei potuto catturare bei tordi e qualche sarago. Poi il fondale in quella zona mi piaceva molto, con grotto scuro, cigli, catini e posidonia. Insomma ero piuttosto convinto di poter rimontare.
Alla partenza della seconda giornata subito si comprese che chi aveva le mire al largo del faro se la sarebbe dovuta vedere con una densa foschia, che rendeva pressoché impossibile ritrovare i riferimenti a terra.
Nonostante ciò vidi Riolo partire per il largo, ma io non mi fidavo e decisi di portarmi nella zona segnata vicino al faro, dove avei potuto razzolare a buon ritmo in medio fondo. Feci fatica a trovare i segnali, anzi diciamo pure che ne vidi solo uno e che per il secondo andai un po’ a naso, ma finalmente con un po’ d’intuito e fortuna trovai subito il posto. Feci i primi tre tuffi ed arpionai tre marvizzi da chilo. Come inizio era tutt’altro che malvagio, anzi mi caricai al massimo e diedi fondo a tutte le mie energie. Chiesi a mia moglie di avvertirmi se la foschia si fosse diradata, e di lasciarmi pescare in tutti gli altri casi. Iniziai a martellare il posto pescando sempre all’agguato con l’SL 70 e la fiocina e continuai a mettere grossi tordi in carniere fino alla fine. Proprio all’ultimo tuffo e dopo un inseguimento estenuante, sparai e strappai un tordo verde di almeno 1 chilo. La gara era terminata e nel mio cavetto avevo infilato uno dopo l’altro sette grossi tordi.
Al rientro in porto l’emozione salì e la tensione era palpabile. Nicola aveva 3 pesci più uno a coefficiente. Due tordi erano al limite e capii che mai come in questo caso solo la bilancia avrebbe potuto trasformare la rabbia in gioia o viceversa. Nella testa mi continuava a passare la visione di quel tordo strappato all’ultimo tuffo. Sarebbe stato decisivo, era chiaro. Facendo due conti rapidi intuii che Riolo con 2 pezzi più quello a coefficiente avrebbe vinto. I miei entrarono tutti e l’ultimo carniere pesato fu proprio quello di Nicola: buono quello a coefficiente e buono un tordo’ un tordo fuori peso’ l’ultimo è veramente al limite’ scartato per 4/5 grammi’ Sono Campione per 625 punti (meno di un pesce visto che il peso minimo era 400gr.) e la gioia fu così forte che mi toccò pure un tuffo nel porto. Bel campionato, soprattutto ricco di colpi di scena.
Coppa Europa Milazzo 1993. Vittoria individuale con questa cernia di 13 kg
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E riguardo le altre competizioni che hai ricordato?
Andando in ordine strettamente cronologico, direi che la vittoria al Campionato di Seconda nel 1988 mi ha consacrato (o lanciato) definitivamente nel panorama agonistico nazionale. Insomma, c’era da fare i conti anche con un certo ‘Zito’. A parte le tre cernie a coefficiente della seconda giornata che sancirono la mia vittoria, fu il carniere della prima frazione che ricordo con maggior soddisfazione. Trovai un paio di belle zone a pesce bianco e catturai ben 23 pesci validi tra saraghi, labridi e grongo. Arrivai sesto di giornata ma ero contentissimo. Ci furono parecchi bei carnieri di pesce bianco quel giorno. Ricordo Della Spora e Milano, la manche la vinse Pizzoccheri con un paio di cernioni ed altri 8 pesci… fu proprio un bel campionato.
Poi venne l’Assoluto sempre a Pula qualche anno più tardi, nel 1993 per la precisione. Io ero detentore del titolo e mi impegnai al massimo per mantenere l’alloro. Purtroppo le vecchie tane mi tradirono e fui costretto a reinventarmi la gara. Persi la partenza su una bella pietra con Riolo, che vi catturò due cernie la prima giornata. Io ne catturai altre 2 (una lì vicino ed un’altra inventata) più qualche pesce bianco, ma Nicola fece una gran gara e con 5 cernie a coefficiente più altri 4 pesci fece un punteggio record di circa 50.000 punti. Io terminai secondo ad oltre 25.000 punti di distanza. A quel punto era chiaro che il campionato era deciso ed io feci una seconda frazione di contenimento (ebbi anche la sfortuna che mi si bloccò un orecchio per diverso tempo) inventandomi pesce bianco in acqua bassa e, quando riuscii a compensare, prendendo qualche pesce anche più a fondo.
Una decina di prede mi permisero di classificarmi secondo finale. Infine ci fu la prova di Coppa Europa a Milazzo nello stesso anno. Ero in squadra con Bellani e Riolo. Il campo di gara era stato preparato bene ma rimaneva una vera e propria incognita. I pesci (praticamente solo cernie) erano in continuo movimento, nervose e non avevano tane sicure. Presi un serranide di 13 chili al primo tuffo in una zona che conosceva pure Bellani ma della quale non si fidava. Io ci credetti e nonostante qualche difficoltà riuscii a catturarlo a 28 metri con un preciso colpo d’arbalete. Quel pesce (l’unico), essendo il più grosso, mi diede la vittoria. Secondo fu lo Spagnolo Obrador (con una cernia più piccola) e terzo Riolo, anch’egli con una cernia.
C’è qualche gara che ti ricordi che t’ha lasciato l’amaro in bocca?
Un paio sì. Ma sicuramente la prova di Coppa Europa a Terrassini nel 1992 vinta da Aruta davanti al sottoscritto è quella che ho fatto più fatica a digerire. Presi 2 cernie, 12 pesci ed una murena realizzando il più bel carniere di gara, il più numeroso e quello col pesce più grosso, eppure per colpa di una cerniotta al limite (mi verrà scartata per neanche 2 etti) persi la gara. Aruta fece una bella prova con due belle cernie e 6 pesci ed io rimasi illuso fino alla fine. Ma sono cose che capitano e fanno parte della storia di ogni agonista.
Che tipo di rapporto avevi con la Nazionale?
Di gioia e di dolore. Di dolore, ad esempio, quando, nonostante fossi Campione Italiano in carica, non fui convocato per il Mondiale di Maiorca (vinto da Mazzarri nel 1992 n.d.r.). A quel tempo c’era Giannini e una volta scelti i titolari lui lasciava che questi ultimi scegliessero i propri secondi. Cosicché Mazzarri scelse Ramacciotti, Riolo scelse Aruta e Bellani optò per Casini. Ci rimasi male ma accettai quelle scelte e comunque Giannini mi promise che avrei fatto parte attiva della Nazionale per altre gare. Feci una prova di Coppa Europa in Senegal, feci le gare che prima ho descritto e successivamente, con Bortolin commissario tecnico, fui titolare all’Europeo di Salina nel 1995 e secondo di Antonini al Mondiale di Gijon nel 1996.
Zito è sempre stato un gran pescatore di cernie. Queste tre gli permisero di vincere la Seconda Categoria nel 1988
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Salina 1995. Ricordo che fu un Europeo travagliato, seguito da violente polemiche, no?
Accidenti! Mi ricordo ancora le polemiche con l’organizzazione capitanata da Ciccio Mellina. All’inizio la base doveva essere Salina e poi il campionato a Lipari. Successivamente le proteste dei pescatori locali non permisero lo solgimento della competizione a Lipari e si decise per Salina. Io chiesi più volte all’organizzazione di disputare la gara altrove, magari a Milazzo o in un’altra isola, ma non ci fu nulla da fare. Sapevo che Salina era un rischio. Pesce profondissimo, che si spostava di continuo in frana multistrato. I posti jolly erano pochissimi, il campo gara piccolissimo e il rischio di prendere la batosta (cosa che s’è verificata puntualmente) era molto alto. Le cernie (quelle che avrebbero deciso la gara) non avevano tane sicure ed il pesce bianco era molto scarso.
Ricordo che alla partenza della prima giornata avevo una grossa cernia che viveva in una pietra a 35 metri, una tana con due entrate. Una volta stava da una parte e la volta dopo dall’altra. Mi trovai a scendere col francese Gash. Io m’affacciai da un’apertura e lui dall’altra: la prese lui. In due giornate catturai (ricordo ancora con sgomento) gli unici pesci che incontrai: due saraghi, un tordo, un’occhiata ed un cappone. Per farvi capire che tipo di ‘lotteria’ fu quella gara, Bellani era intorno all’ultimo posto nella prima frazione con un tordo e la seconda giornata, con una cernia e tre pesci, terminò secondo finale dietro ad un March inarrivabile. Mazzarri prese una cernia e due pesci in due gironi. Un incubo.
Fu una debacle Italiana con tutte le conseguenze del caso. Rimostranze alla Federazione da parte degli atleti, accuse al capitano eccetera. Credo che fu proprio dopo quell’Europeo che Azzali propose di non disputare più manifestazioni internazionali in Italia. Il problema di tutto non fu certo la vittoria spagnola, peraltro meritatissima, ma il fattore rischio sottovalutato o addirittura accettato. Ora, non dico che chi ospita un Europeo debba per forza di cose vincerlo, ma di certo non correre rischi così palesi. Insomma, fu una brutta pagina per il nostro agonismo. Noi atleti ci sentimmo con le mani legate.
Assoluto di Arzachena 1994. Una dozzina di pesci bianchi a frazione ed un ottimo piazzamento
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Dopo una rivisitazione del passato, com’è il Zito pescasub oggi?
Decisamente meno agonista’ (risatona n.d.r.). A parte gli scherzi: ormai faccio solo gare fuori circuito FIPSAS, come ad esempio la Coppa Campioni in Grecia. Pesco ancora spesso per conto mio e mi diverto sempre. Ho abbandonato gli oleopneumatici e le fiocine e pesco in qualsiasi situazione con arbalete e tahitiana e le mie armi vanno da 60 a 110 cm. Mi dedico molto al pesce bianco, un tipo di pesca che mi piace tantissimo, ma anche a cernie, che mi hanno sempre stimolato ed affascinato. Appena posso, o appena le condizioni lo permettono, pesco anche a dentici e ricciole praticando l’aspetto (queste ultime non molto presenti nel Catanese). Sono sempre stato considerato molto forte nella pesca in frana e con uno spiccato fiuto del pesce e devo dire che è una tecnica che ho potuto affinare con perizia e metodo, visto che nelle mie zone di pesca regna la frana. Cosa mi faccia propendere poi sulla scelta del sasso giusto è una questione d’istinto. Una sensazione, probabilmente, ancestrale. Per il resto, avendo conseguito il brevetto come istruttore di pesca in apnea, tengo diversi corsi durante l’anno. Devo dire che mi piace.
Quali sono stati i tuoi pesci più importanti?
Ricciola 16 kg.
Cernia 29 kg.
Leccia 22 kg.
Sarago 2,5 kg.
Corvina 2,9 kg.
Dentice 7 kg.
Orata 4 kg.
Spigola 7 kg.
Marvizzo 2,5 kg.
Grongo 20 kg.
Murena 6 kg.
Occhiata 1 kg.
San Pietro 4 kg
Chi sono stati i pescasub più forti secondo te?
Direi Mazzarri e Molteni. Il primo aveva una forza fisica, una grinta ed una velocità davvero impressionati. Ho avuto la fortuna di vederlo più volte in azione e ne sono rimasto sempre affascinato. Il secondo era un grande profondista, uno stile impeccabile ed un fiuto del pesce straordinario. Entrambi unici. Tutt’ora dimostrano spesso il loro valore. Con il passare degli anni cala un po’ il ritmo ma sott’acqua darebbero filo da torcere ancora a molti giovanotti.
Un sorriso… con dedica
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Concludendo Giovanni, vuoi fare un appello ed un saluto ai tanti appassionati di Apnea Magazine?
Volentieri. Per la pratica della pesca in apnea vorrei dire che pur essendo davvero affascinante, va ricordato che è anche una disciplina che nasconde subdole insidie. Quindi occorre sempre prudenza, che non è mai troppa. In mare si deve andare rispettando le sue regole e ricordando che si è in un ambiente che non è il nostro. Quindi evitiamo di affrontare le pescate quando non ci si sente in forma, quando il mare è troppo grosso, quando il mare è’ troppo profondo. Evitiamo di voler bruciare le tappe, evitiamo di cercare sempre il pesce della vita: specie se lo vediamo lì, quasi a tiro. Con calma, con intelligenza e con la giusta compagnia le soddisfazioni arriveranno.
L’acqua bassa, per esempio, è una palestra ideale per affinare acquaticità, tecnica e ‘ mira. I pesci ci sono e sono più furbi. Un sarago in un metro d’acqua vale assai di più che uno in venti metri. Se sapeste quanti bei pesci ho preso nei primi 5 metri!!! Per il resto vi faccio un in bocca al lupo a tutti e vi ringrazio. Siete una bella realtà fatta di tanti appassionati e questo traspare nei vostri articoli. Poi siete sempre aggiornati e spesso in tempo reale. Bene così. Un caro abbraccio.
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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea