Gare Pesca Sub: De Mola Racconta il Trionfo al Master di Palma
Come ogni anno a gennaio, in occasione delle celebrazioni per il patrono dell’isola di Palma di Maiorca, si sono disputate le gare in programma per la settimana del Master Città di Palma, appuntamento agonistico spagnolo di altissimo livello e che ha visto i più forti agonisti del mondo darsi battaglia. Ne abbiamo approfittato per intervistare Giacomo De Mola che quest’anno ha conquistato il gradino più alto del podio, sia nel Master individuale che nell’Open a squadre.
Per le foto si Ringrazia José Félix FEDAS e DM Clauss
Per Pathos e per te, il Master di Palma di sta rivelando un appuntamento irrinunciabile e pieno di soddisfazioni. E quest’anno si può dire che abbiate letteralmente sbancato, ci racconti com’è andata?
La “storia” con questa importante gara internazionale è iniziata quattro anni fa, quando partecipai per la prima volta all’Open International Ciudad de Palma – memorial Sebastia’ Carbonell, la gara a squadre. È una gara che, a me e ai miei compagni d’avventura, ha sempre riservato un posto sul podio finale, con un bronzo, un argento e due ori consecutivi con la vittoria di quest’anno. Sono invece 3 anni che partecipo anche al master individuale e, dopo l’ottavo posto del 2017 e il terzo gradino del podio lo scorso anno (curiosamente il podio era identico a quello dell’euroafricano di Lussino), sono riuscito a vincerlo.
Siamo arrivati a Portixiol una settimana prima e abbiamo potuto sfruttare 4 giorni di tempo buono, dedicando 2 giorni e mezzo al campo della gara a squadre (tutta la baia di Palma, fino a Cap Blanco) e 1 e mezzo a quello del master individuale (da Cabo Figuera a Morro den Feliu). Poi ci sono stati 2 giorni di severo maltempo con mare mosso e pioggia battente che hanno scombussolato tutto, ma per fortuna i giorni di gara sono stati presidiati da sole e mare buono.
25 Gennaio – Il Master Individuale
Alla partenza mi sono ritrovato spalla a spalla con Daniel Gospic, assistito da Oscar Cervantes come barcaiolo, su alcune piccole pietre isolate a 38 metri di profondità. Sapevo di avere il vantaggio di aver potuto preparare il campo meglio di loro, a causa del maltempo, e grazie ad una strategia studiata e a un pizzico di fortuna, sono riusciuto a catturare su alcuni segnali in comune con loro, 3 cernie dorate e 2 gronghi.
Le 3 cernie dorate mi hanno permesso di chiudere la specie dei serranidi, e la stessa cosa hanno fatto i 2 gronghi che ho preso a 42 metri nonostante una forte corrente. A questi ho aggiunto 3 scorfani, di cui uno non in peso, scovati su un punto conosciuto da diversi altri concorrenti.
Devo dire che ha giocato un ruolo fondamentale il tempismo, la scaletta dei posti da passare in rassegna ma anche l’istinto di modificarla in corsa osservando quello che facevano gli altri intorno me.
Trascorse le prime 3 ore in profondità, mi sono poi diretto sui segnali in acqua piu bassa, consapevole però che gran parte degli atleti li aveva già visitati.
Sono comunque riuscito a prendere, in una pietra in franata trovata in preparazione dal mio secondo Mirco Ominetti, 2 saraghi in peso da un buco così stretto che dovevo prima infilare il 60 e poi la testa. Su una pietra trovata lo scorso anno, a 22 metri di profondità, ho catturato una bella corvina, che aveva guadagnato la parte più buia e angusta dello spacco, sicuramente disturbata da qualche altro atleta che doveva averci pescato in precedenza.
A qualche decina di minuti dalla fine avevo un carniere con 10 pesci totali, 5 specie e 2 gronghi. Ho provato ad aggiungere qualche tordo chiudendo la gara su un bassofondo di alga, ma non a purtroppo senza risultato.
I miei diretti avversari Jose Luis Fernandes, Miguel Galera e Alberto March, pescando in un misto di acqua bassa e medio fondo avevano fatto tutti una pescata di 13 o 14 pesci bianchi, che però non sono bastati a superare il punteggio delle mie cernie dorate, dei 2 gronghi e dei bonus per la specie ottenuti con i saraghi, il corvo e gli scorfani, oltre a quelli per il completamento di serranidi e “serpenti”.
Penso sia stata la dimostrazione che focalizzarsi su una sola tecnica, in questa gara, può non essere sufficiente. Così come non basta pescare soltanto fondo, allo stesso modo anche il ritmo sul numero di pezzi, a meno che non ci sia veramente tanto pesce, può non pagare tanto quanto la varietà di specie, pur con qualche preda in meno.
Classifica Ufficiale Master (CLICCA)
26 Gennaio – L’Open International Ciudad de Palma – memorial Sebastia’ Carbonell
Nella gara a squadre, con i miei compagni Oscar Lopez e Kostas Makris, siamo partiti su alcune grosse cernie bianche scovate in preparazione: vivevano su un ciglio scavato, a circa 200 metri di distanza l’una dall’altra, ad una profondità di 45 metri; probabilmente un posto vergine. A dire il vero i pesci avvistati i giorni precedenti erano 3 ma in gara ne abbiamo trovati soltanto 2.
Nei primi 20 minuti di gara ci eravamo già assicurati quasi 25 kg di pesce con 2 tuffi. Addirittura, all’interno della spaccatura in cui dimorava la prima, avevamo trovato anche un denticione che rimaneva intanato. Per questo motivo, il giorno della gara siamo scesi in due nella speranza di fare il colpaccio nel caso ci fosse rimasto anche il dentice. Il pescione c’era ancora ma, una volta colpita la cernia, è letteralmente schizzato fuori e si e poi tenuto a distanza di sicurezza, lasciandoci a bocca asciutta.
Da quel momento in poi ci siamo concentrati sul catturare piu specie e pezzi possibile raggranellando: un san pietro, una tanuta, un dentice, un sarago, 5 corvine, 5 mostelle, 5 scorfani e persino una terza cernia valida, questa volta però bruna. Alla fine avevamo ben 22 pesci, 9 specie e 4 bonus per il completamento della specie.
Gli ultimi istanti di gara li abbiamo trascorsi in acqua bassa alla ricerca di qualche cefalo ma senza fortuna. Stavolta è veramente andato tutto andato per il verso giusto, è stata una di quelle gare in cui gira tutto come un orologio, come abbiamo ritrovato un bel branco di dentici, riuscendo ad arpionarne uno in caduta. Posso dire che è stata una di quelle giornate in cui senti che la vittoria è li a pochi passi.
Al rientro in porto solo un altro carniere si mostrava in grado di impensierirci, ed era quello della squadra capitanata da Pedro Carbonell e formata da Daniel Gospic e Oscar Cervantes: un mostruoso cavetto con 35 pesci, 6 specie e e 6 bonus chiusura specie. Devo ammettere che questi campioni hanno fatto una pescata con un numero di pezzi che noi, con la nostra preparazione e i segnali che avevamo, non saremmo mai stati in grado di eguagliare.
Per fortuna nostra, il posto con i cernioni è stato veramente determinate e non posso che esserne molto contento visto che sono stati cercati e meritati. Sono il frutto di lunghe ore di scandaglio nel piattone di una zona in cui credevamo e il nostro sesto senso ci spingeva ad insistere, ma non sono completamente soddisfatto perchè so che sarebbe potuta finire molto diversamente se non avessimo trovato questi pescioni.
Dopo un confronto alla bilancia molto emozionante, il peso delle nostre cernie ci garantisce un vantaggio di quasi 5000 punti e ci consacra, per la seconda volta consecutiva, campioni dell’Open International Ciudad de Palma – memorial Sebastia’ Carbonell. Inoltre quest’anno, grazie anche alla classifica per marchi, Pathos è anche Campione del mondo tra marchi commerciali.
A questo posso aggiungere la soddisfazione personale di aver preso la preda piu grande sia nel master individuale (cernia dorata 3,4 kg) che nella gara a squadre (cernia bianca 12,4 kg). È stata un’emozione indimenticabile salire sul gradino piu alto del podio battendo la squadra super titolata Beauchat, e come sempre Daniel e Oscar si sono comportati da campioni quali sono, venendo per primi a congratularsi con me e i miei compagni per la vittoria.
Le attrezzature usate sono stati fucili Saragos 82, Sniper 75 , 85 e 95 e un Laser Carbon 60 con fiocina a 5 punte, pinne Ultimate e Supreme, mute Pathos Team da 8mm e la nuova torcia Fos.
Classifica Ufficiale Open (CLICCA)
Il Mondiale 2020
È recente la conferma che l’Italia organizzerà il mondiale del 2020 nella costa orientale della Sardegna, ad Arbatax. Ancora non si sa se la cernia sarà un pesce valido o meno, anzi, le ultime indiscrezioni riferiscono di una sorta di “pastrocchio” che porterà all’esclusione di quella bruna, lasciando valide tutte le altre.
Posto che la vera motivazione della scelta sembra il fatto che i serranidi validi sarebbero più un vantaggio per spagnoli e greci che non per noi, tu cosa ne pensi?
Non Posso che essere molto felice del fatto che si organizzi un campionato mondiale in Italia che, a prescindere dal risultato, potrebbe sicuramente fungere da traino per una rivalutazione di tutto il settore agonistico e no, della pesca in apnea italiana e, più in generale, europea. In italia abbiamo una buona capacità organizzativa, riusciremo a creare un evento degno delle aspettative e so che molti atleti in giro per il mondo verrebbero volentieri.
Per quanto riguarda la zona, da quello che so non è ancora stata decisa al 100%, ma in ogni caso credo che al giorno di oggi in Mediterraneo, con la strumentazione attuale e le super preparazioni di molte squadre, non credo si riesca a trovare un campo gara che ci avvantaggi di molto rispetto alle altre nazionali.
Ne è prova il fatto che sono riuscito a vincere a Maiorca, con gli atleti nominati in precedenza, in un campo gara stra-conosciuto dagli spagnoli. O che il cipriota Vasiliou a Syros è riuscito a vincere davanti ai greci padroni di casa.
I tempi sono cambiati, per trovare i posti negli anni novanta ci volevano mesi di paperino con qualche aiuto di pescatori professionisti locali con le loro dritte e di un grande istinto. Ora, preparando con gli scandagli odierni, si macina fondale molto velocemente e si riesce ad avere un’idea globale di un campo gara in un tempo decisamente più ridotto. Serve sempre l’istinto, ma entrano in gioco anche altri fattori determinanti come l’uso della strumentazione e la lettura del fondale “dalla barca”, per non perdere troppo tempo su zone non produttive.
Per quanto riguarda la questione cernia e quello che mi dici delle altre specie, non ne sono a conoscenza. Sicuramente in ballo ci sono rapporti con i diving, i comuni , gli ambientalisti o semplicemente gente che non simpatizza per noi e remano contro al nostro sport. E non credo, dal mio punto di vista, che la decisione finale sia presa dalla federazione sopra a tutti, e non trovo giusto questo continuo attacco da parte dei media alla Fipsas.
Quello che posso dire in base alla mia esperienza di gare fatte in Spagna, in Grecia e in Croazia, in cui le cernie sono valide, è che la cernia, a prescindere della specie, a mio avviso non dovrebbe mancare. È un pesce che crea suspense, un pesce che ti permette di poter impostare una gara con diverse strategie. Infatti con un regolamento studiato bene, anche con un buon bonus alle specie, o alla chiusura specie, la cernia è si un pesce importante, ma non fondamentale.
La vittoria si gioca su percentuali minime (a patto che il campo gara sia sufficientemente ricco) tra chi fa una strategia di ritmo, numero pezzi e varietà specie con i vari bonus, e chi invece punta sui pesci di mole (solitamente più in profondità e puntando su un minor numero pezzi). Tutto ciò rende una gara molto divertente sia per chi partecipa sia per chi la vive da spettatore, e fino al termine della pesatura non si sa come andrà a finire.
Per vincere, l’atleta deve saper pescare sia di ritmo in medio fondo e acqua bassa, sia in profondità, e deve alternare le tecniche nelle 5 ore di ognuna delle due giornate di gara. Credo che solo da questo possa uscire vincitore un pescatore completo.
Sul discorso che i serranidi diano vantaggio ad atleti di altre nazionali credo quindi di aver già risposto, mi auguro allora che vinca il migliore e il più completo! Se poi il dt crederà giusto schierarmi, sicuramente darò il massimo, come in ogni gara e come del resto tutti i miei compagni di Nazionale.
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