Gare Pescasub, Cambia Tutto! Europeo 2019 in Danimarca, Mondiale 2020 da Decidere
A fine ottobre vi avevamo riferito di come, a poche settimane dalla chiusura delle gare di pesca subacquea in acque interne, il presidente Matteoli avesse dato il via libera all’organizzazione del Campionato Euroafricano 2019 in Italia. La macchina federale si era prontamente messa in moto: erano state fatte le prime stime sul budget, l’incarico organizzativo era stato affidato (anche se solo ufficiosamente), la ricerca della base logistica era ormai in fase avanzata, si era ampiamente discusso di regolamento particolare e alcuni atleti erano già stati allertati per iniziare a breve la preparazione dei campi gara.
Ma a quanto pare, la FIPSAS, aveva fatto i conti senza l’oste, la CMAS. Mentre gli organizzatori lavoravano alacremente, iniziavano ad emergere alcune consistenti perplessità: prima fra tutte il fatto che la commissione internazionale della pesca in apnea non solo non avesse ricevuto nessuna candidatura ufficiale/manifestazione d’interesse/lettera preliminare da parte dell’Italia, ma che nel frattempo stesse già discutendo (e approvando) un regolamento particolare.
Inutile negare che il comportamento della FIPSAS, che ha in pratica fatto le cose al contrario, pensando che la richiesta ufficiale di organizzazione fosse una semplice formalità da poter presentare all’ultimo minuto, non è piaciuto affatto negli ambienti CMAS. Per la verità anche la federazione nutre qualche malumore: la volontà di organizzare l’europeo 2019 era quantomeno nota da tempo in seno alla confederazione, anche se senza conferme ufficiali. Senza contare che alcune pressioni affinchè ci candidassimo, erano proprio interne alla CMAS.
Consci del fatto che un regolamento particolare approvato significava che qualcun altro aveva ottenuto l’incarico organizzativo ufficiale, eravamo curiosi di sapere come si sarebbe sbrogliata la matassa. Non si può certo dire che la CMAS possa contare su interminabili liste di candidati all’organizzazione dei campionati continentali e mondiali, e la disputa sull’europeo può rischiare di ridurla ulteriormente.
Mentre si attende per l’inizio del nuovo anno la decisione ufficiale da parte del BoD CMAS, pare ormai certo che il Campionato Euroafricano 2019 verrà disputato in Danimarca (la prima ipotesi ventilata, insieme alla Norvegia), si vocifera, in un campo gara sotto un lungo ponte e con un fondale che a stento raggiunge i 5 metri. Mentre per il Mondiale 2020 ci sono diverse possibilità, ma ancora niente di concreto. Allo stato attuale sono note delle aperture della Spagna e una lettera di intenti della Tunisia. La candidatura di quest’ultima è tuttavia considerata senza speranza dopo la debacle organizzativa del mondiale per Club di Bizerta, che doveva appunto fungere da biglietto da visita del paese nord africano. In questo scenario non è affatto certo che l’Italia decida di candidarsi.
In caso affermativo, non è comunque dato sapere se la scelta della Sardegna verrà rimessa in discussione; l’organizzazione sembrava essere a buon punto, per quanto la ricerca della base logistica avesse riservato qualche problema. Tramontata l’ipotesi di Sant’Antioco o Porto Scuso, a causa della chiusura stagionale delle più importanti strutture ricettive in loco, e quindi nell’impossibilità di chiudere un accordo in tempi brevi, l’attenzione si era spostata sulla costa orientale sarda, precisamente su Arbatax, già teatro del Campionato Euroafricano del 2001, vinto da Stefano Bellani. Con tutto il 2019 a disposizione si riaprebbe la possibilità della costa sud-occidentale, mentre sembrerebbe definitivamente tagliata fuori la Puglia, che se si era già defilata da un europeo anticipato (avevava avuto un mandato “esplorativo” quando ancora si parlava di mondiale sudafricano nel 2019 ed europeo nel 2020) soprattutto perchè i suoi fondali non avrebbero fornito sufficienti garanzie di risultato.
Alla fine, sulla scelta definitiva, peseranno principalmente le rassicurazioni, da parte degli atleti di casa, sulla concreta possibilità di vittoria. Nel caso ci sarà anche da affrontare il nodo del regolamento particolare della competizione: se per l’europeo si era pensato di riprendere quasi fedelmente quello del circuito nazionale, (quindi senza serranidi, nemmeno limitati ad un solo esemplare al giorno), non è detto che per un mondiale l’ipotesi possa essere rivista. Appare più una speranza degli appassionati che una concreta possibilità: è infatti chiaro che la cernia viene considerata un grande vantaggio per spagnoli e greci ed è innegabile che la mentalità organizzativa italiana degli ultimi anni (salvo qualche rara eccezione) abbia puntato più sul limitare l’avversario che non sul mettere tutti nella condizione di esprimersi al meglio.
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