Gare Pesca Sub: Intervista al Campione del Mondo 2021, Giacomo De Mola
1) Preparazione meticolosa, che però non è filata proprio liscia; qualche difficoltà iniziale a interpretare i campi di gara e il sovrallenamento, hanno complicato le cose. Attraverso quanti stati d’animo sei passato prima della gara? Come hai gestito i momenti difficili?
Si, ho fatto una preparazione cercando di non lasciare nulla al caso. Avevo pensato a diverse situazioni: la pesca profondissima (oltre 45/55 mt), la pesca profonda (35/45 mt) e anche il medio fondo cioè tra i 24 e i 30 metri.
Non ho avuto problemi a capire da subito che i capponi sarebbero stati determinanti, assieme al pesce bianco. Abbiamo trovato, abbastanza in fretta, molti posti con questi pesci; invece ero molto disorientato per quanto riguardava i serranidi e in particolare le cernie bianche. In principio non riuscivo a trovarle su pietre simili a quelle dove di solito si trovano in Grecia o nel sud Italia, poi finalmente abbiamo capito dove fossero, ma erano pochissime e instabili.
I tuffi erano molti ogni giorno. Per cercare meticolosamente i posti tra i 40 e i 50 metri, facevo dei tempi di apnea lunghissimi (tra i 2.30 e 3 minuti), che mi riempivano di acido lattico; poi, complice il caldo infernale di questa estate, sono arrivato ad oltrepassare la soglia di sovrallenamento.
In questo frangente é stato determinante l’aiuto, prima della preparazione ufficiale, di Igor Bisulli, e soprattutto durante la preparazione ufficiale di Stefano Claut e Gianfranco Loi, che mi hanno permesso di scaricare la pesantezza che mi si era creata. Gli stati d’animo, come puoi immaginare, sono stati diversi nelle varie fasi della preparazione.
All’inizio smarrimento perchè pensavo che le cernie fossero determinanti e io non le stavo trovando in quantità e trovavo solo pesci difficili da sparare. Poi, quando ho capito e mi sono deciso che non sarebbero state così importanti, ho acquisito sicurezza in me e nei miei mezzi.
Successivamente, quando ho avuto il calo fisico, durato circa 5 giorni, per giunta a ridosso della gara, ero a pezzi, credevo di non farcela a recuperare ed é stato molto difficile psicologicamente.
Sapere di avere i posti e le capacitá per vincere, ma pensare di non poter disputare la gara, o di disputarla non al 100%, é stato un duro colpo. Mi ricordo di un pomeriggio che ero a letto appena tornati dal mare, ero stanco morto, non riuscivo a rallentare il battito dalla stanchezza, ero al tracollo, al punto di non ritorno, anche dal punto di vista psicologico.
É quello l’istante in cui ho ripreso in mano le redini della situazione, dopo aver toccato il fondo, e ho deciso di stare fuori dall’acqua qualche giorno. Mi sono detto che NON avrei messo in atto nessun piano B, che non avrei fatto una gara di gestione delle forze o peggio rinunciato stando fuori. La mia mente sarebbe stata più forte del mio fisico.
Ogni sera me lo ripetevo come un mantra e, alla fine, quando il giorno prima della gara il capitano mi ha chiesto: “Come ti senti se qualcuno parte con te sullo stesso segnale?” ho risposto: “Non vorrei essere nei suoi panni!”. Questo é stato il mental set durante la gara e credo sia stata anche la chiave per vincere.
2) Com’è andata la prima giornata? Quanti pesci hai ritrovato e quanto hai dovuto improvvisare? Le cernie bianche erano davvero così rare?
La prima giornata é andata in modo sufficiente: siamo partiti sui capponi, che abbiamo ritrovato ne abbiamo presi 6, abbastanza velocemente. Credevo molto in una zona di lastre nell’alga, in medio fondo, dove in preparazione c’erano dei saragoni bestiali, ma era deserta. Dopo questa delusione siamo riusciti a prendere la cernia bianca (che non era affatto scontato) e il settimo cappone. Le pietre nella prima giornata erano molto poche e comuni un po a tutti, e quindi già dalla seconda ora ho pescato su posti già visitati da altri concorrenti, dove però sono riuscito a prendere altre 2 mostelle, e qualche corvina e sarago difficili.
Le cernie bianche erano molto rare e molto volatili, un giorno le vedevi e poi potevi anche non rivederle più; alcune sono scomparse dalle tane l’ultima settimana e quindi ho deciso di non perderci tempo, andando sul pesce di 3 kg che ho preso perché lo reputavo un po’ più stabile.
3) Com’è andata la seconda giornata? La pesatura é stata una formalitá, ma tu quando hai capito che il titolo era ormai tuo ?
La seconda giornata la ricorderò per sempre nella mia vita! La partenza é stata entusiasmante, ho preso 6 capponi in 3 tuffi davanti a Oscar Cervantes, l’atleta che reputo più forte e completo al momento.
Giá dopo questo episodio mi sono esaltato, ho cambiato marcia per potergli dare più distacco possibile, e mi sono spostato su un altro segnale dove ho preso il settimo cappone grande. Poi sono arrivato su un posto di pesce bianco dove avevamo intuito che si potessero fare più pesci e più tuffi, ma in gara abbiamo superato tutte le aspettative. A 40 metri ho catturato, in 3 tuffi, 6 saragoni, 2 corvine e un altro sarago.
Non ho sbagliato un tuffo, nonostante avessi addosso anche un danese e un turco. In totale, su quel punto, ho preso 9 pesci in 6 tuffi e, dopo circa 1 ora e 30 o 2 ore di gara, avevo già chiuso sia i capponi che i saraghi, e avevamo inoltre 2 corvine belle.
Il VIDEO Racconto del 1° e 2° segnale della 2a giornata del Mondiale di Pesca Sub 2021
Era una cosa surreale, con Stefano abbiamo vissuto un esperienza indimenticabile, eravamo seguiti dai giornalisti e ogni cattura sentivo il tifo da stadio.
Poi ci siamo spostati per le mostelle e qualche altra corvina, abbiamo chiuso con 22 pesci validi e al rientro, verso il punto di raduno fuori del porto, i delfini ci nuotavano a fianco in navigazione come se il mare ci stesse festeggiando. Quel giorno ero sicuro di me fin dal principio, non c’é un vero momento in cui ho capito che avrei vinto, ero solo molto concentrato su ciò che stavo facendo.
Ho iniziato a realizzare solo quando, al raduno davanti al porto, prima di rientrare per consegnare i carnieri, sono salito sul gommone di Oscar per abbracciarlo e vedere i suoi pesci nel frigo.
4) Dopo averla usata nel campionato italiano, la tecnica della discesa con 2 fucili, é stata determinante anche in questa gara, soprattutto sul segnale della partenza che avevi in comune con Cervantes. Ci racconti quando, come e perché hai pensato di sfruttarla sistematicamente in gara?
In realtá è stata determinante anche nel secondo segnale sul pesce bianco, mi ha permesso sicuramente di prendere più pesci che con un solo fucile e molto più velocemente, lasciandomi tempo per cercare poi le mostelle e le altre corvine.
Questa tecnica l’avevo vista praticare, quando ero ragazzino, in un vecchio video in VHS da Alberto March e ne ero rimasto affascinato per molti anni, considerandola come una cosa inarrivabile.
L’avevo provata una volta, qualche anno fa a pesca per i fatti miei, ma non riuscii a metterla in atto, era troppo macchinosa e quindi abbandonai l’idea.
Poi lo scorso anno ho cominciato di nuovo a pensarci, perché in una gara profonda i tuffi sono contati e non si può stringere il tempo di superficie se non si vuole incorrere nel taravana, e allora mi sono chiesto: “come faccio a prendere più pesci degli altri con lo stesso numero di tuffi?“. Una delle risposte fu proprio quella di usare due fucili.
Così ho cominciato a provarci durante i mesi del covid, e dopo alcuni tuffi infruttuosi ho capito il meccanismo e l’ho perfezionato per poi usarlo al campionato italiano sulle mostelle. In seguito poi mi sono allenato tutta l’estate pre mondiale a farlo con le corvine e i saraghi sulle pietre di grotto di casa mia, su pesci che schizzano via dopo la prima fucilata, assolutamente non facili.
Quindi ero sicuro di usarla anche in gara sui capponi, e ci avrei provato anche sul pesce bianco, nei punti con più pinnuti. Però voglio dire a tutti, e soprattutto ai giovani, che é un gesto estremamente tecnico e da non imitare se non ci si sente pronti e non si pesca in una profonditá in cui siamo in totale confort e possiamo gestire vari inconvenienti che possono saltar fuori, e credetemi, gli inconvenienti ci sono!
Saper gestire una doppia situazione nello stesso tuffo, con magari due pesci da estrarre da tane differenti, non é stato facile. Io stesso mi meraviglio di esserci riuscito dopo 25 anni di attività, perché la vedevo come una cosa impossibile o per pochissimi .
5) Molti dicono che questo mondiale sia stato più profondo di Syros, tu fino a quali quote hai preparato e poi pescato nelle due giornate?
A mio avviso non é stato più profondo, infatti la maggior quantità di pesce si trovava tra i 35 e i 45 metri. Io ho pescato il primo giorno anche su un segnale in 28, e ho fatto solo un paio di tuffi a 47. Senza contare che c’erano anche molti più pesci bianchi che in Grecia.
Ho preparato fino a 56 metri, ma avevo capito che la batimetrica migliore era quella dei 40/45; mentre Syros era invece un mondiale da pochi pesci e sopratutto cernie, in quella gara pescai tutte le 2 giornate oltre i 50 m, fino a 58 m.
6) Cosa pensi delle proteste per il fatto che per fare risultato era necessario pescare oltre i 40 metri? Davvero sopra quella quota c’erano così poche possibilità?
Ad ogni mondiale ci sono le polemiche, in Mediterraneo per vincere una gara bisogna pescare in questa maniera, che comunque reputo molto selettiva e un vero gesto atletico affiancato all’arte venatoria. É per me la massima espressione del nostro sport.
Però non sono convinto che per fare una gara soddisfacente bisognasse per forza scendere oltre i 40. C’erano diverse zone pescabili anche tra i 22 e i 35 metri, magari isolate nell’alga e difficili da trovare, ma in cui qualche pesce era possibile prenderlo, forse non per vincere, ma sicuramente per fare una buona pescata e rimanere tra i primi 10.
7) Insieme a Scarpati (1968) e Bellani (2004) sei il terzo atleta azzurro ad aver centrato la doppietta Italiano/Mondiale nello stesso anno. Dopo la vittoria in Puglia, quanto eri convinto di poter replicare anche al mondiale?
Questo mi lusinga e, ovviamente, mi riempie di orgoglio che il mio nome sia affiancato a questi 2 miti.
Dopo la vittoria dell’italiano non ero affatto convinto di poter vincere così anche il mondiale. Mi sono convinto giorno per giorno, mano a mano che si avvicinava la data di partenza, ero tranquillo e l’ho affrontato non avendo nulla da perdere, tenendo la mente aperta ad ogni possibilitá.
8) Il DT ci ha spiegato che non è stato semplice gestire la situazione ed evitare che pescaste sugli stessi segnali, intralciandovi. Avevi dei punti importanti in comune con Maccioni e Corrias, oppure quelli su cui puntavi di più non erano tra questi?
Si, i campi gara seppur enormi avevano molte zone di sabbia senza pietra, invece quando cominciavano le zone con pietre erano tutte raggruppate, quindi tutte le squadre avevano trovato le zone buone ed era inevitabile che anche tra di noi ci fosse qualche segnale in comune. Tuttavia abbiamo scoperto solo dopo la gara che io avevo un segnale in comune con Corrias, la seconda giornata, io lo avevo messo in scaletta come terzo spostamento e lui come settimo o ottavo.
Poiché si era deciso, di comune accordo, di rendere pubblici tra noi e il capitano solo i primi 6 spostamenti più importanti, ce ne siamo resi conto solo dopo la gara.
Invece con Maccioni, al contrario, io sono arrivato in un punto nella prima giornata dopo di lui, verso la terza ora, ma In definitiva non ci siamo intralciati al punto da creare problemi l’uno all’altro, cose da normale amministrazione in una gara insomma.
9) Il prossimo anno in Finlandia ci sarà il primo campionato europeo cmas in acque interne. La Fipsas ha chiuso con il circuito agonistico nazionale dopo le note polemiche del 2018, e quindi selezionare una nazionale dedicata sarebbe difficile. Qualora la federazione decidesse di partecipare, tu che sei sempre pronto a nuove sfide, accetteresti di partecipare a questa nuova esperienza, pur così distante dalla pesca in mare?
Benché come sai le sfide mi piacciano, questa é davvero molto lontana dal mio background, non ho mai pescato al lago e sono sicuro che ci siano atleti ben più esperti in questa specialità.
10) Ora manca solo il titolo euro-africano per entrare nel club dei pochi che possono vantarsi di aver vinto l’iride nazionale, europea e mondiale (Treleani, Scarpati e Bellani). Sará il tuo prossimo obiettivo? Si vocifera della Tunisia (dove le cernie però sono vietate) ma è ancora tutto in discussione, dove ti piacerebbe che si disputasse?
Come ho detto prima é un onore vedere affiancato il mio nome a questi miti, ma non sono alla ricerca di record o di vantarmi dei miei titoli. É chiaro che mi piacerebbe vincere anche un europeo, e se il capitano lo reputerá nelle mie corde darò il massimo come sempre. In Tunisia ho molti amici e mi piacerebbe sicuramente vedere i fondali che si narra siano paradisiaci.
Inoltre mi piacerebbe poter vincere lontano dal Mediterraneo, quello sarebbe il completamento del sogno che sto giá vivendo ora. Ho pescato in molti mari e oceani del mondo, ma ho disputato solo una gara in Atlantico, alle isole Canarie, in cui andai a podio.
11) Da quando hai pubblicato la tua masterclass di pesca profonda sei diventato campione italiano e campione mondiale. I tuoi “allievi” possono aspettarsi un aggiornamento alla luce di questi due eccellenti risultati?
Loro possono vantarsi di aver creduto in me prima ancora che diventassi campione, ci hanno visto giusto! Eh eh!
A parte gli scherzi, per ora non ci saranno aggiornamenti, nella masterclass a mio avviso c’è già tutto il necessario per capire certi meccanismi mentali e di gestione del tuffo, che reputo fondamentali nella pesca sia in basso fondo che profonda, per fare il salto da pescatore normale a pescatore consapevole.
Però in futuro mi piacerebbe trattare anche altri temi, chissà se ci riusciremo!
Mi piacerebbe fare una riflessione finale, perchè vorrei chiarire alcuni aspetti per gli appassionati, ma anche per chi è dell’ambiente e non ha molta esperienza di gare fuori dall’Italia, o per chi non è attualmente nel club azzurro e magari è lontano da alcune dinamiche.
Quando si parla di pesca profonda si pensa che sia tutto facile, che basta scendere con un piombo e i pesci si fiocinano da soli o cose simili, cose che quando le sento hanno dell’altro mondo. Oltre all’allenamento psico-fisico, che sarebbe superfluo spiegare adesso, per essere nella condizione di poter vincere una gara di livello internazionale, c’è tutta la parte logistica, tattica e strategica che molte volte viene sottovalutata, anche da atleti di medio – alto livello.
Come dice il mio compagno Stefano Claut, la gara è un puzzle da completare, pezzo dopo pezzo: dai primi giorni in cui vengono pubblicati i campi gara, a quando si organizza la logistica per dormire, per varare e alare il gommone, alla presenza dei barcaioli. Poi c’è la ricerca dei posti, che inizia prima con la perlustrazione della parte fuori dall’acqua, per capire se le rocce continuano, e prosegue poi in acqua, sia con scandaglio (il cui utilizzo è una scienza intera, molto affascinante per me) sia a pinne o a paperino dove viene fuori il fiuto in acqua.
In seguito si deve passare al controllo dei punti trovati, per capire se terranno il pesce e in che condizioni, valutando se da ogni singolo spot si potrà realmente prendere uno o più pesci, o se invece si tratta di pesci volatili e difficili.
A volte anche atleti di livello sbagliano questa valutazione, accecati dal fatto che magari un determinato spot è stato trovato pieno di pesce, ma in realtà si tratta di pietre passanti o di un posto vasto in cui il pesce ha molte vie di fuga. E puntualmente in gara si ritrovano a imprecare che il pesce non c’è o non sono riusciti a spararlo, eppure doveva essere un posto sicuro!
Una volta trovati i segnali buoni, bisogna passare a decidere la tattica di gara, pianificando la scaletta degli spostamenti da fare in gara, la vera e propria strategia in cui sbagliare a decidere l’ordine degli spot potrebbe vanificare ogni sacrificio. In questa fase ci sono mille variabili da considerare: bisogna intuire se anche altri atleti hanno trovato la stessa zona, valutare se stare più tempo in acqua facendo meno spostamenti o fare uno spostamento più lungo sperando di trovare un posto non ancora visitato da altri, capire quanti pesci e punti posso riuscire a attenere in quello spot piuttosto che nell’altro, riflettere anche sull’eventualità di lasciare in pasto ad altri atleti un punto con tanto pesce, per distrarli, così da pescare in zone più ridotte e isolate, anche se da un solo pesce. Poi bisogna fare i conti con le condizioni del mare: corrente, marea, taglio freddo e potrei continuare ancora molto a lungo…
Sono fortemente convinto che la vittoria di questo mondiale sia stata costruita partendo da lontano, da quando ho iniziato a fare gare di pesca sub (gennaio 2016), ho partecipato praticamente a quasi tutte le gare internazionali a cui mi è stato possibile prendere parte. Oltre agli appuntamenti ufficiali dove ho avuto la possibilità di essere in nazionale, come il mondiale di Syros in Grecia (2016), gli euroafricani in Croazia (2017) e in Danimarca (2019), oltre ai campionati italiani individuali (2019 e 2021) e a coppie (2017), ho partecipato a 1 Champions League in Grecia, a 1 Coppa Città di Rovigno in Croazia, a 3 diverse edizioni della Dive In cup di Zara, a 4 edizioni del Master di Palma de Maiorca, a 5 Diverse edizioni del Open Sebastià Carbonel, a 3 edizioni della World Cup brand, e a 1 open international di Tenerife. Molte di queste erano gare invernali, spesso in condizioni estreme: freddo, fondo acqua torbida e onda oceanica.
Diverse di queste gare le ho vinte, in molte altre sono andato a podio, alcune le ho perse per un soffio, altre le ho perse clamorosamente e ho capito diversi errori che non avevano a che fare con la preparazione fisica ma con la parte tattica. Credo che in tutte queste situazioni si sia forgiata la mia capacità strategica, grazie ai compagni e agli avversari, da ognuno dei quali ho carpito dei segreti, e grazie al costante lavoro su me stesso.
A Palma ho partecipato e vinto con 3 diversi regolamenti: quello ecologico con pochi pezzi per specie e bonus progressivi (sparando dai cefali, ai saraghi al dotto), quello che privilegiava il peso del pesce (vinto con le cernie profonde e i pesci pesanti) e poi quello con i bonus per più specie possibil. In Danimarca abbiamo vinto l’europeo a squadre catturando merluzzi e pesci piatti.
Per concludere, ogni gara è un percorso a se, ma il risultato è la somma di tutto ciò che si è costruito in anni di lavoro duro. Voglio che i giovani capiscano questo, che bisogna fare esperienza e impegnarsi tanto, prima che i risultati comincino ad arrivare. Non si può pensare di crescere facendo poche gare, per di più limitate alla località in cui viviamo, bisogna muoversi.
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