Gare di pesca in apnea e polemiche
Foto: Charlie Patriarca
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Tanto il Campionato Italiano per Società disputato ad Ischia il 29 Settembre scorso quanto l’Europeo di Arbatax del 5 e 6 Ottobre sono stati preceduti da proteste e polemiche.
Associazioni ambientaliste come Marevivo, Legambiente e WWF, coadiuvate da altri soggetti e nel caso di Ischia addirittura da alcuni pescatori professionisti, hanno duramente criticato lo svolgimento delle manifestazioni. Ad Ischia si è persino assistito ad un tentativo di boicottaggio bislacco quanto infruttuoso.
La ragione principale delle proteste è sempre la stessa: secondo queste associazioni, le competizioni di pesca subacquea avrebbero un impatto ambientale notevolissimo, capace di incidere in modo significativo sul degrado dell’ambiente marino, anche se si riconosce che quest’ultimo sia dovuto in prima battuta ad altri fattori come l’inquinamento o alcuni micidiali metodi di pesca professionale.
Nel caso di Ischia, poi, la gara si è svolta in un tratto di mare interessato dall’Area marina di reperimento “Regno di Nettuno” (prevista dalla Legge quadro sulle Aree Protette 394/91), attualmente in fase di istituzione, il che ha inasprito la polemica.
Certamente, il disagio espresso da queste associazioni ambientaliste deve spingerci a riflettere sulle competizioni di pesca in apnea per verificare la possibilità di migliorarne il regolamento. Molto è già stato fatto, la nostra Federazione ha recentemente introdotto dei correttivi che dimostrano una notevole sensibilità verso i problemi della salvaguardia del mare: la limitazione nella cattura della cernia (un solo esemplare a giornata) è solo l’esempio più evidente di questa attenzione.
Ma le accuse che ci vengono lanciate dimostrano una scarsa conoscenza ed una evidente discriminazione della nostra disciplina: in riferimento alle gare si parla di “enorme impatto ambientale”, di “scempio”, di “sconvolgimento dell’ecosistema”: saremmo davvero curiosi di sapere su quali dati e su quali termini di raffronto si basano affermazioni di questa natura.
Come amanti del mare e della natura, i pescatori subacquei moderni sono tra i primi a porsi il problema della tutela dell’ambiente marino e a soffrire per le ferite continuamente inferte al Mare Nostrum ed è per questo che mal digeriscono accuse così gravi e prive di fondamento.
Sarebbe sufficiente confrontare l’intero pescato del Campionato per Società (che si è svolto nelle acque ischitane a 15 anni di distanza dall’ultima edizione disputatasi nello stesso campo di gara) con quello di un solo giorno di pesca della flotta peschereccia isolana per verificare che il prelievo effettuato dai pescatori in apnea, nel contesto ambientale considerato, è stato assolutamente irrilevante e di certo non in grado di “assestare un colpo micidiale all’habitat che ne risulterà sconvolto”, come invece dichiarato da qualcuno alla vigilia*.
Anche un confronto qualitativo tra le prede dei pescatori subacquei ed il pesce esposto su una qualsiasi bancarella – che rappresenta solo la porzione commerciabile del pescato – dimostra come il prelievo operato in apnea risulti infinitamente più selettivo.
Ma allora quali sono le vere ragioni alla base di questi attacchi contro l’agonismo?
Non certo la tutela dell’ambiente, a meno di non voler ammettere che queste associazioni non riscontrino alcuna differenza tra le forme di prelievo perfettamente ecocompatibili come la nostra e quelle distruttive o, riscontrandola, si scaglino comunque contro le prime.
Marevivo, forse, ci aiuta a capire qualcosa: “Cacciare e uccidere per gusto di competizione non può rientrare tra i comportamenti che caratterizzano una società civile”*.
Secondo il nostro punto di vista, chi la pensa così farebbe bene a mettere in piazza le vere ragioni del dissenso e a non mascherarle con argomentazioni di comodo palesemente false e facilmente confutabili, perché il nostro mare ha bisogno di una tutela seria, non di un’ inutile caccia alle streghe.
La dichiarazione di Marevivo è certamente preoccupante. Pensiamoci un attimo: “uccidere per gusto di competizione” sta all’agonismo come “uccidere per divertimento” sta alla pescasub hobbistica. Sono entrambi visioni distorte del nostro sport, che non rendono merito al nostro vero amore per il Sesto Continente e che sarebbero rese ridicole da un po’ di informazione.
Ecco perché è importante che ognuno di noi abbandoni la mentalità egoistica del delegare agli altri la tutela del nostro sport e si attivi in prima persona.
Come? Partecipando ai convegni dove ci si confronta con gli altri, parlando con le persone che conosciamo in ogni occasione che ci è possibile, proponendo nuove iniziative, scrivendo sui forum, esprimendo la propria opinione.
Dare un segnale forte e ricostruire una corretta immagine del pescatore subacqueo è compito di ognuno di noi.
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Category: Editoriali