FIPSAS e pesca in apnea: la lettera aperta di Azzali
Nota 22-12-2005: una prima risposta alla lettera aperta è pubblicata a a questo indirizzo. Chi desidera inviare una replica può utilizzare l’indirizzo info@apneamagazine.com.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lunga lettera aperta dal titolo “Fipsas e Pesca in Apnea” inviataci dal Presidente del Settore AS FIPSAS Alberto Azzali, nella quale si illustra l’attuale posizione della Federazione verso la pesca in apnea. La lettera tocca temi di interesse generale ed offre risposte autentiche ad una serie di interrogativi diffusi su forum e altri ambienti virtuali. Nel ringraziare il Presidente per aver voluto fare chiarezza sulla posizione della FIPSAS, vi auguriamo buona lettura. Eventuali commenti sulla lettera potranno essere postati nel Forum di discussione.
Egregio Direttore,
nella mia veste di responsabile del Settore Attività Subacquee della FIPSAS giudico utile e doveroso intervenire, per quanto mi compete, sul tema ‘pesca in apnea’.
Un tema che da tempo richiama in Italia l’attenzione di molti soggetti interessati a questa attività, anche a causa dei molti problemi che ne condizionano il libero esercizio e pongono un serio interrogativo sul suo futuro.
Molti degli utenti della sua rivista, nello spazio del Forum loro riservato, si domandano con insistenza quale sia attualmente il ruolo e l’impegno della Federazione in questo campo, attribuendo spesso alla sua dirigenza un imbarazzante silenzio ed un malcelato disinteresse per la salvaguardia dell’attività.
Poiché, come certamente Le è noto da tempo, il ruolo dirigente che rivesto mi impedisce di intervenire direttamente nei Forum ad eccezione di quello federale, desidero utilizzare lo strumento della ‘lettera aperta’ per affrontare il tema del rapporto oggi esistente tra la Fipsas e la pesca in apnea.
Come ho avuto modo di affermare in molte circostanze, la Federazione è in primariamente una unità organica del CONI e come tale persegue compiti di natura sportivo-agonistica.
Nell’art. 2 dello Statuto Federale, sotto la voce ‘scopi’, é affermato con chiarezza il compito istituzionale di promuovere, regolamentare ed organizzare le manifestazioni sportive di propria competenza, curare l’educazione dei giovani e la preparazione tecnica dei propri tesserati.
Inoltre, dal 2005, la FIPSAS ha assunto per decreto ministeriale la natura di Associazione di Protezione Ambientale.
La conoscenza di questi aspetti sono necessari per affrontare in modo serio e costruttivo il tema che a noi interessa: la pesca in apnea.
Questa attività, come tutte le attività che ineriscono alla pesca, non solo è una disciplina agonistica ma anche (e soprattutto) una attività di natura ludico-amatoriale cioè ‘sportiva’, se a questo termine vogliamo attribuire il significato tipicamente anglosassone di una attività ricreativa esercitata nel tempo libero.
E’ necessario sottolineare come la pesca in apnea, almeno in Italia, sia nata quasi contestualmente con le gare ed abbia avuto uno sviluppo tecnico e commerciale strettamente legato alla ricerca ed alla sperimentazione dei materiali svolto durante le manifestazioni agonistiche.
La crescita di tutta la subacquea, nella sua prima fase, ha avuto sicuramente utili riferimenti nell’ esercizio agonistico della pesca in apnea.
Nelle fasi successive lo sviluppo della produzione aziendale ed il conseguente ampliamento del mercato ha posizionato l’agonismo (e l’agonista) in un ruolo più defilato e subalterno rispetto al pescatore amatoriale: un soggetto comunque sempre anonimo e completamente estraneo alla Federazione.
L’affermazione della subacquea come turismo di massa, l’avvento delle Agenzie Didattiche Commerciali, lo sviluppo dei Diving, l’affermazione in Italia della politica ambientale, la istituzione delle A.M.P, sono stati alcuni dei principali fattori che hanno contribuito a mutare radicalmente lo scenario della subacquea nel corso degli ultimi venti anni.
Con il passare del tempo, la pesca in apnea si è trovata in una situazione molto scomoda poiché è stata emarginata dall’interesse della produzione e del mercato, sotto il mirino della nascente cultura ambientalista, limitata nel proprio esercizio dall’istituzione delle A.M.P, tollerata se non osteggiata dagli stessi cultori dell’immersione tecnica e dai diving.
Oltre a questo desidero ricordare come l’associazione Mare Vivo nel 2000, con una raccolta di firme, chiedeva ufficialmente al CONI ed alla FIPSAS l’abolizione delle gare di pesca in apnea.
La crisi della pesca in apnea entrava ufficialmente nella nostra federazione e dalla federazione partiva immediatamente una ferma ed inequivocabile risposta.
La richiesta di Mare Vivo veniva a toccare un elemento centrale dello statuto federale e la ragione stessa della natura agonistica e sportiva della pesca e non solo di quella in apnea.
La risposta è stata duplice: politica e sportiva.
La risposta politica è consistita nella stesura e pubblicazione di un Libro Bianco sulle gare di pesca in apnea, promosso dal Settore subacqueo ed approvato dal Consiglio Federale, con il quale si è inteso presentare l’attività agonistica nella sua reale dimensione tecnica, atletica, educativa e di compatibilità ambientale.
Di questa documentazione non si è perso traccia: è tuttora disponibile per tutti coloro che volessero consultarla.
La risposta sportiva è stata più articolata e più sofferta: la realizzazione di un nuovo modello di agonismo, una attività più corrispondente ad un modello di sport atletico, sicuro,selettivo ed eco-compatibile.
Dopo tre anni di critiche e di contestazioni da parte di molti agonisti nostalgici del ‘tutto e sempre’, oggi in Italia lo sport della pesca in apnea ha trovato un modello regolamentare accettato dalla stragrande maggioranza degli atleti ed esportato anche in campo internazionale,attraverso la CMAS .
Alcune associazione ambientaliste non solo hanno accettato questa nuova impostazione tecnica ed organizzativa ma hanno anche ufficialmente riconosciuto alla FIPSAS la validità del lavoro svolto in questo specifico settore.
Il problema delle gare di pesca è stato affrontato e (almeno temporaneamente) risolto con strumenti ed iniziative adatte allo scopo.
Su questo tema da tempo non si registrano critiche e contestazioni da parte dei diretti interessati e questo ci rassicura per la validità delle scelte operate dalla nostra federazione in questi ultimi anni.
Ma un altro fronte purtroppo resta aperto:la pesca amatoriale ( o semplicemente ‘sportiva’) la quale oggi si trova,nel migliore dei casi, in una posizione difensiva se non in ritirata .
Nel caso limite delle A.M.P.: totalmente estinta.
Da più parti ci si rivolge alla FIPSAS e si reclama una chiara e ferma azione di tutela e di sostegno per la salvaguardia dell’attività della pesca amatoriale e di tutti i suoi praticanti.
Che cosa fa la Federazione? Che cosa fanno i dirigenti del Settore Subacqueo? Una delle critiche più benevoli è quella che attribuisce loro la volontà di non impegnarsi in modo adeguato nella tutela della pesca in apnea per non disturbare le Associazioni Ambientaliste. Le altre critiche sono anche peggiori!
Ma è proprio così?
Siamo proprio sicuri che alla FIPSAS non interessi la pesca in apnea e che la si voglia gestire con il silenziatore?
Affrontiamo una volta per tutte questo argomento che, a quanto mi risulta, sta molto a cuore agli utenti della sua rivista ed a molti appassionati della pesca in apnea.
Entriamo subito nel merito del problema ponendoci una domanda: quanti sono oggi i pescatori in apnea che risultano iscritti alla FIPSAS?
Non è mio desiderio deludere nessuno ma se consideriamo il numero degli atleti che partecipano alle gare di pesca in apnea ogni anno e tutti i pescatori che, non partecipando all’agonismo, gravitano attorno alle nostre società, arriviamo al numero di circa 1.200 unità, peraltro stimato in eccesso.
Da questo dato consegue che la nostra organizzazione sportiva può e deve rispondere del proprio operato ad una esigua minoranza di soggetti, rispetto agli 80.000 pescatori in apnea, tanti quanti sono stati stimati nel 2004 dall’EFSA per conto dell’UCINA e dell’AIPO, attraverso una seria indagine campionaria rivolta ai praticanti in Italia della pesca dilettantistica di qualsiasi tipo.
E’ indubbio che i 1.200 soggetti tesserati, come tali, siano quasi tutti competenti e motivati sui problemi relativi alla pesca in apnea ed abbiano il pieno diritto di richiedere alla Federazione una azione di salvaguardia e di tutela del loro sport preferito, compreso il diritto di critica.
Ma gli altri 78.800?
Senza volere strumentalizzare questi dati nel tentativo di assolvere la federazione da qualsivoglia responsabilità sul tema, resta evidente che un potere di rappresentanza, per essere efficace, debba necessariamente fondarsi sulla forza e la quantità delle deleghe disponibili.
I 1.200 pescatori in apnea che hanno dato la loro adesione con la tessera alla Federazione, comunque la si pensi, non sono assolutamente in grado di assegnare alla nostra organizzazione un reale potere di rappresentanza nei confronti di Enti ed Istituzioni.
Questo è un fatto certo, a meno che non ci si appelli strumentalmente ai 200.000 pescatori di mare e di acque interne con i quali molto spesso si passa più tempo a litigare sui massimi (o minimi) sistemi piuttosto che cercare di trovare un vantaggioso ed auspicabile ‘comune sentire’.
Questa situazione non deve comunque esimerci dal rispondere alla domanda: ‘che cosa fa la federazione?’
Con i suoi 1.200 tesserati per la pesca in apnea ed i 200.000 pescatori tesserati per tutte le altre attività ( mare ed A.I.), la FIPSAS tutela primariamente l’esercizio sportivo della pesca da chiunque e comunque esercitato, compresa anche la pesca in apnea.
Ma a differenza della pesca in apnea la FIPSAS negli altri settori, in particolare nelle acque interne, si avvale di un reale potere di rappresentanza dei suoi tesserati e lo esercita con efficacia su tutto il territorio.
Una forza che si è consolidata negli anni attraverso l’organizzazione, l’offerta e la gestione di servizi rivolti a tutti i pescasportivi agonisti e non.
Si è realizzatata negli anni una felice sintesi tra l’esercizio della pesca e la tutela dell’ambiente, dove il primo è riuscito a coniugarsi con la seconda, consentendo alla nostra federazione di ottenere nel 2005 l’attribuzione di Associazione Ambientale con Decreto Ministeriale.
Cito questa esperienza poiché rappresenta indiscutibilmente la testimonianza del ruolo positivo svolto dalla FIPSAS nel promuovere, organizzare e gestire il libero esercizio della pesca in Italia.
Una Federazione che non ha mai discriminato il COME ed il CHI pesca ma si è sempre mossa sulla spinta di un potere di rappresentanza che, purtroppo, attualmente la pesca in apnea non possiede.
Queste considerazioni ci consentono di affermare come l’obiettivo principale da perseguire sia la reale rappresentanza della maggioranza dei pescatori in apnea in Italia.
Il divieto della pesca in apnea nelle A.M.P, la gestione pubblica della sua immagine, la conflittualità oggi esistente con alcune associazioni naturalistiche ( caso GEO&GEO), con i Diving ( campionato per Società all’Argentario), con i pescatori in A.I. (caso Paolicchi), sono situazioni che richiamano con urgenza una soluzione radicale del problema molto diversa dall’approccio dato
e richiesto fino ad oggi da alcuni dei soggetti interessati a questa attività.
Quale soluzione?
Sono persuaso che aprire in continuazione fronti polemici sia all’interno che all’esterno della federazione non conduca a nessun risultato.
Comprendo l’insoddisfazione di molti dei nostri tesserati nel vivere quotidianamente una situazione di emarginazione, molto meno comprendo chi accusa la FIPSAS di inerzia senza essere un soggetto tesserato.
Se una soluzione si deve individuare e perseguire questa non è sicuramente la rissa verbale tra i pescatori, la polemica fine a se stessa, il confronto tra ‘Noi’ e ‘Loro’, il sogno del ‘ritorno al passato’, la proliferazione di Associazioni di pesca in apnea ciascuna con il proprio ‘Io e gli Altri’ ed altro ancora.
Al contrario è necessario ricercare un minimo di unità tra tutti i soggetti interessati, un accordo con i pescatori di mare e di A.I, ripensare l’esercizio della pesca in apnea come uno sport selettivo e compatibile con l’ambiente, proporre e rispettare un codice etico ed infine cominciare a lavorare con iniziative idonee per la istituzione di una licenza di pesca in apnea.
Una licenza che ci consentirebbe di ottenere due obiettivi: realizzare in Italia un regime normativo corrispondente a quello da anni esistente nella maggioranza dei paesi mediterranei come Francia, Spagna, Tunisia, etc. ed ottenere finalmente, come conseguenza diretta, una reale rappresentanza di tutti i pescatori in apnea in Italia.
Questo è l’indirizzo a cui deve mirare il lavoro di una organizzazione sportiva per conquistare un reale potere di rappresentanza per poterlo esercitare nelle sedi istituzionali.
Tutto il resto è soltanto una sterile enunciazione d’intenti che soddisfa al momento soltanto l’autore di turno (chiunque esso sia ) ma che, purtroppo, alla resa dei fatti non sarà mai in grado di risolvere nulla.
Alberto Azzali
Presidente del Comitato di Settore A.S. della FIPSAS
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Category: Editoriali