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FIPSAS: 3 Agonisti Squalificati per Commenti Ritenuti Offensivi su Facebook

| 18 Settembre 2019

Pochi giorni fa, sulla sezione Giustizia Sportiva del sito istituzionale della Fipsas, sono state pubblicate le sentenze a carico di tre agonisti, colpevoli della violazione di cui all’art. 3.1 del regolamento di giustizia sportiva che, in modo grammaticalmente eccepibile, recita: “Ogni tesserato e ogni società affiliata dovrà, sempre e comunque, mantenere una condotta conforme ai principi della lealtà, della probità e della rettitudine sportiva”.

Tutti i procedimenti si sono conclusi con la disposizione di una squalifica di 6 mesi per Sebastiano Rosalba, di 3 mesi per Fabio Figlioli e di 15 giorni per Stefano Marenco, quest’ultimo già in precedenza squalificato per ulteriori 4 mesi, in analogo procedimento pregresso.

I Fatti

I tre agonisti sono stati condannati, come si legge nelle comunicazioni di avvio dei procedimenti disciplinari, per aver postato su Facebook: “commenti offensivi per la Federazione e per gli Organi di Giustizia della stessa”; mettendo quindi in atto un: “comportamento contrario ai principi sopra richiamati (ndr dall’art 3.1 RGS), la cui osservanza è richiesta ad ogni tesserato”.

I commenti oggetto dei provvedimenti disciplinari erano stati espressi in relazione alla prima sentenza federale sul caso “Roccaforte”, ed è giocoforza convenire che, in alcuni di essi, siano state utilizzate espressioni oggettivamente sopra le righe. In verità però, anche la semplice attestazione di favore verso la critica colorita sembrerebbe essere stata giudicata punibile dagli organi di giustizia federale; anche se non in tutti i casi, visto che per alcuni dei “consenzienti” non risulta che sia stato avviato alcun procedimento disciplinare.

Considerazioni

Alla luce delle disposizioni contenute nell’ordinamento giuridico nazionale, sia “ordinario” che sportivo, c’è poco da eccepire. In generale, è indubbio che, secondo le regole, gli autori di commenti che travalicano il legittimo diritto di critica – alla luce dei tre criteri indicati dalla Cassazione, ossia veridicità dei fatti descritti, interesse pubblico a conoscerli e continenza del linguaggio – e che sfociano in offesa nei confronti della Federazione di cui i loro autori fanno parte e dei suoi organi di giustizia sportiva, debbano essere puniti.

Quello che viene spontaneo chiedersi, alla luce di ciò che si verifica di solito, è se i commenti offensivi verso la federazione siano invariabilmente sanzionati allo stesso modo.

Uno Sguardo al Recente Passato

Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo, per la precisione al 27 settembre 2018: pochi giorni dopo il campionato italiano di pesca in apnea in acque interne, scoppia la polemica social che porterà la FIPSAS a decidere di sospendere tutte le attività agonistiche della pesca subacquea in acque interne.

In quella occasione i commenti offensivi nei confronti della federazione (considerando solo quelli dei tesserati) si sprecarono, si arrivò perfino alle minacce personali nei confronti dei partecipanti al campionato, sia pubbliche che private, comprese quelle di morte. Tutti comportamenti che, incontestabilmente, avrebbero dovuto determinare una ferma censura a norma del citato art. 3.1 del regolamento di giustizia sportiva.

NESSUNO – e sottolineiamo nessuno – degli autori di quel vero e proprio linciaggio mediatico, ci risulta aver subito un procedimento disciplinare con annessa squalifica come successo invece a Rosalba, Marenco e Figlioli. Né potrebbe subirlo oggi, dato che i fatti sono ormai prescritti.

Situazione analoga, anche se con meno veemenza, si è verificata nell’agosto scorso, in occasione delle feroci polemiche scaturite all’indomani della divulgazione della lista dei convocati per il mondiale 2020 di Arbatax. In questo caso c’è ancora tempo per azioni disciplinari, ma ad oggi non si ha notizia di alcun procedimento. Chi vivrà vedrà, ma abbiamo la sensazione che non ci sarà alcuna conseguenza.

Due Pesi e Due Misure

Pur nella ferma convinzione che la Procura Federale utilizzerebbe sempre lo stesso metro di giudizio di fronte ad episodi di questo tipo, se solo ne avesse notizia, abbiamo l’impressione che, anche quando esponenti della dirigenza hanno contezza di situazioni analoghe, non sempre si attivino per portare i fatti all’attenzione degli organi di giustizia, come avvenuto con i tre condannati in questa occasione.

Se nella dirigenza federale non si avesse acquisita consapevolezza del malcontento determinato dal campionato in acque interne, infatti, non si vede perché si sarebbe risolta a bandire tali gare. A ben vedere, infatti, l’unico elemento che ha distinto quella competizione ,ed il suo frutto in termini di pescato, è la feroce protesta delle frange no-kill federali. Quel malcontento, dati alla mano, è stato espresso con modalità anche peggiori rispetto a quelle utilizzate da Rosalba, Figlioli e Marenco.

Pertanto, tali esternazioni avrebbero meritato identico trattamento…ma ciò non si è verificato, il che, a ben vedere, un problemino con l’articolo 3.1 RGS finisce per porlo a sua volta. Se si ha a cuore il rispetto delle regole, soprattutto se investiti di incarichi dirigenziali federali, si dovrebbe segnalare ogni violazione di cui si viene a conoscenza…a meno di non voler alzare una palla a beneficio dei soliti malpensanti e/o amanti delle teorie complottiste, che avrebbero ragione a lamentare un uso strumentale della Giustizia Sportiva.

Un Grande Fratello Federale

Qualcuno potrebbe obiettare che il Procuratore federale non può certo passare le sue giornate sui social a vagliare i commenti dei tesserati, ma in realtà, se veramente si intende perseguire questo tipo di esternazioni e andare fino in fondo…la tecnologia può semplificare molto le cose. Qualunque programma di Web Listening ben configurato, può permettere la rapida individuazione di tutti i commenti che contengono una menzione della federazione, dei suoi dirigenti, dei suoi organi sportivi, etc.

Se veramente si ritenesse opportuno perseguire i commenti coloriti e/o sopra le righe, attivando procedure con tanto di avvocati, udienze, sentenze e quant’altro, allora per coerenza si dovrebbe andare fino in fondo e utilizzare ogni mezzo per stroncare questo vezzo di tirare bordate in ambiente virtuale, per dimostrare quanto sia falso che su internet non trovano applicazione regole del gioco della vita reale.

Equità o Uso Strumentale della Giustizia Sportiva?

Soprattutto per sgombrare il campo da ogni dubbio di un uso distorto e strumentale della Giustizia Sportiva e spiazzare chi ritiene che si tratti di ripicche e azioni punitive mirate e indirizzate da qualche dirigente, si dovrebbe assicurare un’applicazione inesorabile urbi et orbi delle regole federali. Allora perché non istituire anche una task-force formata da personale opportunamente istruito e capace di utilizzare strumenti di web listening per individuare e classificare, praticamente in tempo reale, ogni citazione pubblicata e assicurare la giusta punizione a chiunque si macchi di una così grave violazione?

Per assurdo si potrebbe perfino andare oltre e incentivare la delazione, premiandola con un riconoscimento ad hoc, un premio “Articolo 3.1”, magari corredata da un segno più tangibile della gratitudine federale per l’alto senso di lealtà dimostrato da chi denuncia le esternazioni illegali, cose tipo buoni benzina o magari biglietti gratis per il cinema.

Gli strumenti ci sono, se davvero si ha il desiderio di ricordare a tutti quali sono le regole e si vuole adottare il principio della tolleranza zero, si dovrebbe andare fino in fondo e non permettere alcuna critica anche solo colorita. In caso contrario, un’attivazione saltuaria e parziale della macchina della giustizia finirebbe inevitabilmente per dare adito ad atroci sospetti e far pensare a molti che provvedimenti così duri e personali, per quanto formalmente ineccepibili, possano essere determinati dall’esigenza di soffocare solo determinate voci di dissenso e non da quella di assicurare giustizia e rispetto delle regole da parte di tutti.

Allora? Cosa si Vuole Fare?

Una decisione giusta in sé può trasformarsi in decisione profondamente ingiusta qualora sia palesemente frutto della classica applicazione dei due pesi e delle due misure. La soluzione che abbiamo proposto permetterebbe di favorire un’applicazione omogenea e implacabile delle norme federali, e dato che Apnea Magazine è una società affiliata, possiamo dire con certezza che le competenze tecniche per realizzare la task force che abbiamo descritto ci sono.

Se davvero la federazione intende percorrere la strada del dura lex sed lex, mettiamo fin d’ora a disposizione GRATUITAMENTE le nostre competenze… saremmo davvero curiosi di assistere alla creazione di una simile soluzione, chissà dove si potrebbe arrivare, forse si potrebbe giungere a individuare le violazioni già al livello delle intenzioni, prima ancora di un’esternazione tangibile. Insomma, una macchina di efficienza tale da far invidia al Padreterno.

Una domanda, però, sorge spontanea: se davvero ci si incamminasse su questo crinale, avremmo un aumento di tesserati? La Federazione sarebbe vista come un luogo di aggregazione e libero scambio? Ai posteri l’ardua sentenza, noi nutriamo qualche serio dubbio e ci vien da pensare che di fronte a certe intemperanze, aldilà delle proposte sarcastiche prima esposte, il miglior atteggiamento sia quello di stigmatizzare, ricordare a tutti le regole e le possibili conseguenze di certe intemperanze e…passare oltre.

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Category: News, News Pesca in Apnea