EuroAfricano 2017: Intervista al DT Azzurro, Marco Bardi
Foto di Marco Bardi
Un bronzo individuale che all’Italia mancava dal 2010 ma anche un 3° posto a squadre rispetto al 2° di Syros. Tenuto conto delle risorse investite nella preparazione, meglio o peggio del mondiale?
Il contesto mi dice che noi siamo giunti di pochi pesci dietro i padroni di casa, e nemmeno tanti dietro alla Spagna. Ciò significa che siamo comunque competitivi e ci fornisce una superiore consapevolezza dei nostri mezzi che, in prospettiva, mi lascia ben sperare. Se poi si guarda il tutto da un’altra angolazione, nelle ultime 4 edizioni degli Europei, il miglior piazzamento era stato un 8° posto individuale (ndr Claut – Cadice 2015/ Smeraldi – Peniche 2011) e 5° posto a squadre (ndr Cadice 2015/Peniche 2011). Per cui mi sembra un buon passo avanti. In ogni caso sia l’anno scorso che quest’anno siamo tra i primi, anche se ogni gara ha una sua storia. Se prima di una gara il tifoso sa che la propria Nazione è competitiva, anche se ce ne sono molte altre forti, di certo ha più entusiasmo e questo è per me un altro valore aggiunto a prescindere dalle classifiche. Adesso però c’è poco da rallegrarsi perché ci attendono gare in oceano dove siamo notoriamente poco esperti. Non è per mettere le mani avanti, ma è un modo per non creare false aspettative.
Quanto le condizioni meteo hanno inciso sul risultato finale? in condizioni “normali” avevamo le carte in regola per poter fare ancora meglio?
Senz’altro le condizioni hanno influenzato tutti, noi compresi. Per sapere come sarebbe andata diversamente ci vorrebbe una controprova che è impossibile. La Croazia, più che conoscere le tane giuste, aveva anche il vantaggio di capire come gareggiare in base alle condizioni meteo che sono state assurde sia in preparazione che in gara.
La Spagna oltre ad essere molto forte, ha anche effettuato un anno prima una preventiva fase di preparazione sui campi gara ed è giunta quest’anno a Lussino 10 gg prima di noi, per cui immagino hanno avuto più possibilità di verificare i cambiamenti meteo. Sia ben chiaro, non sono scusanti, perché ritengo che sia GOSPIC sia CERVANTES, che le rispettive nazionali, hanno strameritato la loro posizione, ma è inevitabile che un periodo di bel tempo avrebbe creato condizioni più favorevoli per tutti. Ad esempio ci siamo ritrovati costretti a dedicare parte della preparazione finale al campo di riserva perché le previsioni lo davano per probabile mentre poi non lo è stato, per cui ci è mancata soprattutto la rifinitura finale. Basta guardare il campione del mondo in carica, il cipriota VASILIOU che è giunto sull’isola insieme a noi ma a causa del brutto tempo non ha potuto preparare come si deve e si è dovuto difendere con un 8° posto finale.
A differenza dello scorso anno, la gestione del gruppo è stata un po’ più complicata, non sono mancati attriti e qualche malumore. Normale tensione per una gara ricca di responsabilità o si è incrinato qualcosa tra gli atleti?
Prima di tutto non ci sono stati episodi importanti tanto da condizionare il risultato. Poi è logico che 9 atleti sono difficili da gestire. Proviamo a immaginare di lavorare in un ufficio di 9 persone, tutte con lo stesso ruolo e tutte intraprendenti. Sarà semplice capire come è complesso far andare tutto in perfetta armonia. C’è sempre chi ha un punto di vista diverso, oltre alle esigenze più disparate. In ogni caso a detta di tutti i nostri avversari, siamo la nazionale più unita, anche se è logico che qualche capello può sempre volare anche nelle migliori famiglie.
La formula dei due secondi a coadiuvare ogni atleta titolare durante la preparazione è una formula che rivedremo anche in futuro?
La scelta è stata necessaria per la tipologia di gara, ma non è detto che sia una formula universale. Ogni gara ha necessità differenti, ma se ci sarà bisogno perché no! Sono stati gli stessi atleti all’unanimità a incoraggiare tale scelta, perché ci consentiva di avere sempre due in acqua e uno in gommone, in una zona dove lo scandaglio non era indispensabile come lo può essere altrove, mentre era importante la ricerca visiva e metodica del fondale, dato che si cercava soprattutto pesci in tane nascoste in mezzo a tanta roccia con false spaccature. Gli accoppiamenti sono nati spontanei tra di loro e non credo sia utile forzare questo aspetto quando c’è armonia. Ho visto un grande impegno da parte di tutti e anche questo per me è un risultato fondamentale.
Con la nuova presidenza Allegrini riusciremo a vedere degli stage o dei collegiali (un po’ come avviene da tempo per l’apnea) che permettano al DT di fare delle scelte basandosi non solo sui risultati nazionali e agli atleti di allenarsi nelle condizioni che troveranno realmente in gara?
Non saprei dirlo perché non mi compete decidere in tal senso e nemmeno fare previsioni. Io posso solo chiedere che tutto questo venga preso in esame, anzi l’ho già fatto, ma capisco che ci sono mille sfumature da far quadrare, a partire da quelle economiche in poi. Io ho molta fiducia nei modi e nelle idee del presidente, per cui spero che ci riesca, ma se così non fosse, lo accetterò e cercherò di fare il meglio con le risorse di cui disponiamo. In più aggiungo che non è scontato che porti benefici, perché le esperienze passate hanno creato più problemi che vantaggi, per cui se dovessimo farlo credo che vada rivisto e modernizzato il modo di attuare questi collegiali.
Ci sono voluti 7 lunghi anni prima di ritornare a conquistare una medaglia internazionale. Il fatto che questo risultato sia venuto da un atleta (ndr Giacomo De Mola) che non si è mai misurato con il circuito agonistico nazionale, ne certifica la sua inadeguatezza?
Si tratta di un caso anomalo che non può e non deve mettere in discussione il circuito agonistico nazionale. È un fatto discutibile nel principio, ma se andiamo a guardare la realtà, il livello dei nostri atleti è cresciuto nel giro di poco tempo e tutto questo non credo sia un caso. Il livello dell’agonismo italiano, anche nelle varie epoche storiche di successo, se andiamo a vedere con attenzione, è sempre stato proporzionale ai risultati della nazionale. Possono crescere o crollare entrambi come una logica conseguenza. Se gareggi con atleti forti e motivati, cresci e porti nel circuito la crescita.
Qualcuno ritiene che la carenza di risultati della nazionale non sia solo una questione di regolamenti difformi da quelli internazionali o di scarsa esperienza, ma soprattutto il fatto che gli agonisti di una volta (tra cui anche tu) sembravano proprio essere fatti di una diversa pasta. Cosa ne pensi?
In parte posso essere d’accordo, ma non è colpa degli attuali atleti o solo merito dei precedenti. Si viveva in una epoca diversa dove l’alto livello degli atleti italiani ti aiutava a crescere prima e con maggiore entusiasmo. Il mare era diverso e più stimolante, le gare di conseguenza erano più eclatanti e questo portava vantaggi. Si veniva da un periodo di maggiore disponibilità economica in tutti i sensi. I nostri avversari internazionali, vivevano periodi storici di minore prestigio in confronto ad oggi che ci sono molte più realtà forti. La Croazia, la Grecia, Cipro, ad esempio, non erano mai nelle prime posizioni e non avevano campioni del mondo o d’Europa come li hanno adesso. Negli ultimi 20 anni, noi ci siamo indeboliti a causa di una crisi del livello medio, dovuta a più fattori, proprio mentre le altre nazioni investivano sulla qualità. Se analizziamo la crescita di altre nazioni si vede bene cosa li ha portati a migliorare. Questo a mio avviso ha aumentato la nostra crisi e ciò non toglie che l’Italia ha davvero avuto veri fuoriclasse che hanno dato un bel contributo ai risultati. Credo che ci siano le risorse umane su cui investire e alcuni giovani talenti da seguire con attenzione. Adesso a mio avviso c’è da alzare il livello e modernizzarlo, ma è un processo lungo e difficile.
L’anno prossimo il mondiale si diputa in Portogallo, torneremo quindi a fare i conti con la potente risacca oceanica. Questa nazionale è però composta quasi solo da profondisti, pensi che bisognerà ripartire da zero nella costruzione di un gruppo, o qualcuno ha buone probabilità di diventare anche un buon pescatore da schiuma?
Sono d’accordo, infatti credo che il prossimo mondiale sarà per noi una grande esperienza. Credo che servirà un mezzo miracolo per cercare di difendere una posizione onorevole, ma ci proveremo con tutti i mezzi a disposizione. Non è detto che chi riesce a pescare in profondità non sia bravo anche in acqua bassa, ma credo serviranno delle qualità indiscutibili per l’oceano. Le mie valutazioni terranno conto di atleti che possano garantire resistenza alla fatica, forti motivazioni, capacità di capire in tempi brevi come si pescano quei pesci, capacità di adattamento a tecniche di pesca nuove, velocità di azione, precisione di cattura, ma anche capacità di collaborare tra atleti perché avremo bisogno di una stretta collaborazione, per capire prima e tutti come comportarci. Nessuno ha la bacchetta magica ma credo che questi elementi saranno indispensabili. Come abbiamo fatto l’anno scorso con le profondità di SYROS, dove tutti ci davano per spacciati e invece ci siamo adattati per tempo e con scelte precise, cercheremo di farlo con l’oceano, sperando di trovare la chiave giusta per mettere in piedi una rosa competitiva. Sarà dura, ma ci stiamo già lavorando.
Per quanto sia prematuro sono già circolati dei nomi: si parla di un De Mola determinato ad allenarsi per un anno interno in poca acqua, di Roccaforte e del ritorno in azzurro di Felice Concetto. Fantasie o c’è qualcosa di vero?
Sono contento che circolino queste voci, anche se non le ho mai udite, perché ritengo sia importante per un bravo atleta “proiettarsi in gara” molto tempo prima. Le motivazioni devono iniziare per tempo senza sfociare in confusione. Adesso è presto per fare nomi, anche se qualche idea la sto già sviluppando, ma credo sarà importante formulare la squadra il prima possibile proprio per dare modo agli atleti di prepararsi sia tecnicamente che psicologicamente. Abbiamo tanti bravi atleti, ma ci sarà da capire chi potrà essere più adatto a quella competizione, così diversa dalle nostre. Poi, anche se sembra strano, io sono già proiettato anche alla gara successiva che al 90% sarà in Sud Africa, dove andremo ancora più nel mistero totale del mare e devo cercare di comporre scelte per l’una e per l’altra, ma come è logico che sia devo anche lasciare spazio per le sorprese che possono essere di tue tipi: un atleta in crescita rapida, un atleta in improvvisa crisi.
EuroAfricano 2017: Intervista Marco Bardi
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