Ecco perché la Licenza di Pesca in Mare a Pagamento è Solo Rimandata
Lo stralcio degli articoli del testo unico che miravano ad istituire una licenza di pesca pagamento per i pescatori sportivi e ricreativi è senza dubbio un risultato notevole, di cui bisogna rendere merito alla Fipsas che, unica tra le associazioni convocate in audizione ad aprile 2017, aveva strenuamente ribadito alla commissione agricoltura la sua contrarietà senza se e senza ma. Ora però è lecito domandarsi se a questo abbandono rappresenti un mutato convincimento della politica oppure un semplice cambiamento di mezzi ma non di intenti.
La licenza a pagamento, così come architettata dal Testo Unico, era caduta “in disgrazia” nel momento in cui due semplici conti della serva avevano dimostrato come i 10 euro che secondo l’on. Oliverio si potevano tranquillamente pagare senza drammi, portavano nelle casse dello Stato delle insignificanti briciole, nulla di concreto con cui cercare di sovvenzionare (sarebbe meglio dire indennizzare) la filiera professionale. Mesi fa, pochi si accorsero e sicuramente ancora meno oggi ricordano, l’apparizione di una proposta di legge a firma Venittelli, Crivellari e D’Incecco. Proposta che rimetteva pesantemente le mani nelle tasche dei pescatori, puntando a istituire una licenza da 50/100 euro, destinando l’80% dei proventi alla filiera professionale.
Questa bomba ad orologeria è ancora innescata e non è affatto improbabile che il PD la tiri nuovamente fuori tra qualche tempo. Chiaramente non nell’immediato visto che ci sono questioni più urgenti nell’agenda politica del partito di governo, non ultima quella di capire per quanto lo resterà e se verrà riconfermato alle prossime elezioni. Purtroppo però le attività della COMAGRI ci hanno dimostrato come la tutela assistenzialistica della pesca professionale sia un argomento trasversale nei partiti, ed è quindi prevedibile che l’argomento licenza a pagamento spunterà fuori prima o poi. D’altronde è proprio l’emendamento al Testo Unico che delega al governo il compito di varare entro 6 mesi un decreto legislativo per il riordino della normativa in materia di pesca sportiva e ricreativa, a non lasciare dubbi. Delega che al punto a-bis prevede proprio un sistema di rilascio licenze alle quali però ci si riferisce solo in termini di quantità di pescato e di pescatori.
Oltretutto con la pubblicazione del decreto ministeriale che ha riportato in vita il “censimento”, è venuto a galla un nuovo elemento che non fa che confermare il quadro dipinto fino ad ora. Il decreto 2017 infatti revoca quella moratoria che era stata varata nel 2011 a esclusivo vantaggio di coloro che esercitavano la pesca da terra (solo cannisti quindi). Si intende quindi censire la più consistente fetta di praticanti, che fino ad oggi era stata sollevata dall’obbligo di sottoscrizione della comunicazione ministeriale, e l’obiettivo è facilmente intuibile…
Per adesso si può dire che una battaglia importante è stata vinta, anche se c’è il rischio che si sia trattato solo di un misero diversivo della politica per prendere tempo; di certo c’è solo che la guerra è di là dal vedere la fine.
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