Disidratazione in Apnea: Come Agisce e Perché l’Acqua non Basta
Parlando di sport acquatici e di apnea, potrebbe sembrare assurdo parlare di disidratazione quando si è immersi in acqua. In realtà si tratta di un inconveniente frequente che, se non opportunamente contrastato, può comportare problemi seri.
Una cosa che non dovremmo MAI dimenticare, nel preparare le attrezzature per una lunga battuta di pesca, soprattutto nel periodo estivo, è una congrua (almeno 2 litri) scorta di integratori liquidi salini. La pesca in apnea espone ad un elevato dispendio energetico, fattore che già da solo può aumentare le nostre perdite idriche, se poi si aggiungono fattori fisiologici e ambientali, la situazione si complica notevolmente.
La Sudorazione
È il meccanismo che permette al nostro organismo di mantenere stabile la temperatura corporea. Se funziona in maniera eccellente in ambiente secco, tanto da permettere al corpo umano di sopportare temperature ambientali dell’ordine di 70° C, non si può dire altrettanto per gli ambienti saturi di umidità, o peggio in immersione, che ostacolano fortemente l’evaporazione corporea. Si capisce bene quindi che, ad esempio, indossare la muta durante le ore più calde della giornata, anche solo durante gli spostamenti in gommone, può aumentare notevolmente la sudorazione e quindi la perdita di liquidi.
La Sete, un Segnale che Non C’é
La sete rappresenta forse il più importante meccanismo di mantenimento dell’equilibrio idrico dell’organismo.
Dietro lo stimolo che ci spinge a bere esiste una complessità non ancora del tutto spiegata: ci sono strutture cerebrali che elaborano la risposta alle variazioni dei liquidi nei tessuti, ci sono la secchezza delle fauci, la disidratazione intracellulare e la diminuzione del quantitativo di sangue in entrata e in uscita dal cuore.
Purtroppo praticando apnea e pesca in apnea, la sete è una sensazione che viene avvertita molto poco soprattutto perché il continuo transito di piccoli quantitativi di acqua, anche se salata, attraverso l’aeratore, impedisce alle mucose della bocca di seccarsi in maniera tale da avvertire il netto stimolo a bere.
L’Aumento della Diuresi
Gli adattamenti fisiologici dell’organismo conseguenti all’azione combinata del blood shift e del diving reflex, comportano un notevole aumento della diuresi, quella che viene comunemente chiamata poliuria insipida del subacqueo. Nella fase di discesa, l’aumentato afflusso di sangue nelle cavità del cuore, comporta un aumento di volume e uno stiramento delle cellule muscolari. A questa situazione di “disagio”, le strutture stirate reagiscono producendo degli ormoni (i peptidi natriureici) che stimolano la minzione al fine di eliminare la parte acquosa del sangue, riducendone il volume e quindi la pressione.
Un altro effetto negativo di questi ormoni è quello di ridurre lo stimolo della sete. Ciò avviene perché l’aumento della diuresi è un meccanismo di compensazione che punta ad aumentare lo smaltimento di liquidi (ricordiamo che l’obiettivo è tentare di ridurre l’aumentata pressione sanguigna) riducendone il reintegro.
È quindi chiaro che se la battuta di pesca si protrae per diverse ore, e a quote medio alte, questo meccanismo di compensazione comporterà un’importante perdita di liquidi che, se non opportunamente reintegrata, potrebbe esporre il subacqueo a una concreta situazione di rischio.
Perché l’Acqua Serve ma NON Basta
Come abbiamo visto i meccanismi che sono responsabili della perdita di liquidi in apnea sono essenzialmente la poliuria e la sudorazione. Se il primo è responsabile essenzialmente della perdita di tanti liquidi e pochi sali (non per nulla è definita insipida), il secondo è responsabile di un perdita salina non trascurabile, soprattutto nei periodi caldi.
È quindi importante che il reintegro avvenga mediante una miscela di acqua (minerale e non povera di sali) e di integratori salini (soprattutto sodio, potassio e magnesio). È altrettanto fondamentale che l’assunzione sia prolungata durante tutta l’attività, non solo al rientro a terra quando ormai potrebbe essere troppo tardi per impedire l’insorgenza dei sintomi tipici della disidratazione.
Cosa Succede quando Beviamo Poco
Gli effetti della disidratazione si iniziano a sentire ad ore di distanza e possono essere molto variabili da un soggetto all’altro. Nei casi più leggeri si può verificare stanchezza, inappetenza, leggera nausea, in quelli più seri si possono verificare forti crisi di mal di testa, nausea e vomito fino anche a svenimenti improvvisi. La disidratazione inoltre rende molto più difficile recuperare dallo sforzo fisico, una insolita stanchezza che si protrae per diversi giorni dopo la pescata potrebbe essere sintomo, non di un calo di forma, ma di una scorretta idratazione.
La disidratazione, tra le altre cose, porta ad un aumento della viscosità del sangue che è da tempo riconosciuta come una delle concause che può favorire l’instaurarsi di quei fenomeni embolici transitori che sono responsabili del Taravana.
Ci Vuole Forza di Volontà
Atteso che i soliti campanelli d’allarme della disidratazione, in mare, potrebbero non funzionare a dovere, l’unico modo di evitarla è quello di prendere coscienza del problema e imporsi di bere con continuità durante tutta la permanenza in mare. Non avere sete non significa affatto che non ci sia bisogno di bere! Pochi sorsi, anche quando non ci sembrano necessari, ogni 20/30 minuti, per un totale di 2/2,5 litri nell’arco di 5/6 ore, è la ricetta più semplice per evitare inutili rischi.
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