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Davide Petrini Campione Italiano II° Categoria 2003

| 30 Ottobre 2003 | 0 Comments

Davide Petrini è il Campione Italiano di II° Categoria 2003

AM Davide, complimenti per questo bel successo. Parlaci un po’ di te…

DAVIDE PETRINI – Mi sono avvicinato all’agonismo dieci anni fa grazie a Paolo Cappucciati, con cui ho inziato a prendere parte alle prime selettive. Insieme a Paolo ho anche gareggiato in coppia in varie manifestazioni, ottenendo risultati lusinghieri come un secondo posto alla Coppa di Francia. In questi anni ho superato per tre volte lo scoglio delle gare di selezione, ma le mie incursioni nei campionati di seconda non sono state particolarmente fortunate sino ad oggi. In particolare, la mia prima apparizione fu davvero sfortunata, in quanto la prima giornata fui costretto al ritiro da un inconveniente al mezzo nautico, che si ribaltò. Gareggiando nella sola seconda giornata… terminai al diciassettesimo posto, vi lascio immaginare lo stato d’animo e la frustrazione.

Per quanto riguarda il mio rapporto con la pesca in apnea, amo tanto la pesca in basso fondale quanto quella profonda. Nella stagione invernale sono solito battere le coste francesi a caccia di spigole e orate in compagnia di Paolo Cappucciati, mio amico e compagno fidato, mentre in estate adoro pescare ricciole su fondali impegnativi nel tratto di mare tra Genova e Savona.

Negli anni passati, il leit motive delle selettive della tua zona eravate tu e Daniele Petrollini, protagonista della prima categoria già da qualche anno. Adesso ti troverai di nuovo a gareggiare con lui….

Io e Daniele abbiamo due stili di pesca completamente diversi. Daniele è un grandissimo preparatore, ed è un ottimo interprete della pesca in tana, tecnica cui personalmente mi dedico pochissimo. Personalmente mi piace preparare poco il campo e razzolare durante la competizione, improvvisando ed “inventando” il pesce. Questo campionato, ad esempio, lo abbiamo preparato più con l’ecoscandaglio che effettuando immersioni: siamo andati a caccia di zone pescabili più che di pesci.

I primi tre classificati: Gallinucci, Petrini e Volpe

Come hai trovato i fondali dell’Isola d’Elba?

L’elba la conoscevo abbastanza, in quanto ci ho disputato tre Trofei dell’Amicizia, dove peraltro ho ottenuto buoni risultati. In queste occasioni abbiamo sempre preso cefali e salpe in bassissimo fondale, prede che sono completamente mancate in questa edizione del campionato di seconda nonostante la stagione fosse quella giusta. Sicuramente, le bizze del tempo hanno giocato un ruolo decisivo: nella prima parte della settimana di preparazione ci siamo trovati con condizioni meteo sostanzialmente estive, mentre negli ultimi giorni prima della gara il tempo si è guastato, indispettendo e disturbando i pesci. Non a caso, ci sono state diverse débâcle.

Come hai impostato la gara?

Personalmente, anche su consiglio di Cappucciati, ho evitato di fare affidamento sul pesce segnato, e mi sono preparato mentalmente ad affrontare una gara all’insegna dell’improvvisazione. Potendo contare su una buona forma fisica -provengo dall’atletica leggera- e, conseguentemente, su una buona mobilità, mi sono dedicato alla ricerca del pesce sulle zone che ritenevo migliori, ed ho costruito la vittoria inventando le prede, come piace a me. Ho impostato la gara su un fondale medio di circa 15-20 metri, terminando poi su alcuni sassoni all’estremità occidentale del campo gara, nei pressi di Capo Stella. Razzolando, mi sono trovato a sparare prima ricciolette in basso fondale, poi mi sono imbattuto in una lampuga, che ho arpionato dalla superficie, ed infine ho terminato la gara facendo agguati fra i massi, arpionando a circa venti minuti dalla fine il cefalo che mi ha regalato la vittoria.

Con i nuovi regolamenti e gli spostamenti a nuoto, gli atleti della vecchia guardia devono cedere necessariamente il passo?

Chi fa gare da tanti anni ed è abituato a pescare a segnale, ha una preparazione ed un modo di gestire la gara ben definito, e adatto unicamente a quel tipo di pesca. Questi atleti possono trovarsi in difficoltà ad affrontare una gara con FaN, ma credo si tratti unicamente di una limitazione d’ordine mentale. Fisicamente non vedo problemi, in quanto ritengo che un atleta capace di scendere nell’abisso non abbia alcuna difficoltà a nuotare in superficie per cinque ore. A livello psicologico, invece, la gara a nuoto può intaccare l’atleta, in quanto lo priva di strumenti cui ormai è in qualche misura assuefatto: chi riuscirà a liberare la mente avrà maggiori possibilità di affermarsi anche con la nuova formula.

Grazie Davide, e ancora complimenti!

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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea

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