Curiosità: Come Riconoscere i Ricci di Mare e Quando Pescarli
Con l’inizio dell’inverno sono sempre di più i pescatori subacquei che non disdegnano di raccogliere qualche riccio di mare “femmina” per poterne gustare le cosiddette “uova” sia crude che con degli spaghetti fumanti. In realtà, per quanto sia una convizione piuttosto diffusa, i ricci oggetto di consumo non sono femmine, nè quello che si mangia sono propriamente uova.
Quelli che notoriamente vengono identificati come “riccio maschio” e “riccio femmina“, sono in verità due delle tante specie di questi echinodermi presenti in Mediterraneo, precisamente l’Arbacia lixula e il Paracentrotus lividus.
Il primo si riconosce per avere un colore nero scuro e degli aculei più radi e più lunghi, mentre il secondo ha un colore che può variare dal viola, più o meno intenso, al verde, con sfumature marroni spesso appena accennate. Gli aculei sono più corti, molto più fitti e sono spesso usati dal riccio per mettersi addosso piccoli sassolini e frammenti di posidonia per ripararsi dal sole.
All’interno di ognuna di queste specie sono presenti individui maschili e femminili, che però non possono essere riconosciuti a occhio nudo. Quelle che comunemente tanti chiamano “uova”, sono in realtà le gonadi (l’equivalente delle ovaie e dei testicoli nell’uomo), che nel periodo invernale si presentano molto voluminose, si dice in gergo che i ricci sono “pieni”.
Le Regole per la Pesca Sportiva
La pesca del riccio di mare, sia sportiva che professionale, è oggetto di una stringente regolamentazione nazionale che può essere ulteriormente inasprita a livello regionale.
La norma di riferimento su tutto il territorio italiano è il decreto ministeriale 12 gennaio 1995 che fissa in 50 esemplari (di almeno 7 cm di diametro, aculei compresi) al giorno, il limite di prelievo per il pescatore sportivo, stabilendo un fermo biologico nei mesi di maggio e giugno.
Come già accennato, le regioni e in particolare quelle a statuto speciale, possono imporre limiti più stringenti. Ad esempio la Sardegna emana ogni anno un decreto con il quale fissa i limiti sia per la pesca sportiva che per quella professionale.
Per la stagione 2017/2018, ad esempio, aveva stabilito che il periodo di pesca consentito fosse, per tutti, dal 15 novembre al 15 aprile, ma che lo sportivo potesse prelevarli (sempre in numero massimo di 50 esemplari) solamente nei gioni di sabato, domenica e festivi. Per la stagione 2020/21, dopo un tentativo zoppo fatto durante quella 2019/20, ha deciso di vietare del tutto il prelievo ai non professionisti.
Un’Esca irresistibile per Saraghi e Orate
Il riccio è un pasto appetitoso per diversi sparidi, in particolare per saraghi e orate che, grazie alla loro possente dentatura, riescono a mangiarlo senza problemi, triturando sia lo scheletro calcareo (guscio) che gli aculei. In particolare il sarago maggiore non risparmia nemmeno il ribusto apparato boccale (lanterna).
La golosità degli sparidi verso questo tipo di echinodermi, può spesso essere stuzzicata a fini venatori, rompendone a metà uno e facendo degli aspetti in attesa che i pesci ci si avventino voracemente.
Una Risorsa a Rischio
Soprattutto in diverse zone del sud Italia, Sicilia e Sardegna in particolare, il riccio di mare è oggetto di una pesca indubbiamente eccessiva, sia legale che no. Questo si deve principalmente ad una abbondante richiesta di mercato che però ha provocato un crollo verticale della popolazione e una quasi completa desertificazione delle zone più sfruttate dalla pesca professionale. Ormai da diversi anni, si assistite a campagne di sensibilizzazione, spesso partite da alcuni ristoratori, che puntano a indurre gli acquirenti ad di autoimporsi un anno di fermo.
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