Coronavirus: Tante Denunce per i Furbetti della Pesca
È trascorsa poco più di una settimana da quando le restrizioni agli spostamenti per contenere il Covid-19 sono state estese a tutto il territorio nazionale e, come prevedibile, in mancanza di una precisa disposizione generale che vietasse la pesca ricreativa, sono diversi quelli che hanno tentato di approfittarne puntando sulla possibilità di svolgere attività motoria all’aria aperta.
Denunce, denunce e ancora denunce…
Che si trattasse di una palese forzatura lo avevamo anticipato fin da subito, ma oggi lo dimostrano le numerose denunce in cui sono incappatti diversi furbetti, sia pescatori di superficie che subacquei. Ad esempio, 10 cannisti sono stati identificati e denunciati a Savona, alcuni erano residenti in città, questo a dimostrazione del fatto che la pesca ricreativa, ANCHE nel caso in cui si sia residenti nel comune, è comuque da ritenersi vietata.
A Salerno, è stata la motovedetta della locale Capitaneria di Porto ad intervenire e denunciare alcuni pescatori di supeficie che ne avevano approfittato per recarsi, in barca, al largo della cittadina campana, per trascorrere una giornata di pesca come se il paese non fosse affatto in emergenza.
In questa breve carrellata, i pescatori subacquei non sono stati da meno: una comitiva formata da 2 ragazzi di 25 anni e due ragazze di 21 e 19 anni, che sono stati fermati nei pressi del moletto di Antignano a Livorno. I ragazzi, al momento del controllo, erano vestiti di tutto punto e pronti ad immergersi per praticare pesca in apnea. Tutti e 4, privi oltretutto di autocertificazione, sono stati denunciati sia per essersi spostati senza necessità, che per non aver rispettato la distanza interpresonale e aver costituito un assembramento.
In una frazione di Rapallo, in Liguria, un 50enne è stato fermato dagli agenti della Polizia di Stato, all’uscita da una battuta di pesca, . Agli agenti ha dichiarato candidamente che: “È una bella giornata, non pensavo di fare nulla di male“.
Il Problema NON è solo il Contagio
Quello che a troppi continua a sfuggire, è che non sempre il problema è il contagio del Coronavirus. La maggior parte dei pescatori infatti obietta che, stando soli in mezzo al mare, non si ha possibilità nè di contagiare nè di essere contagiati. Sicuramente è vero, ma nessuno tiene conto di cosa succede nel momento in cui si dovesse avere bisogno di soccorso per qualsivoglia motivo.
Si è sostenuta a lungo la necessità di non andare mai a pesca da soli, e adesso pur di non rinunciarci, si è disposti a mettere da parte le più basilari regole di sicurezza? A nessuno sorge il dubbio che, in una emergenza sanitaria come questa, nella quale gli ospedali sono al collasso e spesso addrittura ad accesso consensito solo dietro autorizzazione, il più banale incidente può diventare un serio problema da gestire e un ulteriore carico gravoso per i medici?
Non è Tutta Colpa dei Furbetti
Tra ignoranza delle norme e menefreghismo, bisogna però dire che una parte di responsabilità è anche del Governo. Non tanto per aver fatto degli errori, più che comprensibili, vista la rapidità con la quale sono stati scritti, ma per non aver corretto il tiro non appena è stato chiaro che di certe scappatoie si sarebbe largamente abusato, ossia il giorno dopo.
Sentire dire oggi, al ministro Spadafora, che si valuta la possibilità di sospendere del tutto la possibilità di fare attività motoria all’aria aperta, quando ormai da giorni non si contano più le ordinanze di chiusura di parchi pubblici, passeggiate e spiagge, appare piuttosto surreale.
Ricorsi al TAR
Ancora più surreale è però che qualcuno non abbia avuto di meglio da fare che ricorrere al TAR contro qualcuna di queste ordinanze. Quella oggetto di richiesta di sospensiva è quella emanata dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che aveva di fatto sospeso il “diritto” di fare passeggiate e sport all’aria aperta.
A suo parere la comunicazione del Governo è stata deficitaria e confusa, perché in troppi hanno continuato a passeggiare per le strade senza porsi reali limitazioni.
Per il governatore è un’assoluta “idiozia” far passare il messaggio che si possa passeggiare o fare sport all’aria aperta purché si mantenga un metro di distanza dalle altre persone; è troppo labile, infatti, il confine tra le attività ricreative e quelle legate ad una reale urgenza.
Da questa analisi, e dalla constatazione che il comportamento dei suoi concittadini è parso da subito poco responsabile, era derivato il divieto totale.
Per fortuna il Tribunale Amministrativo ha rigettato il ricorso, dando ragione al governatore e sentenziando che la sua interpretazione del decreto è corretta. La legittimità dell’ordinanza è legata “al rischio di contagio”, e aggiungono i togati che, in questo momento, va data “prevalenza alle misure approntate per la tutela della salute pubblica”. Ora c’è da aspettarsi che molti altri governatori seguiranno il suo esempio.
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