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Coronavirus: il Mare Limpido Potrebbe NON essere un Buon Segno

| 21 Aprile 2020

Una delle conseguenze della drastica riduzione delle attività umane, a seguito dell’emergenza Coronavirus, è stata l’inaspettata trasparenza dell’acqua del mare che si è riscontrata in tante località dello stivale, anche in alcune di quelle che hanno sempre dovuto fare i conti con litorali non esattamente limpidi, per tutto l’arco dell’anno.

In tanti sono rimasti affascinati nel poter vedere nitidamente il fondo delle calli veneziane, ma sono tantissime le località (anche se non tutte) che si sono improvvisamente ritrovate dei pesaggi da cartolina, come non succedeva da ormai tantissimo tempo.

Meno Attività Umane e Meno Inquinamento

Due fattori che sicuramente hanno inciso, e in maniera sostanziale, su questa anomala limpidezza sono certamente la drastica riduzione del traffico nautico costiero e, soprattutto, la riduzione degli inquinanti che, complice la chiusura di tanti stabilimenti produttivi, non sono più stati riversati illegalmente nei fiumi e canali che arrivano direttamente al mare.

Se infatti esistono rigide normative per lo smaltimento dei reflui di produzione, specialmente in certi comparti produttivi, è altrettanto vero che nel nostro territorio scorrono tanti canali anonimi, che non si sa con esattezza quali liquami raccolgano e da dove essi provengano, si sa solo che finiscono per riversare in mare tutto senza alcun trattamento.

La riduzione degli inquinanti è certamente qualcosa di positivo ma, secondo qualcuno, una delle cause dell’inaspettata trasparenza delle acque costiere potrebbe essere legata all’inverno particolarmente mite appena trascorso, e potrebbe non essere una buona notizia.

La “Scomparsa” del Fitoplancton

Per l’ex direttore della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Vincenzo Saggiomo, la ritrovata trasparenza dei nostri mari potrebbe essere dovuta anche ad una mancata produzione di fitoplancton che, essendo alla base della catena alimentare, potrebbe ripercuotersi molto negativamente sulla presenza di pesce e quindi su tutto il comparto della pesca, sia professionale che sportivo ricreativa.

L’ecosistema marino è una macchina molto complessa, alla base del cui funzionamento ci sono delle microscopiche alghe che vivono in sospensione nell’elemento liquido, il fitoplancton appunto.

La primavera e l’autunno sono i momenti dell’anno in cui si verificano i picchi di produzione e, specie in primavera, danno all’acqua un aspetto “nebbioso”.

La produzione di queste alghe microscopiche è regolata dal sole che, come per le piante terrestri, permette la fotosintesi; e dal nutrimento, ovvero la quantità dei sali minerali che si trovano disciolti nell’acqua. Le stagioni hanno il ruolo fondamentale di far crescere le alghe nello strato superficiale della colonna d’acqua (estate) e di rimescolare le acque superficiali e profonde (inverno) in modo che l’apporto di nuovi nutrienti possa permettere al ciclo di ricominciare.

Colpa di un Inverno troppo “Caldo”

L’inverno 2019-2020 è stato sicuramente uno dei più miti che si ricordino negli ultimi tempi, secondo alcuni il più caldo degli ultimi 30 anni,”quanto” più caldo è questione piuttosto controversa. Questo tepore anomalo però, avrebbe limitato il rimescolamento delle acque con conseguente interruzione del ciclo vitale delle alghe che hanno ormai esaurito gli elementi nutritivi portati a galla dalla stagione precedente.

Il risultato della mancata proliferazione delle alghe sarebbero appunto acque costiere molto più limpide, belle da osservare ma altrettanto povere di vita. Venendo infatti a mancare la base della catena alimentare, il timore è proprio quello di assistere ad un crollo verticale nella produzione della pesca e dell’allevamento, anche di mitili, di cui il fitoplancton è principale fonte di nutrimento.

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