Coppa dei Delfini, 26/27 Gennaio 2002
Momento della gara
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“Ma chi te lo fa fare?”
Questa la domanda retorica che mi sento fare dopo 13 ore di viaggio di ritorno a Roma ed un’ora di sonno prima di entrare in ufficio!
La vita di tutti i giorni riprende il suo corso, ma senza riuscire ad allontanare la gioia e l’emozione del week end appena trascorso a Ginevra per la Coppa Delfini insieme ad atleti di altissimo livello all’insegna di una passione comune: l’apnea.
Già, l’apnea.
Come tradurre in parole le emozioni e le sensazioni che ti attanagliano il cuore al ricordo dell’adrenalina che ti pervade quando senti il suono dell’official top e ti restano 10 secondi per raccogliere tutto te stesso e sfoderare la tua performance, pena la squalifica?
Nel corso della manifestazione ho assistito a decine di official top di atleti venuti dalla Francia, dal Belgio,dall’Austria, dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Svizzera e, ovviamente, dall’Italia, che si è ben comportata guadagnando un bel po’ medaglie.
Le sensazioni sono ancora molto forti dentro di me e negli altri ragazzi con cui ho vissuto questa esperienza. Due giorni in cui l’apnea è stato il movente di un incontro che ha arricchito lo spirito e gli animi.
Sì, perché l’apnea non è solo quella disciplina che ti impone di trattenere il fiato o scendere più in profondità.
L’apnea ti fa restare sospesa anche per la tensione, l’emozione e l’orgoglio di assistere alla vittoria sui nostri confini e limiti e di viverla.
Quando mi si chiede “ma chi te lo fa fare?”, mi tornano in mente le parole che Roberto Chiozzotto ha pronunciato in un’intervista rilasciata durante gli ultimi mondiali, che recitavano più o meno così: “Non si può esprimere a parole cosa si prova a fare apnea. Lo possono capire solo coloro che la “sentono” e la “vivono”.
E così, desiderosi di “sentire” ancora, siamo partiti per questa nuova avventura ?perché proprio come un’avventura è iniziata!
La sorte sembrava esserci un tantino ostile, ma la forza di volontà che ci contraddistingue ci ha permesso di raggiungere il primo obiettivo: arrivare a Ginevra.
Effettivamente, per uno scarto di 5 minuti ho rischiato di perdere il treno che fermava a Milano, dove già viaggiavano Manuela, Emanuela e Silvia.
Carica di borsone e pinne, salto sul treno aiutata dalle mie compagne, ma dopo baci e abbracci mi accorgo dell’assenza di Anna Seddone. “Dov’è?”, chiedo preoccupata. Una risata tendente all’isterico precede la spiegazione: “Ha preso il treno sbagliato?.ed è partita senza biglietto….sai, i biglietti li aveva tutti Silvia”.
In viaggio
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Fortunatamente, a Stresa recuperiamo la nostra compagna. Il tempo vola mentre ci raccontiamo le esperienze vissute da ognuna dall’ultima volta che ci siamo viste!
Finalmente arriviamo a Ginevra. Cariche di bagagli corriamo impacciatissime per raggiungere la pensilina da cui parte poco dopo la mezzanotte l’ultimo bus che porta all’alloggio.
Naturalmente lo perdiamo!
Con un taxi raggiungiamo il bunker antiatomico (!!) che la Protezione Civile di Ginevra ha gentilmente messo a disposizione degli atleti.
Attraversiamo lunghi corridori e spesse porte a tenuta stagna tipiche dei sommergibili, che a dire il vero ci turbano non poco?.
Infine, ci ritroviamo col resto della “ciurma” italiana giunta poco prima di noi.
Scambiamo opinioni e ci confidiamo le rispettive ansie che il grande Gaspare, da buon veterano, aiuta a sopire.
Il buon senso ci consiglia di metterci a riposare: è l’una di notte passata, ma la stanza con 24 letti a castello, sicuramente molto pratica in caso di emergenza, risulta essere del tutto priva di privacy e si presta molto bene a scherzi e battute che aiutano a rilassarsi, finchè la stanchezza prende il sopravvento e ci costringe a lasciarci andare ad un sonno estremamente riposante
E’ Sabato, una fantastica giornata di sole ci attende fuori dal “rifugio”.
Cartina alla mano, raggiungiamo la piscina, sbrighiamo le formalità d’iscrizione e il ritiro dei buoni pasto. Indossiamo tutti il cartellino di riconoscimento che ci viene consegnato e che ci contraddistingue.
Difficile nascondere l’emozione, soprattutto per chi, come me, è alla sua “prima volta”.
Rilassamento
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Sulla soglia degli spogliatoi l’atmosfera cambia radicalmente,
La tensione cresce, i gesti perdono spontaneità e tutto comincia a seguire un proprio copione, dove ogni gesto, come ogni ogni passo, è stato calcolato e valutato.
Ognuno comincia a raccogliere la propria energia e concentrazione con il proprio rituale.
C’è chi ascolta musica con l’auricolare, chi legge, chi si fa massaggiare o più semplicemente si stende a occhi chiusi e aspetta il proprio turno.
L’ambiente aiuta a trovare la concentrazione: la piscina ha pareti di vetro da cui spiccano le montagne innevate e i rami spogli degli alberi fanno contrasto in primo piano.
Guardo fuori e mi perdo nello splendore della natura, intorno a me comincio a sentire, percepire, palpare l’energia che ogni atleta emana e si spande in tutto l’ambiente.
Un piacevole calore mi pervade: sono pronta. E all’improvviso sei lì sotto, testa e corpo nell’acqua……
Ma sai che non sei solo: il tuo assistente è accanto a te, hai fiducia in lui, ti ha accompagnato dalla zona di riscaldamento al campo gara, ha controllato i tuoi tempi, ha notato la tua prima contrazione, ha stretto forte le proprie mani, impotente, mentre i colpi del diaframma si facevano sempre più forti e tu sussultavi sulla superfici. Ma tu senti che non sei solo, perché anche i tuoi compagni, i tuoi amici sono lì sul bordo, accanto ai giudici che valuteranno la tua prova.
La tua mente continua a vagare libera o segue un preciso percorso già stabilito?ti aggrappi ad ogni pensiero positivo e poi all’improvviso quella frase ” ?sai che partiamo alla stessa ora, e i campi gara sono uno a fianco all’altro??.ho trovato un pensiero buono?”, vedi quegli occhi e quel sorriso, pensi allora che è lì, accanto a te, con la stessa sofferenza e le stesse contrazioni, pensi che devi resistere il più possibile, che quella testa devi tirarla fuori dopo l’altra persona?.
Boys ….
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Questi pensieri ti regalano secondi preziosi, e alla fine pensi, che tutto sommato, l’importante è stare lì, che hai un sacco di gente intorno per te e che stai facendo l’unica cosa ti piace veramente: l’apnea!Ma poi arriva il break, sai che non puoi resistere oltre ed esci prima che ti prenda la voglia di “ballare”. E mentre sollevi il viso dall’acqua, mille pensieri ti affollano la mente, ma non puoi prestargli attenzione, i tuoi polmoni e il tuo cervello urlano fame d’ossigeno e tu respiri, finalmente, ripercorrendo quell’arcaico e naturale gesto ?come se venissi alla luce in quel momento?.
Ma non puoi crogiolarti oltre in queste sensazioni, i giudici ti guardano e tu devi dimostrare che è tutto ok, quindi sollevi la maschera dal viso e se ce la fai magari sfoderi anche un bel sorriso?.che non guasta mai?.sai, per i fotografi?..
Poi ti giri intorno e vedi che sono tutti lì; la tua “famiglia” è lì e leggi nei loro occhi la sofferenza con cui ti hanno accompagnato durante la gara .. e la gioia per la tua riuscita, che, comunque sia andata, è sempre motivo d’orgoglio e soddisfazione per lo sforzo e il coraggio dimostrati.
Facciamo avanti e indietro dai muri dove sono appesi i cartelli con i risultati che mano a mano vanno aumentando, e confrontiamo i nostri tempi, le nostre prestazioni con quelle degli altri, facciamo pronostici e cerchiamo in giro coloro contro cui dovremo dare il meglio domani.
Gli animi cominciano pian piano a rilassarsi, lasciando spazio a quella piacevole stanchezza che ti assale dopo una giornata piena di tensione.
A ristorarci ci penseranno lasagne e fonduta e, nonostante la promessa di non fare tardi, non possiamo resistere al piacere della compagnia degli atleti delle altre nazioni.
Ci ritroviamo al tavolo con i nostri “rivali” mangiando dallo stesso pentolino una fonduta decisamente alcoolica che abbatte l’ultimo ostacolo nazionalista: siamo un unico gruppo, un’unica compagnia: quella che ama lo sport corretto e onesto ma che principalmente ama l’apnea. All’improvviso non ci sono più confini, differenze o distanze. Ci scambiano opinioni e idee parlando in francese ad un tedesco che risponde in inglese?.ma per fortuna c’è quella pace interiore, tipica dell’apneista, che fa da traduttore, anche quando neanche i gesti bastano più!
…& girls
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Il giorno seguente la sveglia ci sorprende ancora affamati di sonno e intorpiditi, ma non possiamo perdere tempo perché il primo official top è alle 9.45.
Ci alziamo e incontriamo nella sala comune del bunker altre facce stravolte e assonnate e così, consci delle nostre condizioni, ci permettiamo di scherzare un po’: un modo per scaricare l’ultima tensione prima della prova finale di apnea dinamica.
La piscina che ci ospita (la stessa del giorno prima) offre una struttura strepitosa: il fondo della vasca è mobile, viene cioè alzato o ribassato a seconda dell’esigenza.
Oggi la profondità è decisamente maggiore, non si tocca da nessuna parte e questo ci turba non poco! Molti di noi sono abituati a fare una partenza dalla parte bassa: ritrovarsi a sconvolgere le proprie abitudini proprio durante una gara non è davvero il massimo!
Ma anche questo sarà motivo di soddisfazione: nonostante l’ostacolo sapremo dimostrare – o confermare, a seconda dei casi – la nostra professionalità e capacità d’adattamento.
Nell’area di riscaldamento, in ordine di via, proviamo le partenze. C’è chi, contorto,si aggrappa al blocco di partenza per i tuffi, chi riesce a poggiare i talloni in una sporgenza e chi decide di restare seduto sul bordo fino all’official top tenendoci col fiato sospeso per paura che non riesca a partire entro i dieci secondi successivi!
Ma tutti riusciamo a dare il meglio di noi! Manu e Silvia toccano o superano i cento metri, io, Anna e Betty battiamo i nostri record personali in gara, Emanuela conferma il proprio.
Seguiamo Gaspare fare avanti e indietro, ammirando le sue fluenti e potenti virate proponendoci di seguire il suo esempio per migliorarci, ma lui continua ad andare e tornare e ci sorprendiamo del suo tempo, avendo ammesso di non essersi allenato affatto prima della gara!!!!Il coronamento finale dell’ultima giornata ci viene regalato dal francese Stéphan Mifsud, che in gara batte se stesso portando il record mondiale di dinamica a 174 metri. Al suo riemergere i vetri della piscina sussultano al potente coro di applausi e urla di gioia di tutti gli atleti. Si dà libero sfogo alle emozioni, e sui volti di tutti si legge il rispetto e l’orgoglio?..tutte le nazioni presenti esultano per questa nuova conquista come fosse la propria?.e in fondo lo è!
Ogni metro, ogni secondo, ogni volta che l’uomo, l’apneista supera sé stesso o un limite precedentemente segnato è una vittoria per tutti quelli che amano questo sport.
E’ un’intera categoria che vince, che avanza, che cresce e si migliora. E’ un camminare insieme per scoprire fin dove possiamo arrivare.
La Coppa Delfini si è rivelata un grande evento per tempi e distanze realizzati. Soprattutto, si è posta come nuova grande competizione a livello europeo, a differenza di altre manifestazioni forse inquinate da regole e leggi poco chiare che lasciano poco spazio al vero spirito sportivo. Neanche a dirlo, a Ginevra lo spirito sportivo ha regnato sovrano.
Il merito di questo successo va senz’altro a Susanne Jegge, l’organizzatrice dello splendido evento. Sono certa che l’ importanza della manifestazione potrà solo crescere nel tempo, al pari del numero dei partecipanti.Insomma, quando mi sento dire: “Ma chi te lo fa fare?”, semplicemente sorrido e non rispondo: tanto il mio interlocutore non capirebbe.
Allora volo con il pensiero a quei giorni e sento di nuovo vicini i miei compagni. Se che abbiamo ?.come comune è questa nostra grande passione per l’apnea che ci ha regalato tante emozioni e la consapevolezza di far parte di una comunità di “speciali fuori di testa”?.e voi sapete cosa intendo!!!
Podio statica femminile | Podio squadre maschile | Podio squadre femminile | Podio statica maschile |
Gaspare Battaglia |
Un atleta nella statica | Mifsud prepara il record |
Mifsud in azione | Un atleta colto da sincope |
Foto di gruppo | La gioia dei nostri atleti | Rientro in Italia |
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Category: Altre discipline, Apnea