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Chiacchierando con… Antonino Gioffrè

| 30 Aprile 2012 | 0 Comments

Cupa mattina d’un sabato dei primi d’aprile, il cielo plumbeo rilascia a volte sporadiche goccioline, a volte violenti acquazzoni; davanti a me, oltre una piccolissima darsena dal sapore antico, la piatta superficie di un lago, sul cui sfondo, parzialmente nascoste da lunghe strisce di nuvole biancastre, incombono scoscese montagne.

La piccola darsena dal sapore anticoNon fa freddo ed è piacevole starsene seduti sul moletto della piccola darsena dal sapore antico, godendosi il paesaggio e assaporando il lievissimo profumo della primavera lacustre. Qualcuno, però, poco lontano da me, ha preferito scivolare nelle gelide acque per dedicare alcune ore ad una sua profonda passione: la pesca in apnea. Un piccolo gommoncino, ancorato a un centinaio di metri da riva, guida il mio sguardo e mi permette una veloce individuazione del subacqueo, una figura nera che lentamente si sposta sull’acqua, ogni tanto si ferma, attende qualche istante e poi, slanciando una gamba verso il cielo, sparisce verso il fondo, per ricomparire dopo diverse decine di secondi.

Dolcemente scivolano i minuti e passata un’oretta, il pescatore sale sul gommone, lo accende e si dirige verso di me. “Sarà lui” penso. La mi intuizione diventa certezza quando il piccolo gommoncino entra e ormeggia nella piccola darsena dal sapore antico, si è proprio lui, è… Antonino Gioffrè, la persona con cui mi devo qui incontrare per realizzare questa terza intervista sugli uomini, sui pescatori, sugli atleti del lago.

 

Antonino con un enorme luccio

Antonino con un enorme luccio (Foto A. Gioffrè)

Ciao Antonino, seguendo la consuetudine di questa serie di articoli, parlami un poco di te, presentati ai nostri lettori.

Nato nel ’59 sono arrivato alle gare piuttosto tardi. La mia carriera agonistica, infatti, inizia nel ’91, dopo che, assieme ad alcuni amici subacquei, ho dato vita alla Octopus, società nell’ambito della quale abbiamo potuto creare un gruppo agonistico di pescatori in apnea e così partecipare alle gare. Iniziai subito abbastanza bene, alla mia prima gara giunsi sesto, e questo mi spronò a proseguire e cimentarmi pure nelle gare al mare, dove nel ’92 a Portovenere, alla mia prima selettiva, ottenni il quarto posto su sessantacinque partecipanti. Seguirono una bella serie di piazzamenti, terzi e quarti posti che, nel 1996, grazie anche all’interessamento di Roberto Palazzo, mio “spirito guida”, mi fruttarono l’ingresso nel team della OMER.

Negli anni tra il ’97 e il 2007 ho partecipato anche a diversi campionati di seconda al mare senza grosse soddisfazioni; gli impegni familiari e una certa antipatia verso il lavoro di preparazione della gara hanno reso incostante il mio rendimento. Comunque, quello che ho faticosamente seminato ho poi raccolto vincendo, consecutivamente, due campionati italiani acque interne nel 2001 e nel 2002.

Con una leccia

Ora gareggio per il Quercia Sub, società nata dalla Octopus a seguito della separazione del gruppo di apneisti da quello dei bombolari, ma, complice un deterioramento dell’ambiente agonistico, la demotivazione inizia a farsi strada e così l’anno scorso, 2011, mi sono preso un anno di riposo. Quest’anno riprenderò a gareggiare con determinazione, nella speranza di vincere un altro Campionato Italiano Acque Interne. Mi piacerebbe, perché no, vincere anche un Campionato al mare. Certo è che oggi non è facile arrivare a risultati rilevanti, siamo in tanti a poterci aspirare e la differenza è fatta proprio da quella preparazione della gara che io fatico assai a fare, oltre che dal solito bel pizzico di fortuna.Ottimo grazie, presentazione completa e articolata, vediamo cosa manca…. Ah, si, hai detto che sei arrivato tardi all’agonismo, ma quando hai iniziato a praticare la pesca in apnea e come?

Beh, essendo di origini calabresi tornavo con la famiglia ogni estate al mio paese d’origine, Bagnara Calabra, per passarci le vacanze estive. Qui restavo un paio di mesi, inevitabile che iniziassi a seguire un mio zio che praticava la pesca in apnea, fu lui che, a 16 anni, mi regalò il mio primo fucile subacqueo, un mitico Saetta a molla. Il lago divenne per me la palestra per prepararmi alle vacanze al mare.

Sul forum di Apnea Magazine sono ormai un momento importante i tuoi video sulla pesca invernale al luccio, parlaci un poco di questa pesca.

E’ una pesca in caduta, sempre molto profonda, quindi impegnativa, sia sotto l’aspetto puramente tecnico che su quello fisico, Anche se, a onor del vero, la permanenza in acqua è molto breve, diciamo non più di un’ora e mezza, e nell’ambito di questo tempo i tuffi sono pochi, una decina in tutto, con lunghi tempi di recupero. Mi piace pescare d’inverno non tanto per il pesce (come ho già detto preferisco la pesca al persico) o la profondità, ma per la grande visibilità presente in acqua. La mia pesca preferita, però, è quella al persico reale, sia per la difficoltà di trovare pesci di dimensioni importanti, sia per l’aspetto gastronomico, Mi piace cucinare il pesce che pesco e mi invento anche delle mie specifiche ricette, ad esempio il luccio in salsa di acciughe piccanti.

Come ti alleni a fronte della pesca impegnativa che fai?

Soprattutto andando a pesca senza interruzione, con una media di due volte a settimana durante l’inverno media che, ovviamente, cresce abbondantemente in estate. Alla pesca abbino la corsa, la cyclette e, ogni tanto, anche esercizi con pesi leggeri in palestra, lavorando sul numero di ripetizioni al fine di non aumentare la massa muscolare che comporterebbe poi un dispendio di energie durante l’apnea.

Ci racconti un episodio di pesca che ti è particolarmente caro.

Il dentice del racconto

Ce ne sono due, uno per il lago e uno per il mare. Quello relativo al lago l’avevo già raccontato a Giorgio Volpe in una intervista di alcun anni fa, per cui ti racconto quello relativo al mare. Avevo sparato un grosso dentice, l’acqua molto torbida m’impediva di vederlo mentre lo lavoravo dalla superficie nel tentativo di recuperarlo. Dopo circa cinque minuti la sagola s’è rotta; dispiaciuto me ne sono risalito sul gommone ormai rassegnato alla perdita del pesce e al termine della battuta di pesca. Il mio barcaiolo, però, mi sollecitava a ridiscendere in acqua per tentare il recupero dell’asta e riprendere a pescare. Così, dopo una decina di minuti, mi sono rituffato in acqua. Mentre scendo, planando verso il fondo, noto una nuvoletta di sabbia e sangue che si alza da dietro un sasso, lentamente lo aggiro e mi trovo davanti, immobile, il dentice con l’asta ancora in corpo. Con dolcezza, temendo una violenta reazione del pesce, ho impugnato l’asta sui due lati e portato in superficie la bella preda, che alla bilancia ha poi fatto registrare il peso di sei chilogrammi.Quali i tuoi pesci più importanti?

Al lago un luccio da nove chili e mezzo; al mare diversi dentici e diverse ricciole.

La tua attrezzatura?

In azione al mare

Uso pinne in carbonio, fucili a doppio elastico da 90 o 100, il 75 per l’acqua torbida. Per i tuffi molto fondi, a differenza di quanto fatto da molti altri, non uso il piombo mobile, non mi piace.Quale tecnica di pesca preferisci adottare?

Come detto in inverno pratico la pesca in caduta, ma la mia tecnica preferita, quella che più mi da soddisfazioni è l’aspetto misto. Oggi l’aspetto statico è superato, si preferisce un aspetto alternato a lenti spostamenti effettuati tirandosi con una mano sulle asperità del fondo.

Cosa consiglieresti a un giovane che vuole iniziare a fare le gare di pesca in apnea?

Il consiglio principale per chi vuole avvicinarsi alla pesca e senz’altro quello di affidarsi a una società e di seguire un corso evitando il fai da te, che potrebbe rilevarsi molto pericoloso. Per le gare, in cui a volte viene stravolto il proprio modo di pescare, il consiglio è quello di potersi affiancare inizialmente a qualche buon atleta, accorciando così le tappe di apprendimento delle varie strategie di gara. Ricordo, infatti, che una cosa è andare a pesca per i fatti propri, un’altra è sapere impostare una gara: le due cose, seppur simili, vanno affrontate con metodologie e ritmi diversi.

Per concludere una domanda ormai di routine: come vedi il futuro della pesca in apnea?

Sicuramente problematico!?

E’ un discorso che vale sia per il lago che per il mare?

Si, in ogni caso la situazione è problematica. La colpa della diminuzione del pesce viene data sempre e comunque al pescatore in apnea, quando è facile rilevare che i veri problemi stanno altrove: un’intensiva pesca industriale poco interessata alla valutazione del proprio impatto specifico; una pesca, dilettantistica o professionale, abusiva che utilizza mezzi illeciti, come ad esempio, nel lago le tantissime reti illegalmente piazzate sotto costa; i pochissimi controlli che vengono effettuati (personalmente in 37 anni di pesca sono stato controllato solo quattro o cinque volte!).

Bene, grazie Antonino, grazie per la bellissima chiacchierata e alla prossima.

Grazie a te, Emanuele, alla prossima.

Antonino in azione al lago

Antonino in azione al lago: la cattura di un luccio (Foto A. Gioffrè)

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