Chiacchierando con… Paolo Pedersoli
E’ stato mio padre a trasmettermi questa grande passione per il mondo subacqueo, un mondo dove puoi assaporare l’assenza di peso, dove puoi muoverti liberamente nello spazio tridimensionale, dove devi imparare a ragionare e a comportarti come i pesci.
Sono a cena con Paolo Perdersoli, atleta non nuovissimo nel mondo della pesca in apnea in acque interne, quindi tratto d’unione tra coloro che sono l’elite confermata e le nuove leve. Sfrutto l’occasione per scambiare con lui due chiacchiere sulla nostra passione comune, per “rubargli”, a vantaggio di tutti i lettori di Apnea Magazine, alcuni segreti e per conoscerlo a fondo. Ne salta fuori anche una interessante chicca giornalistica: Marea Sub, nota azienda produttrice di mute su misura, sponsorizzando Paolo e fruendo della sua collaborazione, allarga i propri confini commerciali e arriva sul Lago di Garda! Ma ripartiamo dall’inizio.
Paolo, vuoi parlarci un poco di te? Quando hai iniziato a gareggiare? Quali sono stati i tuoi successi? Come ti alleni? Quali le tue preferenze in fatto di tecniche, terreni e materiali?
Sono nato nel 1977 e con un padre che praticava la subacquea in modo molto attivo, sia con le bombole che in apnea, sia al lago che al mare, non potevo non appassionarmi a mia volta, così come mio fratello Matteo, per questa fantastica disciplina sportiva. E’ così che, iscrittomi al Sub Club Brescia, nell’anno 2000 o 2001, ora non ricordo bene, affronto la mia prima stagione agonistica, ovviamente, vista la residenza, nell’ambito del circuito delle acque interne.
Dopo il necessario periodo di rodaggio, durante il quale osservo i migliori avversari per cecare d’imparare e capire come scalare man mano le classifiche, arrivano le prime soddisfazioni . Nel 2009, con la squadra dell’Apnea Club Brescia, vinco il Campionato Italiano a Squadre Acque Interne; nel 2010, tornato sotto i colori del Sub Club Brescia, dopo un buon quinto posto nella difficile gara di Pacengo, vinco la selettiva di Lugana ottenendo così l’accesso alla finale del Campionato Italiano Individuale, dove mi piazzo al terzo posto. Quest’ultimo risultato mi apre le porte del circuito agonistico mare, inserendomi di diritto tra gli atleti che potranno partecipare alla semifinale che si terrà a giugno in Toscana.
Amo il Lago di Garda, che prediligo all’Iseo in quanto, grazie ad una maggiore varietà di fondali, consente di praticare un maggior numero di tecniche, sfruttando al meglio le varie stagioni.
Si inizia ad aprile, per l’apertura del luccio, pescando nell’alto lago, dove le pareti cadono a picco nell’acqua e proseguono sotto la stessa scendendo a capofitto o scivolando più dolcemente, ricoperte d’erba, fino al fango.
A maggio cambio zona, pesce e tecnica: è il momento del basso lago e delle anguille, che inizialmente si trovano nascoste nel ranino in pochissimi metri d’acqua, ma poi pian piano si spostano al largo e più in profondità.
Settembre, ottobre e novembre sono i mesi dell’agguato lungo le pareti rocciose terrazzate, dove ho sviluppato una mia tecnica che tante soddisfazioni mi sta dando, permettendomi la cattura costante di bei lucci.
Da dicembre a febbraio mi sposto sull’Iseo a cercare tinche, bottatrici e anguille.
Resta marzo, quando ritorno sul Garda per cercare le anguille sotto i massi nell’acqua bassa.
Pur dedicandomi a tutti i tipi di pesca e pescando tutte le specie di pesci adeguate alla pesca in apnea, amo in particolar modo la profondità, quindi la mia preferenza ricade sull’anguilla quando s’infila nel fango creando i caratteristici forami. A seguire viene il luccio autunnale, da agguattare in parete.
Non ho, invece, un periodo preferito: mi piace pescare sempre, l’importante è scendere in acqua.
Il compagno di pesca per eccellenza è mio fratello Matteo, con il quale la competizione è sempre forte stimolandomi ad essere sempre al massimo e mantenendomi psicologicamente pronto agli eventi agonistici. In ogni caso mi piace anche alternare il compagno e pesco senza problemi con i tanti amici, anche con quelli che rappresentano i miei avversari nelle gare.
La mia attrezzatura! Allora….
Prediligendo la pesca all’anguilla nei forami uso moltissimo l’oleo da 50, o anche da 40, armato con fiocina. A questo alterno, in estate per andare a lucci, l’arbalete da 100, talvolta anche 120, con mulinello. Per l’aspetto alle tinche uso un arba da 70.
Per la muta da giugno a settembre una cinque millimetri liscio-spaccato, negli altri mesi la giacca diventa da otto millimetri sempre in liscio-spaccato. I guanti sono da tre o cinque millimetri, mentre per i calzari adotto sempre e solo quelli da tre.
A proposito della muta quest’anno la bella notizia è che Marea ha deciso di sponsorizzarmi. Ho conosciuto i titolari dell’azienda, Osvaldo e Umberto, all’ultimo Eudi; con loro ho subito fatto amicizia ed è nata questa collaborazione: oltre che atleta del Team Marea Sub, farò da riferimento logistico (aiuto nel prendere le misure, informazioni e consigli sulla scelta della muta) per chi nella zona Brescia e dintorni volesse acquistare una muta Marea.
Ho già provato in acqua questa muta e l’ho trovata eccezionale: veramente confortevole, come una seconda pelle, proprio non te la senti addosso, anche con la otto millimetri sembra di essere nudi; ottima qualità del materiale utilizzato e pregevole lavoro sartoriale.
Bene, bene Paolo, sono molto contento per te, un meritato riconoscimento e un’utile informazione per i nostri lettori residenti in zona lago di Garda. Hai detto che quest’anno partecipi alla semifinale in mare, quali le tue aspettative, i tuoi propositi al riguardo?
Beh, non ho esperienza di gare al mare, ci ho pescato solo per diletto, sarebbe quindi pretenzioso farsi delle aspettative, spero comunque i
n un poco di fortuna che mi permetta di pescare qualcosa e ottenere comunque un risultato soddisfacente.
In acque interne, in ragione del terzo posto dello scorso anno, salterò le varie selettive e sarò impegnato solo per la finale, dove mi propongo di riconfermare il precedente risultato e, magari, di migliorarlo.
Visto che sei uno dei pochissimi stoici pescatori che scendono in lago anche durante il periodo invernale, vogliamo chiudere con i tuoi consigli per chi volesse fare altrettanto?
Ohi, che dire! La pesca d’inverno è più che altro conseguenza della passione che ti spinge a scendere in acqua, di pesce ne gira veramente poco. L’unico vero consiglio che mi sento di poter dare è quello di prepararsi mentalmente ad affrontare delle memorabili gelate! Si usano mute molto pesanti, ma l’acqua estremamente fredda dopo poco si fa ugualmente sentire e non c’è sole che possa ridare al corpo il tepore ormai perso.
Ciao Paolo, grazie per la bellissima chiacchierata e a presto in acqua assieme.
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