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Qualificazione 2014: le interviste ai protagonisti (parte 4)

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Gianmatteo Grossi – Quarto classificato

La preparazione è stata veramente dura.
I continui cambiamenti di corrente e tempo rendevano la situazione sempre diversa, pochissimo pesce che per giunta si spostava in continuazione.
Il primo giorno di gara sono partito su una lastrina dove avevo trovato diversi saraghi ma arrivato sul posto un’acqua gelida e sporca me l’ha fatta trovare vuota; razzolando sono riuscito a catturare due bei marvizzi per scovare i quali ho dovuto faticare un’ora nell’alga.

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La seconda giornata sono partito su un bellissimo ciglio dove a rotazione trovavo saraghi e corvine.
Arrivato sul posto, in 23 metri, sono riuscito a prendere 4 pezzi in meno di mezz’ora, ho fatto altri punti ma era tutto deserto!
Mi sono ostinato e sono ritornato sul punto della partenza e seguendo il ciglio sono riuscito a prendere ancora un saragone e un tordo.
Grosso rammarico per la corvina scappatami dalle mani e con la quale sarei salito sul podio.

Sono comunque contentissimo, un grazie particolare a Igor Bisulli, il mio barcaiolo.

Fabio Figlioli – Nono classificato

La mia gara è stata fortemente condizionata da un infortunio avvenuto lo scorso 31 ottobre e che mi ha causato la perdita dell’udito dall’orecchio sinistro e mi ha costretto a stare fermo per quasi otto mesi, tanto che la mia partecipazione alla gara non era per niente scontata.
Prima del campionato ho fatto nove uscite in mare per valutare il mio stato fisico e decidere sul da farsi.

Ma veniamo alla gara.

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Il primo giorno sono partito su un fondale di 26 m con dei pezzi di grotto molto bello dove in preparazione avevo trovato un grosso numero di saragoni più qualche bel dentice che veniva incuriosito all’aspetto; risultato? pesci neanche la minima parte di quelli avvistati ma con molta caparbietà sono riuscito a prendere un grosso sarago dopo 2 ore di gara.
Poi mi sono spostato verso l’Isola delle Correnti dove avevo diversi segnali ma ahimè erano per pochi metri dentro il limite previsto di 500 metri dalla costa.
Ho controllato un altro spacco su i 22 metri dove ho preso un altro sarago e poi ho pescato a scorrere perché il mare mosso non mi permetteva di guardare nelle tane per la presenza di alghe. Peccato per una salpa strappata ed un tordo a fine gara.

Sul campo della seconda giornata avevo molti segnali che credevo sicuri perché durante la preparazione il pesce era sempre presente ma il giorno della gara? Scomparso!
Non mi sono scoraggiato e con molta ostinazione sono riuscito ad arpionare 2 tordi ed un sarago.

Giovanni Mangano – Quattordicesimo classificato

Ho iniziato la preparazione con un bel bagaglio di punti e segnali, gentilmente concessi da pochi ma sinceri amici, qualcosa avevo di mio e molti consigli dati da Zio Pino (Pino Gabriele n.d.r.).
Durante la preparazione ho iniziato così a predisporre un percorso di punti cercando di evitare troppi spostamenti inutili, concentrando la ricerca del pesce su batimetriche medie evitando zone al limite dei 500 mt dalla costa.
In poche parole avevo una buona tranquillità sul campo dell’Isola delle Correnti dove ho concentrato la ricerca dal porto di Porto Palo fino all’Isola delle Correnti in quanto mi sembrava che l’acqua si mantenesse più pulita ed il pesce era quasi sempre presente.
Avevo invece qualche dubbio sul lato Marzamemi, poiché i pesci trovati stavano tra i 13 e i 17 metri mentre tutti parlavano di profondità maggiori e soprattutto gli amici mi dicevano di stare vicino alla zona delle gabbie mentre io mi sono intestardito a cercare zone meno battute.
Due giorni prima della gara le condizioni climatiche dell’acqua sono cambiate, il termoclino che fino ad allora era relativamente leggero, il mercoledì è divenuto gelido entrando anche in pochi metri di profondità. In poche parole tutto quello che avevo impostato era andato perduto, il pesce era scomparso.
Ho dovuto utilizzare il giorno del giovedì per cercare una nuova strategia e soprattutto un nuovo percorso di gara.
Solitamente dedico la vigilia della gara al solo controllo dei punti certi, magari la mattina presto e poi mi rilasso e preparo mentalmente per il giorno della gara; questa volta invece ho dovuto preparare ancora fino all’ultimo minuto concesso perché non avevo più pesci sicuri.
Due ore prima della fine della preparazione ho trovato uno spacco nella zona di Punta delle Formiche che mi ha salvato la prima giornata.

Il primo giorno di gara ho effettuato la partenza fuori il porto di Porto Palo, avevo segnati alcuni saraghi e tordi che giravano in una zona isolata in 11 metri ma non li ho trovati. Mi sono spostato poco più fuori, dove c’erano anche Colangeli e Riggio, ho catturato una murena e per poco non prendevo anche un sarago che ha pensato bene di uscire dallo spacco poco prima che arrivassi a tiro.
Da lì sono tornato sulla tana di partenza ma è rimasta desolatamente vuota.
Così ho fatto altri spostamenti che si sono rivelati infruttuosi in quanto il poco pesce rimasto, esclusivamente saraghi di grosse dimensioni ma isolati, ad ogni tentativo di cattura entrava nel grotto e usciva diversi metri dopo, terrorizzato.
Ho cambiato batimetrica scendendo fino a -25 metri ma il risultato è stato lo stesso: appena il sarago ti avvistava si dileguava nel grotto e poi usciva più lontano.
A quel punto erano già passate tre ore ed avevo ancora una murena, così ho cominciato a tagliare tutto il campo di gara spostandomi sulla secca dell’Isola delle Correnti ma i punti segnati erano o già stati visitati o desolatamente vuoti, poi mi sono spostato sulla Punta delle Formiche e sulla tana che avevo trovato il giorno prima ho catturato una salpa ed un sarago.
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Questo episodio lo voglio raccontare in dettaglio perché rimarrà nei ricordi miei e di Marcello il mio barcaiolo per molti anni. In poche parole mi avvicino allo spacco con un apache 70 con fiocinella e invece di trovare i saraghi vedo una salpa che bruca sotto un tettuccio, mi avvicino con un piccolo agguato e quando la salpa mostra segni di nervosismo le sparo colpendola un po’ bassa.
Morale della favola si strappa e si accosta allo spacco, cerco di mantenere la calma e ricarico alla spicciolata il fucile, ma quando sembra che possa rispararla si infila nello spacco e scompare, non vi dico come mi sentivo in quel momento, ma non mi perdo d’animo e continuo l’esplorazione dello spacco catturando un bel sarago.

Dopo una ventina di minuti di ricerca vana vengo richiamato dal barcaiolo che mi urla di aver visto il biancore di un pesce sotto al pallone, mi precipito e vedo la salpa che veniva trasportata dalla corrente, senza prendere fiato scendo e la catturo con un secondo colpo.
Manca un’ora alla fine della gara e decido di raggiungere una secca verso la fine del campo di gara, avevo segnato due saraghi ed un tordo e mi gioco così l’ultima carta ma dei pesci nemmeno l’ombra.
Mancano 20 minuti alla fine della gara e decido di spostarmi su un ciglietto più fuori, la visibilità è scarsa ma la mangianza nervosa mi indica che qualche predatore è in azione, così prendo il Geronimo 105 e faccio gli ultimi tuffi all’aspetto.
Stavolta però la sorte mi rimane avversa, infatti mi sfila un tonnetto alletterato di circa due chili, ma arriva dalle spalle velocissimo e non riesco a puntarlo, la stessa specie che mi aveva fatto ottenere la vittoria dell’ultima selettiva regionale a Catania, in quell’occasione riuscì a fare addirittura una coppiola.

Finisce la gara e ritorniamo in porto con molto ritardo perché ho dovuto tagliare tutto il campo gara con mare mosso e con il mio fido ma piccolo 4,30 Novurania non ho potuto correre, beccandomi i rimproveri del giudice di gara; completo l’opera mettendo la salpa in un sacchetto di plastica per evitare che perda le ultime budella rimaste ma vengo richiamato perché non si poteva fare, me ne scuso ma non ho letto tutto il regolamento.
Si conclude così la prima giornata e il settimo posto mi sembra pure immeritato.

La seconda giornata non ha storia, alla partenza dal porto di Marzamemi mi rendo conto che nella zona dove dovevo pescare l’acqua era gialla, (lo Zio Pino mi aveva avvertito, con quell’acqua devi scappare) sono rimasto, perché non ho avuto il coraggio di buttarmi nella mischia vicino alle gabbie e per due ore non ho visto la coda di un pesce.
Decido così di spostarmi su un ciglio fondo fuori Capo Passero ma lì l’acqua, seppur pulita, è gelida e non si vede neppure la mangianza, non mi rimangono alternative e a quel punto mi butto a terra delle gabbie trovando il deserto, c’erano già passati tutti.

Ad un’ora dalla fine, non ho un pesce e non ne ho visto uno in peso, sono stanco, demoralizzato, nella mia mente vedo il sogno di un ultimo campionato di prima categoria infrangersi, sembrava così vicino il giorno prima e adesso così irraggiungibile.
L’apnea si accorcia, la tensione sale, mi sento demoralizzato e stanco, vorrei uscire e finire tutto, ma non lo faccio continuo meccanicamente a effettuare esplorazioni del fondo, non mi arrendo solo perché tanti amici hanno creduto in me e non voglio deluderli, sento che lotterò fino all’ultimo secondo, ma continuo a non vedere tracce di forme di vita, mi trovo su un fondo di 20 metri tra le gabbie e Capo Passero e finalmente vedo piccoli pesci, occhiate e saraghetti che si muovono sul fondo, segnale che qualcosa c’è.
A mezzora dalla fine della gara trovo due saraghi vicino uno spacco; seguo il più grosso, si infila nello spacco, lo vedo, ma ho un 90 Comanche in mano, è troppo lungo.
Di risalire per cambiare fucile non ci penso proprio, così metto la mano destra sugli elastici (tecnica utilizzata dai pescatori francesi), avvicino il fucile al buco mi metto in verticale, miro il sarago e lascio partire la freccia, il pesce si dibatte nell’asta: è preso, infilo la mano nello spacco, lo tiro fuori e risalgo.
A galla respiro profondamente e urlo di rabbia, so che quell’unico pesce potrebbe salvarmi e così sarà, il quattordicesimo posto mi sta molto stretto ma per come si sono messe le cose, è un grande regalo.

Un Saluto a tutti i lettori e agli amici.

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