Assoluto AI 2014: Vince Moscon da 38 metri per 10 grammi
Domenica 5 ottobre, tra Desenzanino e Moniga, si è disputato il Campionato Italiano Individuale di Pesca in Apnea in Acque Interne. Venti gli atleti qualificati: i tre del podio dello scorso anno e i migliori diciassette provenienti dalle selettive.
La giornata è soleggiata e il lago è piatto, i gommoni sono al centro del campo gara ed la partenza è puntuale alle 8.30. L’organizzazione, perfetta, è stata curata dal Sub Club Brescia e, una volta tanto, non ha visto alcuna polemica, né prima né dopo.
Nei sei giorni di preparazione sono state unanimi (e consuete!) le lamentele sul poco pesce avvistato, ma anche chi non aveva trovato le tinche aveva intuito che molti dei più bravi le avrebbero invece “chiuse”, catturandone otto, il massimo consentito dal regolamento. Al via gli atleti si sparpagliano, più di qualcuno in poca acqua per insidiare le scardole, preda relativamente facile solo ai primi tiri, ma che consente il bonus del cambio di specie.
Tra questi Moscon, atleta del Tritone Sub Desenzano, campione in carica e reduce dalla delusione degli assoluti in Sardegna, ma motivato a confermarsi padrone del lago. Anche Matteo Ferrari, altro agonista di punta del Tritone, inizia in poca acqua e cattura un cavedano.
La maggior parte degli atleti va a caccia di tinche in acqua media, tra i 10 e i 18 metri.
Questi pesci si comportano in modo inconsueto, vengono all’aspetto solo occasionalmente e stazionano a mezz’acqua; chi le affronta in modo “classico” ne ha viste poche in preparazione e ne prende ancora meno (quando non nessuna) in gara, persino tra i più quotati.
Il primo a catturare tutte le otto consentite sarà Ruggero Pigozzi, del Sub Club Brescia, che non riuscirà poi a prendere altro pesce chiudendo comunque con un ottimo quinto posto. Le tinche iniziano ad appesantire i carnieri e alcuni acquistano proporzioni importanti: Paolo Pedersoli, compagno di società di Moscon, completa le tinche e cattura un bel luccio. Anche Matteo Ferrari chiude le tinche e ha catturato un luccio, oltre al cavedano dell’inizio. Moscon ha una scardola, ha chiuso le tinche e ha spiedinato sul fango un luccio di oltre 6 chili a circa 25 metri di profondità.
A questo punto è chiaro che la lotta per il podio e la vittoria è riservata ai tre portacolori del Tritone. Degna di menzione la prova di Stefano Mattiotti, anche lui del Tritone, esordiente in un campionato assoluto, che concluderà la gara piazzandosi quarto con due tinche e otto cavedani, tutti pescati in pochissima acqua in una zona dove nessuno li aveva trovati. Si conferma atleta di vertice anche Matteo Pedersoli, in forza all’Europa Sporting Club e fratello di Paolo, chiuderà sesto con “solo” otto tinche. Il grande Nando, papà sempre presente dei fratelli Pedersoli e vera istituzione nell’ambiente, anche oggi ha di che essere orgoglioso.
La gara prosegue, ma il gioco per il primo posto è divenuto una lotta a due tra Matteo Moscon e Paolo Pedersoli. Fino a qui è tutto normale, è un campionato italiano bello e avvincente, come tanti altri, ma che a minuti diventerà unico. Un’impresa che rimarrà scritta nella storia della pesca subacquea, non solo del lago, sta per essere compiuta.
Si sa che oltre la punta del Vo’, verso Desenzano, c’è il relitto di un peschereccio affondato fra i 38 e i 41 metri. Dentro allo scafo si dice che ci siano delle bottatrici, le visitano ogni tanto i bombolari. In preparazione, però, un atleta dice di essere andato a trovarle, ovviamente in apnea: ci sono davvero due bottatrici – non ne fa mistero perché sa bene che solo lui può riuscire a prenderle in gara – una grossa e una piccola, due chilogrammi la prima, mezzo chilo circa la seconda. Se non fosse Matteo Moscon a dirlo, forse le reazioni sarebbero state scettiche, ma Matteo, dopo gli assoluti, si sa che può pescare a quelle quote. Anche se nel lago non l’ha mai fatto nessuno. A quella profondità, dicono, l’acqua è gelata e la penombra è angosciante.
Manca mezz’ora alle 13.30, orario fissato per la fine della gara, Moscon, con il padre Romeo come fidatissimo barcaiolo, arriva sul posto segnato in preparazione. Un tuffo per pedagnare, a 41 metri sarà meglio arrivare dritti sul punto, dal gommone accanto si fermano per assistere.
Una lunga preparazione del tuffo e poi giù.Una quarantina di secondi per arrivare sulla prua del relitto a -41, la bottatrice grossa non c’è, un giro verso la poppa che risale di qualche metro, il peschereccio è lungo una decina di metri, -38, c’è la piccola…sbam!
Moscon risale, dopo un minuto e cinquanta, tranquillo, sorridente, con l’asta in mano e il pesce fiocinato e forse inizia a mettersi alle spalle un po’ della delusione dell’assoluto di quindici giorni prima a Muravera. È sicuramente la cattura più profonda mai registrata in una competizione di pesca in apnea in acque interne e con ogni probabilità la cattura più fonda mai realizzata in un lago italiano. E tra l’altro a quel punto l’atleta del team Salvimar sembra avere la vittoria in tasca. E invece no, perché Paolo Pedersoli non sta certo a guardare! Aveva trovato un persico a 25 metri, ma soprattutto negli ultimi 5 minuti di gara si inventa una scardola, cambiando ancora specie.
La situazione alla fine è: Pedersoli otto tinche, una scardola, due lucci e un persico; Moscon otto tinche una scardola un luccio e una bottatrice (quella bottatrice!). Alla pesatura i giochi sembrano fatti: Pedersoli ha un pesce in più di Moscon, 12 contro 11 e ben due lucci di discreta taglia. Matteo Ferrari, ancora una volta ai vertici, è sicuro terzo con otto tinche, un luccio e un cavedano.
Pesati i carnieri di quasi tutti, la bilancia ha ancora da dare il responso finale sugli ultimi due, i più importanti, anche se tutti i pesci sembrano a peso. Forse il persico di Paolo… ma no, sembra grande.
Se il persico reale c’è è quasi sicuro che abbia vinto Paolo, è vero che il luccio di Moscon è enorme ma con almeno 2.400 punti di quel persico vince Paolo. Viene deposto sulla bilancia, è davvero un bel pesce e tra l’altro è l’unico uscito dalla gara: trecentonovanta grammi…
Paolo abbassa la testa. Tremano per un istante, come se stesse per piangere, le labbra di Nando, il papà di Paolo. Dieci maledettissimi grammi! La pesatura della bottatrice diventa una formalità, 440 grammi, ma nessuno ne dubitava, sono pesantissime le bottatrici, si sa.
Per meno di 2.000 punti e per 10 grammi Moscon è di nuovo campione italiano, esulta e alza le braccia al cielo. Romeo, il padre, il barcaiolo, si commuove, in silenzio, come sempre.
Si è anche riguadagnato l’accesso ai prossimi campionati assoluti in mare, con tutta l’esperienza maturata, un titolo in più e la prospettiva di una carriera agonistica a cui a questo punto non ha senso mettere alcun limite.
Ma quei maledetti 10 grammi non tolgono nulla alla prestazione da fuoriclasse di Paolo Pedersoli, un pescatore fortissimo, che ha dimostrato una maturazione agonistica che solo i più attenti avevano intuito. Alla fine una gara stupenda, piena di colpi di scena, un’impresa memorabile, una società, il Tritone Sub Desenzano, che ancora una volta dimostra di essere la migliore scuola di pesca di tutto il settore acque interne e io… bè io c’ero.
CLASSIFICA FINALE
Testo LUCA ALESSANDRO PONZONI
Revisione e impaginazione DAVIDE SERRA
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Category: Acqua dolce, Agonismo, Articoli