Assoluto 2014: le interviste ai protagonisti (8/11)
Apnea Magazine ha intervistato i protagonisti dell’Assoluto 2014 appena disputato. In considerazione delle discussioni pre e post gara che questa edizione ha scatenato, per la prima volta, la redazione ha deciso di intervistare tutti i partecipanti senza distinzione tra vincitori, qualificati e retrocessi. Agli atleti abbiamo lasciato campo libero nel raccontarci le loro impressioni della preparazione, come si sono svolte le due giornate di gara (tecnica, profondità, attrezzature, pesci presi ed eventuali errori fatti) e una valutazione sul risultato finale.
Buona lettura!
Angelo Ascione – 8° Classificato
La mia impressione sui campi gara l’ho già espressa su facebook tanto e vero che l’avete pubblicata nelle notizie per gara; in pratica campo A nella media, mentre il campo B indegno anche solo pensare che possa essere teatro di un assoluto. Pensa che dopo aver passato cinque giorni a tentare di trovare qualcosa di decente su cui pescare, ho deciso che l’ultimo giorno mi sarei riposato! Il campo A invece mi ha dato da subito la sicurezza di essere un posto dove poter pescare anche senza segnali, o comunque con quei pochi trovati nelle poche ore in cui sono stato a visionarlo.
Nella prima giornata, viste le condizioni del mare, ho scelto di pescare in poca acqua, nella risacca e nella schiuma, a profondità comprese tra i 10 ed i 15 m. Ho pescato prevalentemente all’agguato e all’aspetto catturando diversi saraghi, un cefalo ed un barracuda. Peccato per una grossissima orata, stimata 6/7 kg, che per pochissimo non sono riuscito ad allineare; per due cefali strappati oltre ad un’altra orata di circa 1,5 kg sbagliata, ma si sa nella risacca è normale avere un’alta percentuale di errore.
La seconda giornata ho iniziato a pescare in poca acqua nella poca roccia presente al limite sud del campo, dove hanno pescato un po’ tutti, catturando un grosso sarago. Dopo mi sono spostato facendo qualche tentativo su dei segnali tra le posidonie ma trovando solo acqua sporca. A questo punto ho tentato su una pietra a 35 m dove in preparazione avevo trovato qualche pesciotto, ma dopo una decina di tuffi ho deciso di ridurre le quote per provare a fare qualche tuffo in più e catturando così un tordo ed un altro sarago che però sono stati scartati per pochi grammi. I fucili usati sono stati un Geronimo elite da 95 ed un Geronimo 60 con fiocina. Ovviamente anche la restante attrezzatura mi è stata gentilmente fornita dalla Cressi.
Riguardo alla soddisfazione per il risultato e ovvio che c’è perché confermarmi nei primi 10 per il secondo anno di fila, dopo aver vinto un campionato di seconda nel 2012, dà delle certezze, sopratutto quando vai in un posto dove non sei mai stato. Poi comunque l’obiettivo è sempre il posto più alto del podio.
Renato Sperandio – 19° Classificato
Sono partito molto sfiduciato, fin dall’inizio sapevo che alcuni atleti avevano preparato i campi da mesi, oltretutto si trattava di fondali scarsamente rocciosi in cui, specialmente il campo a sud, che per trovare qualche pietra bisognava sprofondare dai 32 ai 40mt. Comunque ho impostato la gara nel preparare meglio il campo a nord, indubbiamente più pescoso e con più roccia, nell’intento di fare più punti possibile, prevedendo che il vincitore avrebbe schiacciato non poco la classifica, situazione puntualmente avveratasi. Il tempo non è stato favorevole, mare mosso e acqua torbida hanno disperso il pesce, rendendo impossibile ritrovare quello marcato in preparazione. Devo dire che sono stato baciato dalla fortuna riuscendo a catturare un dentice di 1,5 kg in tana, dentro ad uno spacco in cui avevo trovato un sarago. Poi ho chiuso la gara prendendo una corvina di etti.
Sul secondo campo di gara avevo solamente due segnali con pesce, ma neanche a dirlo non ho ritrovato nulla e ho chiuso la gara con un bel cappotto. Ho pescato su fondali dai 15 hai 30 mt con fucili ARBALETE OMER 100- 75 e Tempest 50 con fiocina. Sono comunque rimasto in prima categoria con questo 19° posto, non posso che esserne contento.
Massimiliano Volpe – 29° Classificato
Dalle informazioni assunte prima di partire, dato che Porto Corallo era per me un posto perfettamente sconosciuto, sapevo che era un campo gara molto povero di roccia e ricco di posidonia, e che la roccia migliore era a profondità abissali, oltre i 34-35 metri. Avendo scartato a priori la possibilità di pescare, in gara, a quelle quote, sia perché non ci pesco più da anni, sia perché per motivi di lavoro l’allenamento quest’anno non era al top, avevo ipotizzato di impostare la preparazione sull’alga, a cercare ciglietti franati dove girasse qualche tordo o qualche corvina. Ovviamente una impostazione del genere era dettata dall’obbiettivo della semplice permanenza in prima categoria, senza velleità di fare chissà quali risultati. Alla partenza ero sufficientemente fiducioso che un risultato onorevole fosse, nonostante la difficoltà del campo gara, alla mia portata. Una volta sul posto e iniziata la preparazione mi sono reso conto che la situazione era ancor più difficile di quanto immaginassi, con scarsissimo pesce entro i 20-25 metri e pochissima roccia pescabile alle mie quote, solo in zone limitatissime dei due campi gara, quindi facile da trovare. Inoltre, pur essendo il fondale ricchissimo di posidonieti e di cigliate di matte, i tordi risultavano quasi estinti, costringendomi a scartare anche l’opzione della pesca a questi pesci nell’alga. Ciononostante ho continuato la preparazione secondo il programma prefissato, riuscendo peraltro a trovare qualche pesce stabile, prevalentemente capponi, ma anche un paio di ciglietti d’alga con dentici, ricciolette e corvine. L’idea che mi ero fatto era che 3 pesci al giorno sarebbero bastati per fare risultato e sinceramente contavo di poterli prendere (chi poi li ha realmente presi ha fatto una bella gara!). Poi, a complicare la situazione, ci si è messa pure un’infiammazione dei seni frontali, che non mi ha consentito di compensare praticamente fino al giovedì antecedente la gara. Un immenso ringraziamento va al mio barcaiolo Roberto Lai, che si è sobbarcato la fatica maggiore della preparazione: quando trovava qualcosa di interessante, mi mettevo la maschera e, dalla superficie, guardavo il fondale per memorizzare la posizione della preda da marcare che lui, sul fondo, mi indicava.
La prima giornata, inizialmente prevista sul campo sud, quello più ricco di alga, è stata poi disputata su quello nord. Avevamo diverse pietre segnate con capponi, dai 18 ai 22 metri, a terra dell’isolotto di Quirra. Dopo una partenza spumeggiante, nonostante il mare molto grosso, col velocissimo gommone messoci a disposizione da un amico di Roberto (il suo aveva la carena rotta dal secondo giorno di preparazione…), che ci ha consentito di arrivare sul primo segnale da soli, ho subito dovuto constatare che il mare di scirocco, che pompava dal giorno precedente, aveva irrimediabilmente sporcato l’acqua in quella zona. In superficie era torbidissima, poi a mezz’acqua apriva un po’ per poi sporcarsi di nuovo sul fondo, con alga morta che invadeva tane. Il primo cappone marcato non si è fatto trovare in casa, così come il secondo, nonostante i diversi tuffi dedicati alla ricerca. Su di un paio di segnali vicini non sono nemmeno voluto andare, e forse questo è l’unico errore commesso la prima giornata, ma ero convinto che con quelle condizioni i pesci segnati si fossero dileguati. Viste quindi le pessime condizioni in quella zona, sulla quale avevo fatto molto affidamento, ci siamo spostati verso lo scoglio di Quirra, vicino al quale avevamo marcato un altro cappone rintanato dentro ad un pezzo di missile esploso. La visibilità migliorava molto ma, probabilmente sempre a causa del forte moto ondoso che smuoveva il fondo, del cappone neanche l’ombra. E pensare che, essendo il missile circondato da una vasta area di sabbia, ero sicuro di ritrovarlo. A questo punto, col morale piuttosto basso, ci siamo recati sulla secca, in mezzo alla maggior parte dei concorrenti, nella mischia. Per puro scrupolo ho voluto ricontrollare i pochi punti marcati, dove avevamo avvistato per lo più saraghi molto mobili, ma anche un bel cappone, senza però ritrovare alcunché. A metà gara ho provato a ritornare sui punti della partenza, sperando che la visibilità fosse migliorata, ma si è rivelata solo una perdita di tempo (se possibile, era addirittura peggiorata), per cui le ultime due ore le ho trascorse nuovamente sulla secca, pescando a caso con corto e fiocina. Sono riuscito a catturare un sarago valido, nella bolgia, solo ad un quarto d’ora dalla fine. In effetti a metà gara mi era balenata l’idea di buttarmi nella schiuma vicino allo scoglio di Quirra, scelta azzardata che però un paio di concorrenti avevano già fatto, ma mi è mancato il coraggio.
La seconda giornata è andata più o meno allo stesso modo. Partenza da solo su di un ciglio dove giravano sempre dentici, ricciolette, un’orata e qualche corvina. Anche qui il moto ondoso degli ormai due giorni consecutivi di mare grosso aveva ridotto la visibilità in acqua al lumicino. Sul fondo era ridotta a poco più di un metro, con fumo dal fondo e alga morta che mulinava per la forte risacca. Ho comunque provato a fare un paio di aspetti in controluce, ovviamente senza esito. Considerate le condizioni estreme, ho scartato l’opzione di visitare un altro paio di posti simili e vicini per non perdere tempo e mi sono precipitato sull’unica zona di roccia per me abbordabile, Capo Ferrato (la secca fuori, da 34 a 40 metri l’avevo scartata a priori già dalla preparazione). Giunto in prossimità della punta mi sono reso conto che, come era prevedibile, un elevato numero di concorrenti si era già riversato a ridosso del piccolo promontorio, in cui la visibilità era ancora discreta, almeno fino ai 15 metri, poi peggiorava sensibilmente. Dopo aver infruttuosamente controllato i segnali di un paio di capponi, forse già catturati da altri concorrenti giunti prima, ho impugnato il 90 e mi sono messo a razzolare a caso, dato che alla fascia costiera entro i 100 metri non avevo dato, come da indicazioni dell’organizzazione, nemmeno un’occhiata, in preparazione. Pescando gomito a gomito con molti altri concorrenti sono riuscito ad arpionare solo un pizzuto di poco sottopeso e un denticiotto valido. Tra l’altro, non ho fatto in tempo a riemergere dal tuffo con quella preda che sono stato affiancato da tergo da un altro concorrente che si è subito immerso con un fucile corto, compromettendo la possibilità di portare a tiro qualche altro denticiotto del branchetto individuato. Ad esclusione di queste due prede ho avvistato solo un branco di cefali in lontananza, molto agitati perché di sicuro già fatti oggetto delle attenzioni di qualcuno dei numerosi concorrenti in zona, quindi non ho nulla da recriminare. L’errore fatto in questo campo gara è stato, a mio avviso, quello di dedicare troppo poco tempo all’ispezione di Capo Ferrato, specialmente in considerazione del peggioramento meteo previsto, ma sinceramente non avrei mai immaginato di fare una seconda giornata ai livelli delle vecchie gare a nuoto e che il 90% del campo gara divenisse impraticabile per l’eccessiva torbidità dell’acqua, con conseguente assembramento di atleti in un fazzoletto di mare. Per il resto, quando peschi nella mischia devi essere preparato fisicamente, ed io non lo ero abbastanza. Grinta ed esperienza non sono bastate.
E’ evidente che non possa sentirmi soddisfatto di un risultato del genere, comunque al di sotto delle mie pur modeste aspettative. Con condizioni meteo più favorevoli avrei senza dubbio potuto fare qualcosa in più, bene o male avevo fatto la mia preparazione con impegno, avevo scovato i pesci che servivano, avevo pianificato una tattica di gara a mio avviso valida. In entrambe le giornate sono stato costretto ad improvvisare e si sa, quando improvvisi non sempre la scelta si rivela quella giusta. Questo è stato un campionato riservato ai profondisti e la maggior parte dei pesci sono stati catturati, come da copione, a profondità vertiginose, basti pensare alle due ricciole di De Silvestri e Roccaforte, prese intorno e oltre i 40 metri. Ma in soli 6 giorni, anche volendo, era possibile preparare un campionato a quelle quote? Comunque, al di là delle polemiche su di un campo gara del genere, di cui si sono lamentati quasi tutti, alla fine partecipare ad un altro assoluto è stata per me comunque una bella esperienza, un’occasione per rivedere tanti amici e per conoscerne di nuovi, come il mio secondo Roberto, infaticabile in preparazione ed attento in gara, e la sua splendida fidanzata Barbara, cuoca provetta che ogni sera ci deliziava con i suoi manicaretti, persone che hanno fatto degno onore alla proverbiale ospitalità della Sardegna.
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