Assoluto 2014: le interviste ai protagonisti (7/11)
Apnea Magazine ha intervistato i protagonisti dell’Assoluto 2014 appena disputato. In considerazione delle discussioni pre e post gara che questa edizione ha scatenato, per la prima volta, la redazione ha deciso di intervistare tutti i partecipanti senza distinzione tra vincitori, qualificati e retrocessi. Agli atleti abbiamo lasciato campo libero nel raccontarci le loro impressioni della preparazione, come si sono svolte le due giornate di gara (tecnica, profondità, attrezzature, pesci presi ed eventuali errori fatti) e una valutazione sul risultato finale.
Buona lettura!
Dario Maccioni – 7° Classificato
La mia preparazione si è concentrata soprattutto sul campo gara a sud dove il 90% del fondale era costituito da alga e barranchi, quindi ho preparato dai 20mt, dove avevo degli ottimi segnali, ai 37 mt dove avevo marcato diverse corvine e saraghi. Nel campo a nord, tranne una zona, ho voluto cercare nei posti meno scontati, quindi scartando da subito lo scoglio di Quirra concentrandomi tra i 26 e i 32 mt, dove sono riuscito a trovarediversi spot abitati da diverse specie di pinnuti. I giorni di preparazione mi avevano reso fiducioso anche se la mia forma fisica non era al massimo a causa di un intervento subito al menisco a Giugno e del poco allenamento durante la stagione estiva dovuto al cattivo tempo.
La prima giornata sono partito su una bella pietra a 26 mt dove avevo marcato diverso pesce e infatti, nei primi tre tuffi, ho catturato una corvina e due saraghi. Poi mi sono spostato perché la tana si era sporcata e sono andato su un altro segnale che sapevo di condividere con altri atleti, ma dove ho comunque catturato un bel cappone. Per il resto della gara ho pescato a segnale catturando in qualche punto un pesce ma trovando anche molte zone vuote a causa della brutta mareggiata del giorno precedente. Ho concluso la frazione tornando sulla pietra della partenza, trovando e catturando altri due saraghi.
La seconda giornata avevo le batterie quasi completamente scariche e non mi sentivo tranquillo, ma sapevo anche che sarebbe stata la giornata piu impegnativa. Sono partito sui 20 mt per cercare di spezzare il fiato su un segnale ottimo di saraghi e corvine, ma purtroppo a causa della mareggiata i segnali a quelle quote erano tutti bruciati sia per il forte movimento di fondo che per l’acqua torbidissima. Ho scelto quindi di spostarmi su un punto fondo intorno a 37 mt dove avevo marcato parecchie corvine grosse e dove contavo di chiudere la specie, ma ho commesso un errore madornale con il piombo mobile che ha toccato sul fondo spaventando i pesci. Sfiduciato e ormai nervoso dopo averne anche sbagliata un, mi sono spostato su altri segnali trovando però solo una corvina e due saraghi. A fine gara sono ritornato sul segnale fondo delle corvine su cui però ho deciso di pescare senza piombo mobile, scelta azzeccata che mi ha permesso di catturarne una al primo tuffo.
In prevalenza ho pescato sempre in tana alternando un comanche 60 con fiocina a un 75 con taitiana.
Se devo essere sincero non sono contento perche so che avrei potuto fare molto meglio, ma so anche di aver sbagliato in tante cose, errori che sicuramente non commetterò più e che mi aiuteranno a migliorare. Una cosa è certa, prima di ogni gara bisogna partire sempre fiduciosi, ma mai dare tutto per scontato e mettere in conto sempre ogni imprevisto, ma ci vuole anche quel pizzico di fortuna che ogni tanto non guasterebbe.
Simone Trudu – 18° Classificato
Sicuramente ero consapevole che i due campi gara erano tutti da scoprire, in quanto normalmente neanche con il maestrale forza mille ripiego su quel versante di costa, ma preferisco fare 100 km in più e arrivare un po’ più a nord. Devo ammettere, però, che iniziata la preparazione mi sono dovuto ricredere: la fantomatica “pietra” c’era! Nel campo gara A, si trova un po’ a tutte le quote, anche se, a mio parere, le più interessanti erano oltre i 25 metri. Mentre nel campo B, previsto per la seconda giornata di gara, è verissimo che le pietre più belle (sempre a parer mio) erano oltre i 28 metri, però c’erano! Ho sfruttato tutti i 6 giorni facendo traino lungo, scovando pesci qua e là, in entrambi i campi gara, dai 20 ai 35 metri, ma lo scirocco ha poi giocato un brutto scherzo, rendendo inutile tutta la preparazione fatta dai primi metri di profondità sino ai 25. Ad ogni modo ero consapevole che sarebbero bastati pochi pesci per rimanere tra i primi venti in classifica.
La prima giornata ho pescato dai 25 ai 35 metri, alternando un 60 con la fiocina ad un 90 con tahitiana. Avevo un bel po’ di pesci segnati, anche se mal posizionati: la maggior parte dei segnali si trovava in posizioni opposte del campo gara. In definitiva ho deciso di fare la partenza dalla zona più vicina al porto in cui avrei dovuto ritrovare un grongo di oltre 5 kg, per poi pescare nei punti più vicini ad esso, tralasciando così i segnali limitrofi all’isola di Quirra. Raggiunto il primo segnale, il grongo non c’era e tutti i punti vicini erano in balia della corrente e delle alghe. Per le prime due ore e mezzo zero pesci! Da lì, senza perdere troppo tempo per la paura che ci fosse già qualche altro concorrente, ci siamo spostasti su un segnale trovato in preparazione a soli 1000 metri da dove mi trovavo e dove avevo visto un bel po’ di saraghi. Ho cominciato a fare i primi tuffi per capire dove fossero gli sparidi, che come immaginavo erano diminuiti esponenzialmente! Questo non mi ha comunque impedito di finire lì la mia gara dove per 2 ore, a 35 metri, col mio fidato snake 90, ho preso una corvina e tre saraghi (di cui uno fuori peso), che mi hanno fatto guadagnare il sedicesimo posto di giornata. L’unico rimpianto per questa giornata è che avrei voluto ritagliarmi un po’ di tempo per andare vicino all’isolotto a ispezionare alcune tane in cui avevo trovato diversi saraghi e delle belle corvine.
Nella seconda giornata, forte dell’esperienza maturata il giorno prima, mi è stato più semplice capire che non dovevo perdere tempo nei primi 20 metri. Seppur consapevole che la maggior parte dei pesci li avevo segnati a quelle quote, mi è bastato controllare due segnali, per realizzare che bisognava pescare più fondo. Ho controllato gli spot sulla secca, da tutti incriminata per la sua profondità, e ho fatto un paio di tuffi dai 30 ai 35 metri con in pugno un 60 a fiocina (che durante tutta la gara non ho mai cambiato) ma non ho trovato né i saraghi né le corvine né il cappone marcati, solo acqua gelida. Sono andato, dunque, a cercare una mostella e dei saraghi segnati in una striscia di pietra a 31 metri, dove ho cercato di investire tutte le energie per fare il mio carniere. Si sono materializzati pian piano due saraghi (uno dei quali scartato per soli 4 grammi), un tordo e una mostella, quest’ultima catturata all’ultimo tuffo e condivisa, nel vero senso della parola, con Puretti.
Considerando il fatto che questa era la mia prima esperienza ad un assoluto, nonostante la grande emozione e lo stress per la competizione contro personaggi da anni affermati nel mondo della pesca subacquea, osso ritenermi soddisfatto dell’obiettivo raggiunto! Spero di rinnovarlo e magari di migliorarlo il prossimo anno. Sicuramente se il tempo fosse stato più clemente le cose sarebbero potute andare decisamente meglio, ma le gare vanno così: tanti pesci in preparazione quanti “capotti” in gara.
É per me importante ringraziare tutte le persone che in un modo o nell’altro, con fiducia e passione, mi hanno aiutato a raggiungere questo personale traguardo. Un grazie speciale va a Giampaolo Berte’ il mio amico super barcaiolo, a tutti gli altri amici come Luca Farris, Andrea Picciau, PierCarlo Bacchi, Giancarlo Deidda, Bruno Corsini, Giovanni Cannas, Roberto Lai, O.R.CA di Andrea Biagini per “l’acciaieria pesante” e ad Alessandro Vacca amico e sponsor, realizzatore delle magnifiche mute Valsub.
Fabrizio Quarto – 30° Classificato
I due campi scelti erano solo ed eslusivamente sabbiosi con vasti prati di posidonia, ed i pesci si potevano trovare in prevalenza prevalenza solo a profondità elevate. Sostanzialmente erano avvantaggiati gli atleti profondisti ed i gareggianti locali.
Nella prima giornata, ho scelto di partire immergendomi nella schiuma al centro del campo, ma a causa del forte moto ondoso e dell’acqua torbida ho pensato subito di cambiare zona. Successivamente ho controllato dei segnali tra i 15 e i 20 metri ma la risacca creava dei vortici e riempiva le tane di sabbia e alghe morte, svuotandole di vita. Quindi ho dovuto sceglire se pescare all’aspetto sul limite del termoclino, oppure puntare sui numerosi branchi di salpe, al limite del peso, presenti intorno l’isolotto di Quirra. Ho scelto di insidiare le salpe, ma ormai era troppo tardi ed i pesci piu grossi erano gia stati presi. Nei vari agguati ho scelto quelle che mi sebravano piu grosse, ma purtroppo non si sono rivelate abbastanza pesanti da essere valide. Come fucili ho utilizzato esclusivamente uno spike 90, leggero, versatile e ottimo per l’agguato.
Purtoppo la prima giornata mi ha portato solo 2 salpe, come già detto non valide. Sicuramente gli errori che hanno compromesso l’esito della prima giornata sono stati la scelta della partenza ed il puntare sulle salpe. Nella seconda giornata ero deciso a rifarmi, secondo me era ancora possibile salvarsi! Non potendo pescare profondo per problemi di compensazione, sono partito direttamente sulle uniche pietre presenti, a quote accettabili, nei pressi del limite sud del campo, tralasciando i pochi segnali nell’alga dove sicuramente i pesci si erano spostati a causa del moto ondoso.
Così facendo ho subito catturato un bel sarago al primo agguato e alternando aspetti con lo spike 110 e agguati con il 90, ho concluso la giornata con 4 pesci di cui però solo 2 in peso e 2 scartati per poco. Non sono per niente soddisfatto del mio risultato potevo fare meglio certamente fare meglio.
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