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Assoluto 2001, interviste ai protagonisti

| 15 Luglio 2001 | 0 Comments

Fabio Antonini

FABIO ANTONINI

Fabio, complimenti per la splendida prestazione. Chi aveva pensato che tu potessi aver perso il tuo smalto dopo Tahiti dovrà senz’altro ricredersi.

Sinceramente sono molto contento per la mia prestazione e credo di essermi davvero riscattato dalla non brillante prova in Polinesia. Penso che questo risultato confermi quanto avevo dichiarato subito dopo il mondiale: gli incidenti occorsi agli spagnoli, soprattutto quello di Viña capitato durante la prima giornata, hanno certamente influito negativamente sul mio stato d’animo e di conseguenza sulla mia prestazione.

Durante la preparazione del mondiale non avevo alcun problema ad effettuare tuffi da due minuti, due minuti e mezzo sul filo dei 40 metri, ma dopo aver appreso di questi incidenti mi sono ritrovato con l’apnea dimezzata, segno che a livello più o meno conscio ho risentito negativamente. Ma dopo questo campionato posso dire di aver davvero ritrovato me stesso e di aver messo una pietra sopra a quella specie di blocco psicologico: un secondo posto in Sicilia alle spalle di un campione come Nicola Riolo vale quanto una vittoria, soprattutto se si considera che ho sopravanzato altri siciliani molto agguerriti e validi che potevano contare su una buona conoscenza della zona.

Cosa ti è mancato per vincere?

Quel pizzico di fortuna necessario per vincere un qualsiasi campionato italiano.

Ne ho già vinti due in passato ed ogni volta ho avuto la fortuna di ritrovarmi a pescare sulle tane segnate in preparazione in perfetta solitudine, mentre gli altri concorrenti si davano battaglia su segnali conosciuti. Oppure mi sono capitati episodi particolari, come durante il campionato di Trapani. Quell’anno mi ritrovai a partire sul segnale di una cernia che però non trovai al suo posto. Poco dopo che me n’ ero andato, arrivò Riolo, che la sparò senza riuscire ad estrarla dalla tana; prima della fine della prova, tornai sul posto e riuscii ad estrarre il serranide ed a metterlo così a pagliolo. Questi sono i classici colpi di fortuna che aiutano i forti e che diventano determinanti nella vittoria di una competizione ad alto livello come un campionato di prima categoria.

Quest’anno il “regalo” poteva farmelo Bruno De Silvestri, il quale durante la seconda giornata di gara è partito su una tana zeppa di corvine; dopo averne catturate una decina ha abbandonato il posto poiché l’acqua ormai intorbidita gli impediva di continuare l’azione di pesca. A tre quarti d’ora dalla fine Nicola Riolo, che al momento aveva solo tre pesci, si è recato sul posto ed ha ritrovato i pesci, mettendone a pagliolo otto. Se Bruno avesse insistito sul posto avrebbe probabilmente vinto la giornata, Nicola sarebbe scivolato intorno al ventesimo posto con tre o quattro pesci ed io avrei vinto il campionato. Ma queste sono le solite supposizioni che si fanno al termine della gara: le cose sono andate diversamente, Nicola ha vinto più che meritatamente ed io sono soddisfatto del secondo posto.

Ci racconteresti la tua gara?

Il campo della prima giornata, decisamente difficile da interpretare, è caratterizzato da ampie distese di grotto molto spaccato e ricco di anfratti abitati da pesce decisamente mobile; anche le cernie, presenti in buon numero, difficilmente si fanno trovare due volte nello stesso posto.

Si tratta di fondali adatti a chi, come me, ama un po’ improvvisare ed infatti i buoni razzolatori hanno fatto bene. Nella seconda giornata si pescava in parete e sinceramente non avevo molti segnali da visitare, solo una zonetta sui 20 metri a fine campo gara dove avevo trovato un paio di tane con pesce bianco ed una cernia che poi non ho ritrovato.

La mareggiata precedente al campionato ha però intorbidito l’acqua sulle tane e così mi sono un po’ dovuto inventare la giornata pescando qua e là: alla fine sono comunque risultato 4° di giornata.

Il campo gara dell’ultima giornata era quello in cui risultava più difficile improvvisare: sin dal primo giorno di preparazione mi sono reso conto che per fare risultato occorreva segnare delle zone buone piuttosto che la tana o il sasso. Così mi sono ritrovato ad esplorare meticolosamente tutti gli anfratti di una zona che mi aveva ispirato particolarmente ed ho concluso con otto prede valide che mi sono valse il secondo posto finale.

Fabio, un commento sul bel risultato di Massimo Baldassarre, tuo amico e compagno di club e di pesca.

Sono estremamente contento per Massimo, ha fatto davvero una gran bella gara. Nonostante i problemi di tempo che gli hanno reso la preparazione di questo campionato molto faticosa, alla fine ce l’ ha fatta ed ha saputo interpretare il campo gara in modo ineccepibile. Massimo è cresciuto molto negli ultimi tempi e credo che adesso sia veramente pronto al gran balzo: sono certo che potrebbe dare molto alla nostra nazionale, in quanto è un atleta che entro i 25 metri può dire la sua in ogni circostanza. Sono molto fiero di lui perché è nato agonisticamente con me e lo considero un po’ come il mio “erede”.

Cosa pensi dell’incidente capitato a Marco Bardi?

Penso che quello che è capitato a Marco possa capitare a qualunque atleta di questo sport. Il Taravana è legato a lunghe apnee con brevi tempi di recupero in superficie, vale a dire a quello che tutti gli atleti in tutto il mondo fanno regolarmente in occasione di competizioni importanti. E’ importante che la ricerca medica riesca a dare una risposta ai tanti interrogativi che ancora rendono questa malattia oscura, in modo che ognuno di noi possa adeguarsi a standard di sicurezza elaborati con criterio scientifico.

MARCO BARDI

Marco Bardi

Marco, le tue impressioni sul campionato.

Il campionato si è subito dimostrato difficile per le caratteristiche del fondale e delle prede: i campi gara non erano omogenei, anzi mostravano evidenti differenze morfologiche, mentre il pesce era nervosissimo e schizzava letteralmente al minimo movimento.

Posso dire con tutta tranquillità che Palermo è uno dei posti in cui ho trovato il pesce più difficile. Mentre scendevi, non facevi in tempo a vedere i saraghi che giravano sul fondo che già fuggivano a tutta velocità.

Si potevano trovare in tana solo setacciando una zona particolarmente buona, con le spaccature giuste, ma di far intanare quelli in acqua libera non c’era modo, a conferma del fatto che si trattava di pesci letteralmente terrorizzati. I subacquei del posto dicono che sia una zona troppo sfruttata e che molti locali siano soliti pescare con l’ausilio dell’acquascooter, cosa che ha finito per innervosire ulteriormente i pinnuti.

In pratica, si doveva preparare molto e conoscere metro per metro il fondale, perché senza molte mire di zone giuste era difficile fare pesce. Questo ha comportato una preparazione difficile e faticosa, resa più dura dal fatto che anche segnando una zona apparentemente buona, spesso si ritrovava deserta il giorno seguente, il che poneva l’ulteriore problema di capire quali tane e quali zone potessero “tenere” il pesce e quali no.

Chi come me ama anche pescare “scorrendo”, basandosi sulle proprie qualità fisiche e tecniche non aveva molte chances di fare un buon risultato.

Ci racconteresti la tua gara?

Il primo giorno sono partito insieme a Cappucciati su una cernia di 7kg circa in 18 mt di profondità, ma non c’era. Vicino ne avevo vista un’altra simile ma anche quella si era dileguata. Poi, come molti altri atleti, ho visitato diversi segnali su ognuno dei quali avevo uno-due pesci, trovandoli tutti deserti.

Ad un certo punto, dopo una serie di tuffi a ripetizione effettuati nel tentativo di catturare qualche preda scorrendo, ho iniziato ad accusare un forte mal di testa dietro la nuca che mi ha costretto a rallentare notevolmente l’attività, precludendomi la possibilità di effettuare qualche cattura su un fondale dove c’era qualche pesce.

Ho anche visto due cernie grosse entrare nella stessa tana, ma non sono riuscito a addentrarmi completamente nel cunicolo e le ho perse di vista. Se fossi stato in condizioni fisiche ottimali, non credo che avrei avuto problemi a catturarne una.

Facendo un tuffo ogni 10 minuti con il disturbo del mal di testa, non sono andato oltre ai due pesci validi che ho portato al peso e la prima giornata è finita con un deludente 24° posto in classifica.

Il secondo giorno speravo di rifarmi ed in parte ci sono riuscito.

In primis speravo di stare meglio fisicamente e fortunatamente dopo pochi tuffi ho capito che il forte mal di testa del giorno precedente era passato perché mi sentivo bene e facevo buone apnee.

Ho iniziato molto bene, catturando in rapida successione una bella corvina e un’orata di due chili, che grazie al coefficiente maggiorato per la specie ed al buon peso valeva come tre pesci normali. Successivamente ho catturato un bel sarago e poi ho continuato per due ore senza vedere un pesce. Ho provato a spostarmi due volte, ma senza fortuna. Al termine della seconda giornata, comunque, avevo recuperato posizioni ed ero risalito al 17° posto.

A questo punto, non potendo lottare per il podio, l’unico obiettivo rimaneva la salvezza, in altre parole rientrare nei primi 15. La terza prova l’ho iniziata pescando su un fondale di circa 25 metri dove ho preso all’aspetto un dentice da un chilogrammo ed una corvina; successivamente, pescando in tana, ho catturato un sarago ed un tordo, poi mi sono spostato perché la zona era disturbata da altri concorrenti e dai gommoni dell’organizzazione che arrivavano a tutta velocità.

Era un posto dove conveniva pescare all’aspetto ed in quelle condizioni era impossibile: poco prima avevo una decina di dentici di mole quasi a tiro, ma l’arrivo di un grosso gommone li ha spaventati. A dire il vero, ha spaventato anche me in quanto ero a corto di fiato e dovevo risalire.

La seconda zona su cui mi sono spostato era caratterizzata da grotto basso su un fondale di circa 18/20 metri ed in preparazione ci avevo visto qualche bel sarago. Sul segnale principale non c’era niente, ma facendo qualche breve aspetto ho visto in lontananza alcuni saraghi piuttosto nervosi. Mi sono diretto in quella direzione e grazie alle castagnole che si muovevano freneticamente sopra una serie di buchi ho capito che forse erano appena state spaventate da qualcosa che poteva essere ancora là sotto.

Ho preso un arbalete da 60 centimetri armato di fiocina e sono sceso: appena raggiunto il fondo ho visto una grossa salpa uscire da uno di quei buchi e vibrare pronta allo scatto verso il largo. La mia reazione è stata fulminea ed ho sparato d’istinto, colpendo la preda con una sola punta della fiocina: ho capito che poteva liberarsi, allora l’ho raggiunta velocemente e l’ho afferrata con le mani. Sono risalito soddisfatto sia della cattura che della scelta dell’arma. Sono quelle situazioni che scaturiscono dall’esperienza e dall’istinto in cui anche la cattura di una salpa diventa più gratificante di quella di una cernia ferma in una tana.

Mentre risalivo, con la coda dell’occhio ho visto un riflesso argenteo all’interno di una cavità nella roccia ed ho capito che non poteva essere che un sarago. In superficie mi sono accorto che un’altro concorrente sopraggiunto nel frattempo era sceso a guardare proprio dove avevo visto il bagliore.

Questo ha innescato un meccanismo riflesso insito in ogni agonista: accelerare i tempi e scendere prima dell’avversario per non farsi soffiare la preda appena trovata. Abbiamo pescato nella stessa zona per due ore circa cercando di anticiparci nella discesa dove si intuiva la possibile presenza di un pesce. E’ la massima espressione dello sport: pescare alla pari sulla stessa zona.

Dopo aver catturato qualche sarago, ho deciso di spostarmi per tentare il colpo grosso al dentice, ed è a questo punto che si è verificato l’inconveniente che mi ha impedito di concludere la prova.

Alla fine sono arrivato 4° di giornata e 11° finale. L’obiettivo salvezza è stato raggiunto, ma a quale prezzo e con quanta fatica!!

Tra le due giornate di gara si è tenuta una riunione degli agonisti. Di cosa avete parlato?

Le riunioni sono state due: la mattina noi atleti ci siamo incontrati con i Responsabili della Federazione, i quali ci hanno comunicato idee e programmi che abbiamo avuto modo di discutere valutare insieme. Il pomeriggio, invece, c’è stata una riunione degli atleti con i rispettivi accompagnatori. Molto interessante l’assemblea – da quando gareggio, la prima ben organizzata e costruttiva- ed interessante anche l’intervento degli accompagnatori, che si sono sentiti parte in causa e motivati dagli argomenti trattati. Si è parlato del futuro dell’agonismo, dell’immagine del pescatore subacqueo, dei regolamenti delle gare nonché della loro preparazione ed organizzazione; inoltre, si è proposto di eleggere dei responsabili dell’agonismo per ogni regione Italiana. Il documento contenente i punti elaborati e votati dall’assemblea è stato poi passato ai dirigenti Federali con la speranza che le nostre idee possano tradursi in fatti.

MASSIMO BALDASSARRE

Massimo Baldassarre

Massimo sei stato davvero bravo. Ci racconteresti la tua gara?

Dei tre campi gara, ne avevo uno dove ero abbastanza tranquillo (quello della terza giornata), e gli altri due, ed in particolar modo quello di Capo Rama, dove per vari motivi ero costretto ad inventare.

La prima giornata si è svolta sul campo di Punta Raisi, probabilmente il più bello dei tre.

In preparazione avevo trovato solo pesce mobile, tra cui molte cernie, ma nessun pesce sicuro. Ero comunque consapevole che si poteva prendere una cernia pescando e che in questa giornata la cattura di un serranide sarebbe risultata determinante.

Infatti, ho pescato le prime due ore e mezzo impugnando un arbalete da 120 cm, finché, alla terza occasione, sono riuscito a fulminare una cernia di circa sei chili all’imboccatura della tana su un fondale di 22 mt.

Alla fine, con la cernia ed un sarago, ho ottenuto l’11° posto di giornata; come avevo previsto, tutti i primi avevano una cernia a pagliolo.

La seconda giornata per me era la peggiore, anche perché per vari problemi non ero riuscito a prepararla bene: praticamente avevo una zona in 7/8 mt dove giravano sempre molti saraghi decisamente smaliziati ed altre zone per pescare al razzolo.

Sono andato subito in poca acqua dove sono riuscito a prendere due pesci in peso, poi ho pescato al razzolo racimolando altri tre pesci di cui uno mi è stato scartato per pochi grammi, ed alla fine sono giunto 15° di giornata con quattro prede valide.

Tirando le somme, dopo le prime due giornate ero 10° ed avevo superato i campi per me peggiori.

Il campo della terza giornata era il meno ricco di cigliate e tane, ma era caratterizzato da molto grotto basso misto ad alga ed è proprio in questo fondale che avevo 4 o 5 mire di tanette seminascoste molto promettenti oltre a 7/8 zone dove avevo notato un buon movimento di pesce.

So per esperienza che in questo tipo di fondale la sorpresa è sempre dietro l’angolo e infatti sulla tana della partenza – un ciglietto di alghe e grotto che nascondevano una sorta di piccolo catino comunicante da un lato con la base del ciglio stesso e dall’altro con una spaccatura di un paio di metri -, invece dei soliti 4 o 5 saraghi che avevo trovato nei giorni precedenti, ne ho trovati molti di più e sono riuscito a metterne a pagliolo otto corpulenti esemplari.

A quel punto non mi restava che fare il giro delle mire dando tutto per cercare di vincere la giornata, cosa che ho fatto prendendo altri 5 saraghi di buon peso, presentandomi così alla pesatura con 13 pezzi.

Come giudichi l’esito della competizione e la tua prestazione?

A mio avviso è stato un campionato tecnicamente valido, infatti alla fine quasi tutti i migliori sono risultati nelle prime posizioni.

Onore al merito a Riolo, che a mio avviso ha vinto in un campo per lui rischioso: prova ne è il fatto che alla vigilia dell’ultima giornata gli atleti in lizza per il titolo erano ancora 4 o 5.

Quanto a me, sono molto soddisfatto dell’impostazione che ho dato alla mia gara: sono riuscito ad interpretare bene i fondali palermitani intuendo quando e dove era il momento di andare a segnale e quando il momento di razzolare in giro.

Questa, infatti, è stata una gara che andava principalmente impostata nel modo giusto.

Il mio unico rammarico è di non aver avuto la possibilità di preparare bene la parete di Capo Rama, dove nella seconda giornata sono stati catturati diversi pesci. Purtroppo, problemi logistici prima e l’acqua intorbidita da una mareggiata poi mi hanno ostacolato.

Ma sono comunque soddisfatto di questo risultato.

LEONARDO CAGNOLATI

Leonardo Cagnolati

Leonardo Cagnolati, classe 1969, comincia a prendere contatto con il mondo dell’agonismo nel 1995, quando entra a far parte del Club Subacqueo Grossetano.

Due anni dopo, nel 1997, disputa per la prima volta tutte e 4 le prove selettive e l’anno successivo raggiunge la qualificazione ai campionati di seconda categoria che però è costretto a disertare per motivi di lavoro. Non riesce a superare le selettive nel 1999, ma si rifà l’anno seguente: al campionato di seconda categoria di Arbatax giunge 14°, guadagnandosi così un posto nel campionato di prima categoria, nel quale si mette in evidenza con un brillante 12° posto.

Leonardo, tutto considerato, meglio di così non poteva andare. Raccontaci le tue impressioni su questo campionato e sul tuo primo impatto con la prima categoria.

E’ stato un campionato senz’altro emozionante e selettivo, con fondali vari ed impegnativi in cui era difficile trovare più di tre o quattro pesci nello stesso punto. Solo De Silvestri e Baldassarre sono riusciti ad arpionare sette otto prede nella stessa zona: Bruno nella tana di corvine sul paretone della seconda giornata e Massimo in una bella zona nel campo dell’ultima giornata, dove già nella prima ora aveva una decina di pezzi.

Ciò che mi ha colpito della prima categoria è il livello medio dei partecipanti: mentre nel campionato di seconda trovi ancora atleti non particolarmente esperti o allenati, in massima serie sono tutti dotati di un bagaglio tecnico non indifferente ed in grado di sfoderare prestazioni maiuscole.

Per questo motivo, sono ovviamente soddisfatto della mia prestazione e non ho nulla da recriminare. Sinceramente, sono giunto all’appuntamento con l’idea di impostare una gara di “contenimento”: ero al mio primo campionato assoluto e sapevo che l’emozione avrebbe potuto giocarmi un brutto tiro, di conseguenza ho evitato di prendere rischi con una gara d’attacco ed ho cercato di conseguire risultati regolari.

Leonardo Cagnolati con Silvano Paganucci, presidente del Club Sub Grossetano

Avendo nove giorni di preparazione a disposizione, mi ero riproposto di dedicare i primi sei alla ricerca di zone da “razzolo” e gli ultimi tre alla ricerca di zone un po’ più particolari, magari per trovare la cernia o la zona isolata dove catturare più pezzi.

Ma durante la preparazione mi si è rotto il gommone, così ho perso gli ultimi tre giorni e mi sono ritrovato a dove razzolare tutto il tempo. Le cose sono comunque andate per il verso giusto, ed ho raggiunto il mio obiettivo, che era quello di rientrare nei 15.

Sei un portacolori del Club Sub Grossetano, che si ritrova adesso con due prima categoria: quanto devi a Marco Bardi come agonista?

Senza dubbio moltissimo: assistendolo come barcaiolo per due anni ho avuto modo di apprendere tanti segreti e di maturare esperienza preziosa, il che mi ha permesso di arrivare all’esordio in prima categoria con un pizzico di “malizia” e la mentalità giusta per questo tipo di gare.

Prima di salutarti, quali sono tuoi programmi per il futuro?

Quest’anno mi sono presentato a Palermo con l’unico obiettivo di restare in massima categoria, l’anno prossimo spero di riuscire a fare di meglio. Non nascondo che il mio sogno nel cassetto è quello di disputare almeno una gara con la maglia azzurra, ma c’è tempo ed io non ho fretta.

Approfitto dell’occasione per ringraziare Acquasport, che mi ha fornito attrezzature di qualità sin dalle selettive e la Omersub che mi ha sponsorizzato in questo campionato.

DANIELE PETROLLINI

Daniele Petrollini

Daniele, le tue impressioni su questo campionato.

Si è trattato di una gara davvero selettiva e combattuta, in cui alla fine ha vinto il migliore. Credo,infatti, che un campo di gara così vario e completo abbia fatto sì che alla fine la classifica rispecchiasse i valori espressi sul campo. Personalmente, ho trovato i fondali bellissimi, con grotto ricco di anfratti e spaccature la cui entrata era a volte coperta da ciuffi d’alga; certo mi aspettavo un po’ più pesce, ma i fondali di Palermo sono risultati molto sfruttati ed il pesce, di conseguenza, non molto abbondante e soprattutto smaliziato.

Durante la prima giornata sono uscite diverse cernie, tu invece ti sei presentato alla pesature con due bei dentici, di cui uno di circa 3 Kg.

In realtà avevo anche io diverse cernie segnate, ma si trattava di pesci mobili. Durante la prima giornata sono partito su una cernia che non sono però riuscito ad arpionare, così mi sono spostato su un’altra zona dove ho messo a pagliolo il dentice più grosso.

Dopo sono andato a controllare alcune zone più sottocosta, ma si sono rivelate tutte negative e così, ad un quarto d’ora dalla fine, sono tornato sulla zona dei dentici, dove ho avvistato altri due serranidi, vari saraghi e un branco di corvine.

Avevo giusto il tempo per un paio di tuffi ed ho preso il secondo dentice. Concludendo la prova al decimo posto.

Durante la seconda giornata sono partito su una cernia bianca che avevo valutato in peso e che si trovava su un fondale di circa 22 metri. Quando sono giunto sul posto ero da solo e quindi ho provato a scendere impugnando un lungo arbalete da 100; una volta giunto sul pesce mi sono reso conto che occorreva un arma di media lunghezza, così sono tornato in superficie per farmi passare un oleopneumatico da 75 cm.

Nel frattempo, però, è sopraggiunto Mancia, che mi ha soffiato la cernia: per sua sfortuna, però, alla pesatura il pesce è stato scartato per pochi grammi.

Daniele con una bella orata

Mi sono spostato sul segnale di un’altra cernia di oltre 6 chilogrammi, che ho arpionato senza difficoltà ad oltre 30 metri di fondo, poi ho razzolato, mettendo in carniere altri tre saraghi che mi hanno consentito di terminare sesto di giornata. Nella prova conclusiva avevo delle belle zone segnate, ma ho pescato fianco a fianco con altri atleti per tutta la durata della gara, così ci siamo dovuti dividere le prede. In ogni caso, il nono posto finale mi soddisfa.

Chi ti ha impressionato di più tra i tuoi avversari?

Sinceramente, sono rimasto molto colpito dalla splendida prova di Bruno De Silvestri: è stato bravissimo.

Ha la stoffa del grande campione e sono davvero contento per come gli sono andate le cose, se lo meritava.

Tra le nuove leve, sono rimasto piacevolmente impressionato da Leonardo Cagnolati, che al suo primo campionato assoluto ha saputo interpretare molto bene il campo gara – non certo facile, soprattutto per una matricola – e che si è messo alle spalle atleti molto più esperti di lui grazie ad una prova convincente, caratterizzata da un rendimento costante.

ALDO CALCAGNO

Aldo Calcagno

Cosa pensi dei fondali di Palermo? Ritieni che il campo gara fosse adatto alla competizione?

I fondali di Palermo sono belli ma poveri di pesce. Il campo gara era di difficile interpretazione in quanto caratterizzato da poco pesce in continuo movimento.

Personalmente, ritengo che complessivamente sia stato uno dei campi gara più brutti degli ultimi anni dopo quello di Cecina [N.d.R. Prov. Livorno, 1992 vinto da Giovanni Zito, seguito da Riolo e Ferruzzi].

Tre risultati regolari (due volte 9° ed un 6°) ti hanno consentito di aggiudicarti la 4° piazza, confermando le tue grandi doti.

Come giudichi la tua gara nel complesso?

Giudico la mia prestazione soddisfacente, no ho nulla da recriminare né scuse per il podio mancato. Credo semplicemente di aver fatto il possibile e valuto positivamente il mio risultato finale.

Che attrezzature hai utilizzato?

Ho utilizzato attrezzature di serie Mares e Sporasub. Per il pesce bianco ho utilizzato un arbalete da 75 cm, mentre la cernia l’ ho catturata con un modello da 100 cm.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni agonistici?

Riguardo i miei prossimi impegni agonistici devo dire che per scelta del C.T. della Nazionale non farò parte della squadra impegnata nell’Europeo di Arbatax, comunque io guardo già al Mondiale del Brasile 2002.

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