Assolti i finanzieri che causarono la morte di un pescasub
“Il fatto non costituisce reato”: con questa formula il giudice monocratico Fabrizio Malagnino ha assolto Girolamo Gambino e Michele Cursano, i due agenti che si trovavano a bordo dell’imbarcazione della Guardia di Finanza che l’otto giugno del 2000 travolse e uccise il medico leccese Silvio Cribari, impegnato in una battuta di pesca in apnea al largo di San Cataldo in compagnia di un amico. I due apneisti si erano recati sul posto con un mezzo nautico di appoggio, su cui avevano issato la prescritta bandiera di segnalazione, ed inoltre si erano dotati di una boa segnasub, anch’essa munita della regolamentare bandiera rossa con striscia diagonale bianca. La tragedia si consumò in pochi attimi: il mezzo della Guardia di Finanza, che procedeva in planata, investì il medico leccese, uccidendolo. Al termine della successiva inchiesta, il sostituto procuratore aveva chiesto ed ottenuto dal GIP il rinvio a giudizio, al termine del quale si è giunti a questa sentenza di assoluzione. In attesa del deposito della motivazione, che avverrà entro 90 giorni dalla pronuncia, abbiamo contattato l’avvocato Luigi Covella, che ha assistito la parte civile, per cercare di capire meglio come si sia giunti a questa assoluzione: “Per commentare la decisione è necessario attendere la motivazione, ma i fatti accertati nel corso del procedimento permettono già adesso alcune considerazioni di fondo. In primo luogo, si è appurato che il mezzo della GdF procedeva in planata, ad una velocità di circa 18-22 nodi, e che ha continuato la sua corsa senza variazioni di velocità anche dopo l’avvistamento del gommone e fino all’impatto fatale con l’apneista. C’è poi un altro dato di fatto incontestato: i due pescatori erano dotati dei prescritti mezzi di segnalazione. E’ sullo scenario relativo agli ultimi istanti precedenti l’impatto, invece, che la versione dei finanzieri e quella del testimone sono risultate discordanti, impedendo una ricostruzione certa dei fatti. Il compagno di battuta della vittima, infatti, ha dichiarato che, subito prima di travolgere Silvio Cribari, il mezzo della GdF sarebbe sfrecciato a breve distanza da lui e dal gommone su cui era issata la bandiera, senza rallentare in alcun modo. I due finanzieri, invece, hanno dichiarato di essersi mantenuti abbondantemente al di fuori della zona di rispetto, a ben 500 metri di distanza dal gommone, e di non aver potuto fare nulla per impedire l’impatto. Con ogni probabilità, il giudice non ha ritenuto sufficientemente provato il fatto che l’investimento sia avvenuto all’interno della zona di sicurezza, ossia a meno di 50 metri dal pallone o dal gommone dei sub. Conseguentemente, ha emesso sentenza di assoluzione. Duole rilevare che la difficoltà di ricostruire i fatti in sede dibattimentale è figlia di un’inchiesta sin troppo approssimativa: nell’immediatezza del fatto, il pallone ed i mezzi sono stati spostati senza che la loro posizione venisse rilevata in alcun modo. In seguito, poi, l’inchiesta è stata condotta dalla stessa Guardia di Finanza, un fatto che lascia perplessi; ancora, i rilevamenti effettuati a distanza di tempo, per stessa ammissione dei consulenti della GdF, sono risultati scarsamente attendibili”.
Ieri la Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato una lettera ricevuta dalla Mailing List di Pescasub con la quale il gruppo di appassionati ha manifestato il proprio sdegno per questa assoluzione. Nella lettera, visibile a questo indirizzo, sembra darsi per scontato che il sub si trovasse a meno di 50 metri dalla boa di segnalazione, fatto che, purtroppo, non trova riscontro nelle risultanze processuali.
Seguiremo la vicenda e vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
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Category: News, News Pesca in Apnea