Assetto costante e JB: nemici per la pelle?
Con questo articolo inizia la mia collaborazione con Apnea Magazine. Dopo le tante insistenze di Giorgio Volpe, devo convenire che forse è il caso che mi assuma l’onere di esporre con chiarezza -almeno, questa è la speranza- la posizione di chi ama il mondo sportivo e l’apnea.
Naturalmente, inizio da ciò che mi sta più a cuore: l’apnea della CMAS e lo sviluppo della stessa in sicurezza. Un grazie di cuore ad Apnea Magazine.
Assistenti sub ad Andora – Foto: Alberto Balbi
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Alcuni atleti vivono la nascita del JB, la disciplina dell’apnea CMAS, come l’attacco al costante. Vi sono addirittura giornalisti che scrivono che il JB avrebbe ‘sostituito’ il costante. Infine, c’è chi pensa di fare pressioni per ottenere che la CMAS cambi il JB con il costante, nell’erronea convinzione che tale strategia abbia chances di successo.
Coscientemente o meno, tutte queste persone arrecano danni all’apnea della CMAS.
Cercherò di fare chiarezza e di offrire informazioni utili, affinché si abbia un quadro certo e non influenzato dai professionisti della disinformazione o dai male informati.
Intanto, ricordiamo una semplice cosa. Il costante non c’è mai stato fra le discipline agonistiche della CMAS; se non c’è mai stato, non è possibile che sia stato sostituito. La considerazione può apparire banale, ma nella testa di chi scrive sui giornali, questa ovvietà non trova posto.
Da anni la CMAS aveva in progetto di lanciare l’apnea fra le proprie attività agonistiche. Pur avendo un regolamento per i record di costante (ancora oggi esistente), la Confederazione non riusciva a trovare il modo di avviare un’attività che rispondesse a tutti i canoni di sicurezza, spettacolarità, semplicità organizzativa, vendibilità etc che devono caratterizzare ogni disciplina sportiva che aspiri all’ingresso nel mondo sportivo internazionale.
Le esperienze maturate dalla CMAS nel mondo dei record non bastavano: occorreva guardarsi intorno per cercare di rispondere alle richieste di atleti e Federazioni. Per questo motivo venne composta una delegazione di osservatori, che fu inviata a visionare la manifestazione organizzata da Umberto Pelizzari in Sardegna [la prima World Cup AIDA].
Gli osservatori erano:
il Segretario Generale, Dott. P. Dernier (la carica più alta che si potesse inviare, poiché, non essendo la manifestazione riconosciuta dalla CMAS, per ovvie questioni di protocollo il Presidente non poteva presenziarla), il Prof. Mario Ciavarella, uno dei pochissimi tecnici ad aver frequentato un corso d’aggiornamento presso la Scuola dello Sport del CONI (riservato a Diplomati ISEF e della durata di tre anni), proprio per discipline subacquee, Docente Universitario (allora ISEF), ed infine il sottoscritto, da alcuni anni commissario per i record di apnea, prima con la FIPSAS e poi con la stessa CMAS.
Portammo a casa una valigia piena d’appunti e di cose buone ma anche un baule di pessimi segnali. Intendiamoci, per ciò che riguardava la gara e la sua organizzazione andava tutto bene, ma furono individuati anche vari problemi, la cui successiva analisi finì per mettere una pietra tombale sulle possibilità del costante di essere adottato come disciplina sportiva nell’ambito della CMAS.
In quell’occasione incontrai anche i ‘padroni’ dell’AIDA, che avevo già conosciuto durante qualche tentativo di record della CMAS, dove, indesiderati, si erano presentati. L’impressione che tutti e tre i rappresentanti della CMAS ebbero di quelle persone fu pessima. Avevano una visione orribile dello sport. Per tutta la settimana tentammo di tutto per evitare ogni contatto. Ora posso dire che la pessima impressione ricavata non solo era valida, ma ottimistica: neanche ci conoscevamo e già chiedevano ‘l’apnea agli apneisti”. Alla fine li abbiamo accontentati: quell’apnea e quel modo d’intendere lo sport, li abbiamo lasciati a quegli apneisti. Ora, ‘chi li ama li segua”.
Di fatto, c’è che da allora il numero degli agonisti dell’AIDA non è aumentato in termini assoluti ed apprezzabili. Dai documenti della stessa organizzazione, si può leggere che nell’anno scorso solo meno di 200 persone hanno partecipato a gare di costante dell’AIDA in tutto il mondo. Questo fatto si commenta da solo.
Bene, anzi male, malissimo.
Più si andava avanti e più si sentiva il bisogno di portare l’apnea fra le gare della CMAS ma, con la stessa evidenza, accadeva che il costante non potesse, in alcun modo, essere preso in considerazione. Perché?
Per rispondere compiutamente a questa domanda bisogna chiedersi: di cosa ha bisogno la CMAS per accettare una disciplina sportiva dell’apnea? Questa era la domanda che continuavamo a farci e queste erano le risposte:
- Sicurezza della disciplina per gli atleti;
- Sicurezza della disciplina per gli assistenti;
- Sicurezza della disciplina per i giudici;
- Garanzie per i dirigenti sportivi;
- Sicurezza della disciplina per il pubblico;
- Sicurezza durante gli allenamenti;
- Validità delle Assicurazioni per tutti i partecipanti (a vario titolo) delle manifestazioni;
- Semplicità del modello organizzativo;
- Economicità del modello organizzativo;
- Possibilità anche da parte delle Federazioni dei paesi meno ricchi di adottare la disciplina;
- Prospettive di sviluppo della disciplina e costanza delle caratteristiche sopra elencate al progredire delle performance degli atleti, per un numero d’anni congruo.
La sicurezza degli atleti
Un giudice CMAS nel GP Apnea Tremiti – Foto: Alberto Balbi
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Sappiamo che il rischio della sincope esiste per tutte le discipline dell’apnea. Tale rischio può essere accettato, fa parte della disciplina stessa, ma il costante presenta altri rischi che non possono essere annullati e neanche moderati. Sono, a nostro giudizio, inaccettabili per una Federazione Internazionale riconosciuta dal CIO.
Due sopra gli altri: il primo è la possibilità della rottura del timpano alle massime profondità con perdita di coscienza; il secondo è il Taravana e le malattie nelle quali s’incorre per l’eccessiva velocità di risalita.
Ora provate con me ad analizzare questa possibilità:
un atleta scende per una prova di costante a ‘102 mt; arrivato sul fondo gli si rompe un timpano e perde conoscenza. Possibile? Certo che sì.
Gli assistenti che sono a quelle profondità hanno il dovere di portarlo in superficie, rispettando le velocità di risalita per non incorrere, a loro volta, in seri rischi per la propria incolumità.
Quanti minuti occorrono per portare in superficie l’infortunato? Sarebbe ancora infortunato o già morto? Ora, se l’atleta è ancora in vita, quante probabilità avrebbe di conservare per sempre sul proprio corpo i segni di tale drammatico evento?
Le risposte, purtroppo, sono quasi tutte nefaste, e non si può pensare di chiedere agli assistenti di buttare all’aria la propria vita per salvarne un’altra.
Ci dicevano: si può attaccarli ad un pallone e mandarli su, in ‘ascensore’ [il sistema cd hook and forget usato dagli inglesi]. Interessante proposta se non s’incorresse nel secondo ed altrettanto grave problema: l’EGA, con tutte le possibilità di nefasta prognosi finale. Qualcuno potrebbe dire che siamo pessimisti. Rispondo: E’ nostro DOVERE.
Il Taravana e la ricerca del Dott. Massimo Malpieri e le esperienze della CMAS
Negli ultimi anni, anche durante le gare di pesca in apnea, vi sono stati seri e reiterati problemi. I pescatori in apnea, pur non operando alle profondità raggiunte dagli atleti del costante, manifestavano sempre più di frequente seri traumi.
Chi non riconosce a Malpieri l’amore per l’apnea? Gli studi lo hanno portato a delle conclusioni che ci costringono ad assumerci precise responsabilità. Il ‘Conte Vlad’ (così, Malpieri per gli amici), dopo aver compiuto studi e trovato riscontri alle sue tesi, ‘invita’ gli atleti a fare due cose:
a) una manovra di risalita a ‘glottide aperta’ ribattezzata manovra ‘Malpieri’;
b) la diminuzione della velocità di risalita, in particolare negli ultimi 10 mt.
Inviti giusti e necessari, quelli del Prof. Malpieri, ma che non possono bastare agli organizzatori di una disciplina agonistica. Un conto è fare il costante per diletto e tenere in considerazione questi ‘inviti’, altro conto è garantirsi che gli atleti, in gara e sotto stress, adeguino i loro atteggiamenti alle raccomandazioni. La sempre maggiore velocità di risalita, l’evoluzione delle attrezzature ed il generale incremento di qualità atletica degli apneisti, continuano a porre questo problema in modo drammatico.
Certo, si possono invitare gli atleti a tenerne conto, ma non esiste alcuna certezza che applichino tale manovra e che rallentino.
Nel caso di un atleta che perde conoscenza sul fondo e che viene spedito in superficie con un pallone, vi è l’assoluta certezza che la manovra Malpieri e la moderata velocità non saranno applicate. Tutto ciò comporterebbe danni gravi, probabilmente irreversibili, per l’atleta stesso. Parleremmo di soccorso o di lesioni/omicidio colposi?
La sicurezza della disciplina per gli assistenti
La CMAS è dotata di standard di sicurezza per chi s’immerge con l’ausilio di ARA e/o di miscele? Certo che sì! Gli standard della Confederazione esistono e sono orgoglio della stessa.
Possono essere elusi? Assolutamente no! In particolare, non possono essere elusi durante una manifestazione sportiva organizzata nel rispetto delle regole della Confederazione.
La CMAS, deve ‘invitare’ tutti gli assistenti con autorespiratore ad avere il brevetto CMAS, e al rispetto di tutte le procedure di sicurezza. Deve imporre che si effettuino immersioni a quote sportive, senza tappe di decompressione. Almeno in linea di principio, deve essere così; poi, può accadere che una tappa o più possano essere necessarie, perché vi sono stati problemi non previsti e non prevedibili, ma ciò non deve far parte del ‘normale’ stato delle cose. Tutti sanno che gli assistenti che operano per il costante, arrivano ad eseguire immersioni che per profondità e durata sono inconciliabili con gli standard sportivi della CMAS. Ciò non vuol dire che in teoria non esiste nessuno che abbia le caratteristiche fisiche e culturali o l’esperienza per fare immersioni di quel tipo, ma solo che la CMAS non li manderebbe MAI in mare per seguire una competizione. Quindi? Si potrebbero utilizzare i professionisti, affermano alcuni. Già, ma quale campo di lavoro professionistico prevede una tale durata a quote varie d’operatori in saturazione? Non c’è solo la massima profondità da coprire, ma tutte quelle intermedie, in ogni modo impossibili per gli sportivi. Con quali costi? Questo problema è tanto vero che non ho mai visto gare effettuate nel pieno rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro professionistico.
Posso dire di aver visto le manifestazioni organizzate in modo vicino all’esigenze della sicurezza solo in occasione di record di singoli atleti, che data la loro notorietà ed il riscontro che potevano dare, erano in grado di sfoggiare modelli organizzativi straordinari ed onerosi. Questo accade durante i tentativi di record (neanche in tutti), ma per tutti gli allenamenti precedenti cosa accade? Meglio non chiederselo, dirà qualcuno, ma come CMAS noi siamo ‘obbligati’ a porci queste domande. Le risposte le abbiamo trovate, e le indicheremo di seguito.
La sicurezza della disciplina per i giudici
Ciò che vale per gli assistenti, deve valere per i giudici.
Per i motivi che sopra abbiamo esposto, i giudici non possono essere mandati dalla CMAS a controllare gli atleti per tutta la durata della manifestazione, in ogni attimo della competizione e della singola prova di un concorrente a qualsiasi profondità.
L’uso delle telecamere, d’altro canto, non è sempre possibile, e si rivela dispendioso e difficile.
La sicurezza per il pubblico
Assetto costante ad Andora – Foto: Alberto Balbi
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In questo campo non vi sono sostanziali differenze con le altre discipline, e si è dimostrato che è possibile rispettare canoni di sicurezza accettabili.
Le garanzie per i dirigenti
La CMAS, naturalmente, deve preoccuparsi di proporre una disciplina che si presti ad essere intrapresa dalle federazioni e, di conseguenza, dai club; in altre parole, deve offrire serie garanzie a tutte le persone che a titolo dirigenziale si assumono la responsabilità di organizzare eventi sportivi d’ogni livello.
Queste garanzie devono esistere per tutti i livelli dirigenziali: dal Presidente della CMAS, passando per il Bureau Exécutif della confederazione e Presidenti delle Federazioni Nazionali, fino ai singoli presidenti di club e/o organizzatori di gare.
Tale aspetto assume un’importanza strategica. E’ vero che, da un canto, possono esistere atleti disposti, incoscientemente, a rischiare in proprio, ma resta indispensabile che i dirigenti e gli stessi atleti siano tutelati anche alla luce del quadro regolamentare e normativo sportivo, oltre che delle leggi d’ogni singolo stato e/o delle leggi comunitarie per i paesi dell’UE.
Macigni questi, veri e propri macigni per il costante, viste tutte le considerazioni fatte prima e quelle che seguiranno.
La sicurezza durante gli allenamenti
Durante gli allenamenti vi sono i maggiori pericoli, almeno a livello potenziale. Attualmente, lontano dal pubblico e dalle manifestazioni avvengono cose assolutamente inaccettabili: vi sono atleti che non rispettano alcuna norma di sicurezza, e che effettuano sedute a profondità abissali senza un minimo d’assistenza. Si limitano, al massimo, ad avere un’apneista che li segue dall’alto: per la CMAS, ciò è aberrante e privo di giustificazioni.
D’altra parte, l’assistenza costa, e dovendo tagliare non si trova di meglio che risparmiare sulla sicurezza. E’ accaduto che alcuni atleti mi abbiano detto: “Lasciateci fare quello che ci pare!”. Gli rispondo semplicemente: “Fuori delle Competizioni della CMAS, fate ciò che vi pare”. Fuori, però!
Validità delle Assicurazioni per tutti i partecipanti (a vario titolo) nelle manifestazioni
E’ necessario fare delle distinzioni fra gli atleti, i giudici e gli assistenti (che operano secondo i canoni dell’immersione sportiva e che sono affiliati alle Federazioni sportive Nazionali) da una parte, ed i professionisti dall’altra.
Per i primi non esistono problemi di sorta, sempre che gli standard ed i regolamenti della CMAS vengano rispettati.
Per i professionisti, invece, non possono essere valide le assicurazioni in uso per gli sportivi; essi devono godere della tutela accordata ai lavoratori ‘professionisti’ dalle leggi vigenti in ogni paese. In Italia raramente abbiamo visto dei ‘professionisti’ scendere in acqua nel pieno del rispetto delle regole a favore del lavoratore subacqueo.
Se Sparta piange, Atene non ride, ed anche all’estero il rispetto di tali norme viene messo sotto i piedi. Azzeccagarbugli d’ogni risma si lanciano in complicate quanto inutili giustificazioni che non trovano alcun riscontro nelle leggi vigenti, ma che servono solo a giustificare atteggiamenti nei confronti di chi non fa troppe domande, ed è disposto ad acquistare tale spettacolo. Si troveranno sempre sponsor e giornalisti disposti a chiudere un occhio… ed anche tutti e due. ‘Lo spettacolo deve continuare, e se ci scappa il morto, pazienza. In fondo… tutto fa brodo, purchè se ne parli.’
Non commento questo atteggiamento, limitandomi a ribadire che la CMAS, invece, le domande deve farsele, e che trova tale situazione semplicemente inaccettabile.
Semplicità del modello organizzativo;
Si può dire, anche in funzione delle considerazioni sopra espresse, che il modello organizzativo del costante sia semplice?
Assolutamente no. D’altra parte, il costante lo dimostra tutti i giorni. Le gare diminuiscono invece di aumentare, e non si trovano organizzazioni capaci e/o con la volontà di mettere in piedi gare della disciplina più amata dagli atleti. Non è un controsenso?
No, affatto, è solo la cartina di tornasole della difficoltà organizzativa che tale disciplina porta con sé. Non si tratta di organizzare solo il grande evento, ma tutta una serie di manifestazioni piccole e piccolissime, sempre che il fine sia quello di fare una promozione efficace della disciplina. Dove sono le società sportive capaci di organizzare competizioni di costante? Quante hanno una struttura idonea per mettere in piedi una gara? Praticamente nessuna. Se non vi fossero singoli o organismi esterni al mondo sportivo che si propongono, non si organizzerebbe neanche una competizione. Basti l’esempio delle gare di Andora e di Siracusa. Se non vi fossero gruppi di persone esterne alle società sportive, le gare non sarebbero possibili, pure con tutti i problemi che vi ho esposto.
Tutti amano il costante, e nell’assoluta mancanza di regole certe o della volontà di rispettare le regole esistenti, di gare nel mondo se ne contano pochissime. C’è bisogno di altre dimostrazioni? Credo di no. Come dice un amico: ‘il costante è come la bella zitella del paese, tutti la vogliono e nessuno la prende”
Economicità del modello organizzativo
JB alle Tremiti – Foto: Alberto Balbi
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Tutto si può dire, meno che praticare allenamenti e gare di costante sia poco oneroso. E’ tanto vero che il numero degli atleti che lo pratica con assiduità è bassissimo. Ci sarebbero passione e volontà, ma non ci sono i mezzi economici per farlo. Quanto costerebbe allenarsi in sicurezza? Chi può permetterselo? Praticamente, nessuno!
Esistono difficoltà in Italia, paese ricco economicamente e di grandi tradizioni apneistiche, cosa succede o succederebbe all’estero, nei paesi con minore potenzialità economiche? Fino ad ora, a praticare l’apnea con il costante sono pochissime persone nel mondo e, per certi versi, c’è da esserne contenti. Quando si leggono dichiarazioni come quella di Carlos Coste, sul modo in cui si allena (qui su AM è possibile leggere una sua intervista ‘illuminante’) e si vedono gli standard applicati per la sicurezza, c’è da essere felici nel constatare che sono in pochi a seguirne l’esempio.
Sostenibilità dei rischi
Si possono abbattere tutti i rischi? Certo che no, ma si deve fare in modo che siano accettabili, e che si possa immaginare una catena di operazioni che limitino l’incidente e rendano abbastanza sempice la sua soluzione.
Nell’apnea si deve prendere atto che la sincope è una possibilità reale, anche se indesiderata. Bisogna esserne consci, e non immaginare che sia possibile annullare del tutto questa evenienza.
Altra cosa sono i rischi, pur presenti, che non risultano risolvibili con l’assistenza pratica dei sub di soccorso e dei medici presenti sui campi di gara.
Praticabilità della disciplina anche da parte delle Federazioni dei paesi meno ricchi
Fino ad ora, l’apnea è stata uno sport per pochissimi e ‘ricchi’ atleti. I paesi meno ricchi sono esclusi da questo sport, e quando si vedono atleti di queste realtà meno fortunate si osservano situazioni inaccettabili. La storia degli atleti cubani e venezuelani dovrebbe insegnare qualcosa: il costante non ha di certo le caratteristiche della disciplina popolare.
Prospettive di sviluppo della disciplina
Il costante è una disciplina per la quale, per assurdo, ci si dovrebbe augurare che gli atleti e la tecnica segnino il passo. L’evoluzione dell’immersione in apnea nel costante è la più grande nemica del costante stesso. Più si va fondi e più i problemi aumentano.
E’ possibile adottare una disciplina che nel giro di pochissimi anni arriverà a mettere in crisi i regolamenti oggi esistenti? Abbiamo già assistito a gare a profondità limitata. Che senso ha? In Italia, il Campionato Nazionale ha come profondità massima raggiungibile i ’65 mt. Credo che si possa dire che fra due anni (anche prima) si potranno contare almeno 20 persone in grado di raggiungere tale quota. Come assegnare il titolo? Con la monetina? Con il cronometro?
Vi pare normale?
A noi no, ed in considerazione di quanto sopra descritto abbiamo preso atto della situazione e abbiamo assunto decisioni, impopolari ma ponderate e responsabili.
Ora appare evidente come e perché la CMAS, ha dovuto cercare altre strade.
La decisione di adottare il JB
Giunti a queste constatazioni, eravamo in un ‘cul di sacco’: desideravamo fare apnea, ma non sapevamo come e cosa fare.
Allora abbiamo fatto il percorso inverso: partendo dalle esigenze della CMAS, e in considerazione del potenziale che l’apnea offriva, cercammo d’inventare qualcosa di diverso e di possibile.
I tentativi di vari dirigenti, di personalità dell’apnea e degli atleti d’imporre il costante erano tutti falliti, ed era evidente che tale disciplina non avrebbe mai> avuto alcuna speranza di essere adottata dalla Confederazione.
Ci chiediamo ancora oggi come facciano alcune Federazioni Nazionali a consentire che si organizzino Campionati di costante, e quando questa domanda la poniamo ai Dirigenti delle Federazioni, non riceviamo che risposte ‘politiche’ oppure dei preoccupanti: ‘Non so, andremo a guardare’. Questa cosa ci procura grande angoscia, poiché a fronte delle nostre affermazioni, abbiamo avuto in risposta alzate di spalle. Troppo poco per vivere tranquilli!
Una sera, al tavolo di un ristorante, mi ero proposto di esporre un’idea ai miei commensali, il Presidente della CMAS Achille Ferrero ed il Segretario Dernier.
Ero all’ultima spiaggia: non sapevo più come fare per l’apnea, l’incarico informale avuto già da anni non aveva portato a nulla.
Avevo messo insieme tutte le necessità, ed era venuta fuori una bozza di quello che oggi viene chiamato JB.
Appena iniziai il discorso sull’apnea gli amici Achille e Pierrot mi guardarono con un pizzico di compassione (era il milionesimo tentativo!!!!) ma mi prestarono attenzione, anche perché l’argomento, per quanto vetusto, suscitava ancora interesse.
Presi un tovagliolino di carta, e su di esso tracciai le prime righe. Non alzavo neanche gli occhi, mi aspettavo un sorriso dissacrante e di chiusura definitiva. Invece, Achille Ferrero alzò gli occhi e guardò Dernier, che annuì, e volgendosi verso di me dissero: ‘Potrebbe funzionare, lavoraci su e poi ne riparliamo’.
Per tutta la serata, invece, non facemmo altro che parlarne. Era ‘l’uovo di Colombo’.
Tante le bozze e tanti i tentativi fino all’attuale regolamento. Una gara semplice che farà coppia con la dinamica in piscina, completando il quadro delle discipline dell’apnea CMAS. Una disciplina Indoor (la dinamica in piscina) e l’altra Outdoor (il JB in mare).
Discipline semplici da organizzare, semplici da comprendere per il pubblico, facili per le TV, sicure per tutti i protagonisti, poco costose ed affrontabili da tutti ed in quasi tutto il mondo.
Disciplina per tutti, il JB, bisognosa solo di cura nella preparazione e di interpreti non improvvisati.
La CMAS fa sul serio, ed invece di rivolgersi al mondo dell’apnea esistente, rilancia e si rivolge, naturalmente, alle proprie Federazioni con una gara individuale.
Oggi le difficoltà maggiori sono di ordine culturale e di tradizione. Alcuni vogliono la CMAS per continuare a fare ciò che a loro piace, e vedono il JB come sostituto del costante.
L’apnea della CMAS non sostituisce ma integra quanto è oggi esistente. Chi vorrà praticarla troverà casa nelle Federazioni Nazionali, nella certezza del rispetto delle regole e della sicurezza. Chiunque potrà avvicinare il proprio figliolo allo sport dell’apnea con garanzie fino ad ora sconosciute.
Ora sarà Rovigno in Croazia, sarà lì che il mondo vedrà la nascita di un movimento nuovo, e le speranze sono tutte rivolte a quell’evento.
Le speranze di chi vuole il bene dell’apnea nella CMAS e nelle Federazioni sono tutte riposte nei Mondiali del 2004, che si terranno dal 12/9 al 19/9 pv. Per gli altri, non c’è che da accomodarsi fuori, dove quello che cercano c’è già.
A tutti gli atleti delle Federazioni della CMAS, infine, un invito ed una promessa.
La promessa è che non ci saranno più false partenze, e che faremo di tutto per consentirgli di gareggiare in sicurezza ed in un posto meraviglioso.
L’invito è a prepararsi con metodo e precisione, il JB è una disciplina seria e difficile e non si può affrontare con approssimazione.
In bocca al lupo a voi, ed anche a noi.
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