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Apnea, Pesca Sub e ARA con il Raffreddore: Ecco Perchè Rischi Settimane o Mesi di STOP

| 9 Dicembre 2021

In inverno può capitare spesso di avere a che fare con i cosiddetti malanni di stagione, perchè calo delle temperature e il concentrarsi delle attività umane al chiuso, favorisce la proliferazione dei virus. 

Basti pensare che quelli che siamo abituati a chiamare “raffreddori”, che causano una sintomatologia spesso blanda, a base di naso che cola e starnuti, fastidiosa ma non così debilitante, sono oltre 200.

Chi non ha mai pensato che, una sana e rilassante immersione, non potesse che essere di giovamento a quel fastidioso muco nasale?! Ecco, pessima idea! Andare in acqua con un raffreddore in atto, per quanto leggero e innocuo possa sembrare, può aprire la porta a tutta una serie di problemi e complicazioni che potrebbero prolungarsi a lungo e tenervi lontano dalla vostra passione anche per molti mesi.

Distinguere tra Virus e Batteri

Il classico raffreddore è una infezione di natura virale, in cui un virus trova nel naso e nei seni paranasali una situazione favorevole alla sua proliferazione. In questa situazione, solitamente, il muco si presenta abbondante ma limpido e fluido.

 Al contrario, quando ci troviamo in presenza di una rinosinusite batterica, il muco apparirà viscoso, denso e con un colore variabile dal giallastro al verde.

 A complicare le cose, si aggiunge il fatto che nei raffreddori virali, il ristagno delle secrezioni nelle cavità nasali, favorisce spesso la sovra infezione batterica che, come vedremo più avanti, è anche la situazione più pericolosa in cui affrontare un’immersione.

Possibili Effetti sulla Compensazione

Il primo problema che può causare il raffreddore è quello di intralciare o impedire una normale ed efficace manovra di compensazione. Facilmente il muco può andare a fare da tappo, ostacolando il normale passaggio dell’aria e l’equilibrio della pressione nei seni e all’interno dell’orecchio. 

Si possono verificare due situazioni diverse.

La prima, in cui la compensazione è difficile o addirittura impossibile, e la seconda, decisamente più insidiosa, in cui la compensazione riesce, ma è la successiva ri-espansione dell’aria in risalita ad essere intralciata o impedita, causando quello che prende il nome di blocco inverso, talvolta con comparsa di vertigini. 

In entrambi i casi, il timpano viene sottoposto a sollecitazioni eccessive, esponendolo al concreto rischio di andare incontro a otiti da barotrauma, quando di non arrivare proprio alla rottura del timpano stesso. Sbalzi pressori eccessivi possono inoltre danneggiare, anche in modo permanente, le delicate strutture dell’orecchio interno, causando cali dell’udito più o meno marcati e perfino sordità completa, purtroppo non sempre recuperabile perchè richiede una diagnosi tempestiva ed una opportuna terapia in camera iperbarica.

Ricordiamo che, come abbiamo approfonditamente trattato in QUESTO articolo (CLICCA per leggere), la pressione necessaria a rompere il timpano è molto più bassa di quanto si possa pensare.

Complicazioni: Infezioni Profonde e/o Cronicizzate

Quando all’infezione virale si somma una sovra infezione batterica, il ristagno delle secrezioni nelle cavità sinusali può innescare episodi di sinusite che possono protrarsi fino a 3-4 settimane e, se mal curati, si cronicizzano creando ulteriori notevoli fastidi al subacqueo.

 Inoltre, lo spostamento del muco che può avvenire in conseguenza delle manovre di compensazione, potrebbe spingerlo in profondità nelle tube, favorendo dolorose otiti purulente, che possono anche culminare nella rottura della membrana timpanica.

Vale la pena ricordare che un interessamento dell’orecchio si può avere anche in assenza di naso che cola, ma come conseguenza di un semplice mal di gola. È quindi sempre buona regola evitare di andare in acqua ogni qualvolta si presenti un malessere, anche se apparentemente banale.

Sembrava Passato, e Invece…

Non di rado poi può capitare che, un’immersione invernale, per quanto effettuata con attrezzature adeguate, favorisca la riacutizzazione e il peggioramento di malesseri in fase di risoluzione, ma che non lo erano ancora del tutto. Se questo si verifica, i sintomi riprendono velocemente vigore, spesso diventando più importanti e, in rari ma non impossibili casi, possono aprire la strada all’interessamento anche delle basse vie aeree con fastidiose bronchiti e perfino polmoniti.

Attenzione ai Lavaggi Nasali

I lavaggi nasali, per quanto non possano essere considerati terapeutici (visto che per il raffreddore virale non esiste cura) favoriscono l’eliminazione del muco in eccesso e abbattono i fattori responsabili di infiammazione locale, quindi sono senza dubbio una buona pratica.

 Tuttavia rischiano di essere controproducenti quando non vengono effettuati con la soluzione fisiologica o con prodotti appositi.

Soprattutto i pescatori della “vecchia scuola” sono infatti abituati a fare dei lavaggi inalando acqua di mare. Il problema però è duplice perché, da un lato, l’eccessiva salinità dell’acqua, per quanto non dannosa, può essere irritante sulla mucosa e dall’altro, considerate le acque dei nostri mari, si può rischiare di introdurre nelle cavità sinusali acqua contenente altri agenti dannosi, sia patogeni che no, oltre magari a sottile sospensione di sabbia o altri micro sedimenti sollevati dalla risacca.

Trattamenti

L’unica cura possibile contro il raffreddore è la pazienza, si tratta infatti di un malanno che generalmente si risolve in una settimana, due al massimo se alla classica sintomatologia del naso tappato si aggiungono anche febbre e leggera tosse. Possono aiutare dei farmaci per alleviare i sintomi (es. mucolitici e anti infiammatori) che dovranno comunque essere prescritti dal proprio medico di medicina generale, così come i già citati lavaggi nasali sono una buona abitudine per evitare l’accumulo del muco. I decongestionanti nasali invece non sono una buona soluzione, soprattutto i vasocostrittori.

Diverso è il discorso se sfortunatamente si instaura una sovra-infezione batterica, che dovrà sempre essere diagnosticata dall’otorino, il quale potrebbe consigliarvi di assumere anche una terapia antibiotica.

 In questo caso i tempi di riposo lievitano fino ad alcune settimane. Se poi, facendo di testa vostra, doveste incorrere in infezioni più serie, croniche o nella rottura del timpano, i tempi di recupero potrebbero essere decisamente molto più lunghi, anche dell’ordine di mesi.

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